:) Mi scrive il caro prof. Franco Cuomo (quello di cui trovi citata sui manifesti di De natura mundi
la frasettina che mi definisce):
[...] Quello che [...] andrebbe spiegato al tuo giovane assistente, e tu
potresti farlo con raffinato eclettismo, è che la sua idea di scienza
come sola forma di conoscenza possibile è semplicemente una credenza,
una mitologia, al pari dei racconti favolistici di qualsiasi epoca
passata, o meglio ancora una ideologia.
Non c’è dubbio che la scienza contemporanea, sviluppatasi alla fine del
Cinquecento attraverso il passaggio dell’alchimismo e del naturalismo
rinascimentale, abbia, conseguentemente agli sviluppi della tecnica,
fatto progressi giganteschi (quando dico questo penso in genere
soprettutto alla medicina), ma rispetto alla concezione del mondo e
dell’universo e dell’uomo e della sua origine potresti raccontargli che
poco è stato fatto rispetto alle concezioni di
Leucippo e di
Democrito o rispetto a quelle di
Bernardino Telesio o di
Giordano Bruno,
se non una innovazione dei modelli linguistici e/o matematico-fisici
che hanno solamente cambiato gli scenari della rappresentazione, ma che
non hanno modificato di granché quello che l’umanità su sé stessa
conosce da sempre: le cosmogonie contemporanee non sono poi così diverse
dai racconti mitici, e la fisica delle particelle non è poi così
lontana dalla metafisica.
Sia chiaro! io non sono un avversatore della scienza e anzi sostengo che
tutto l’apparato disciplinare a essa legato [...] dovrebbe essere
meglio insegnato nelle scuole italiane, dove per molti decenni si è
coltivato il culto della cultura umanistica, includendo in essa
erroneamente anche la filosofia.
Quello che mi sforzo invece costantemente di denunciare è il modello di scienza come
Weltanschauung,
per il quale essa, la scienza, sarebbe l’unico approccio possibile alla
conoscenza; e anzi dovresti sforzarti di fargli capire che se esistono
due termini per definire due concetti apparatememente simili, ma in
realtà diversissimi:
scienza e
conoscenza, un motivo certamente ci sarà.
[...] Per chi ti scrive, poi, la filosofia ha anche il compito di
costruire un progetto politico di emancipazione [...]. Devi dire al tuo
giovane assistente che la filosofia non ha niente a che fare con la
scienza e che lui, se vuole, può coltivare l’amore e l’interesse per
quest’ultima, ma che la filosofia aiuta a rispondere a certe domande che
non portano a vuote o banali riflessioni astratte, ma importanti
problemi di convivenza sociale del nostro tempo. È possibile una
fondazione razionale del pensiero pratico? Esiste una morale
razionalmente ‘vera’? Se sì, in che modo vi si può risalire dal momento
che la storia non ci dà testimonianza di una sola norma universalmente
accettata in tutte le società di
Homo sapiens? E se no, come è possibile salvarsi dal nichilismo e dalla legge del più forte?
Insomma caro Marco, esiste ancora una necessità della filosofia ed
esiste oggi più che mai e io e te lo sappiamo, purtroppo non lo sanno
gli altri perché [...] quel linguaggio [...] si è incredibilmete
degradato. L'essenza di questa crisi che stiamo vivendo tutti [
nota: non si riferisce alla crisi economica]
è quella di aver messo sullo stesso piano filosofia e discorsi da bar o
in altre parole: sono in troppi a dire troppe cose e a dirle in maniera
volutamente approssimativa, perché la gente non presta più attenzione
alle parole. E infatti la caratteristica saliente di questa crisi è un
crescendo di confusione [...].
Servirebbe invece qualcuno capace di ridare un ordine ai problemi ovvero
di ristabilire il posto alto alla filosofia, e i filosofi ci sono.
Dovresti consigliare al tuo giovane assistente di leggere
Alain Badiou, per esempio, o
Étienne Balibar e
Alain Brossat, o
Slavoj Zizek,
ovvero pensatori che fanno partire le loro considerazioni filosofiche
da ambiti diversissimi: il cinema, la psicoanalisi, la pratica
dell’azione sociale.
Dovresti provocarlo e svegliarlo dall’imbesuimento che la scienza sia
tutto, pensiero per altro anche un poco superato e non condiviso né
dagli scienziati, né dagli epistemologi; se non ci riesci non so cosa
altro suggerirti che non ti abbia suggerito.
Oppure digli solamente che la filosofia è un grande valore sempre e
soprattutto oggi. Sarei tentato di dire che è più significativo e
importante ora di quando ho cominciato a interessarmene io. I problemi
sono cresciuti, il mondo si è reso più complesso e davanti alla sua
comprensione le soluzioni semplici falliscono sempre, e ancora di più
quelle mitologiche (come lui intende la sua scienza) [...].
[...] il richiamo e la considerazione del carattere plurimo dei
problemi, dell'assenza di soluzioni facili, è una grande ricchezza data
dalla filosofia; è una lezione grande che i classici ci dànno sempre,
basta leggerli. Con le soluzioni facili, antifilosofiche per eccellenza,
bisogna ricordare che il mondo rischia molto [...].
Da interfaceworld.blogspot.com
Ciao Marco, sono Antonio tuo assistente. Sarebbe interessante poter conoscere le fonti di queste coraggiose conclusioni scientifiche (scritte da te, tra l'altro, in una forma che lascia intendere si tratti di dati definitivi, da cui la mia forte curiosità per acquisirne le fonti): potresti fornircele? In particolare, mi premerebbe molto sapere quale sarebbe, proprio fisicamente, questa parte di realtà, sempre che di essa si tratti, che non obbedirebbe al principio fisico di causa-effetto. Come puoi vedere dall'ora, non ci dormo la notte. :-S