29 maggio 2014

Un toro bianco porta Europa in groppa...

Torta alle fragole creata per il buffet
del 25 maggio da Anna Maria De M.
Domenica 25 maggio si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 16 partecipanti e per la durata di circa tre ore, Nel maze del cammin di nostra vita. La dinastia cretese dal ratto di Europa al raptus di Fedra, la puntata n. 12 di Encyclopædia Cœlestis. Novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia, ovvero la sesta stagione di incontri filosofici dell'Accademia Palasciania; e a suo interludio si è tenuto un buffet a celebrazione del XLVI genetliaco del Presidente dell'Accademia, con manicaretti di Alessia V., Anna Maria De M., Carolina P., Lucia D.I. e Maria Cristina C.
    Mercoledì 28 maggio la puntata si è replicata nel Palascianeum alla presenza di 6 partecipanti, di cui 1 già presente la domenica; e a preludio si è tenuta una cena sontuosa, con tagliatelle alla genovese cucinate da Luigi C.

Babà creato da Carolina P.
La puntata n. 13 e relativa replica (tema: vedi qui) si terranno – sempre gratis – l'una domenica 8 giugno alle ore 18.45 nel Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici), sede dell'Associazione Pro Loco, e l'altra mercoledì 11 giugno in orario e sede da definire, dati che potranno essere conosciuti dalle persone interessate telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.

La puntata n. 12, intanto (il cui titolo ha rischiato di essere La divina corrida. Un toro bianco porta Europa in groppa, va un altro da Pasìfae e se la ingroppa, il terzo va da Ippolito e lo accoppa), è consistita in una lezione-spettacolo dedicata al Toro, costellazione associata al mito di Europa, più un gioco: Il labirinto magico. Di séguito l'elenco degli argomenti trattati nella lezione:

Il Toro in Johannes Hevelius, Firmamentum Sobiescianum, 1690.
La visuale è rovesciata rispetto al punto di vista terrestre.

Luoghi del mito e della storia
Nella mappa sottostante sono indicati i luoghi citati nel corso della lezione:
0. L'isola di Delo e, nei pressi, l'isola di Nasso.
1. Argo (qui regna Ìnaco) e, nei pressi, Trezene (qui regna Pìtteo) e Micene (qui regna Eurìsteo, poi Àtreo).
2. Lo stretto del Bòsforo e, nei pressi, Finèa (fondata da Fìneo).
3. Menfi (fondata da Èpafo in onore di Menfi, sua sposa).
4. Tiro (qui regna Agènore, poi Fenice).
5. L'isola di Creta (qui regna Asterio, poi Minosse, poi Deucalìone, poi Idomèneo, poi Idamante).
6. La Cilìcia (qui regna Cilìce).7. L'isola di Taso (qui regna Taso).
8. Tebe (fondata da Cadmo) e, nei pressi, Atene (qui regna Ègeo, poi Tèseo) e Maratona.
9. La Licia (qui regna Sarpedonte). – 10. Mileto (fondata da Mileto).
11. L'isola di Rodi. 12. Pisa (qui regna Pèlope).
13. Càmico (qui regna Còcalo).

Pieter Paul Rubens, Mercurio e Argo, 1636-1638.
Io
Iunce viene mutata in torcicollo da Era, per aver incautamente somministrato a Zeus un filtro che lo ha fatto innamorare di Io, figlia di Ìnaco re di Argo, a far l'amore con la quale il dio usa recarsi celato in una nuvola d'oro. Io viene tramutata in vacca bianca (al che Inaco impreca contro Zeus; e l'erinni Tisìfone punisce il re gettandolo nel fiume Aliàcmone, che da allora avrà nome Inaco) ed è affidata da Era alla custodia di Argo Panoptes, il gigante dai cento occhi. Ermes addormenta il mostro con la musica, lo uccide e libera la vacca. Era resuscita Argo in forma di pavone (ponendo i cento occhi sulla coda) e manda un tafàno a tormentare Io, che quindi fugge a quattro zampe per tutto il mondo, tra l'altro attraversando il Bosforo (che da lei prende nome: bous + poros = passaggio della vacca). Io (che taluno identificherà con Iside; le corna della vacca simboleggiano la luna) giunge infine in Egitto, dove da Zeus le viene restituita forma umana, e partorisce Èpafo, per poi sposare re Telègono, alla cui morte Epafo eredita il regno egizio.

Quadro semplificato della discendenza di Io e di quella di Tantalo, fino a Oreste che è
sia iide sia tantalide, più il Minotauro che non appartiene a nessuna delle due dinastie.


Il dio Api, adorato nella città di Menfi sotto forma di toro.
Da Io a Europa
Epafo e Menfi, figlia del Nilo, generano Libia. Il dio Poseidone e Libia generano Agènore, che diviene re della città fenicia di Tiro e ha cinque figli maschi e una femmina, Europa.
    Nel frattempo l'isola di Creta è colonizzata da Tèttamo, figlio di Doro. Asterio, figlio di Tettamo, diviene il primo re cretese. Cenni sulla civiltà minoica.
    Cenni sull'alfabeto fenicio, la cui prima lettera (ʼāleph, da cui deriveranno l'alfa greca e infine la nostra A) è la stilizzazione della testa di un toro.

L'evoluzione della lettera A.

Il ratto di Europa.
Europa
Zeus un giorno si innamora di Europa, e incarica Ermes di condurre la mandria di re Agenore sulla spiaggia di Tiro, ove la principessa è intenta a coglier fiori con le sue compagne. Zeus si muta in toro bianco (toro bianco n. 1 della saga cretese) e, uscendo dalla mandria, si accosta a Europa, che vista la sua mansuetudine gli sale in groppa; quello si butta in mare e nuota fino a Creta, dove riassunta forma umana deflora e impregna Europa in un boschetto di salici, per poi lasciarle in dote un giavellotto che non manca mai il bersaglio, un cane che non manca mai la preda (Lèlapo) e un ineludibile robot di bronzo addetto alla guardia costiera (Talo). Europa sposa Asterio e diviene regina di Creta.
    Intanto i figli maschi di Agenore girano il mondo in cerca della sorella; Fenice, unico a tornare a Tiro alla morte del padre, erediterà il regno; gli altri si stabiliranno altrove: Cilice in Cilicia, Taso sull'isola di Taso; Finea fonda la città di Finea, Cadmo fonda la città di Tebe (e di lui torneremo a parlare la prossima puntata).
    Quanto a Europa e alla sua trisnonna Io, resta da dire che i loro nomi, molti secoli dopo, saranno dati a due dei maggiori satelliti del pianeta Giove.

Minosse. Monumento a Dante di Cesare Zocchi, Trento.
Minosse e i suoi fratelli
I tre figli di Zeus ed Europa: Minosse, Sarpedonte, Radamanto. Rivalità di Minosse e Sarpedonte, ambedue innamorati del bellissimo Mileto, figlio d'Apollo. La rivalità aumenta con la morte di Asterio; Sarpedonte sostiene che fosse volontà del defunto re la spartizione del regno tra tutti e tre i figliastri; Minosse pretende solo per sé il titolo regale, in quanto maggiore, e a legittimare la sua pretesa erige un altare sulla riva del mare chiedendo a Poseidone l'apparizione di un toro ch'egli promette di sacrificare al dio. Sorge dalle acque un meraviglioso toro marino (toro bianco n. 2 della saga cretese); Minosse è acclamato re. Ma, decidendo di tenersi il magnifico toro e sacrificarne un altro, incorre nell'ira di Poseidone; che instilla nella moglie di Minosse, Pasìfae (sorella della maga Circe e di Eete, re della Colchide e padre di Medea), il desiderio di fottere col toro; ed ella si tormenta, non sapendo in che modo realizzare la folle fantasia.
    Intanto Minosse, allorché Mileto sceglie come amante Sarpedonte e non lui, li esilia ambedue. (Sarpedonte regnerà in Licia; e Mileto fonderà la città di Mileto, patria del primo dei filosofi, Talete. Digressione sui figli di Mileto, Càuno e Bibli, e l'incestuosa passione di Bibli per il fratello.)
    Radamanto, al contrario di Sarpedonte, collabora con Minosse; e acquisterà nel mondo fama di eccelso legislatore, tale da vedersi assegnato, alla propria morte, da Ade al ruolo di giudice dei morti (al pari di Minosse, che Dante porrà infine nel canto V dell'Inferno). «Giudizio di Radamanto» sarà detto dagli antichi il tipo di giudizio giusto ancorché spietato; «giuramento radamantino» sarà detto il giurare su animali o cose: «Così Socrate aveva l'abitudine di giurare pel cane ed il papero» (Giovanni Pozzoli, Felice Romani e Antonio Peracchi, Dizionario d'ogni mitologia e antichità, vol. V, Fanfani, Milano 1824, pag. 294).


Jonathan Hirschfeld, Pasiphae, 2011. Da www.hirschfeld-art.com.
Dedalèa, libro I
L'ingegnoso Dèdalo, sorta di Leonardo da Vinci dell'antica Atene, uccide per invidia l'ancor più ingegnoso nipote Calo, figlio di sua sorella Policasta, gettandolo dal tetto del tempio di Atena. Scoperto fugge, o è esiliato, a Creta, mentre Policasta si impicca e Calo è mutato in pernice da Atena. A Creta, Dedalo entra al servizio dei reali. Per prima cosa, la regina Pasifae lo incarica in segreto di trovarle un modo per farsi fottere dal toro. Dedalo, senza alcuno scrupolo bioetico, appronta un'armatura di legno a forma di vacca. Il coito bestiale si consuma; la sventurata resta incinta. Nasce quindi un'orribile creatura dal corpo di uomo e la testa di toro (Dante la definirà «l'infamïa di Creti [...] che fu concetta nella falsa vacca», Inf. XII 12-13).
    Minosse non incolpa la moglie ma sé stesso, capendo che la nascita del Minotauro è la punizione di Poseidone; e incarica Dedalo di costruire un labirinto in cui recludere a vita il mostro. Frattanto, di Dedalo si innamora la schiava Nàucrate; e gli dà un figlio: Ìcaro. 

Atleti greci in corsa. Pittura vascolare.
La meglio gioventù
Quanto a Minosse, ebbe con Pasifae vari figli tra i quali qui ci interessano Glàuco, Càtreo, Andrògeo, Arianna, Deucalìone (da non confondere con quello del diluvio) e Fedra.
    Glauco muore bambino, inseguendo un topolino e cadendo in una giara di miele, ove affoga; ma lo resuscita Asclepio, che proprio in quella occasione scopre l'erba dei serpenti (di cui già dicemmo nella puntata n. 11; vedine il resoconto al cap. Morte di Orione).
    Tra i figli di Catreo vi sarà Altèmene, unico maschio, che per fatalità ucciderà il padre a Rodi; ed Èrope che a Micene, ove regna Eurìsteo, conoscerà gli esuli Àtreo e Tieste: e sposerà l'uno per tradirlo con l'altro. Atreo e Tieste sono figli di Pèlope, re di Pisa, che da lì li scaccia per aver ucciso Crisippo (vedi puntata n. 5, antefatto dell'Orestea).
    Un altro figlio di Pelope è Pìtteo, re di Trezene famoso per saggezza, al quale per un consulto un giorno fa visita Ègeo, re di Atene, che poi prima d'andar via gli deflora e impregna la figlia Etra, ma sotto una roccia le lascia la propria spada e i sandali affinché un domani suo figlio possa farsi riconoscere. Ad Atene poi Egeo sposa la maga Medea (reduce da una tragedia di cui parleremo nella prossima puntata) e indìce giochi atletici, cui partecipa Androgeo; che li vince tutti, e viene perciò ucciso dagli ateniesi invidiosi, il che causa la guerra tra Atene e Creta; Minosse trionfa, e impone a Egeo un tributo annuo di sette ragazzi e sette ragazze ateniesi da gettare in pasto al Minotauro.

Eracle e il toro di Creta.
Penultima apparizione del toro bianco n. 2
Intanto Èracle (che sarà il protagonista della puntata n. 14) viene a Creta per catturare il toro, sul che Minosse non ha nulla in contrario (la bestia è ormai allo sbando e fa soltanto danni), e portarlo a Micene da Eurìsteo che ha da immolarlo a Era. Ma infine la dea rifiuta il sacrificio, per non dar gloria all'odiato Eracle; sicché il toro viene lasciato libero di girovagare, e finisce con lo stabilirsi presso Maratona. Più avanti Euristeo perirà, e scoppierà la contesa tra Atreo e Tieste per il trono di Micene; ma di ciò abbiamo già parlato nella puntata n. 5.

Antonio Canova,
Teseo sul Minotauro, 1781-1783.
Come Tèseo divenne re
Teseo, figlio di Egeo ed Etra, cresciuto e fornito della suddetta spada e sandali, si reca ad Atene; lungo la strada sconfigge vari briganti perversi (Procuste, Scìrone, Sini ecc.), per il che viene onorato a corte. Qui non svela, per il momento, la propria identità; ma Medea indovina chi è, e se ne cruccia, preferendo ovviamente come erede al trono di Atene il proprio figlio Medo. Manda quindi Teseo a catturare il toro di Maratona, sperando ci resti secco. Lungo la via, Teseo è ospite di una povera vecchia, Ècale; che per propiziargli la vittoria offrirà, dice, un sacrificio a Zeus. Il toro è preso. Teseo ripassa dalla dolce vecchina; e la trova morta.
    Ad Atene, il toro stesso è finalmente sacrificato. Medea è al colmo dell'ira; convince Egeo, insinuando che lo straniero brami usurpare il trono, ad avvelenare colui ch'egli non sa esser suo figlio; ma all'ultimo momento il re riconosce spada e sandali, e rovescia il calice. Medea sparisce da Atene. Teseo è principe. Per porre fine al tributo annuo di sangue dovuto a Creta, si offre di andare a Creta a uccidere il Minotauro (cugino di Medea, per inciso). La nave con a bordo Teseo e gli altri ragazzi destinati al mostro parte con vele nere; se al ritorno avrà vele bianche, Egeo saprà che Teseo è vivo e torna vincitore.
    A Creta, Arianna si innamora di Teseo e gli insegna lo stratagemma del filo, a lei insegnato da Dedalo; sicché Teseo, ucciso il Minotauro, può uscire dal labirinto. Fuggono sulla nave; fanno sosta all'isola di Delo, dove Teseo fa sacrifici ad Apollo e inventa la «danza delle gru» (vedi qui, cap. 3); poi, all'isola di Nasso, mentre Arianna dorme, Teseo riparte (cioè, come suol dirsi, la «pianta in Nasso»). Sopraggiunge il dio Dioniso con la sua corte; si innamora di Arianna; si fidanzano (a questo punto il narratore ha declamato integralmente, con contributo del pubblico che ripeteva in coro il ritornello, il Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de' Medici, 1490). La Corona Boreale.
    Teseo scorda (?) di cambiare le vele; Ègeo si butta dalla finestra; il mare prende da lui nome Egèo. Teseo è re. E per prima cosa onora la vecchietta di cui sopra, istituendo le feste Ecalèsie e dedicando un tempio a Zeus Ecalio.

Pyotr Petrovich Sokolov,
Dedalo attacca le ali a Icaro (1777).
Dedalèa, libro II
Minosse, scoperta la fuga degli ateniesi con Arianna e la responsabilità di Dedalo in ciò, imprigiona lui e Icaro nel labirinto a morir di fame; ma usando le ossa delle vittime del Minotauro, le piume d'uccelli cadute nel labirinto e della cera, Dedalo allestisce per sé e il figlio due paia di ali artificiali e volano via. Icaro, per aver voluto andare troppo vicino al sole (che procede su un carro guidato dal dio Elio, per inciso padre di Pasifae ecc.), vede sciogliersi la cera delle ali e precipita. Una pernice ride. Dedalo piange. Termina quindi il suo viaggio aereo in Sicilia, a Càmico, dove lo ospita re Còcalo.
    Minosse, scoperta la nuova fuga, implacabile indìce un concorso a premi internazionale, sapendo che solo Dedalo potrà risolvere il problema, e che non potrà resistere a farlo: come far passare un filo attraverso le spire di una conchiglia di tritone? Dedalo usa una formica, un filo, un po' di miele. Il responso perviene a Minosse, che piomba quindi da Còcalo; ma questi gli consiglia di darsi una calmata, per prima cosa, col farsi un bagno. Egli accetta; e le figlie di Còcalo, che amano Dedalo, uccidono Minosse versandogli nella vasca pece bollente.

Joseph-Désiré Court, La mort d'Hippolyte, 1828.
Il toro bianco n. 3
Successore di Minosse sul trono di Creta è Deucalìone (il cui figlio Idomèneo parteciperà alla guerra di Troia e tornando, per scampare a una tempesta, prometterà a Poseidone di immolargli la prima persona che incontrerà sull'isola, ma questa sarà il figlio Idamante...); i tempi sono maturi per la pace tra Atene e Creta, sicché viene combinato il matrimonio tra Teseo e Fedra, che sostituisce Antìope, dalla quale Teseo ha avuto un figlio: Ippolito. La scena è in Trezene, dove Teseo deve scontare un anno di esilio per aver fatto strage degli eraclidi. Di Ippolito Fedra si innamora follemente; da lui rifiutata, in un raptus onnidistruttivo si suicida, lasciando una lettera in cui lo accusa falsamente di averla violentata. Teseo maledice il figlio; Poseidone lo ascolta e fa uscire dal mare, tra violente onde, un ultimo toro marino, che rovescia il carro di Ippolito; il giovane resta appeso alle redini aggrovigliate, è trascinato via dai cavalli impazziti, è sbattuto sulle rocce. Fine.

La costellazione e il segno del Toro
La costellazione del Toro. L'Atlas Cœlestis di John Flamsteed del 1729 e la presunta stella «34 Tauri», in realtà il non ancora scoperto pianeta Urano. La precessione degli equinozi. Nell'èra attuale, è nella costellazione dei Pesci che il sole viene a trovarsi nel momento dell'equinozio di primavera, mentre negli anni dal 4464 a.C. al 1844 a.C. questo accadeva nella costellazione del Toro.
    Il presunto carattere degli appartenenti al segno del Toro secondo la tradizione astrologica. Possibile revisione di tale tradizione alla luce della saga cretese: brama smodata, unita a gran capacità di problem solving, pur senza imparare mai dai propri errori... ma, come sempre, il nostro revisionismo astrologico vuol essere solo un gioco.

Jacques de Lajoue, Le cabinet de physique
de Bonnier de La Mosson
, 1734.
Il labirinto come gioco
Da labyrinth a maze («labirinto», ma anche «oggetto di stupefazione») ad amazing (cfr. «Amazing Stories»): la prossimità semantica di labirinto e meraviglia.
    Elemento base del gioco inventato da Marco Palasciano per l'occasione, Il labirinto magico, è un tabellone nascosto dietro un paravento (dunque visibile solo al master); su di esso sono rappresentate svariate stanze, o meglio Wunderkammern, collegate da porte e, nell'insieme, strutturate secondo una logica da dedurre. Nel labirinto si aggirano virtualmente sia un mostro, che sbranerà chiunque incontri, sia i giocatori, questi ultimi impegnati a disegnare ciascuno la propria mappa del labirinto a mano a mano che lo esplorano. Inizialmente sono sparpagliati; ma incontrandosi, e da allora procedendo insieme, potranno via via unificare le loro mappe (allegoria della comunione della conoscenza), nel contempo ricercando una serie di dischi di cristallo, necessari ad attivare il dispositivo di teletrasporto che al momento della riunione dei dischi comparirà nella stanza centrale.
    (Curiosità: Il labirinto magico è concepito sul modello degli adventure games degli anni '80; nel 1985 lo stesso Palasciano, a quel tempo sedicenne-diciassettenne, ne creò un paio per ZX Spectrum, ambedue pubblicati lo stesso anno dalla rivista su cassetta «Load 'n' Run». E fu quello il suo primo lavoro remunerato.)

21 maggio 2014

Labirinti di pietra e di pensiero

Comunicato stampa sulla puntata n. 12 del laboratorio «Encyclopædia Cœlestis». Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Dopo la trasferta ad Aversa, ritorna a Capua «Encyclopædia Cœlestis», il novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, la cui dodicesima puntata sarà fra l'altro arricchita da un gioco ambientato in un labirinto. Motivo ispiratore sarà infatti la costellazione del Toro, connessa al ciclo mitico della stirpe cretese, dal ratto di Europa ad Arianna e al Minotauro, con contorno di Dedalo e Icaro.

L'appuntamento è per domenica 25 maggio alle ore 18.30 nel Palazzo della Gran Guardia, sede dell'Associazione Pro Loco di Capua (piazza dei Giudici), con replica mercoledì 28 maggio in orario e sede da definire (info: 3479575971).

Le tre puntate rimanenti si terranno a cadenza quattordicinale, in diversi palazzi e giardini, articolandosi come sempre in una lezione-spettacolo più una serie di improvvisazioni teatrali o altri giochi, cui chiunque potrà partecipare. Ricordiamo che è tutto gratis e che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso. Il laboratorio, diretto dal filosofo e artista multidisciplinare Marco Palasciano, continuerà a svolgersi in tal modo fino al 7 luglio, a completare un giro di quindici puntate, i cui resoconti potranno via via leggersi in palasciania.blogspot.com.

18 maggio 2014

Se nel cielo d'inverno un cacciatore

Il giardino di Palazzo Parente.
Domenica 11 maggio si è tenuta in Aversa, a Palazzo Parente, alla presenza di 20 partecipanti e per la durata di circa un'ora e tre quarti, De arte aviandi cum venatoribus. Da Orione nell'aurora all'aquila di Ganimede (con un excursus di sociologia dell'omosessualità grecoantica), la puntata n. 11 di Encyclopædia Cœlestis. Novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia, ovvero la settima stagione di incontri filosofici dell'Accademia Palasciania. La sera successiva la puntata si è replicata in Capua, nel Palascianeum, alla presenza di 3 partecipanti. L'Accademia ringrazia: Antonio Santi, per aver messo a disposizione Palazzo Parente; Nando Pirro, sia per aver intermediato tra noi e il gentile erede di Gaetano Parente, sia per il grosso del buffet post-lezione; e le creatrici di manicaretti Lucia D.I., per la domenica, e Daniela N., per il lunedì.

La puntata n. 12 e relativa replica (tema: vedi qui) si terranno – sempre gratis – l'una domenica 25 maggio alle ore 18.30 nel Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici), sede dell'Associazione Pro Loco, e l'altra mercoledì 28 maggio in orario e sede da definire, dati che potranno essere conosciuti dalle persone interessate telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.

Marco Palasciano. Palazzo Parente,
Aversa, 11 maggio 2014.
La puntata n. 11, intanto (nel cui titolo l'inesistente verbo latino aviare, per inciso, è una spudorata retroformazione dal francese aviation, obbligatoria per parodiare il titolo del fridericiano De arte venandi cum avibus), è consistita in una lezione-spettacolo dedicata a Scorpione e Aquario, costellazioni associate ai miti di Orione e di Ganimede, più: la domenica, un'intervista a Bernardo Diana ed Enzo Genovese, esponenti di una associazione lgbt del casertano in via di fondazione (vedi capitolo finale del presente articolo); il lunedì, una breve sessione di laboratorio teatrale, incentrata sulla rappresentazione improvvisata della sola scena I dell'atto III del Romeo e Giulietta di Shakespeare, con Anna Maria De M. nella parte di Romeo e Luigi C. in quella di Mercuzio (ma il programma, disatteso per scarsità di tempo, prevedeva la rappresentazione dell'intera tragedia). Di séguito l'elenco degli argomenti trattati nella lezione:

Scorpione e Aquario in Johannes Hevelius, Firmamentum Sobiescianum, 1690.
La visuale è rovesciata rispetto al punto di vista terrestre.

Luoghi del mito e della storia
Nella mappa sottostante (cliccare qui per vederla ingrandita in un'altra finestra) sono indicati i luoghi citati nel corso della lezione:
0. L'isola di Delo, luogo di nascita di Apollo e Artèmide.
1. La Beozia, luogo di nascita di Orione (mito) e poi di Epaminonda (storia), con le città di Tebe e Cheronèa, quest'ultima il luogo in cui sarà sterminato il battaglione sacro tebano.
2. L'isola di Chio, dove Orione ha a che fare con re Enopione e con sua figlia Mèrope.
3. L'isola di Lemno, dov'è la fucina di Efesto.
4. La Tròade, con la città di Dardania, luogo di nascita di Ganimede.
5. Atene. – 6. L'isola di Creta. – 7. Sparta.
8. Mantinèa, luogo dell'ultima vittoria e della morte di Epaminonda.

Tratti in comune fra Orione e Ganimede
Orione e Ganimede furono gli uomini più belli delle rispettive epoche; ambedue i loro destini si compirono durante una battuta di caccia; ambedue furono amati da Eòs; ambedue furono catasterizzati.

Nascita di Orione
Orione ebbe tre padri (da cui l'appellativo latino Tripater) e nessuna madre. Difatti un giorno Zeus, Poseidone ed Ermes (per i romani: Giove, Nettuno, Mercurio), nel corso di un'ispezione in incognito al mondo dei mortali, per la precisione in Beozia, si trovarono ospiti del contadino Ireo, vedovo e senza figli. Gli dèi, grati dell'accoglienza generosa malgrado la miseria di ireo, gli si svelano; egli immola loro un toro; essi gli concedono l'esaudimento di un desiderio; Ireo chiede di poter avere un figlio senza l'apporto di una donna, per non tradire la memoria della moglie. Gli dèi orinano sulla pelle del toro, la ripiegano e gli ordinano di tenerla sepolta nell'orto per nove mesi. Trascorso il tempo stabilito, Ireo disseppellisce la pelle e vi trova un bambino; cui dà nome Urione, da urina, poi mutato in Orione (sul cambio della lettera iniziale del nome vedi Ovidio, Fasti, lib. V, v. 536: «perdidit antiquum littera prima sonum»).

Vita di Orione
Orione, cresciuto, è un gigante. Mestiere: cacciatore. Prima moglie: Side; che un giorno pecca di superbia nei confronti di Era, di cui osa dirsi più bella, e viene precipitata nel Tartaro. Enopione, re di Chio, assume Orione per liberare l'isola dalle belve; e gli promette la mano di Merope, per poi mancare alla promessa. Orione, ubriaco, vìola Merope; Enopione lo acceca mentre dorme. Un oracolo svela a Orione che riavrà la vista se si recherà al confine orientale del mondo, là dove il dio del sole, Elio, sorge ogni mattino. Orione raggiunge l'isola di Lemno guidato dai rumori della fucina di Efesto, dove prende sulle sue spalle l'apprendista Cedalione affinché lo conduca da Elio. Guarito, Orione è amato dalla sorella di Elio, Eos, dea dell'aurora; il loro coito dissacra l'isola di Delo, sacro luogo di nascita di Apollo e Artemide, e da allora Eos ne arrossisce al ricordo. Orione entra al servizio di Artemide (per i romani Diana); fra i due nasce una storia d'amore; Apollo disapprova.

Daniel Seiter, Diane auprès du corps d'Orion, 1685.
Morte di Orione
Esagerando le vanterie di Orione, Apollo racconta a Gaia che il grande cacciatore ha dichiarato di voler uccidere tutti gli animali del mondo, talché Gaia fa emergere dalla terra (cioè da sé) uno scorpione e lo manda a uccidere Orione. Artemide chiama a resuscitarlo Asclepio (per i romani Esculapio), figlio di Apollo, con un'erba magica (da lui scoperta grazie a un serpente che l'aveva usata per resuscitarne un altro); ma Zeus folgora Asclepio, già in precedenza ammonito di non resuscitare i mortali, prima che possa resuscitare Orione. Per vendicare la morte di Asclepio, Apollo uccide i tre Ciclopi costruttori delle folgori di Zeus; di ciò sarà punito coi lavori forzati presso Admeto, re di Fere. Catasterizzazione di Asclepio (Ofiuco), di Orione (Orione), dei suoi due cani (Cane maggiore e Cane minore) e dello scorpione (Scorpione, presso Ofiuco, nel punto opposto del cielo rispetto alla costellazione di Orione: talché quando lo Scorpione sorge, Orione tramonta, e viceversa).

La costellazione di Orione.

Il «procelloso» Orione
La costellazione di Orione come emblema della stagione delle tempeste, in poesia: vedi per es. G.B. Marino, Adone (1623), I. La fortuna, ottava 119, versi 5-8 («vibra la spada sanguinosa e fiera / il superbo Orïon, torbida stella, / e 'l ciel minaccia et a le nubi piene / d’acqua insieme e di foco apre le vene»); o il celebre incipit della Caduta (1785) del Parini.

Il ratto di Ganimede
Tra le costellazioni, l'Aquila si trova accanto all'Aquario, ovvero Ganimede. Ganimede, figlio di Troo, re di Dardania, era a caccia di cervi; Zeus, invaghìtosene, si trasforma in aquila (vedi G.B. Marino, Adone, V. La tragedia, ottava 33, versi 5-8: «Amor, che l’accendea, / l’armò di curvo rostro e curvo artiglio, / gli prestò l’ali, e gli destò vaghezza / di rapir la veduta alta bellezza») e lo rapisce (vedi Virgilio, Eneide, V 252-257); secondo altra versione, a rapirlo è dapprima Eos, dopodiché a lei Zeus lo sottrae. Sull'Olimpo, Zeus dona al ragazzo l'immortalità, dono che nessuna amante femmina di Zeus ha mai ricevuto. Attribuzione del nome Ganimede, in memoria di tale privilegio, al maggiore satellite del pianeta Giove (Simon Marius, 1614). Ganimede assume il ruolo di coppiere degli dèi (vedi Omero, Iliade, XX 232-235), che già era stato di Ebe, Iride ed Efesto. Ambrosia e nèttare: l'uno cibo, forse, e l'altro bevanda, o viceversa (per Wilhelm Heinrich Roscher, ambedue tipi di miele). Inizia l'odio di Era (per i romani Giunone) verso i troiani. Troo riceve da Ermes notizie di Ganimede più, in risarcimento del suo ratto, due cavalli talmente veloci da correre sulle acque: da essi discenderanno i cavalli dei troiani dell'Iliade (vedi V 265-267).

Scorpione e Aquario
La costellazione dello Scorpione (le cui chele sono diventate la costellazione della Bilancia). La costellazione dell'Aquario. Il presunto carattere degli appartenenti al segno dello Scorpione e al segno dell'Aquario secondo la tradizione astrologica. Possibile revisione di tale tradizione alla luce del ruolo dello scorpione nel mito di Orione (nemico dell'amore, cui dà morte, a ciò spinto da maldicenza, e legato alla terra) e del ruolo di Ganimede (ispiratore di amore, da cui riceve vita eterna, a ciò eletto per la sua pura kalokagathìa, e legato al cielo): polarizzazione dell'asse Scorpione-Aquario come omologo all'asse fascisti/angeli (fascisti da Salò e angeli da Teorema, se volessimo pasolineggiare). Ma no, è solo un gioco, un esercizio retorico; bisogna sempre dubitare di qualsiasi collegamento diretto tra mito e realtà (il vizio base della religione).

Excursus di sociologia dell'omosessualità grecoantica
Miti omoerotici (Dioniso e Ampelo, Apollo e Giacinto, Apollo e Ciparisso ecc.) e loro ricaduta sociale. Le tipologie predominanti di relazione erotico-affettiva omosessuale nell'antica Grecia, e la loro improponibilità come modelli nella civiltà occidentale del XXI secolo (dove, di contro a quelle tipologie, si tende generalmente alla completa omogeneità strutturale delle relazioni omosessuali ed eterosessuali). Erastes ed eromenos: un rapporto a tempo determinato. Diamèrizein. Atene e il corteggiamento pederastico tra paraklausìthyron e duelli. Creta e il ratto rituale. Omosessualità militare a Sparta e altrove. Tebe e il suo hieròs lóchos. Gli spartani combattevano in panoplia (pesante anche 35 kg); i tebani combattevano nudi. La battaglia di Mantinea del 362 a.C. e la morte eroica di Epaminonda, sepolto infine insieme col suo amante (come attesta Plutarco, Amatorius, 17).

Un momento della celebrazione della Giornata mondiale contro
l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Caserta, 17 maggio 2014.
Omofobia e lotta all'omofobia in ex Magna Grecia, 2013-2014
La massima autorità di riferimento per gli omofobi cattolico-integralisti dell'Italia Meridionale: il vescovo di Aversa. Sua presenza attiva al convegno La trappola delle leggi anti-omofobia (Caserta, 15 novembre 2013; vedi qui), con dichiarazioni come «Dobbiamo opporci fortemente alla legge anti-omofobia, una legge liberticida che ci impedirà di esprimere la nostra opinione in materia di matrimonio e di sessualità. Il nostro pensiero, quello cattolico, deve diventare cultura» («L’Eco di Caserta», 23 novembre 2013: vedi qui). Di quel convegno la maggiore scandalosità – che suscitò le proteste di diversi militanti per i diritti lgbt, riunitisi prontamente in comitato – risiedeva non tanto nelle opinioni espresse dai testimonial ecclestiastici e dai relatori (esponenti di Alleanza Cattolica e Giuristi per la Vita), basate sul risibile assunto antiscientifico che l'omosessualità sia una malattia, quanto nel deplorevole avallo de facto dato a quell'evento (e all'ideologia che esso veicolava) dalla presenza del sindaco di Caserta in veste ufficiale. La pacifica protesta del suddetto comitato fu tacciata dalla controparte, con malafede da favola, di «toni violenti e non democratici» («L’Eco di Caserta», ibidem). Il convegno La trappola delle leggi anti-omofobia, infine, ebbe una conseguenza positiva: in reazione a esso, si avviò il processo di costituzione di una nuova associazione lgbt del casertano (determinata a raccogliere l'eredità del circolo Coming Out, il cui prematuro esperimento aveva finito alcuni anni fa – dopo la partenza per Bruxelles del suo uomo chiave – con l'arenarsi). Ora, infine, durante la lezione palascianiana di domenica 11 maggio, abbiamo intervistato due dei giovani promotori del nuovo ente, gli anzidetti Bernardo ed Enzo; e si è dato l'annuncio del primo evento ufficiale che la costituenda associazione lgbt del casertano terrà in pubblica piazza: la celebrazione locale della Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia (vedi qui).

16 maggio 2014

A Caserta il diciassette maggio

«Trovandoci nella settimana in cui ricorre la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia», ha poc'anzi scritto in facebook il nostro Presidente, «mi sembrava giusto contribuire con un articolo, inclusivo di alata poesiola». Vedi Poesiola fastidita, nel Blog di Marco Palasciano. [Aggiornamento: vedi anche «La faccia sua era faccia d'uom giusto» (Inf. XVII 10).]

Quanto alla Giornata detta, sarà sabato 17 maggio, e quel giorno dalle ore 19.00 alle 22.00 si terrà un evento in proposito a Caserta, in piazza Antonio Gramsci, a cura del gruppo promotore della costituzione di una nuova associazione lgbt locale (due esponenti del quale sono stati da noi intervistati domenica scorsa, ad Aversa, durante la puntata n. 11 di Encyclopædia Cœlestis).

L'evento consisterà nella commemorazione di alcuni significativi episodi di discriminazione e di violenza verificatisi in Italia, e nel lancio di lanterne volanti.

6 maggio 2014

Tra amori contrastati e incontrastabili

Comunicato stampa sulla puntata n. 11 del laboratorio «Encyclopædia Cœlestis». Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Dopo Capua, tocca Aversa il tour di «Encyclopædia Cœlestis», il novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, la cui undicesima puntata avrà per argomento base la liberazione di eros e affettività e, di contro, la loro repressione, dagli amori contrastati in stile «Romeo e Giulietta» all'odierna omofobia, fenomeno particolarmente seguito dal vescovo locale. Motivo ispiratore saranno le costellazioni dello Scorpione e dell'Aquario (sì, si scrive così), connesse l'una al mito di Orione e l'altra al mito di Ganimede. 

L'appuntamento, come sempre a ingresso libero, è per domenica 11 maggio alle ore 18.30 nella splendida cornice di Palazzo Parente, sito ad Aversa in via Gaetano Parente 2 (si consiglia di parcheggiare in piazza Marconi), con replica lunedì alle 21.30 in sede da definire (info: 3479575971).

Le quattro puntate rimanenti si terranno a cadenza quattordicinale, in diversi palazzi e giardini, articolandosi come l'attuale in una lezione-spettacolo più una serie di improvvisazioni teatrali o altri giochi, cui chiunque potrà partecipare. Ricordiamo che è tutto gratis e che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso. Il laboratorio, diretto dal filosofo e artista multidisciplinare Marco Palasciano, continuerà a svolgersi in tal modo fino al 7 luglio, a completare un giro di quindici puntate, i cui resoconti potranno via via leggersi in palasciania.blogspot.com.