Se ti perpletto* dimmelo, diletto. Quasi quasi improvviso, all’improvviso, visto che stiamo qua io e te, un sonetto, dolce come soffiare sopra un viso, amaro come il cuore che negletto vede sfocarsi luce di sorriso, e sente sé dall’altro cuor diviso, invece che l’unir di petto e petto. E sì, lo so, sono retrò, che farci, mi vengono così, sto improvvisando, scopri il cestello e sotto sono marci, questi miseri versi che ti scarico per questa chat, virtual luogo nefando, ma basta, ti saluto con rammarico. |
* Circa il verbo perplèttere, vedasi questo illuminante articolo.
1 commento:
[Commento del 2 settembre 2009]
Cospetto, ammetto, pieno di rispetto,
Che resto, in viso all'impromptu, indeciso
Sempre, e sorriso desta, se non riso,
Quanto ci metto, e quello che ci metto.
Mesto e costretto al gabbio uno che ha ucciso
Non mostra il viso tra le sbarre, a petto
Di quanto inetto l'un coll'altro liso
Pensiero inciso male mal commetto.
Ma è sempre il gretto verso, che ravviso,
Ben coinciso col magro concetto;
Sicché sospetto, mentre carte sfriso,
Restare impiso proprio mentre aspetto
Invan dal maledetto Apollo avviso;
Che mai m'ha arriso, e tanto m'ha in dispetto.
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