31 maggio 2009

Chiare, fresche e stort'acque (e altra galassia)

Questa non è una recensione, perché a quest'ora siamo troppo stanchi per farne una decente. Ci limiteremo a esprimere, colle prime parole che ci in mente vengono, il nostro [inserire termine riferentesi a sensazioni gioiose e cariche di fraternità].

Foto di Giliola Chistè, www.giliolachiste.com.

Questo sabato, 30 maggio 2009, ore 17.00, l'Accademia Palasciania nella persona del suo Presidente Marco Palasciano e di sei e mezzo* Soci Ornamentali si è recata a recare omaggio a Luigi Romolo Carrino (Socio Ornamentale di grandissimo ornamento per l'Accademia) che presentava la nuova edizione di Acqua Storta, inclusiva del testo de La versione dell'acqua (il recital teatrale tratto dal romanzo) e del relativo cd audio.

A presentare la presentazione è stato Maurizio de Giovanni** (Socio Ornamentale in pectore, nel senso che non sa di esserlo), che al pari del Carrino è autore cui la fama non ha dato alla testa; di ambedue l'Accademia trova rimarchevoli e ripalascianevoli l'umiltà e il calore umano. E sì sì sì! son cose rare qui'n quest'ambientaccio!

Ma scordavamo il luogo: la stazione marittima di Napoli, sede anche per quest'anno di Galassia Gutenberg, mostra libraria tanto promettente quanto perplettente: per es., non hanno messo uno straccio di manifesto per la città***, con la scusa della crisi! capiamo il Gay Pride, che stanno senza una lira, ma Galassia Gutenberg! andiamo! Cmq, tornando a Carrino, insomma stavamo lì in sala Perseide ed egli ci è piaciuto ovviamente di per sé, e il suo libro già pure ci piacque (qualcuno di noi lo lesse più di una volta), e domani a chiare e fresche e dolci menti ascolterémone il cd con La versione dell'acqua (che quand'è mess'in scena, non so perché, diventa La versione leggera dell'acqua).

Ci è anche piaciuto quando è entrato allegramente in sala il nostro Presidente dalla triste figura e de Giovanni l'ha accolto con un inatteso abbraccione di gran fraternità davanti a tutti (così è bello fare tra artisti, altro ch'atri teatri di geli e gelosie; e cogliamo l'occasione per ricordare che sia de Giovanni, sia Palasciano, sia Carrino, sia Forlani ch'era con noi in platea, e che più tardi abbiamo scorto a intridere di poesia una degustazione vinicola, sono tra i ventuno scrittori scritturati dalla Azimut per Napoli per le strade, opus edito per beneficenza, le cui prossime presentazioni si avranno all'OFCA di caserta e all'Ubik di Napoli: vedi calendario nella colonna destra del presente blog; ma ovviamente se da questo post è passato un anno è inutile che guardiate). Carrino abbraccia di meno, ma gli è ch'è timido; e noi cmq molto lo amiamo.

Che tristezza la sera prima non essere potuti essere, causa penuria autisti, a mirarlo in versione idroleptoteatrale all'Alqali! Quanto alla presente presentazione di Carrino, volevamo alzarci e urlare che Acqua Storta e tutt'il resto presentato, sebbene opera mirabìlia, sono solo la punta dell'iceberg rispetto alla sua anima meravigliosa; e ciò avrebbe detto probabilmente il nostro Presidente, se, lì al finale, Carrino e/o de Giovanni nel chiedere ai presenti se avessero osservazioni da fare, non avessero lepidi specificato, mirando alla nostra delegazione: «Tranne  Marco Palasciano», già egli avendo in passato, in pubblico e in privato osservato di Carrino tutto l'osservabile****.

Abbiamo infine avuto l'onore di conoscere, a idropresentazione finita, l'editore del libro ecc. del Carrino, il signor Meridiano Zero, che speriamo si abbandoni un giorno alla follia di voler pubblicare il séguito di Acqua Storta che il piro-ortogonale Palasciano, massimo carrinòfilo se non carrinòlogo mondiale, smania di scrivere per onorare l'adoratissimo Carrino: séguito che al momento noi smarriti accademici di contorno non riusciamo davvero a immaginare, visto che alla fine del primo romanzo i due protagonisti sono morti.



Oops, scusate lo SPOILER SOPRASTANTE. Ecco, lo sapevo, non bisogna mai scrivere una recensione né una pseudo recensione quando si è mezzi morti di sonno. E pure di dolore spirituale; ma questa è un'altra storia, e non c'entrano né i personaggi qui per nome o pseudonimo citati, né Galassia Gutenberg.

Dove, intanto, la Biblioteca Palasciania s'è potuta arricchire tra l'altro d'una copia del recentemente ripubblicato Luigi Compagnone, L'amara scienza, ed. Compagnia dei Trovatori. Prefazione di quel Giulio Ferroni che nel 1995 ebbe l'onore di trovarsi giurato sia nella giuria del Premio di narrativa Italo Calvino dove il Palasciano entrò tra i finalisti per la terza annata consecutiva, sia nella giuria della Rassegna di poesia Laura Nobile dove il Palasciano entrò tra i vincitori.

Quattro anni dopo fondava (non Ferroni: Palasciano) l'Accademia Palasciania. Nella cui sede, altri dieci anni dopo, metteva piede (rotto) (e stampelle) il Carrino, il 5 gennaio scorso, per la XIX festa dell'Amicarium; e riceveva, e tra maggiori applausi che quelli di poc'anzi (ché più gente era lì che oggi a Galassia Gutenberg), la speciale onorificenza di cui, se il blog sfogliaste, già sapete. Va bene, risappiate: quella «per il suo contributo all'evoluzione spirituale di Marco Palasciano»; trofeo una fantasiosa ricostruzione della scatola del gatto di Schrödinger (non quella in foto qui; ma un'altra in cui il gatto era un pupazzo di pezza opera della signora Aimone, il contatore Geiger un pezzo di metronomo elettrico, ecc.).


* Andy Carlo Claudia Francesco Lucio Nadia e Edgardo che era lì col pensiero ma è arrivato a giuochi finiti, perciò «mezzo».

** AGGIORNAMENTO. Il quale de Giovanni, a commento del presente post, rilascerà questa meravigliosa pubblica dichiarazione: «Mio carissimo, è stato un onore presentare Gigi e il suo straordinario libro, una meravigliosa e tragica storia d'amore collocata dove nessuno stupidamente se l'aspettava. Penso che sia veramente un grande artista, e sono molto rammaricato per il fatto che vivendo [egli] a Roma lo vediamo poco e non possiamo coinvolgerlo nelle iniziative di questa strana "carboneria" letteraria che cerchiamo di promuovere [in Napoli]. E immensa stima ho per te, che sei proprietario e gestore di un genio assoluto che dispensi genialmente, senza alcuna attenzione cioè all'autopromozione. Ma ti dico, e sono serissimo, che questa nostra epoca può essere segnata da quello che scrivi; ti supplico di non prenderti sottogamba, e di ricordarti qualche volta che devi qualcosa a noi che siamo la massa. Ti abbraccio con forza e aspetto di incontrarti presto. Se nel frattempo hai bisogno di me, non esitare a convocarmi» (Maurizio de Giovanni, in Facebook, 1° giugno 2009, 9.31).

*** Ma se ne avete visti, riferitene qui.

**** 
Ma non nel senso di sue membra nude!, chiariamo, lettor ebbro di malizia. Piuttosto è da osservare come la frase «Tranne Marco Palasciano» non sia nuova alle nostre accademiche orecchie, essendo già stata, casualmente, il tormentone di taluni goliardi della Federico II che nel glorioso scors'autunno dell'okkupazione di Lettere & Filosofia facevano radio una sera, e assai tormentarono da lungi il tormentato spirito del Palasciano, che ancor non si sapeva sarebbe diventato, essi tramontando, tant'aurorale star di Radio di Massa, col suo e iavaronesco poetry show Siamo tutti poeti laureati.

29 maggio 2009

Palasciano a «Pride Time»: quattro commenti

Riportiamo di séguito tre commenti di Andy Violet, e uno di Franco Cuomo, sulla partecipazione di Marco Palasciano alla manifestazione Pride Time. Cultura e spettacolo a tempo di Pride, in corso a Napoli dal 20 al 30 maggio 2009.



Andy Violet, dal post Metti una sera da Treves, Facebook, 22 maggio 2009.

Mercoledì scorso, nella splendida cornice della bottega del sapere di Treves, incastonata nel suggestivo colonnato di piazza Plebiscito, hanno avuto inizio i lavori del Pride napoletano con la serata intitolata Liriche di frontiera. Intercettando l’immaginario gay tra mimesi ed eccessi [...]. La serata, condotta dal deus ex machina di tutta la manifestazione, ovvero l’esimio classicista Claudio Finelli, [...] ha visto come protagonista la poesia [...].

La parola è dunque passata al primo lettore, Marco Palasciano, sublime dantista ed attivista dei diritti civili e della difesa dell’ambiente, che ha alternato proprie liriche, scritte in un arco temporale di vent’anni, alla traduzione di tre sonetti di Lorca [...].

Nelle intenzioni del Palasciano vi era anche quella di alternare alla lettura delle liriche tutta una serie di segni convenzionali che informassero il pubblico degli anni intercorsi tra la stesura di una lirica e l’altra e del metro adoperato: l’accurata legenda dei segni prevedeva un giro di mano per ogni anno intercorso, il segno dell’onda per indicare il verso libero, il taglio della mano all’altezza della bocca dello stomaco ad indicare l’utilizzo del novenario, lo stesso gesto all’altezza dell’intestino cieco per rappresentare il settenario e all’altezza del petto per indicare l’endecasillabo. Tuttavia, su saggio quanto perentorio consiglio del Bellini, il Palasciano desisteva dall’unire alla poesia le sue arti mimiche, concentrando il pathos sulle sue struggenti composizioni. [...]

Seguì, a titolo informativo, il festeggiamento per il genetliaco di Mastro Palasciano, culminato con la dedica a quest’ultimo di una beneaugurante canzoncina sull’aria di Maramao, ribattezzata per l’occasione Palascian perché sei morto («Che tristezza», direbbe lui).



Andy Violet, dal post Metti un pomeriggio a Palazzo Corigliano, Facebook, 27 maggio 2009.

L'evento di cui sto parlando è Pride, gay e dintorni: scritture gay in acquario camp, informale lectio magistralis in formato talk show diretta col consueto garbo ed acume da Luca Bianchini, affiancato in qualità di assistente dall’eminenza grigia responsabile della lunga maratona preparatoria al corteo del primo giugno, il rosso malpelo Claudio Finelli. “Assistente” è parola quanto mai consona, visto che Bianchini, invasato dalla location universitaria, ha deciso di trasformare il talk [...] in un vero e proprio esame universitario. [...]

Chiudevano il pregevole consesso Massimiliano Palmese e Marco Palasciano, accomunati dalle iniziali di nome e cognome, e nulla più. Attimo di panico quando il buon Bianchini, pensando di avere davanti un normale essere umano, ha rivolto semplici e legittime domande al Palasciano, come una inerente la sua attività lavorativa: quando il Palasciano ha candidamente risposto di essere un parassita, il presentatore ha istintivamente tirato indietro la sedia, quasi si fosse visto accanto un gorgoglione corruttore del grano o una verde muffa del pane.

Annichilito dall’irregolarità del personaggio palascianesco, il Palmese, con aria pacificamente rassegnata, non proferiva parola, ed invitava tutti gli astanti ad maiora, concludendo l’allegra manifestazione.


Andy Violet, da un commento al suo post cit., 29 maggio 2009.


Il pomeriggio è stato davvero esilarante. Vorrei però far riflettere sul fatto che il momento più divertente è stato quello palascianesco, e non penso sia stato un caso. Tra tutti noi, Marco è quello che ha fatto scelte artistiche, ma soprattutto di vita, più provocatorie, criticamente stranianti rispetto allo stile di vita occidentale: quando ha detto “io sono un parassita”, ha scandalizzato più di mille travestiti in chiesa.

Con questo, Marco ha fatto un’operazione camp, intesa come proclamazione di adesione ad una inutilità visibile, artistica, e ferocemente critica che ha scosso anche il parterre di intellettuali (me incluso) che, diciamocelo, nei confronti dell’affettazione camp è anestetizzato e manierato.



Franco Cuomo, dal post Una cantonata gay napoletana: ragazzi!!! Napoli non è camp!, blog Cronache da Agartha, 28 maggio 2009.

Dirò che io ero andato soprattutto per ascoltare solo due autori: Andy Violet e Marco Palasciano, perché semplicemente ignoravo tutti gli altri – compreso il conduttore che mi è sembrato capire essere il più famoso di tutti. Mi sono trovato invece in un teatrino dove le banalità a piè sospinto si succedevano una dietro l’altra [...] e poi: va bene una volta la pantomima del voto, ma farla durare fino alla fine mi è sembrato eccessivo, come non mi è piaciuto il 29 dato a Andy Violet che avrebbe dovuto avere un po’ di spazio in più rispetto ai “poeti” e agli “scrittori” presentati dopo di lui e la fretta con la quale si è liquidato Marco Palasciano, autentico genio delle parole e del pensiero: il suo gustoso libricino, che ho divorato in tre quarti d’ora in treno, Prove tecniche di romanzo storico, è un gioiello di scrittura e di invenzione, un autentico capolavoro.

La selva di Chiaiano in un racconto

Oggi, 29 maggio 2009, alle ore 16.00 si terrà in Napoli presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in Palazzo Serra di Cassano (via Monte di Dio 14), il convegno Il Ministero dell'Agricoltura: «La selva di Chiaiano patrimonio nazionale», con Franco Ortolani (geologo) a coordinare Sergio De Stasio (agrotecnico), Francesco Erbani (giornalista), Mauro Forte (urbanista), Antonio Guarino (architetto), Alberto Lucarelli (presidente delle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia), Emilia Santoro (coautrice con Ettore Latteri del dossier Chiaiano. Emergenza ambientale e democratica); per l'occasione sarà allestita una mostra video-fotografica relativa al Parco delle Colline, e una mano gentile* collocherà su un tavolo una risma di volantini di cui qui segue il testo.



La selva di Chiaiano minacciata dai rifiuti
nel racconto di Marco Palasciano


In www.nazioneindiana.com, sezione «Gomorra e dintorni», si trova (o anche cercandone direttamente il titolo in Google) il racconto-saggio

I boschi ombrosi e l’arte dell’oblio

L’argomento è la cosiddetta emergenza rifiuti. L’occasione è il 1° giugno 2008: una domenica trascorsa dall’autore tra una raccolta di firme in Capua, il corteo dei diecimila a Marano, e una “passeggiata” nella selva di Chiaiano.
Principale contrasto giocato nel testo è quello tra la decadenza culturale e spirituale di una parte della popolazione campana, silente, timorosa perfino di apporre un nome su una petizione, e il coraggio consapevole dell’altra parte di popolazione, parlante, che sceglie di battersi contro le decisioni di politici e tecnici senza coscienza.
Lo stesso 1° giugno Walter Ganapini rivelava in un’intervista la scoperta di una discarica “fantasma”, altrove, a totale svergognamento dell’assurdità dell’accanirsi su Chiaiano. E sempre quella domenica, veniva assassinato in Casal di Principe l’imprenditore Michele Orsi, in procinto di rivelare ai magistrati non sapremo mai quali connessioni specifiche a lui note tra politici ed ecomafia.
Il racconto alterna realismo diaristico e simbolismo mitico, oscillando tra l’articolo di cronaca e il poemetto in prosa.
Una quarantina di note d’approfondimento si offrono come contributo a una sintesi essenziale della tragedia campana, non senza qualche dato (sorprendente per il lettore mediamente [dis]informato) che ne mostra i controaspetti da commedia.



Prologo

Presso «de l’ombre il vasto impero» (Orfeo, atto III)

Un’Europa si aggira tra i fantasmi. Rifugiatasi nella loro caverna, la ragazza affannata dalla corsa sulla riva – un fiore d’ibisco le cade dai capelli – prova a afferrare per un lembo una, un’altra, né mai riesce a far presa, di quelle figure vane, a gridare nei loro orecchi sordi che c’è un toro che la insegue. Ma lei per le ombre è un’ombra; camminano senza vederla, intente al loro niente; e già un mugghito ottenebra la soglia.
(Quest’Europa non è Europa, è Campania; e quel toro non è Zeus innamorato, ma un mostro sbranatore, metà ragno, affine al kraken che aspettava Andromeda.)

1.
Da Capua alla selva di Chiaiano

1.1.
La Campania e il pensiero: Vico, Bruno, Parmenide. La storia, l’ars memoriæ, la ragione metro del giudizio. Ora, per la delizia del dicotomista naïf, predomina il perfetto contrario: sradicamento e tabula rasa, oblio sistematico, plebei a un tavolino di caffè che annuiscono a uno gnomone introiettato nei loro encefali.
Il sole risplende sulle miserie umane, sulla piazza ricca e illustre di scolpiti dèi, di stemmi preziosi. Sul tavolino, un manifesto che nessuno legge. Hanno tutti dimenticato gli occhiali.

[…]



* Ringraziamo in particolare l'accademica nostra e delle Assise Anna Fava d'essersi curata della stampa e diffusione di detto volantino, nonché d'aver portato i Boschi ombrosi all'attenzione di Gerardo Marotta, il cui placet ci onora.

28 maggio 2009

Glossario per xenofoni e ignoranti, 9

DanteSpiegazione di parole e frasi arcaiche o in altri idiomi, neologismi, alterazioni varie, polisemie suscettibili di fraintendimento, e termini difficilmente reperibili in un comune dizionario o enciclopedia.


Concerti per fagotto e pseudocembalo
bonghi: bongos.
ch’io nutrir non vi posso che di musica: poiché io posso nutrirvi soltanto di musica.
colomba: dolce pasquale a forma di colomba.
descrìptio: descrizione.
dove càvolo andàr: dove andare (con una sfumatura volgare latente, schivata sostituendo la parola «cazzo» con «cavolo»).
eurìstica: le cui ricerche procedono senza un metodo rigoroso.
fare tappezzerìa: restare vicino a un muro senza ballare.
glòckenspiel: strumenti a tastiera in cui il suono è prodotto dalla percussione di una serie di campanelli.
gràtis et amore [Dei]: per grazia e per amore [di Dio], cioè senza ricevere pagamento in cambio.
hèckelphon: strumento della famiglia degli òboi, la cui voce è piú bassa di un’ottava rispetto all’òboe ordinario.
ludomusicale: ludico e musicale.
opra: opera.
palascianèo: di [Marco] Palasciano.
pifferate: suonate il piffero.
Primomàggio: festa del 1° maggio.
pseudocémbalo: strumento che finge di essere un clavicembalo.
qual si voglia: qualsivoglia.
qual: quali, come.
risonare: risuonare (ma vedi «sonare»).
róttosi: essendosi rotto.
sonare, sonàr: suonare («suonare» è forma piú diffusa ma, per la regola della metatesi, la forma corretta è «sonare»; coniugando il verbo, «o» diventa «uo» solo quando l’accento vi cade sopra; si avrà perciò «suono», «suoni», «suona», «suònano»; ma «sonato», «soniamo», «sonerò», «soneresti» ecc.; e analogamente, si dice «buono» e «bontà», e dovrebbe dirsi «giocare» e «giuoco»: ma «gioco» è piú diffuso, e lo stesso Palasciano tende a usare «gioco» in generale e «giuoco» solo in contesto vintage, mentre applica ferreamente la regola metatetica per «sonare» appoggiandosi al prestigio dei sostantivi «sonata» e «sonetto» e alla maggiore naturalezza del participio «sonante» rispetto a «suonante»).
un par: un paio.

Trattatello ortografico incompiuto
a capo: metonimia per «trattini di a capo», cioè i trattini che si collocano nei punti di spezzatura di ogni parola che iniziando in prossimità della fine di un rigo di scrittura, ed essendo troppo lunga per potersi concludere in esso, si conclude all’inizio (a capo) del rigo sottostante.
avergente: senza direzione.
discorso diretto: le battute pronunciate dai personaggi di una narrazione.
entro limiti: all’interno di limiti.
incisi: sintagmi parentetici.
per così dire: anche se non è esatto dire così.
per quanto: benché.
pulsante switch: pulsante che, quando viene azionato, se il relativo circuito elettronico era chiuso lo apre, e se il circuito era aperto lo chiude.
raffazzóni: abituàti a raffazzonare.
sovrappesature: segnalazioni dell’importanza maggiore di alcune parti del testo rispetto al resto di esso.
spezzaparòle: che spezzano le parole.
subincisi: incisi all’interno di incisi.
trait d’union: trattino che unisce due parole per formare una parola composta (esempio: «juke-box»).
trattatèllo: trattato di modeste dimensioni o pretese.
verso: direzione.

Nemo propheta in Capua, patria linguæ
a capòccia loro: secondo il loro discutibile gusto.
agnellina: di agnello.
correttista: devoto più o meno ciecamente al correggere.
cultural stakeholder: coordinatore di eventi culturali (l’uso del termine «stakeholder» rimanda ironicamente agli intermediari tra camorra e industria).
feyerabendosamente: alla maniera di Paul Karl Feyerabend.
glottotòpica: relativa ai luoghi della lingua.
imbellisci-ville: funzionari eccessivamente zelanti nel curare l’estetica cittadina.
kermesse: sagra.
lapis: lapide.
lectura Dantis: lettura pubblica di canti dalla Commedia di Dante Alighieri.
lìnguæ: della lingua.
ludolinguìstico: relativo all'arte della ludolinguistica.
megaevento: grande evento.
nemo propheta: nessuno è profeta (dal motto latino «Nemo propheta in patria», «Nessuno è considerato un profeta dalla propria patria»).
’o ffacimmo a ggratìsse: lo facciamo gratis.
pontaniana: relativa all’Accademia Pontaniana di Napoli.
sancti numi benedicti!: santi numi benedetti!, oh my god!
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti: So che i terreni delimitati dai confini di cui si parla in questo documento furono posseduti per trent’anni dai benedettini.

Tremila anni per arrivare a questo!
a.e.v.: avanti l’èra volgare (un modo piú scientifico di indicare gli anni «avanti Cristo»).
anà: una delle due direzioni della quarta dimensione.
Berardinelli guida panoramica: avendo Berardinelli come guida panoramica (trattandosi di testi da lui originariamente scritti per la rivista «Panorama»).
katà: una delle due direzioni della quarta dimensione.
sec.: secolo.
Secolo breve: il periodo compreso tra la I guerra mondiale e lo smembramento dell’URSS, 1914-1991 (definizione dello storico inglese Eric Hobsbawm).
tosto: presto.

Napoli per le strade al FNAC il tredici
narràtio brevis: narrazione breve.

Palasciano: poëtica e epistème
coup de théâtre final: colpo di scena finale, sorpresa finale.

Su Marco Palasciano púer æternus
caròntica: simile a quella di Caronte come descritto nel canto III dell’Inferno di Dante («un vecchio, bianco per antico pelo»).
iperconcettualizzare: concettualizzare eccessivamente.
iperstrutturazione: strutturare eccessivamente.
multifocali: relative a piú di un punto di vista.
multisintattiche: relative a piú di un sistema di sintassi.
multiverbali: relativi a piú di una parola.
pùer ætèrnus: eterno fanciullo.
ricontestualizzazione: togliere da un contesto e mettere in un altro.
risintagmazione: ristrutturazione del discorso a livello sintagmatico.

Si replica via radio il seminario
spalla: performer che fornisce occasioni di battute a un altro performer.
Ti raccontassi: Se ti raccontassi.

Palasciania travalica la Crusca
cacopticata: osservata nel modo sbagliato.
calliletterate: esperte di belle lettere.
Crusca: Accademia della Crusca.
Don Lisandro: Alessandro Manzoni.
essemmessava: scriveva in un SMS.
imeilava: scriveva in un’e-mail.
lectoscriptòria: relativa all’esperienza della lettura e della scrittura.
madame: la signora.
mademoiselle: la signorina.
nobìllime: nobilissime.
ratti: rapidi.

24 maggio 2009

Amore greco tra le mura greche

Mercoledì 27 maggio alle ore 16.00 si terrà in Napoli, all'Università Orientale e precisamente nell'aula delle Mura Greche di Palazzo Corigliano (piazza San Domenico), il dibattito Pride, gay e dintorni. Scritture gay in acquario camp, con Luca Bianchini come moderatore, e come suoi ospiti altri dieci scrittori e/o poeti. Eccone i nomi in ordine alfabetico (la grandezza dei rispettivi corpi tipografici non vuole significare il rispettivo valore artistico, chiariamo!, ;) bensì il grado di frequentazione dell'Accademia Palasciania):


Luca Baldoni
Fortunato Calvino

Luigi Romolo Carrino
Angelo D'Onofrio
Insy Loan
Antonio Mocciola
Marco Palasciano
Massimiliano Palmese
Marco Simonelli
Andy Violet


23 maggio 2009

Narrativa e drammaturgia capuana

Domenica 24 maggio, in Capua, nel meraviglioso Castello di Carlo V sarà messo in scena dall'ensemble attoriale La Mansarda il polittico storico-drammatico di Marco Palasciano Le strade e le storie di Capua, nell'àmbito del megaevento Capua: il luogo della lingua (di cui qui già trattammo, e con gran spasso!). Tutto gratis, ma occorre prenotare: contattare al più presto o il 339.5725909, o lo 0823.622924, o l'indirizzo e-mail qui linkato. Orari delle repliche: 10.00, 11.15, 12.30.

Più tardi, alle 16.30, nel chiostro dell'Annunziata (dove fin dal mattino, quando sarà inaugurato, si terrà una meravigliosa fiera libraria di editori campani, arricchita da degustazioni vinicole) si terrà una presentazione lampo (titolata Il luogo, la lingua, la storia) del libro di Marco Palasciano Prove tecniche di romanzo storico
, Lavieri editore, presente l'autore; presentatrice Marinella Carotenuto.

Si può intanto assaggiare un capitolo di Prove tecniche di romanzo storico a questa pagina di «Nazione Indiana». Qui ne è la recensione di Gianluca Gigliozzi, I Borboni non finiscono mai. Qui l'intervista di Edgardo Bellini a Marco Palasciano, Un romanzo caleidostorico.






Ilaria Trapani, Brunella Cappiello e Grazia Liguori in Il sacco del 1501 nel racconto di tre donne, il quadro VI di Le strade e le storie di Capua. Dialogo didascalico in otto quadri dove i vivi parlano coi morti di Marco Palasciano, in prima rappresentazione per la regia di Roberto Solofria durante la kermesse Da Annibale a Garibaldi, Capua, 10-11 settembre 2005. Foto di Mario Nardiello.


Luigi Credendino in Gli arcivescovi di Capua Nicholas Schönberg e Roberto Bellarmino nel racconto di Pulcinella, il quadro II dell'opera citata, nella suddetta occasione. Foto di Mario Nardiello.

20 maggio 2009

Palasciania travalica la Crusca

In merito alla frase d'apertura
del precedente post, ci sono giunte
già due allarmate-imbarazzate note
di nobìllime calliletterate;
ringraziamo per la premura, e ratti
passiamo a tranquillare. L'una dama
(mademoiselle Erre), alle ore dieci e sette
del 19 maggio, essemmessava:

«"Cotanta" inesauribile cornucopia»... o no?

E l'altra (madame Emme) imeïlava,
alle ore sedici e quarantadue:

Quanto al blog, devo mio malgrado segnalarLe che l'imprinting mi ha lasciata perplessa per via di quel «cotanto» che manca di riferirsi ad** un sostantivo, giacché se questo fosse «cornucopia» dovrei invitarLa ad un maggior rispetto della concordanza dei generi.

Ad ambo le gentili rispondiamo,
forti di sicurtà lectoscriptoria,
che là nella cacopticata frase
in questïone il termine cotanto
ha valore avverbiale (come già,
per esempio, qui in Cecco Angiolïeri:
«oimè, ch'eo vidi lei cotanto bella»*),
ed è da riferire a «inesauribile».



* Rime, IV, 10.

Molt'altri esempi trovansi in Ariosto,
in Dante e così via. Ribatterà,
intanto, mademoiselle all'indomani:

Oibò, sei secoli e passa per seguire ancora la lezione dell'Angiolieri? Don Lisandro si starà rivoltando nella tomba...

Ma noi resuscitiamo l'uno e l'altro,
secondando la nostra voluttà;
e in mano a noi diventa l'italiano
un trionfo di biodiversità. ;)


** Questa d pseudo-eufonica ci lascia,
ehm, perplessi: non è tra un'a e un'a,
né vale ad evitare sinalefe
dentr'un discorso articolato in versi.

19 maggio 2009

Si replica via radio il seminario

Ascoltatore trasecolato dinanzi a cotanto inesauribile cornucopia di ludus e poesia, per te che sbavi nell'attesa intercettiamo questo scambio di corrispondenza elettronica in merito all'imminente tredicesima puntata di Siamo tutti poeti laureati, che ha da andare in onda (a quell'ora tu clicca qui e udrai Radio di Massa; e più tardi, la registrazione sarà disponibile qui!) alle 15.00 di mercoledì 20 maggio 2009:

x: [...] idea ovvia e meravigliosa: riproporre in Siamo tutti poeti laureati, facendo una "puntata di compleanno", il seminario Marco Palasciano scrittore: dalla dialettica tra immaginazione e conoscenza alla letteratura come progetto enciclopedico. Ti piace? [...] In alternativa, [...] riproporrei il gioco dei dadi con l'antologia Cento poeti, che l'altra volta (quando ahimè tu non c'eri) risultò molto fertile di spunti, e anche stavolta stimolerebbe una caterva di battute e di pillole di saggezza letteraria ecc. da far schiantar dal ridere e incantare; sarebbe insomma il bis di http[...] - ovviamente con un altro titolo, per esempio E continuavano a tirar la trinità (di dadi)... Che pensi? poi, in ogni caso, andremmo alla libreria Treves per il recital di me, Mazzetti e Violet [...]. Dimmi, dimmi. E dimmi anche se pensi di farcela a essere nello Spazio occupato entro le 14.59, stavolta, [...] o se devo acchiappare una spalla di scorta, ancora, con cui iniziare in attesa del tuo arrivo. [...]

y: Sì, riproponi le letture che hai fatto al seminario; secondo me è divertente ed io posso farti da valido interlocutore curioso. Cercherò di arrivare in tempo, ma come sai la puntualità non è una scienza esatta quando il tuo maestro fa pure il vicedirettore [...].

Sicché, in attesa di sapere chi sarà la nuova spalla di riserva, sappiate almeno che il titolo della puntata sarà:


Ti raccontassi l’opera...
ovvero (anagrammando
*)
Palasciano scrittore.
Dalla dialettica tra immaginazione e conoscenza
alla letteratura come progetto enciclopedico





E sappiate che non sarà barboso! :) Andate un po' a tentare qui l'elenco dei link ai materiali fruibili via web che saranno citati durante il seminario.



ERRATA CORRIGE. Distrattamente Palasciano, dimenticando che nel suo Compendio di storia universale il gioco a un dato punto consisteva proprio nel rovesciamento del sintagma di Omero «il mare colore del vino», lo citerà come se fosse stato già in origine «il vino colore del mare». E più avanti, intorno a Prove tecniche di romanzo storico, parlando dei Borboni di Napoli dirà Ferdinando II esser figlio di Ferdinando I, mentre in realtà era figlio di Francesco I.


* Un altro anagramma possibile sarebbe Paracelso Anticristo, ma è inquietante... e peggio ancora Sorpresina cattolica! :D (A proposito: ascoltatore è l'anagramma di trasecolato.)

Illustrazione in alto: Johannes Vermeer, Ragazza che legge una lettera davanti alla finestra aperta, 1657. Gemäldegalerie, Dresda.

16 maggio 2009

Su Marco Palasciano púer æternus

Riportiamo, cavandolo dal blog di un nostro grosso Socio Ornamentale, un articolo alato:


Due parole
su Marco Palasciano

di Andy Violet

Nel pieno della sua carontica vecchiaia, Pablo Picasso affermò di aver impiegato tutta un’esistenza per imparare a dipingere come un bambino. All’infanzia, il vecchio pittore aveva rubato l’immersione completa in una totalità percettiva, una simultaneità caleidoscopica della percezione che si riverbera nell’esistenza che essa sottende e comprova, non ancora ingabbiata nell’ancoraggio al dogma dell’io e di Dio. Dopo di lui, il ’900 non sarà più in grado di avere una visione monolaterale di sé stesso, se non nelle costruzioni mortifere dei totalitarismi e delle grandi superstizioni. Nel superare la mezza età, che è anche età di mezzo, medioevo individuale e titanico, decenni bui dell’autodefinizione pregiudizievole, la vecchiaia, che è distruzione dall’interno del corpo, può ritrovare il gusto tutto infantile del disfacimento programmato, della ricontestualizzazione spiazzante, della deformazione dei suoni e delle immagini che sordità e cataratte conciliano con naturalezza. Laddove l’infanzia opera per mancanza, la vecchiaia agisce per sovraccarico, condensazione concettuale, risintagmazione delle percezioni e delle idee. La precarietà dell’io dell’infanzia e della vecchiaia, così vicine al nulla prestorico l’una, e metastorico l’altra, è la chiave per l’abdicazione volontaria alle stagnazioni esistenziali, cristallizzate in frasi orribili come “io sono un medico” o “io sono un artista”, in cui demandiamo all’immortalità dei concetti la nostra speranza di deità. Non a caso, “Io sono” è la frase preferita di Dio, che non si sognerebbe mai di dire “Io faccio”. Quando però finalmente l’inadeguatezza dell’essere a spiegare l’esistenza si svela, ricollocandoci nella dimensione più propriamente umana della prassi e dell’etica, allora possiamo permetterci di iperconcettualizzare, di avere visioni multifocali, analogiche, multiverbali e multisintattiche: in una parola, fantasia. Nella scrittura, nel personaggio e nell’esistenza di Marco Palasciano, l’iperstrutturazione è il tratto fondante: una perenne sfida alla banalizzazione del sé alla quale l’uomo Palasciano oppone una strenua difesa del suo egotismo infantile, che è la dimensione inutile, gratuita, libera del suo essere tra gli altri, a cui si offre, in un necessario corollario, con l’unica forma inutile, gratuita e libera di interazione umana, il gioco: gioco linguistico, per chi l’ha letto, gioco mimico, facciale, corporale per chi l’ha visto in carne ed ossa, adorabilmente insopportabile come ogni capriccio che si rispetti.



AGGIORNAMENTO. Il riportato post di Andy Violet ha fornito occasione per un post di Franco Cuomo, De docta ignorantia. Incipit: «Chi è Marco Palasciano? Sinceramente lo ignoro, o meglio: lo ignoravo fino a stamattina. Ho appreso della sua esistenza leggendo un post di Andy Violet, faro indiscusso di sapere letterario post-umanistico».

15 maggio 2009

Palasciano: poëtica e epistème

Marco Palasciano ci invita, invitandoci a invitare tutto il mondo, al seminario su sé stesso che terrà insieme col prof. Francesco de Cristofaro oggi, venerdì 15 maggio 2009, alle ore 14.50, nell'Aula Magna della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli Federico II (e che si replicherà via radio mercoledì 20 maggio: vedi qui):


Palasciano scrittore:
dalla dialettica
tra immaginazione e conoscenza
alla letteratura
come progetto enciclopedico







Foto da un altro evento su Palasciano con de Cristofaro: convegno Il romanzo tra reinvenzione della storia e furia linguistica (qui se ne può ammirare la locandina), con anche Corrado Bologna ed Edgardo Bellini, introduttore Silvio Perrella. Fondazione Premio Napoli, Palazzo Reale, 5 giugno 2007.


Di séguito ecco i link ai materiali fruibili via web che saranno citati durante il seminario, e le date dei prossimi appuntamenti, ecc.

La storia di Ferdinando Palasciano (1815-1891) è sintetizzata, per es., nell'articolo di Rosa Viscardi Palasciano, dottor avanguardia.

Sulle figure di Ferdinando Palasciano e di altri personaggi della storia capuana si basa tra l'altro lo spettacolo Le strade e le storie di Capua, di cui verranno rappresentate tre repliche a Capua, nel Castello di Carlo V (ingresso gratuito), domenica 24 maggio alle ore 10.oo, 11.15 e 12.30.

Lo stesso giorno, alle ore 16.30, si terrà sempre a Capua, nel chiostro dell'Annunziata, una breve presentazione di Prove tecniche di romanzo storico, presente l'autore.

► Si può intanto assaggiare un capitolo di
Prove tecniche di romanzo storico a questa pagina di «Nazione Indiana».

Qui ne è la recensione di Gianluca Gigliozzi, I Borboni non finiscono mai.

Qui l'intervista di Edgardo Bellini a Marco Palasciano, Un romanzo caleidostorico.

► Il racconto
Paralipomeni lauretani a «Prove tecniche di romanzo storico» è scaricabile qui. Alla nota 8 manca la chiusa, scritta successivamente alla pubblicazione; eccola:

Coup de théâtre final: la principessa s’è flashata del tutto, in verità (?); e la persona che a Castel dell’Ovo fu gentile col principe Scipione non era il colonnello Méjean, mi dice il prof. Pasquale Barra; e questa nota è totalmente inutile.

Qui è il racconto
I boschi ombrosi e l'arte dell'oblio.

Il racconto Starobinski alle undici è contenuto nel volume collettaneo Napoli per le strade, la cui prossima presentazione si terrà mercoledì 10 giugno alle ore 18.00 in Napoli, alla libreria Ubik di via Croce 28.

Palasciano sarà tra gli scrittori partecipanti a un dibattito su letteratura e omosessualità mercoledì 27 maggio alle ore 16.00 in Napoli, a Palazzo Corigliano (piazza San Domenico), nell'aula delle Mura Greche.

Palasciano e altri terranno un reading poetico, Liriche di frontiera, mercoledì 20 maggio alle ore 18.00 in Napoli, alla libreria Treves di piazza del Plebiscito.

Per ascoltare in streaming o scaricare nel proprio computer le registrazioni di altri reading palascianeschi (ma, ahinoi, in questi giorni il server là è inservibile!), ci si volga all'indice di Siamo tutti poeti laureati, show in cui esemplarmente si commescono poesia e ludus.

La prossima puntata di Siamo tutti poeti laureati andrà in onda sempre su Radio di Massa mercoledì 20 maggio, ore 15.00; vedi qui.

Quanto ai Ventidue frammenti dal canzoniere in progress che saranno offerti in omaggio al gentile pubblico dell'odierno seminario, qui e qui se ne contempla il retroscena.

13 maggio 2009

Sonetto preludiante a una sonata

Riportiamo, d'un nostro alto accademico, ·la poesia genetliaca dedicata ·a una diletta Socia Ornamentale.


Sonetto
per il compleanno di Adriana

11 maggio 2009


Volevo, o Adriana, scrivert’un sonetto
di compleanno, ma mi si confonde
la mente come mare pieno d’onde;
e naufraga il vascel del mio ’ntelletto.

Tra i relitti galleggia un bel concetto;
peschiamolo e vediam se corrisponde
alla bisogna o può tornare donde
venne, come un malato nel suo letto.

Ahimè! malato è infatti, piú che alato,
quel bel pensier; sarà che ’l raffreddore
pure le Muse m’ha contaminato.

Perciò rinuncerò, con gran dolore,
a spremere ’l sonetto sventurato;
e sia ’l piano a cantarti ’l mïo amore.


9 maggio 2009

«Napoli per le strade» al FNAC il tredici

Mercoledì 13 maggio 2009 alle ore 18.00 si terrà in Napoli al supermercato multimediale FNAC di via Luca Giordano 59 la primissima presentazione dell'accozzaglia di racconti*  Napoli per le strade (Azimut editore) contenente tra l'altro Starobinski alle undici di Marco Palasciano, una narratio brevis – cavata pari pari dal suo diario! – ambientata tra Palazzo Serra di Cassano e le rovine della villa di Lucullo. Proprio con Palasciano, meravigliosamente, si apre il libro.




* L'editore non vuole che la si chiami «antologia»!, :D quindi non sappiamo come altrimenti definirla.

5 maggio 2009

Nemo propheta in Capua, patria linguæ

L'euristica Accademia Palasciania ha poc'anzi appreso la notizia dell' imminente megaevento culturale Capua: il luogo della lingua, allestito dall'Ente Provinciale per il Turismo di Caserta con la direzione artistica di Giuseppe Bellone; il quale gentilissimo architetto e cultural stakeholder si guadagnò già nel 2003 la benemerenza dell'Accademia, per aver consentito la messa in scena della lectura Dantis del Maestro Palasciano (tutto l'Inferno in 18 puntate) a Palazzo Lanza; nel quale e in altri splendidi palazzi, la suddetta kermesse glottotopica avrà luogo nelle quattro giornate dal 21 al 24 maggio 2009, più un'anteprima il 16, svolgendosi così come descritto in www.illuogodellalinguafestival.com.


;) Cogliamo l'occasione e riesumiamo,
per vostro svago ëd erudizione,
un par di nostri vecchi volantini
appunto relativi al buffo vezzo
dei capuani moderni o postmoderni
di trarsi vanto dell'antico Placito,
e ai rischi che può correre chi intenda
ribadire il presunto
primato culturale della nostra
(come dice un cartello di confine)
«Città d'Arte e di Studi»:


Capua, Città di Pose e di Posette
Comunicato dell’Accademia Palasciania, 14 gennaio 2008
SAO KO KELLE TERRE, PER KELLE FINI QUE KI CONTENE, TRENTA ANNI LE POSSETTE PARTE SANCTI BENEDICTI. Notissimo è il Placito Capuano, trascritto nel marzo del 960 innanzi al giudice Arechisi durante la disputa tra Rodelgrimo d’Aquino e i benedettini cassinesi. Notissimo è il suo peso nella storia della lingua italiana.
Ebbene, passando oggi per la ristrutturata piazza Medaglie d’Oro, non si può fare a meno di avvistare una vistosa lapide. Sulla sua candida e tenace pietra è stato bellamente inciso il Placito.
La posa di questa lapide deve aver avuto l’intento di esaltare la Capuanità del Placito, ovvero la Placitità di Capua; cosí che il turista passi, ricordi, e ammiri.
Bello è mettersi in posa, quando lo si meriti. Bella e gloriosa è Capua, e certo se lo merita. Ma un errore ridicolo e tremendo guasta tutto: POSETTE al posto di POSSETTE. Che brividi! Che tonfo! Che figura!
POSETTE! In francese significa pausetta, piccola pausa. La pausa che bisogna prendersi per riprendersi dallo scoperta dello strafalcione!
Poco sarebbe costato controllare meglio lo scalpellino, prima che scalpellasse. Molto costerà, ora, rifare tutta la lapide!
E se non la si vorrà rifare, costerà a Capua vergogna eterna, o perlomeno vergogna durevole quanto la pietra; la pietra in cui si è lasciato si lasciasse questo segno, il segno dell’incuria dei moderni capuani.
Non sappiamo se qualche altra Accademia se ne sia già accorta. Se siamo i primi, ne approfittiamo per metterci in posa.



Capua, Città di Lettere morte
Comunicato dell’Accademia Palasciania, 19 marzo 2008

Con orrore constatiamo che la lapide a piazza Medaglie d’Oro è stata sí acconciata là dov’era da correggere POSETTE in POSSETTE, ma in compenso è stata sconciata là dove un KELLE certamente non era da correggere in KELLI e tuttavia – per eccesso di zelo correttista – la E finale è stata uccisa e l’ha sostituita una I! eppure ve l’avevamo ben ricordato, due volantini fa, il Placito intero: SAO KO KELLE TERRE, PER KELLE FINI QUE KI CONTENE, TRENTA ANNI LE POSSETTE PARTE SANCTI BENEDICTI. Sancti numi benedicti! E cosí ci siamo dicti:

SATURNINO. — Dovremmo scrivere un nuovo articolo, come Accademia Palasciania, sull’iscrizione là. Ma a parte questo, come vi dicevo, dovremmo discutere più radicalmente su quanto quella scelta sia sintomo della scarsa cultura della nostra città. Un’iscrizione che non ha il minimo valore intellettuale, morale, o civile.
MARZIO. — Certo: è Kitsch.
LUNIO. — Non so: in fondo, se non si mette a Capua, dove si mette?
SATURNINO. — Ma non la si mette, semplicemente. Un presunto primato (nella storia della lingua) e basta. [A Marzio] Piuttosto, non si poteva citare – che so – qualche frase dalla celebre memoria pontaniana del tuo pro-pro-prozio?
MARZIO [tentato]. — Mmm, beh, ma lui ha già la lapide al Comune…
SATURNINO. — Comunque, è tutto curioso: la scelta di scrivere, la scelta dell’iscrizione, quella del luogo (per terra)…
MARZIO. — Qui ha làpis la cultúr quand’è ben morta*.
LUNIO. — Eh?
SATURNINO [ride]. — Ah ah!… [Serio] Mi piacerebbe sapere se quegli imbellisci-ville della Giunta hanno ritenuto di doversi rivolgere a qualche figura – dal loro punto di vista – attendibile, culturalmente: uno di quegli eruditi organici, come il prof. de Neptuniis, a esempio; oppure hanno scelto a capoccia loro.
LUNIO. — Infatti vorrei dire: «La prossima volta chiamate a consulenza l’Accademia Palasciania! ’o ffacimmo a ggratísse!».
SATURNINO. — Comunque, la questione è veniale, ma fino a un certo punto, perché tradisce un metodo da ignoranti belli e buoni.
MARZIO. — E sí: io sarò pure contro il Metodo, feyerabendosamente, ma il troppo stroppia. Difatti ci hanno già stroppiato il Placito.


:D Non stupisce che, dopo tutto ciò, nessuno dell'EPT si sia sognato di invitare l'Accademia Palasciania a partecipare a Capua: il luogo della lingua!, nemmeno nell'umile ed agnellina persona del nostro Maestro, che eppure è l'unico genio attestato di tutto il territorio dell'ager capuanus per ciò che concerne gli aspetti letterario, linguistico e ludolinguistico (almeno). Ma intanto, divertiamoci ad annotare alcune occasioni perdute, nell'àmbito del detto megaevento:

21 maggio (compleanno di Marco Palasciano).  A Palazzo Lanza verrà presentato il poeta minore Elio Pecora, extracapuano (qui una sua divertente stroncatura), anziché il poeta Marco Palasciano, capuano.

22 maggio.  A Palazzo Lanza si terrà un reading della sopravvalutata attrice Iaia Forte, extracapuana (vabbè: dal Pecora in avanti son tutti extracapuani), anziché del lector (in Milano apprezzatissimo) Marco Palasciano. E al liceo Pizzi si presenterà la scrittrice minore Loredana Frescura, anziché lo scrittore Marco Palasciano (che però lo stesso giorno, casualmente, si consolerà tenendo un seminario alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli Federico II**).

23 maggio. Alla chiesa dei santi Rufo & Carponio si celebrerà il centenario della morte di Giuseppe Martucci con una lectura di lettere del compositore da parte di Angelo Callipo, anziché con la messa in scena della pièce di Marco Palasciano dedicata a Martucci, per 8 attori, facente parte del trittico teatrale Tra forti e pianoforti; o quantomeno l'analogo monologo facente parte del polittico Le strade e le storie di Capua (commissionato al Palasciano, nel 2005, dal Bellone stesso). La sera inoltre si terrà a Palazzo Lanza un concerto di Paola Turci anziché di Marco Palasciano, il più grande improvvisatore pianistico autodidatta non-jazz della storia del mondo occidentale.

24 maggio. Verranno rappresentate, negli spazi magnifici (e di rado – colpa dei militari – aperti al pubblico***) del Castello di Carlo V, alcune scene di teatro storico capuano opera del drammaturgo Marco Palasciano anziché... no, aspettate!!! il Palasciano, infine, dunque c'è??? oops... ehm... bene. Bravo, bravo il Bellone! (Speriamo solo che l'attore incaricato di interpretare la figura di Ferdinando Palasciano – se è il solito
****, e se il pezzo non si taglia – si decida ad usare, diversamente che le volte scorse, il testo definitivo, anziché la versione con errori; che l'autore emendò nello scritto, e vorrebbe giustamente vedere emendati anche nell'orale. Sennò, sarà la volta buona che il Palasciano vivente, se non quello defunto nel 1891, si rivolterà; o nella tomba, o lì al castello, innanzi a tutti, con scenata grande.) Che altro dire? speriamo che tra le case editrici campane alla mostra-mercato nel chiostro dell'Annunziata sia presente la Lavieri, altrimenti è un peccato; e tutti all'inferno! Amen. ;)



* Cfr. Inf. XX, 28: «Qui vive la pietà quand'è ben morta».

** Aggiornamento: il seminario è stato anticipato al 15 maggio, ore 15.00, sempre nell'Aula Magna della facoltà di Lettere e Filosofia, via Porta di Massa 1.

*** Prenotazione obbligatoria. Contattare o il 339.5725909, o il tel./fax 0823.622924, o l'indirizzo info@illuogodellalinguafestival.com. Orari degli spettacoli: 10.00, 11.15, 12.30.


**** Aggiornamento: no, un attore nuovo.

Tremila anni per arrivare a questo!

«Dio non gioca a dadi!», brontolava (ma retoricamente, essendo ateo) Einstein, avverso all'interpretazione probabilistica della fisica quantistica; probabilmente sbagliava; in ogni caso, se Dio o il Caso vuole, questo mercoledì 6 maggio alle ore 15.00 andrà in onda su Radio di Massa Dio non gioca a dadi... io sì!, la XII puntata dello show Siamo tutti poeti laureati. Per ascoltarla non dovete fare altro che, a quell'ora, comodamente assisi presso il vostro computer, cliccare qui, come al solito (e, dal giorno dopo, la registrazione sarà disponibile qui!). Questo che segue è il titolo completo:


Dio non gioca a dadi... io sì!
ovvero
Tra Spencer e Terenzio,
inconoscibile e contaminatio
*:
letterature comparate a caso,
contaminando tutto
senza conoscer nulla.

Nuovo giuoco dell'oca ma stavolta
in giro per il mondo e per i secoli,
Berardinelli guida panoramica.


E sì! tornano i dadi, già usati nella XI puntata; là con Dante, qua con tutti. Piglieremo il volume di Alfonso Berardinelli Cento poeti. Itinerari di poesia (1991); e dal lancio di tre dadi (il cui risultato verrà letto in codice senario, e tosto convertito in decimale), ricaveremo il poeta di turno, intorno al quale ronzeremo un poco; per poi passare a un altro, e a un altro ancora, girando tutte le epoche e i paesi; dal X sec. a.e.v. fino alla fine del Secolo breve; saltando avanti e indietro, a destra e a manca, in alto e in basso, in anà e in katà.


Ma chi c'è in questa puntata,
a far radio sì radiosa?
Palasciano senza dubbio,
Iavarone dubbio un po'**
(ché uno stinco si schiantò,
calcettando; ahi, l'alta bua!);
e, cerniera a tanto duo,
una donna misteriosa:
la magnifica Margot!




ERRATA CORRIGE. Distrattamente Palasciano, a un punto, chiamerà «settenari» dei senari!, trattando di Machado. E altrove confonderà, accennando alla scenetta di Campana e Soffici d'una vecchia puntata, la I guerra mondiale con la II.


* Il filosofo inglese Herbert Spencer (1820-1903) «annuncia la relatività» – wow! einsteniano, no? – «della conoscenza, la quale prosegue per generalizzazioni e relazioni tra i fatti senza poter mai giungere al principio unitario alla base di tutto ciò. Esso è pertanto l'Inconoscibile, fondamento metafisico di ogni realtà empirica» (Wikipedia). Il commediografo latino Terenzio (ca. 190-159 a.e.v.) praticava la tecnica della contaminatio (noi, più semplicemente, contamineremo la filologia con la goliardia; e i fatti dei poeti coi fatti nostri). Naturalmente Spencer e Terenzio si sono infilati nel titolo solo perché i loro nomi evocano quelli di Bud Spencer e Terence Hill, protagonisti del film Dio perdona... io no! (1967); ma né questi né quelli sono realmente pertinenti, infine, dato che tratteremo di poesia, non di filosofia né teatro o cinema.

** Difatti, non verrà.

4 maggio 2009

Trattatello ortografico incompiuto

Circa un mese fa, il Maestro Palasciano prese ad abbozzare – fresco di calda disputa sui tipografi più e meno raffazzoni – un trattatello sui trattini e i trattoni; poi si scocciò, e lasciò perdere; ma, quasi quasi, ;) adesso vi appioppiamo l'incompiuto!: magari tornerà utile a qualcuno.




Tratti, trattini e virgolette
di Marco Palasciano


1. I tre tipi di tratto.

Devono chiaramente distinguersi tre tipi di tratto: il tratto breve o trattino (-), il tratto medio (–), il tratto lungo (—).

Il breve serve, principalmente, come trait d’union e per gli a capo spezzaparole.

Il medio vale come la virgola, principalmente a delimitare gli incisi.

Il lungo serve esclusivamente per segnalare il passaggio dal discorso diretto all’indiretto e viceversa.

È tollerabile l’utilizzo del tratto medio in luogo del tratto lungo, ma esclusivamente nel caso che in tutto il corpus considerato non sia mai utilizzato negli incisi.

Non è tollerabile l’utilizzo del tratto breve in luogo del medio o del lungo, né l’utilizzo del tratto lungo in luogo del breve e del medio.



2. La resa del discorso diretto.

Ogni scrittore deve essere libero di adottare all’interno del proprio corpus letterario – o di una sua parte – il metodo che preferisca, a distinguere il discorso diretto dall’indiretto; e il detto dal pensato; e gli incisi, anche nidificati; e le approssimazioni; e le sovrappesature; purché tutto abbia logica e coerenza, e niente sia impossibile da intendere.

Facciamo quattro esempi, tutti validi (per quanto il quarto sia “strano”) (e il terzo sia da avari delle virgolette tedesche, « ») (e nel secondo si abbia, nella chiusa, il contatto tra virgoletta monocefala e virgoletta bicefala, la confusione delle quali in un’unica mostruosissima virgoletta tricefala si evita introducendo un mezzo spazio):

D’improvviso Giosuè la vide entrare, il volto ardente di letizia. — Ciao, — disse Eulalia— ho parlato alla mamma* – tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida” – e credo però d’averla convinta. — Nel contempo pensava: «Speriamo! mi ha detto “No” e poi “Forse”».

D’improvviso Giosuè la vide entrare, il volto ardente di letizia. «Ciao», disse Eulalia, «ho parlato alla mamma – tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida” – e credo però d’averla convinta». Nel contempo pensava: “Speriamo! mi ha detto ‘No’ e poi ‘Forse’ ”.

D’improvviso Giosuè la vide entrare, il volto ardente di letizia. “Ciao”, disse Eulalia, “ho parlato alla mamma – tu sai quanto è, per cosí dire, ‘rigida’ – e credo però d’averla convinta”. Nel contempo pensava: ‘Speriamo! mi ha detto No e poi Forse’.

D’improvviso Giosuè la vide entrare, il volto ardente di letizia. Ciao, disse Eulalia, ho parlato alla mamma – tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida” – e credo però d’averla convinta. Nel contempo pensava: Speriamo! mi ha detto No e poi Forse.

Si noti che la virgola dopo Ciao nel primo esempio è una, ed è interna al discorso diretto, mentre nel secondo e terzo esempio è duplicata in due, ambo esterne: perché la virgoletta ha un verso, e vale come parte dell’involucro del discorso diretto; mentre il tratto è un segno avergente, che vale come un pulsante switch.



3. Incisi e subincisi.

Un inciso isolato (non nidificato) può essere delimitato, indifferentemente, da due parentesi o due virgole o due tratti medi.

In una frase che contenga piú di un inciso, i tratti medi non possono essere utilizzati per delimitarne piú di uno, a meno che tra l’uno e l’altro degli incisi delimitati da tratti medi (i.d.t.m.) non sia piazzato almeno un inciso delimitato da parentesi – o che la frase sia talmente lunga, e i due o piú i.d.t.m. siano talmente brevi e distanziati, che il lettore non ne venga confuso piú di quanto ne verrebbe se la frase contenesse un solo i.d.t.m.

Per delimitare un subinciso è preferibile non usare lo stesso tipo di segno grafico usato per delimitare l’inciso in cui si annida. Sull’inciso di poc’anzi sono preferibili le sei seguenti variazioni:


– tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida” –
– tu sai quanto è (per cosí dire) “rigida” –
, tu sai quanto è – per cosí dire – “rigida”,
, tu sai quanto è (per cosí dire) “rigida”,
(tu sai quanto è – per cosí dire – “rigida”)
(tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida”)

Le parentesi nidificate sono meglio accettabili se quelle del subinciso passano da tonde a quadrate (e, nel caso di un sub-subinciso, a graffe):


(tu sai quanto è [per cosí dire] “rigida”)

Accettabile, entro limiti ragionevoli, la nidificazione a tutte virgole:


, tu sai quanto è, per cosí dire, “rigida”,

Se la nidificazione è abbastanza serrata e il senso è abbastanza comprensibile, è accettabile anche il tipo a tutti tratti:


– tu sai quanto è – per cosí dire – “rigida” –

[Qui si interrompe il testo.]


* Giosuè, Eulalia, la mamma: odi la celebre canzone del 1947 di Neda, Nisi, Olivieri! :D