20 gennaio 2009

Su «è affettata che piú non si potria» [Commenti a «Sui poeti pseudòpteri (epigramma)»]

#1  20 Gennaio 2009 - 19:52
(Si è risparmiato l'abusato gioco
poetare/petare.)
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#2  21 Gennaio 2009 - 02:16
basta! :)))))
stai sempre a giocare :))))


gj
Utente: carrino Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. carrino

#3  21 Gennaio 2009 - 19:06
Non è vero! :) faccio anche cose serie.
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#4  02 Ottobre 2009 - 00:04
tecnicamente, l'ultimo verso non è un endecasillabo..
utente anonimo

#5  02 Ottobre 2009 - 22:55
Cosa, cosa? «Tecnicamente, l'ultimo verso non è un endecasillabo»!? Oh che astronomica castroneria è mai questa? :D

Gli è endecasillabo, gli è endecasillabissimo; inforchi il pince-nez e miri meglio. O forse ella non sa contare? La decima sillaba ospita l'ultimo accento, si è in pienissima norma. Non c'è altro da dire: conti, conti.

eaf fet tà ta che più non si po trì a
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#6  03 Ottobre 2009 - 08:34
L'umanista impedito - leggi: in piedi
Sopra i suoi diti - innanzi a un regolato
Verso, resta di regola spiazzato:
Per quanto sian gli accenti in giuste sedi,
Né alcuno ecceder pare,
Messo com'è non può, ahilui, contare.
utente anonimo [Anfiosso]

#7  04 Ottobre 2009 - 01:11
la sinalefe tra la E copula e la A è a dir poco orrenda, nonché palesemente arraffazzonata nella sua disperata ricerca di un incontro vocalico le desse ragione e, e mi pare sia tutto, presumerebbe un accento forte in III che è un'offesa alla metrica classica.. se poi si gioca ai crepuscolari improvvisati (per non ammettere d'essere stati ingannati da una cesura) è un altro discorso..
utente anonimo

#8  04 Ottobre 2009 - 04:01
Ahi quante, al mondo, pulci con la tosse!
Quanti pedanti fastidiosi e vani!
Sinalefe, azz, «orrenda»? ma mi faccia
il piacere, io sono un musicista.

E lei? vorrei sapere che l'ha spinta
a far quel primo inutile commento,
quando potevan farsene mill'altri
molto più interessanti e divertenti;
e che altro la spinga a denigrare
noialtri che «ingannati» ella suppone
«da una cesura», come non sapessimo
contare!, noi che siamo dell'Italia,
dell'Europa e del mondo l'Accademia
con i migliori endecasillabisti.

Crepuscolari a noi? noi siamo l'alba!
Smetta il farci il solletico, e piuttosto
si conti i suoi puntini sospensivi,
che sono due e dovrebbero esser tre.
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#9  04 Ottobre 2009 - 04:04
Scordai di ringraziar l'alato Anfiosso,
che s'altri va alla pelle lui va all'osso.
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#10  04 Ottobre 2009 - 18:27
ad rem e non ad quem andrebber spesi
discorsi che ignorando la diamesi
traballano sui punti sì sospesi
come gli undici piedi disattesi
da accento in terza che no, non puotesi
miglior d'Europa, Australia o canadesi?
vanagloriarsi lascia stare illesi
gli appunti miei, gli strali e le mie tesi
che avesse kappa, crasi o anche tmesi
o invece paroloni gonfi e obesi
comunque vi sputtana ignari blesi
ipermetro il vostro verso è? sì
utente anonimo

#11  05 Ottobre 2009 - 01:15
No. Quella che in sí mala fede credi
supposta a posteriori, è sinalefe
spontanea; chiur’ ’u cess’. Azz’, óh! La réfe
perinëal ci hai rotto. O rafe. E cedi!

Chìnati meglio sopra i nostri piedi:
sono ündici (to’, üna dialefe,
anzi due; e siamo filosinalefe!).
O, accecato dall’hybris, nulla vedi?

Né sai sonar («puotèsi»? urgh...), né la musica
sai ’ntendere del nostro blogzoniere.
Né noi ’ntendiam perché tant’è ipoacusica

Sua S’ignòra-chi-sia, ch’a ogni commento
che esala – ebbra di sterile sapere –
fa di sé, e non di noi, sputtanamento.
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#12  05 Ottobre 2009 - 06:25
Sono un altro Anonimo, salve; e davanti all'accusa che l'Anonimo pedante rivolge al Palasciano (o all'«ebbro accademico» che lo sostituisce quando c’è da fare bassa goliardia), di avere potuto farsi scappare nientemeno che un ipermetro, io non posso reprimere un cachinno enorme.

Scusatemi. Ma chiunque conosca il Maestro Palasciano sa bene, a esempio, come egli sia capace di parlare per mezz'ore filate in endecasillabi perfetti, con proprietà e prontezza allucinanti; e addirittura di improvvisare sonetti interi, in sonorità armoniche e fluenti come se li avesse limati a tavolino per un'ora, anziché solo a mente in un secondo.

E veramente trovo novo e strano l'accanimento con cui l'Anonimo di sopra sostiene che quel verso sarebbe ipermetro e addirittura un ipermetro frutto di imperizia, tale da consentire di sputtanarne autore e tutore come «ignari blesi» (il che avrà voluto dire, debordando dal senso proprio, «gente che non si accorge d'aver scritto una sillaba di troppo»).

Si sa, poi, che il Palasciano e i palascianisti usano rileggere mille volte un post, prima e dopo che sia postato: quindi, figurarsi se non si sarebbero accorti d'una ipermetria o ipometria! Il punto è, appunto, che qui non c'era dismetria alcuna; né, conseguentemente, alcun bisogno di doverla nascondere dietro alcuna «arraffazzonata» pseudospiegazione.

Figurarsi se un Mozart come Marco sia mai dovuto andare alla «disperata ricerca» d'una soluzione compositiva, lui che in Facebook ci sommerge ogni giorno di decine di regalini versicolari versicolori! strofette perfette deposte lì per lì, di fattura rapidissima, e tanto ben chiuse metricamente quanto argute semanticamente etcetera.

La disperazione euristica si attaglia, piuttosto, ai Salieri (di fiction schafferiana, ovvio, non storici); e chi sia qui il Salieri della situazione, o saliera ansiosa di spargere il suo sale su altrui code che credeva di paglia e son di ferro, è, ehm, evidente a chiunque, finanche a lei stessa (se è meno ingenua che orgogliosa), credo.

Intanto il Palasciano ha ben ragione a reagire con un po' di incazzatura, considerato l'insulto fatto alla sua intelligenza: quell'invito, temerarissimo, ad «ammettere d'essere stati ingannati», e d'aver cacato un dodecasillabo. Rido mani alla pancia di così lontana dal vero idea; e prego il Palasciano di farsene una sguazzata nel riso anch'egli, infine, perché davvero non varrà la pena di adirarsi più di quanto egli già si sia adirato, contro uno studente o freschissimo dottore che ha solo voluto fare un po' il gallo sulla monnezza; ma peccato che di monnezza qui non ce ne fosse, né è possibile mai che ci sarà, dato che la più sciatta operina che il Palasciano possa buttar giù per ischerzo sarà sempre d'un gradino più decente delle liriche struggicòre di cui vanno normalmente fieri i poeti pseudòpteri... in istrana combutta, talvolta, a quanto pare, con i depilatori di uova di biliardo, gli uni sopperendo al complementare deficit degli altri: chi di conscienza, chi di buonafede.

Ma non tutto il maligno e il maldestro viene col nocumento per telos, e infatti ringrazio il mio collega Anonimo per avere fornito a me e al mondo l'occasione di godere di un sonetto palascianesco in più. E pure Palasciano, ne sono convinto, lo ringrazia. Tutto fa brodo, infine, per tenére in esercizio l'arte e l'ingegno: anche ingegnarsi in un'arte povera come quella delle dispute in versi.

Ora, però, basta; Maestro Palasciano, miglior opra la attende. E leialtro, simpatico antipaticone d'un Anonimo, approfitti del fatto d'esser rimasto Anonimo, e ritenendosi annoiato d'aggiungere urto a ùrtico si tiri fuori dall'ìmpari battaglia, senza debito di vergogna e senza pensarci, siccome senza pensarci l'ha cominciata mosso da intemperanza tanto più perdonabile quanto piú, come spero, giovanile. In ogni caso, puer o senex che sia, bene ella ha fatto a tenére celato il proprio nome, al quale altrimenti questo buffo microepisodio avrebbe potuto lasciare un po' di macchia.

E buona giornata a tutti.

utente anonimo [Legatore]

#13  05 Ottobre 2009 - 20:43
l'utente anonimo non fa che abusare dell'argumentum ad verecundiam.. se anche il poeta avesse ragione, non lo si dimostra dicendo che è un genio.. è come se cercassi di convincerla che io ho ragione dicendo che di solito ho sempre ragione.. signor Palascianik, meglio selezioni i suoi avvocati che le fanno fare magra figura.. quanto a lei, se l'occasione di un gustoso lazzo basato su una volontaria provocazione (le ricordo di quando Cecco scrisse a Dante che si era contraddetto in OLTRE LA SPERA, ovviamente capendo benissimo quel che Dante dir volesse) la offende anziché divertirla, tolgo il disturbo, dopo tutto il blog è suo e sua è la decisione di cosa ci vuole e cosa non ci vuole..
utente anonimo

#14  05 Ottobre 2009 - 20:59
Le vindiciae palascianiane hanno una depandàns da me, peraltro.
Dato il tono degli interventi dell'anonimo, l'anonimato stesso, l'uso del lei, l'idea balzana che accusare il bravissimo poeta (confrontare quell'oscenità gotica in -si con l'iracondo sonetto in risposta del Palasciano stesso, prego) di non conoscere l'endecasillabo fosse una 'divertente' provocazione, e non una squallida bassezza da professoressina delle medie, mi farebbero sentire quasi orgoglioso del mio assistito; se fossi l'avvocato suo, ciò che non sono, e se il Palasciano avesse veramente bisogno di difese.

Per parte mia ribadisco che il Palasciano è un poeta, e non iper- o ipometrizza proprio per niente; e il suo 'critico', quel tale che presume di essere 'provocatore' e 'spiritoso', è un omino limitato e patetico. Si restringa alla sua bassa ingegneria da stenterelli, o vada in quell'indove che il cav. Marino consigliava in via indiretta allo Stigliani. & con ciò, basta.
utente anonimo [Anfiosso]

#15  07 Ottobre 2009 - 02:32
O_O

Con ritardo rispondo, scuserete;
gettavo altrove reti nella rete,
a irretir quanta più si possa gente
e godere platea più consistente
venerdì 9 ottobre appo Moresco
nel mio borgo frufrù e arcivescovesco.

Anfiosso e Legatore, a fine pausa,
ringrazio della cura che alla causa
dedicorno; e più nulla resta a dirsi,
tranne: a presto intra graspi, nappi e tirsi
(tra Dioniso ed Apollo sempre oscilla
Palasciania, onde sempre o brilla o è brilla)!

^_^
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#16  08 Ottobre 2009 - 03:01
Oh! pur da Anfiosso dilagò la quæstio
per la quale mi feci, da angel, bestio:

358. ENDECASILLABI

359. RIPRESA

:)
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#17  08 Ottobre 2009 - 05:00
Scordavo questi versi che postai
via Fèisbuc a filologi e poeti
quando gli eserciti oggimai quïeti
spararo i primi colpi di mortai:

«Ecco, appunto: mirate,
nel commentario sottostante al post
pseudopteromorùmeno,
quel che scrive l'anonimo utentìcolo.
E se vi va, alme alme,
commentate pur voi (pure se pare
non ne valga la pena). Il fatto è che
non è la prima volta che ciò accade;
la qual cosa fa sì ch'io ben disperi
nella ritmestesia dell'ecumene.
O tempora! o mirtillis! come osano
dire a ME, me che mangio endecasillabi
a colazion merenda pranzo e cena,
ch'io avrei malsillabato? ohi lasso me,
ohi lassi noi, che pena!».
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#18  09 Ottobre 2009 - 07:03
Come Ugolino sta nel permafrost
a rosicchiar Ruggieri fino all'osso
così infierisce, impressionante, Anfiosso
sul pedante in un ulteriore post:

360. DANTE & LA COPULA.

:)
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#19  24 Ottobre 2009 - 07:54
Esametri a pariare scrivo:

Poetarum minime, qui interfecit legem armoniae
Ego umquam rursum, legit quod tibi scribendumst
(et aio munerem esse quod superbia tua
in vinclum conicit nec tibi lectio relicta est)
sed tu longe ob memet versificare voluisti
quid tibi vita est demum? Nihil forsitan tibi agendum?
Continua elogiare te tuumque laborem
Continua credere satis esse pensare
Aliquem esse magnum aliquem ad vere fiendum
Ego anonimus sum quia sic scio esse
Neque meum nominem possit quocumque iuvare
Haec ad solvenda res quae scripsi ego more iocoso
Credesne esse clarus? Tuam illusionem ego compatior
Nemo nominem noscit neque non noscere nolle
Ego te relinquo Catulli cum sermone

gratias tibi maximas Anonimus
agit pessimus omnium poeta,
tanto pessimus omnium poeta,
quanto tu optimum “versificatorum”.
utente anonimo

#20  06 Novembre 2009 - 12:57
Ma l'anonimo non è stato giocoso nemmeno questa volta, mi sembra. (Né potrebbe essere, temo, povero ingegnerino).
utente anonimo [Anfiosso]

#21  07 Novembre 2009 - 01:41
Ecco, se me lo traducete mi facete uno grando piacere, pecché il latino per me è arabo, e non ho manco capito se era l'anonimo di prima che sfotteva a mmé o se era un altro anonimo che sfotteva all'anonimo di prima!
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#22  10 Novembre 2009 - 17:13
Io proprio non capisco i primi due versi.
Il resto mi suona macaronico.
I versi di Catullo a Cicerone sono gli unici sicuramente in latino (salvo i primi due che proprio non mi spiego, non ci ho capìto un tubo).
Ma quello che veramente non capisco è come mai ricorrere al latino.
utente anonimo [Anfiosso]

#23  11 Novembre 2009 - 18:01
Bah, speravo che l'Anonimo volesse chiarire di persona il significato dei primi due versi, ma vedo che non si fa sentire.

Dalla parentesi in poi il senso me lo leggo così:

(e dico che la paghi col fatto che la tua presunzione
ti tiene legato, e nessuna lezione ti resta),
ma tu a lungo hai voluto scagliar versi contro me.
Ma come vivi, infine? Non hai forse nulla da fare?
Continua a lodare te e le tue fatìche,
continua a credere d'esser grande, ché magari un giorno ci diventi!
Io sono Anonimo perché tale so essere (?)
e perché il mio nome non può in alcun modo ajutare
a risolvere le cose che qui ho scritto con intento giocoso (?).
Credi di essere famoso? Compatisco la tua illusione:
Il tuo nome non lo conosce nessuno, né vuol conoscerlo.
Ti lascio con le parole di Catullo:
A te mille grazie rende
l'Anonimo, il peggiore poeta di tutti,
tanto tra i poeti il peggiore
quanto tu il migliore tra i "versificatori".

(Gli ultimi quattro versi sono parafrasati da un componimento di Catullo in ringraziamento a Cicerone per averlo patrocinato, come credo aver già detto. E' chiaro, se è per quello, ma mi suona macaronico. E anche questo credo di averlo già detto. E credo di aver già detto che non mi sembra esattamente 'giocoso', mi sembra piuttosto aggressivo, per non dire una carogna.
Ciao, Marco).
utente anonimo [Anfiosso]

#24  11 Novembre 2009 - 23:08
Oh! grazie per la traduzione. ;)
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

#25  12 Novembre 2009 - 09:39
Ma premerebbe, a me, sapere che dicono i primi due versi; che ci sia di mezzo un refuso?
utente anonimo [Anfiosso]

#26  12 Novembre 2009 - 16:24
Quei due esametri - o quel che sono - così a naso, a orecchio, all'occhio mio di leonardesco ignorante del latino, parrebbero significare (volgendo in settenari, a zeppa a zeppa):

«O tu, che sei il più piccolo
dei poeti, e che guasti
dell'armonia la legge!
io sempre tornerò
daccapo a dirti: leggi
le cose che ti ho scritto».
Utente: marcopalasciano Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. marcopalasciano

Nessun commento:

Posta un commento