venerdì 2 gennaio 2009

Sonetto storto improvvisato in chat

Oggi, durante un dialogo tra accademici, una delle anime chattanti ha improvvisato a verso a verso il gratuito e grazioso sonetto che segue. Per distrazione, ha sbagliato le rime: le quartine sono uscite ABAB ABBA (anziché ABBA ABBA, o ABAB ABAB); ma l'Accademia perdona. Poi la luce, per proprietà maggiore, non dovrebbe sfocarsi ma affiocarsi; ma pazienza. Lo pubblichiamo allegramente.

Se ti perpletto* dimmelo, diletto.
Quasi quasi improvviso, all’improvviso,
visto che stiamo qua io e te, un sonetto,
dolce come soffiare sopra un viso,

amaro come il cuore che negletto
vede sfocarsi luce di sorriso,
e sente sé dall’altro cuor diviso,
invece che l’unir di petto e petto.

E sì, lo so, sono retrò, che farci,
mi vengono così, sto improvvisando,
scopri il cestello e sotto sono marci,

questi miseri versi che ti scarico
per questa chat, virtual luogo nefando,
ma basta, ti saluto con rammarico.


* Circa il verbo perplèttere, vedasi questo illuminante articolo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

[Commento del 2 settembre 2009]


Cospetto, ammetto, pieno di rispetto,
Che resto, in viso all'impromptu, indeciso
Sempre, e sorriso desta, se non riso,
Quanto ci metto, e quello che ci metto.

Mesto e costretto al gabbio uno che ha ucciso
Non mostra il viso tra le sbarre, a petto
Di quanto inetto l'un coll'altro liso
Pensiero inciso male mal commetto.

Ma è sempre il gretto verso, che ravviso,
Ben coinciso col magro concetto;
Sicché sospetto, mentre carte sfriso,

Restare impiso proprio mentre aspetto
Invan dal maledetto Apollo avviso;
Che mai m'ha arriso, e tanto m'ha in dispetto.