#1
30 Gennaio 2009 - 21:48
A proposito della prima nota suppongo che, ne Lo cunto de li cunti, negro
stia per "sventurato" per metonimia, in ragione del fatto che gli
africani che vivevano a Napoli nel Seicento o vi transitavano non
dovevano essere esattamente degli esempi viventi di una mirabile
integrazione e di una democratica estensione delle possibilità di ascesa
sociale.
tonin |
#2
30 Gennaio 2009 - 23:46
Ma no! suppongo che «negro» indichi
semplicemente il notturno colore, e l'infelicità cui relazionasi.
Confronta con Jacopone da Todi, nella cui epoca mi pare non vi fosse
ancor la tratta:
«figlio de mamma scura».
«figlio de mamma scura».
#3
31 Gennaio 2009 - 12:06
In napoletano, però, tanto in quello odierno che in quello secentesco, il «notturno color» è niro, non negro,
che invece è lo spagnolismo preso in prestito, appunto (non so in che
secolo, precisamente, ma a quanto pare già noto a Basile) per indicare
il colore della pelle dei camiti.
#5
31 Gennaio 2009 - 16:43
Come latinismo è improbabile. Perché infatti non avrebbe dovuto suonare nigro, che è ancor più etimologico e in oltre familiare per una lingua dal vocalismo tonico metafonetico come il Napoletano?
#7
31 Gennaio 2009 - 17:53
Insisto: la parola «negro» usavasi,
e ciò fin dai primordi del volgare,
per riferirsï al colore nero.
e ciò fin dai primordi del volgare,
per riferirsï al colore nero.
#8
17 Maggio 2011 - 08:03
Se pareva boves,
alba pratalia araba,
et albo versorio teneba,
et negro semen seminaba.
alba pratalia araba,
et albo versorio teneba,
et negro semen seminaba.
marcopalasciano |