14 marzo 2020

Palasciano: «Chiusura anticipata»

Premessa (scritta quattro mesi dopo): la previsione di marzo si rivelerà errata. Il picco dei contagi si avrà intorno al 20 aprile; inoltre a settembre potrebbe esserci una seconda ondata; si stima infine che la pandemia non si concluderà completamente prima dell'estate 2021, a voler essere ottimisti; ma intanto arriverà, si spera, il vaccino.


Capua, 14 marzo 2020

Anime gentili, si prevede che la curva dei contagi si sgonfi intorno alla fine di aprile.


Ma dopo che non ci sarà più alcun nuovo contagio, in osservanza delle direttive dell’OMS bisognerà aspettare il tempo corrispondente a due periodi di incubazione da Covid-19 completi, per poter dir finita l’emergenza; il che dovrebb'essere, se un tale periodo  corrisponde a quattordici giorni, intorno alla fine di maggio.

Le direttive dell’OMS richiedono inoltre che, finita l’emergenza, per tre mesi si mantenga elevata sorveglianza. Vale a dire che che chi voglia tenere pubblici assembramenti in tutta sicurtà farebbe meglio ad aspettar settembre.

Pertanto, DICHIARO UFFICIALMENTE CHIUSO IN ANTICIPO (considerando evento di chiusura quello del 23 febbraio scorso, la VII puntata de L’idea dell’uomo) IL XXII ANNO ACCADEMICO (2019-2020) DELL’ACCADEMIA PALASCIANIA.

Marco Palasciano

10 marzo 2020

Cosa collega Capua con Copernico?

Sabato 12 settembre 2020 ricorrerà il cinquecentesimo anniversario della nomina ad Arcivescovo di Capua di Niccolò Schomberg, o meglio Nikolaus von Schönberg (nato a Meissen – la «culla della Sassonia» – nel 1472 e morto a Roma nel 1537, due anni dopo la sua nomina a cardinale), al quale si deve fra l’altro una celebre lettera datata 1° novembre 1536 che contribuí a convincere Copernico a pubblicare – appena in tempo prima di morire (vuole la leggenda che la prima copia stampata gli fosse porta mentr’era a letto moribondo) – il De revolutionibus orbium cœlestium (1543), opera che segna la nascita della scienza moderna.

Copernico era restio alla pubblicazione, temendo le reazioni negative che la teoria eliocentrica avrebbe potuto suscitare nella Chiesa cattolica. In effetti dopo la sua morte, sopraggiunta la Controriforma, vi sarebbe stata l’epocale controversia sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano (per citare acefalo un titolo di Galileo). E qui entrerà in scena – guarda caso! Arcidiocesi cruciale! – un altro celeberrimo Arcivescovo di Capua, la cui statua si può ammirare innanzi il Seminario; ma questa è un’altra storia.

Come che sia, all’epoca di Copernico e di Schönberg il clima dei rapporti scienza/fede era ancora abbastanza disteso (il De revolutionibus è dedicato a papa Paolo III). E Schönberg – dopo aver letta un’opera minore di Copernico che, inedita, circolava in pochissime copie manoscritte tra amici, il De hypothesibus motuum cœlestium a se constitutis commentariolus, sorta di preludio all’opus magnum copernicano – cosí scrisse all’astronomo, nella storica lettera che quegli poi inserirà nel paratesto del De revolutionibus:
«[…] non solo sei versato in modo eccellente nelle scoperte degli antichi matematici, ma hai anche fondato un nuovo modello del mondo, in virtú del quale insegni che la Terra si muove e che il Sole […] occupa il centro del sistema […]. Dunque, uomo dottissimo, se non ti sono di fastidio, ti chiedo e ancora vivamente ti chiedo che questa tua scoperta venga comunicata agli studiosi».
E nella prefazione al De revolutionibus Copernico scriverà:
«[…] il timore del disprezzo che avrei potuto subire per la novità e l’assurdità di questa mia teoria per poco non mi spinse ad abbandonare del tutto l’opera compiuta. Ma gli amici me ne distolsero, […] e fra questi primo fu Niccolò Schomberg, il cardinale di Capua, celebre in ogni campo del sapere».
In conclusione, se saremo sopravvissuti al coronavirus, il 12 settembre 2020 celebreremo l’Arcivescovo Schönberg in qualche modo.