28 maggio 2021

Tour tra le ottocentesche meraviglie

Comunicato stampa sulla puntata n. 8 de L'idea dell'uomo. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, all'eterno e all'estremo.


Dopo una pausa di quindici mesi e mezzo, dovuta alla pandemia di Covid-19, riprende finalmente il XIV festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "L'idea dell'uomo", in cui si replicano le migliori lezioni-spettacolo di Marco Palasciano del decennio 2009-2019.

La puntata n. 8 vedrà l'Accademia Palasciania in collaborazione con il bar SetteSerpi, si terrà alle ore 17.30 del 13 giugno 2021 (206° anniversario della nascita di Ferdinando Palasciano) nel Chiostro dell'Annunziata (Capua, corso Appio 68) – come sempre a ingresso gratuito – e consisterà nella replica di "Senso, nonsenso, dissenso", dal festival-laboratorio dedicato agli anni in cui visse Ferdinando Palasciano: "Le 77 meraviglie dell'Ottocento palascianiano" (2015).

Nello specifico si tratterà degli anni compresi fra il 1843 e il 1849. Tra gli argomenti in gioco: la donna che scrisse il primo programma per computer della storia; la scoperta di Nettuno grazie alla pura previsione matematica; la scoperta, a Curti, delle statue votive offerte alla dea Mater Matuta; il dottor Palasciano alla battaglia di Messina; la battaglia del dottor Demeaux contro l'autoerotismo; la piú famosa meretrice del mondo; il piú famoso fantasma d'Europa.

Al termine della lezione-spettacolo si farà una passeggiata fino alla casa natale di Ferdinando Palasciano, per recargli omaggio.

Per il programma completo de "L'idea dell'uomo" vedi palasciania.blogspot.com.

22 maggio 2021

Piazza Schönberg: discorso inaugurale

[Del discorso che segue esiste anche una registrazione, inclusa nel video Un locus amœnus, un nome, un racconto, una festa.]

DISCORSO DI MARCO PALASCIANO
PER L’INAUGURAZIONE DI PIAZZA SCHÖNBERG


Capua, 21 maggio 2021

    Anime gentili, da oggi chiunque passi di qui potrà leggere su questa targa che il nostro Arcivescovo Schönberg «spinse Copernico a divulgare la teoria eliocentrica», cioè l’idea che sia la Terra a girare intorno al Sole; idea opposta a quella degli antichi che fosse il Sole a girare intorno alla Terra, come è in apparenza ma non è nei fatti.
    E se chi legge questa targa sa chi sia Copernico, l’astronomo polacco il cui nome in lingua originaria è Mikołaj Kopernik, saprà pure che l’epoca di riferimento è il Rinascimento; e che la nascita della scienza moderna corrisponde proprio alla divulgazione della teoria eliocentrica, con la pubblicazione da parte di Copernico, nel 1543, del suo libro sui moti dei corpi celesti, il De revolutionibus orbium cœlestium.
    Un libro che egli aveva avuto timore di pubblicare, dapprincipio, perché andare contro l’opinione della maggioranza espone sempre a qualche rischio; quantomeno al rischio del ridicolo, ma in certi casi anche a quello di venire perseguitati (come piú avanti – a esempio – sarebbe accaduto a Giordano Bruno, che finirà sul rogo, e a Galileo Galilei, che se la caverà con l’abiura).
    Va detto che, in àmbito scientifico, il quadro della maggioranza in errore e dell’ingegno solitario nel giusto era possibile a quel tempo, e fors’anche lo era ancor nell’Ottocento; ma oggi, nel XXI secolo, grazie ai progressi della ricerca vi è il 99% di probabilità che se qualcuno va contro la maggioranza degli scienziati si tratti di un pazzo o di un ciarlatano.
    Vedi a esempio i terrapiattisti e varie altre specie di complottisti, come quelli che negano che l’uomo possa andar sulla Luna, oppure – meno innocui – quelli che negano la pandemia di Covid-19 e che tanti danni vanno provocando, con lo spinger la gente all’imprudenza.
    Le loro sí che sono teorie assurde, non certo quella di Copernico; il quale però era lí lí per lasciar perdere ogni cosa, come confessa nella prefazione del De revolutionibus:
«il timore del disprezzo che avrei potuto subire per la novità e l’assurdità di questa mia teoria per poco non mi spinse ad abbandonare del tutto l’opera compiuta. Ma gli amici me ne distolsero, […]»
    Vedete dunque l’importanza che possono avere gli amici nella nostra vita, con l’illuminare i nostri dubbi da un punto di vista esterno, e aiutarci a districarli, incoraggiandoci a prendere la giusta decisione, e a muoverci nella direzione d’un bel gesto che alla nostra vita conferisca il significato che essa doveva avere, fissato forse in noi fin dalla nascita, e facendo sí che diamo il massimo contributo possibile al miglioramento del mondo.
    Io stesso avrei un bel po’ d’amici da ringraziare, per l’incoraggiamento e per l’aiuto dato al Progetto Schönberg e a tant’altre imprese; ma a far l’elenco di essi faremmo notte.
    Volendo nominarne solo un paio, in riferimento ai piú recenti eventi, mi vengono in mente – in rappresentanza di tutte le gentildame – Anna Solari Garofano Venosta, che usa donare i piú preziosi consigli, e – in rappresentanza dei gentiluomini – Fiorentino Aurilio, fra le cui molte gentilezze è stata quella del fare da presentatore – impeccabile – all’evento Capua città “copernicana” (le virgolette nel titolo le suggerí madame Solari).
    Quanto alla Giunta che ha decretato il nome di questa piazza, va detto che, quand’io umilmente proposi d’intitolarla all’Arcivescovo Schönberg, se la richiesta venne accolta – e prontamente quanto si potesse – fu grazie in primis alla mobilitazione del Vicesindaco [Pasquale Frattasi], che tosto trasse a sé il Sindaco [Luca Branco], che tutti a sé trasse.
    Tornando a Copernico: egli scrive, dicevamo, che «gli amici» lo «distolsero» dall’«abbandonare» la sua «opera»; «e», prosegue,
«fra questi primo fu Nikolaus von Schönberg, il Cardinale Capuano, celebre in ogni campo del sapere».
    Nella stessa prefazione del De revolutionibus Copernico riporta la lettera che Schönberg gli aveva scritto il 1° novembre 1536. Eccone un pezzetto:
«hai […] fondato un nuovo modello del mondo, in virtú del quale insegni che la Terra si muove e che il Sole […] occupa il centro del sistema […]. Dunque, uomo dottissimo, se non ti sono di fastidio, ti chiedo e ancora vivamente ti chiedo che questa tua scoperta venga comunicata agli studiosi».
    E qui non può non tornare in mente, a chi ne sappia, la lettera – di senso contrario – scritta dal Cardinal Bellarmino il 12 aprile 1615 a un amico di Galileo, Paolo Foscarini; lettera in cui Bellarmino dichiara che finché si parli della teoria copernicana solo nei puri termini d’una ipotesi matematica, astratta, va benissimo;
«ma volere affermare che realmente il Sole stia nel centro del mondo, […] e che la Terra […] giri […] intorno al Sole, è cosa molto pericolosa non solo da irritare tutti i filosofi e teologi scolastici, ma anco di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante».
    Come tutti sanno, san Roberto Bellarmino fu Arcivescovo di Capua, nonché Cardinale, esattamente come Nikolaus von Schönberg; essi erano quindi pari per dignità ecclesiastica, mentre erano dispari dal punto di vista epistemologico.
    Ed è straordinario che una stessa città, la nostra, abbia avuto come suoi Arcivescovi prima Schönberg e poi Bellarmino, l’uno il massimo paladino – in seno alla Chiesa – della teoria eliocentrica di Copernico, e l’altro il massimo [oppositore].
    Cosicché a buon diritto Capua potrebbe fregiarsi ufficialmente, a fini turistico-promozionali, del titolo di città “copernicana” – proprio sui cartelli stradali! – e assurgere a scenario privilegiato di festival ed eventi culturali vari dedicati alle scienze, cosmologia in primis, nonché all’esplorazione del cosmo… tanto piú che, guarda caso, Capua è anche sede del Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali.
    L’antico e il moderno coesistono in questa rara città cosí armoniosamente!
    Se fino a qualche tempo fa vi è stato uno squilibrio, un pendere della bilancia nostrana piú dalla parte del passato idealizzato che del progresso, ebbene, ormai è conclamato che Capua non è piú, e non sarà mai piú, un covo di bigotti parrucconi.
    Basti pensare a come quattro giorni fa, nella Giornata internazionale contro l’omofobia ecc., il nostro Sindaco – insieme col Presidente dell’ArciGay di Caserta [Bernardo Diana] – ha inaugurato innanzi al Liceo Pizzi una panchina arcobaleno simbolo del sostegno ai diritti di omosessuali, transessuali ecc. (panchina omaggio che Capua si è guadagnata per la sua maggior contribuzione, morale e materiale, battendo gli altri Comuni della Provincia, i quali hanno dovuto contentarsi di pitturar panchine preesistenti, se non son stati bocciati proprio). Una scena impensabile per le precedenti amministrazioni, se avete a mente – per esempio – l’intervento tenuto qualche anno fa al Liceo Garofano dal Sindaco di allora, che di botto – durante un discorso sulla legalità – partí per la tangente, come suol dirsi, e prese a esprimere tutto il suo disprezzo per le unioni civili lesbiche e gay, in toni infervorati che lasciarono sconvolti sia gli studenti sia i Carabinieri presenti.
    Tornando a noi, è solo una simpatica coincidenza che l’odierna inaugurazione di piazza Schönberg sia capitata nella stessa settimana dell’inaugurazione della panchina arcobaleno; vi assicuriamo che non s’è fatto apposta: se ho suggerito – già mesi addietro – la data del 21 maggio, è stato perché Schönberg fu elevato a Cardinale il 21 maggio 1535.
    Da allora sarebbe stato detto «il Cardinale Capuano». La città di Capua per l’occasione gli donò un bacile e un boccale d’argento, cosí come oggi – esattamente 486 anni dopo – gli dona questa targa di marmo, con la quale gli consacra questa piazza.
    Questa piazza che, potremmo dire, rappresenta – per la storia cui accenna la sua targa – un monumento all’intelligenza che non resta immobile entro i confini disegnati dalla tradizione, ma si muove costantemente alla ricerca della verità, in ciò corroborata da un afflato d’amore universale che porta gli intelletti a cooperare, disinteressatamente, là dove si riconosce come comune fine il bene comune.
    Princípi, per inciso, che sono anche alla base dell’Accademia Palasciania, la cui sede – non a caso – si affaccia proprio qui su piazza Schönberg.
    Qui – quando il nero furore della pandemia sarà un bigio ricordo che sbiadisce – si terranno tante belle, colorate manifestazioni e feste, come già un tempo, quando il Comitato civico di rione Eucalyptus – i cui militanti raggiavano ancóra di giovanile vigore – viveva il suo periodo d’oro; finito il quale (per mancanza di ricambio generazionale), gli unici eventi che qui si sono tenuti sono state un paio di lezioni dell’Accademia Palasciania.
    Ora essa, e le altre associazioni culturali ed enti vari uniti e unendi nella rete del Progetto Schönberg, collaboreranno col Comitato, e si organizzerà – appena possibile – qualche kermesse con tanto di stand, performance sceniche e musicali, conferenze, presentazioni letterarie…
    Nel caso poi di qualche grande festival che possa aver rilievo nazionale (tipo un Premio Schönberg, non so), i cui eventi si terrebbero sia qui sia nel centro storico, si potrà magari chiedere in prestito al Museo dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, per l’occasione, la sua copia della prima edizione del De revolutionibus di Copernico, per esporla nel Museo Campano.
    Intanto già negli anni scorsi, fra l’altro, abbiamo visto organizzarsi presso Cose d’Interni Libri degli incontri dedicati alla divulgazione scientifica, con Domenico Demasi e Annalisa Spitaletta: Scienza e sentimento; per non parlare poi dell’Accademia Palasciania e dei finora quattordici festival-laboratori palascianiani di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia che fin dal 2009 essa mette in scena principalmente a Capua, con l’intento di ovviare a quello che per Stephen Toulmin costituisce il problema chiave della modernità: la diffusa mancanza di comprensione tra la scienza e le discipline umanistiche, fenomeno che ha inizio nel Seicento con Cartesio.
    Nel Cinquecento, invece, erano ancóra praticamente un tutt’uno scienza, filosofia, poesia ecc.; non era certo rara la figura dell’homo universalis, cioè versato in molti campi insieme: vedi Leonardo da Vinci, o Leon Battista Alberti; né mancavano figure analoghe sul piano della pura erudizione: vedi lo stesso Nikolaus von Schönberg.
    E a fare leva sulla di lui figura cosí esemplare, ecco nella Capua dei nostri giorni il Progetto Schönberg, teso a riproporre determinati aspetti della cultura rinascimentale quali l’unità di cultura umanistica e cultura scientifica, appunto, nonché l’idea di un sapere libero da ogni fine utilitaristico, operando fra l’altro il recupero della metafisica e la promozione di valori assoluti quali l’amore in tutte le sue forme e l’armonia universale; e ancóra, naturalmente, la non belligeranza tra fede e ragione, cosí ben esemplata dall’episodio della lettera di Schönberg a Copernico (a parte che lo stesso Copernico era un ecclesiastico).
    Ricordiamo le circostanze che portarono a che il nostro buon Arcivescovo scrivesse quella lettera. La teoria copernicana, fino ad allora, era circolata solo privatamente, tra pochi studiosi, nella forma di un piccolo commentario (in latino commentariolus), giungendo cosí anche a Roma, alla corte Papale, tramite un certo Widmannstetter; il quale nel 1533 espose innanzi a Papa Clemente VII una propria relazione sugli argomenti del Commentariolus dell’amico Copernico.
    Se ciò fosse avvenuto qualche decennio piú tardi, le parole di Widmannstetter sarebbero cadute su di un terreno infecondo e ostile; furono invece, quel giorno, ascoltate con benigna attenzione, e trovate finanche deliziose.
    Tra gli ascoltatori piú attenti e deliziati vi fu Schönberg. Né fu da meno il Papa; il quale, in aggiunta, si affezionò a quel Widmannstetter, che con tant’arte aveva esposta la teoria copernicana, e lo assunse come suo segretario particolare. Morto di lí a poco Clemente VII, Widmannstetter passò a essere il segretario del suo successore, Paolo III; e dal 1535 sarà addirittura segretario del nostro Schönberg.
    Il quale intanto già nel 1520 era stato nominato – da Papa Leone X – Arcivescovo di Capua. Del che l’anno scorso in piazza dei Giudici abbiamo festeggiato il cinquecentenario, come sapete, con una mia lezione-spettacolo che oggi trovate in YouTube arricchita di immagini, di didascalie e di musica: Capua città “copernicana”.
    Vi suggerisco di vedervela, perché vi si narrano le vite avventurose di Schönberg e Copernico, e tant’altro ancora, ben piú estesamente di quanto io possa fare adesso.
    E a proposito di lezioni, già che ci siamo, permettetemi di annunciarvi che il 13 giugno – 206° anniversario della nascita di Ferdinando Palasciano – l’Accademia Palasciania metterà in scena Senso, nonsenso, dissenso, l’ottava puntata del XIV festival-laboratorio palascianiano L’idea dell’uomo, che era rimasto interrotto a febbraio 2020. Questa e le restanti puntate dovrebbero tenersi tutte all’aperto, talché talvolta si starà in piazza Schönberg.
    E qui, prima o poi, oltre la targa si inaugurerà anche un monumento a Schönberg, alle rivoluzioni copernicane, al cammino della scienza e ai voli dell’immaginazione.
    Se all’altro capo di Capua si è dedicata una statua a Bellarmino, perché qui non dovrebbe dedicarsi una statua a Schönberg?
    Ciò potrebbe essere nel 2037, per il cinquecentenario della morte di Schönberg; o forse nel 2072, per il secentenario della nascita.
    Ma ho lasciato in sospeso, perdonate, la storia della lettera di Schönberg. Insomma egli a un certo punto la scrisse, la spedí, e Copernico ne fu rincuorato a tal punto che volle inserirla, come ho già detto, nella prefazione del De revolutionibus orbium cœlestium.
    A convincerlo poi definitivamente alla pubblicazione fu un altro suo amico, Retico, giovane professore (fra parentesi omosessuale, tant’è che nel 1551 dovrà fuggire da Lipsia dopo essere stato beccato ubriaco a letto con uno studente). Retico quindi, ottenuto il permesso, provvide in prima persona a far stampare un sunto del De revolutionibus, la Narratio prima, dapprima anonima a Danzica, poi a Basilea con in copertina il nome di Copernico.
    Il quale giunse quasi in punto di morte prima di decidersi, finalmente, a dare alle stampe la versione integrale della sua opera mutamondo, talché la prima copia – fresca di tipografia – gli fu portata al capezzale ed egli praticamente la carezzò e spirò.
    E prima che anche voi spiriate, o quantomeno sospiriate per la noia di questo mio discorso venuto piú lungo di quant’io volessi, qui lo termino, dicendo che con la scopertura di questa targa – in sintesi – giunge a compimento il machiavellico piano covato per anni dall’Accademia Palasciania: creare in Capua l’opposto di piazza Bellarmino.
    E voi tutti siete stati complici di questo piano. Complimenti e grazie.

    La prima foto è di Annalisa Spitaletta; l’ultima è di Livia Cocchis.

15 maggio 2021

Ventun maggio: s’inaugura la piazza

Il 21 maggio 2021 si terrà a Capua la tanto attesa inaugurazione di piazza Schönberg, che da un punto di vista epistemologico controbilancia la presenza – a 950 metri di distanza – della piazza intitolata a san Roberto Bellarmino, storico sostenitore della teoria tolemaica in opposizione alla teoria copernicana, e anch’egli Arcivescovo di Capua.

Saranno trascorsi esattamente sette mesi – segnati dalla rimonta della pandemia di Covid-19, che solo ora va attenuandosi grazie ai vaccini e al bel tempo – da che il Comune di Capua ha ricevuto dalla Prefettura di Caserta il nulla osta per intitolare una piazza all’Arcivescovo Nikolaus von Schönberg, entrato nella storia principalmente per aver scritto a Copernico la lettera che lo incoraggiò a pubblicare il De revolutionibus orbium cœlestium (1543), opera che segna la nascita della scienza moderna.

«Piazza Schönberg» è dunque dal 21 ottobre 2020 la denominazione ufficiale del luogo che fino ad allora era detto semplicemente il «Parchetto» di rione Eucalyptus: una vasta area sita fra via Umberto D’Aquino, via Andrea De Simone e via Cesare Malpica, lussureggiante di giardini ben curati dal locale Comitato civico e ben collegata al resto del mondo grazie alla vicinanza della stazione ferroviaria.

La proposta di intitolazione era partita da Marco Palasciano, presidente dell’Accademia Palasciania, la quale intanto – in occasione del cinquecentenario della nomina di Schönberg ad Arcivescovo, 12 settembre 2020 – ha avviato in sinergia con altri enti il Progetto Schönberg, teso a far leva su una cosí esemplare figura per riproporre nell’attualità aspetti della cultura rinascimentale quali l’unità di cultura umanistica e cultura scientifica, la non belligeranza tra fede e ragione, l’idea di un sapere libero da ogni fine utilitaristico, operando fra l’altro il recupero della metafisica e la promozione di valori assoluti quali l’amore in tutte le sue forme e l’armonia universale.

Primo evento nell’àmbito del Progetto è stata la lezione-spettacolo Capua città “copernicana”, da cui si è poi ricavato – con l’arricchimento di illustrazioni, musica e didascalie – l’omonimo video di 55 minuti visibile gratis nel canale Youtube.com/user/politecno.

La cerimonia dell’inaugurazione di piazza Schönberg si terrà alle ore 19.00 di venerdí 21 maggio 2021, 486° anniversario dell’elevazione di Schönberg a Cardinale. Accesso libero nel rispetto delle norme anti-Covid. Vi saranno la scopertura di una targa, con gli auspici del Sindaco Luca Branco e di altre autorità cittadine, nonché del Comitato civico rionale, e un breve intervento storico-filosofico di Marco Palasciano.

Piazza Schönberg, Capua.