27 gennaio 2010

Tra omofobia nazista e vaticana


Divisa di un deportato nei lager nazisti. Il triangolo rosa era il contrassegno per i "colpevoli" di omosessualità.

Almeno un pensierino è d'obbligo oggi, Giornata della Memoria, rivolgerlo al tema delle persecuzioni razziali, sessuali e ideologiche, che non sono certo finite con la fine della Seconda guerra mondiale (1945), né iniziate con l'inizio del pontificato di Adolf  Hitler (1933), e il germe delle quali anzi s'annida subdolamente fin in quelle nazioni che pretendono d'ergersi in qualche modo e misura a guida o esempio del cosiddetto mondo civilizzato.

E ci viene in mente ovviamente l'Italia, schiava del Vaticano (cosa banale a dirsi; ma che altro si dovrebbe dire?) per ciò che concerne la politica – impeciatissima del cattolicume più retrivo, gravido e graveolente – relativa al trattamento degli omosessuali; ai quali ancor si nega, quanto a coppie, il minimo riconoscimento civile: cosicché, se hai il compagno in ospedale, ti è vietato fargli visita, non essendo parente carnale, e alla tua morte devi lasciare tutto al cugino di infimo grado ma non lo puoi all'amore di una vita. Spietatezze inaccettabili, e di fatto inaccettate in altri paesi, forse meno ricchi di siti archeologici e bellezze paesaggistiche rispetto all'Italia ma innegabilmente più civili. Risalgono solo a pochi giorni fa, e non al XIV sec. come potrebbe sembrare dal tono, le dichiarazioni esemplari* del vescovo emerito di Grosseto ritratto nell'eloquente foto qui a sinistra, monsignor Giacomo Babini, a proposito dell'omosessualità: «vizio contro natura», «orribile difetto», «pratica aberrante», «mi fa ribrezzo parlare di queste cose», «guai al padre che non corregge suo figlio», ecc.

La stessa Chiesa cattolica, d'altro canto, si sbatte assai per la causa degli immigrati et similes, pare, il che in teoria dovrebbe farle onore; ma tale onore è azzerato dall'antionore della sua squallida battaglia contro l'amore omosessuale, amore eppure così caro al cielo – checché gli intonacati** dicano e maledicano.

Insomma, cogliamo l'occasione per rivolgere un messaggio ai preti attivi contro l'oppressione degli extracomunitari e in altri campi benefici, dicendo loro: SPRETATEVI. Potete fare il bene anche stando fuori della Chiesa. Tanti lo fanno. Amen.

E ora – tornando al tema non della guerra fredda tra autoritarismi e omosessualità, ma di quella calda – vedetevi il film Bent, o un qualsiasi altro film sull'argomento, se ne avete voglia e siete liberi dal lavoro; e buona memoria a tutti.




* Vedi anche Se la Chiesa oscureggia, noi lumiamo, dove si riportano le altrettanto esemplari dichiarazioni del cardinal Javier Lonzano Barragan. A proposito di lager e memoria, poi, e del suo opposto che è il negazionismo, vedi Nel precipizio tra latino e oro, sul vescovo Richard Williamson.

** Meravigliosa anfibolìa, nevvero? «intonacati» vale sia «vestiti con la tonaca» sia «[sepolcri] imbiancati», ovvero «scribi e farisei ipocriti», a cui lo stesso Cristo si rivolge in Mt 23.

25 gennaio 2010

Palasciano da 80 metri quadri

Ed ecco qualche foto (di 80 mq e EcoNote.it) a documento della dianzi annunciata presentazione del 24 gennaio a Calvi Risorta, dove l'ospitalità calorosa dei giovani attivisti della Piccola Libreria 80 mq ha largamente compensato il clima esterno, molto simile a quello dell'Antartide.




Prologo.




Marco Palasciano dà lettura del suo racconto I boschi ombrosi e l'arte dell'oblio.



Intervento di Vincenzo Cenname, sindaco di Camigliano.


Simona Bassano di Tufillo e Marco Palasciano durante l'intervento di Cenname.


Intervento di Marianna Sansone.


Simona Bassano di Tufillo esibisce una vignetta fresca.



La Piccola Libreria 80 mq ha poi scritto al Maestro Palasciano, alla Marchesa di Tufillo, al Sindaco di Camigliano e all'EcoNotaia Sansone la seguente gentilissima lettera:

[...] Siamo stati felicissimi di come si è svolta la presentazione di ieri; avervi conosciuto è stato un onore oltre che ovviamente un piacere. Siete delle persone uniche (e sottolineo uniche) che ci fate ben sperare di poter crescere tanto anche noi e avere le capacità di proporre un’alternativa credibile e concreta (qui dovrei specificare alternativa a cosa, ma in realtà c’è bisogno di un’alternativa, praticamente, a tutto). Abbiamo avuto molti complimenti e il merito è soprattutto vostro. Speriamo di poter lavorare ancora insieme [...].

20 gennaio 2010

Calvi Risorta e i «Boschi» palasciànii

Domenica prossima, 24 gennaio 2010, il nostro poliartistico Presidente – Marco Palasciano, ça va sans dire – darà attorialissima lectura del suo saggio-racconto I boschi ombrosi e l'arte del'oblio durante un polimorfo ma non perverso evento che avrà inizio alle ore 18.00, in Calvi Risorta (CE), presso la Piccola Libreria 80 mq, in viale Indipendenza 61.

Che evento? la presentazione del libro di vignette che Simona Bassano di Tufillo – nostra nobilissima Socia Ornamentale lodevolmente attiva, tra l'altro, nella lotta alla disinformazione in tema ambientàle – ha dedicato alla questione della cosiddetta emergenza rifiuti: Star Trash. Sacchetti in mondovisione, ed. Lavieri. Per l'occasione si inaugurerà nella libreria nana una mostra di gigantografie d'alcune delle vignette suddette. E qualcuna novissima, seduta stante, ne creerà l'artista, armata di cartoni e pennarelli.

Di Star Trash la postfazione, Il cielo stellato ncopp' 'a munnezza, è del Maestro Palasciano, ancóra;  il quale ha però in séguito abiurato sia allo stile sia al tono di quel testo (da cui, intanto, ebbe a ricavar la lirica Visita a una discarica illegale di ceneri tossiche nella campagna tra Napoli e Caserta, edita infine nel volume collettaneo Mundus. Poesie per un'etica del rifiuto, ed. Valtrend): ecco perché domenica darà lectura non del Cielo stellato, bensì dei Boschi ombrosi, ch'è un'operetta assai più raffinata.



Interverranno inoltre all'evento calvinorisortense Marianna Sansone, curatrice del sito EcoNote.it, e Vincenzo Cenname, sindaco di Camigliano, città dal comportamento particolarmente virtuoso in àmbito rifiutìl-smaltimentale, per la qual cosa è stata premïata.


Qualche foto della lectura Dantis

Come promesso, ecco altre sette foto di Orfeo Soldati a documento dell'evento Marco Palasciano legge Dante (e forse altro) tenutosi in Avellino, presso la libreria L'angolo delle storie, il 18 gennaio 2010.














   


19 gennaio 2010

Lectura Dantis ieri ad Avellino

Questo l'odierno status in fèisbuc del nostro umile e umido (di lacrime) (gratulatorie) Presidente:



Marco Palasciano onorato ed estasiato dall'accoglienza di Avellino, tale che mai ne ebbi uguale in altri luoghi. La libreria affollata, tutti pazzi per Dante, doni meravigliosi, pizze a sbafo, tant'umano calor che il cor si cosse. Città meravigliosa, alate anime!

La libreria citata è L'angolo delle storie, sita in via Fosso S. Lucia 6 e specializzata in libri per bambini e ragazzi, fra le cui belle pareti colorate ieri – lunedì 18 gennaio 2010 – all'incirca dalle 17.45 alle 19.45 si è tenuto il convegno-spettacolo Marco Palasciano legge Dante (e forse altro), replica – con lievi aggiustamenti – dell'omonimo evento tenutosi in Milano, al Teatro Mohole, il 22 e 23 novembre 2008*.
Hanno così avuto inizio ufficialmente le attività pubbliche dell'Accademia Palasciania per il 2010.

A introdurre l'eccentrico dantista sono state due professoresse gentilissime: la poetessa Viola Amarelli, promotrice di questo memorabile esordio palascianesco nell'avellinate, e la libraia, Lia Tino, la qualità della cui accoglienza crediamo abbia superato in splendore quella incontrata in tutti i precedenti templi letterari ove l'Accademia Palasciania sia stata invitata a dar lecturæ Dantis.

Tra l'altro al Presidente è stato fatto dono, in premio dei suoi pregi poliartistici, d'un pregiato artistico volume su Gesualdo da Venosa (1566-1613); e gli accademici locali hanno offerto all'intera delegazione capuana sia la merenda** sia la cena.



Quel che segue è il programma dell'evento, quale s'è realizzato. (La presenza di minori e d'anziane dame dal cuore fragile ha sconsigliata all'artista la messa in scena, verso il finale, della famigerata variazione IX da Storia di un umanesimo negato, «Osre, vìnulo!»; ch'è stata però poi recuperata in sede ristorantizia.)


Dante, Inferno
• Canto I
• Frammento dal canto V (Paolo e Francesca)
• Frammento dal canto VIII (Filippo Argenti)
• Canto XXX con tagli interni


Palasciano, Incipit per una commedia
ovvero Parafrasi personalizzata della prima terzina dell'
Inferno di Dante

Palasciano, Storia di un umanesimo negato
ovvero Un sonetto ed i suoi anagrammi

• Sonetto «"In principio..." o forse è tutto un nastro»
• Variazione III. «Nel medium del cammin di nostra vita»

Dante, Inferno
• Canto XXXII con tagli interni
• Frammento dal canto XXXIII (Ugolino)

Resta a dirsi che il commento palascianesco alla Commedia
ha assunto risvolti cabarettistici da brivido (anche per divertire i bimbi presenti). Quanto allo stile della recita, e alla forma dei testi extradanteschi, si veda – risparmiam così il riscriverne – l'annuncio della prima milanese:


Il Teatro Mohole è lieto di ospitare Marco Palasciano con la sua lettura iper-polistilistica della Commedia di Dante: da Disney a Bene passando per la tragedia greca e la sceneggiata napoletana. Palasciano non raffigurerà un Dante che narri l’avventura sua come fresco reduce dalla visio Dei, ma che la viva nel momento stesso del narrarne, sporco d’umano pathos ancora tutto da purgare. Intorno, i bofónchi dei mostri, i melismi stravinskiani dei diavoli, i pispigli degli ipocriti, l’eco dell’urlo d’Ecuba; e Francesca che, quieta sospirando, intorno a sé sospende la bufera infernale, col suo racconto, come noi speriamo che quest’ora d’altissima poesia e umile svago sia isola a isolarvi dal gran mare di guai che ognuno ha intorno. In ogni caso, dimenticate Benigni.

«Marco Palasciano regala ore di limpido o torbido piacere musicale, concettuale, passionale e trascendentale. Nell’acrobatismo palascianesco delle forme e degli stili, la contemporaneità si ibrida di continuo con i fantasmi della tradizione classica. Come poeta, Palasciano riesce nel miracolo di dare nuova freschezza a materiali che, in mano altrui, saprebbero di muffo, tra procedimenti di sintesi geometrica delle idee, e altri piú misteriosi; né manca, ovviamente, la ludolinguistica; ma i vincoli formali non inficiano mai il contenuto, che resta alto-poetico, con punte filosofiche di lacerante dolcezza (e, in compenso, acri sprofondi osceni). Come attore, basti ora dire che non è per nulla accademico, benché presidente di un’Accademia» (E.B.).

Nel prossimo post inseriremo altre sette fotografie, di Orfeo Soldati (al pari delle tre di poco fa), a documento della messa in scena.



* In quell'occasione il ruolo promotorio fu di Edgardo Bellini, e l'accoglitorio di Cosimo Lupo.

** Essendo il Maestro Palasciano a dieta di frutta e ortaggi e poc'altro, per merenda si è contentato – nella Domus Amarellia, ov'anche deliziocci al pianoforte – di due carote: che prima di mangiarsi, aneddotiamo, ha usate a mo' di zanne posticce («Non resisto! Devo farlo!»), impersonando il carrolliano Tricheco di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, di quello recitando a memoria un po' del discorsetto che tenne alle Ostrichette sventurate.

17 gennaio 2010

Un monorìmo a irridere gli ignavi

MARCO PALASCIANO

FILASTROCCA DELLA NOTA
CASALINGA DI VOGHERA


17 gennaio 2010



Esempio di esoftalmo.

Casalinga di Voghera,
sei ormai giunta alla tua sera.

Casalinga di Voghera,
s’apre nuova e più alta èra.

Casalinga di Voghera,
non ti vale la preghiera.

Casalinga di Voghera,
già l’oracolo s’avvera.

Casalinga di Voghera,
secca è ormai l’acquasantiera.

Casalinga di Voghera,
mira in sú che ardente sfera!

Casalinga di Voghera,
la Ragione avanza fiera.

Casalinga di Voghera,
il suo carro t’impensiera?

Casalinga di Voghera,
spera in essa oppur dispera.

Casalinga di Voghera,
che tu intenda, o che tu pèra!

Casalinga di Voghera,
la tua vita non è vera.

Casalinga di Voghera,
tu ti credi pura e austera?

Casalinga di Voghera,
sei già cicca in ceneriera.

Casalinga di Voghera,
che esoftalmo e rossa sclera!

Casalinga di Voghera,
di te ride quel di Abdera.

Casalinga di Voghera,
s’avvicina la bufera.

Casalinga di Voghera,
spazzerà via ogni chimera.

Casalinga di Voghera,
ahi, per te la vedo nera.

Casalinga di Voghera,
fuggi via di gran carriera.

Casalinga di Voghera,
lascia andar la bomboniera.

Casalinga di Voghera,
è scoppiata la caldera.

Casalinga di Voghera,
già è bruciata ogni bandiera.

Casalinga di Voghera,
Dio si scioglie come cera.

Casalinga di Voghera,
tanto il vero Dio non era.

Casalinga di Voghera,
crolla Maya menzognera.

Casalinga di Voghera,
il tuo mondo è una galera.

Casalinga di Voghera,
sei di fronte a una specchiera.

Casalinga di Voghera,
non sei meglio di un’etera.

Casalinga di Voghera,
né d’un viado in canottiera.

Casalinga di Voghera,
mai in amor fosti sincera.

Casalinga di Voghera,
la tua fede fu maniera.

Casalinga di Voghera,
la poesia ti fu straniera.

Casalinga di Voghera,
questa è l’anima tua aptera.

Casalinga di Voghera,
non ti resta che la Chera.

Casalinga di Voghera,
tu, l’abisso e la scogliera.

Casalinga di Voghera,
salti giú e tutto s’azzera.

Casalinga di Voghera,
ti sei rotta tutta intera.

Casalinga di Voghera,
l’aria intorno a te s’annera.

Casalinga di Voghera,
splende altrove la lumiera.

Casalinga di Voghera,
splende ai figli di Citera.

Casalinga di Voghera,
tu appartieni a un’altra schiera.

Casalinga di Voghera,
va’, catena alla gorgiera!

Casalinga di Voghera,
d’Acheronte alla riviera!



pèra: perisca.
quel di Abdèra
: Democrito.
Maya: il velo d'illusione che impedisce la conoscenza del mondo reale (secondo l'induismo).
aptèra: àptera, priva di ali.
la Chera: morire. Àtropo è quella delle tre Chere (o Moire, o Parche) che recide il filo della vita (secondo la mitologia greco-romana).
lumiera: luce.
gorgiera: gola.

14 gennaio 2010

[Commenti a «Diciamo basta alla poesia mediocre»]

#1  14 Gennaio 2010 - 11:01
Si dovrebbero costituire dei bei tribunali per valutare i poeti e le poesie. Stabilire le regole di quello che è poesia e di cosa si deve scrivere. Chi si ribella lo mandiamo in Siberia o a Guantanamo.... sarei curioso di sapere chi decide chi e come si possono stabilire i Degni di presiedere l'assise.
Non sarebbe più utile puntare sul recupero dei cervelli e su una maggiore educazione al bello? I dilettanti, come li chiamate voi, sparirebbero o saprebbero giudicare il pubblicabile dal non pubblicabile (ma con un giudizio esclusivamente loro). E poi, detto tra noi, perchè sarebbe un problema  questa invasione di pessimi poeti? Basta non leggerli, cestinare le loro mail e ignorare i loro blog.

Uno che non è due

utente anonimo

#2  15 Gennaio 2010 - 01:23
Niente è più brutto di una brutta poesia, la cui bruttezza offende le Muse, gli dèi, e l'universo intero. Oh se fosse possibile davvero mandar tutti i poetastri, nonché i romanzierucoli e i mal teatranti, in una loro ben chiusa riserva, siberiana o sibaritica che sia!

L'educazione al bello noi la facciamo pure; gli è che i più non vogliono essere educati; e allora, ci conceda che li sbeffeggiamo come meritano, coloro che POCO LEGGONO E MOLTO SCRIVONO.

Scrivano pure, infine, ma se si arrischiano a PUBBLICARE non si lagnino poi se li si viene a CRITICARE. E se una giusta critica li spinge a meditare di più e a pubblicare di meno, benissimo.

Scoraggiare chi aspira a poetare è molto meglio che incoraggiare, creda!

Uno che si fa in quattro
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#3  15 Gennaio 2010 - 09:51
Resta il problema di chi comporrà il tribunale e chi stabilirà il metro di giudizio e darà l'educazione. Il problema non è nuovo eppure si è continuato a scrivere bene e molto, attenti a non diventare spregiatori della umana specie.

Monsieur, cette matière est toujours délicate,
Et, sur le bel esprit, nous aimons qu'on nous flatte:
Mais un jour, à quelqu'un, dont je tairai le nom,
Je disais, en voyant des vers de sa façon, - Qu'il faut qu'un galant homme ait toujours grand empire
Sur les démangeaisons qui nous prennent d'écrire;
Qu'il doit tenir la bride aux grands empressements
Qu'on a de faire éclat de tels amusements;
Et que, par la chaleur de montrer ses ouvrages, - On s'expose à jouer de mauvais personnages.


Uno che non è due

utente anonimo

#4  15 Gennaio 2010 - 19:37
Il vero problema, gentile signore, è: perché ella rimane anonimo? e perché si firma «Uno che non è due»? tutti gli spettatori se lo domandano; tutto il resto è noia.
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#5  15 Gennaio 2010 - 22:06
O bella, gentil messere, la sua domanda mi prende alla sprovvista. Perchè resto anonimo? Anonimo non sono come puo' notare, dato che in calce ad ogni mio messaggio pongo un nome, pur composito, ma sempre di nome si tratta. Questo le è da risposta anche alla seconda cortese interrogazione, mi firmo uno che non è due perchè tale è il mio nome. Davvero mi pare strano come non si avveda di aver posto due volte lo stesso quesito. Sul fatto che possa darle noia quanto le ho detto molto me ne dispiaccio, allor farò  cosa a lei e ai suoi gradita se cesso d'un tratto e taccio. Come vede ho risposto ad entrambe le sue domande, tanto più che ci è voluto poco, peccato che questo rispondere, a quel che vedo, non è recipròco -perdoni l'infantil gioco-.
La saluto cordialmente, adieu

Uno che non è due

utente anonimo

#6  16 Gennaio 2010 - 12:22
Anonimo ella è, poiché per ònoma intendo il nome autentico, quello depositato all'ufficio anagrafico, e non c'è; e la domanda non è una, ma sono due, poiché una cosa è domandare perché la porta è stata sverniciata, e un'altra è domandare perché è stata verniciata di giallo.
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#7  20 Gennaio 2010 - 18:11
Ossignur che non è due, Palascian che ti fai in quattro, non indarno voi deste qui li numeri: che bella idea m'avete, infatti, data! ora corro a creare, in facebook, il Gioco del Tribunale dei Poeti... :-)

Legatore

utente anonimo [Legatore]

#8  06 Febbraio 2010 - 02:50
Veggio ben messeri gentilii ch'obliato avete  la real quistione  per dare vita ad una tenzone. Ma la cosa non è par'a  ren, però che notavo ch'anco  cotesti versi nell'etere fluttuanti dimostrazion son dell'arguto spirto di chi poetar sa.  Et sì 'l noterà 'l minuto che vi si imbatterà... (Portato m'avete a rimembranze di quando s'isfidavano due grandi: Orlandi e Cavalcanti...) Un Viandante Notturno. Vale.

utente anonimo

#9  07 Febbraio 2010 - 16:07
Le domande filosofiche non sono fatte per avere una risposta, ma per essere abitate.
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#10  23 Febbraio 2010 - 03:00
Corpo di mille bombole d'ossigeno culturale! andate a vedere un po' che rissa da osteria s'è scatenata, qua, per via del Tribunale dei Poeti voluto dal nostro tenero Legatore!...
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#11  24 Gennaio 2011 - 18:32
A passeggio
con il marketing scemo
nei templi della cultura
contempla la moltitudine,
temporeggia,
questo presunto colto
diffuso
prolisso centellinare
il nulla nel dire
che pattina nella noia
e toglie il sorriso alle fanciulle.
Utente: enricodignani Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. enricodignani