Richard Grüne, Solidariety
Da un articolo di Roberto Malini*
sull'artista tedesco Richard Grüne (1903-1983):
La Gestapo [...] nell’ottobre del 1937 lo deportò presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, dove rimase fino all’inizio di aprile 1940, quando venne trasferito a Flossenbürg. Cinque anni dopo, quando le forze di liberazione americane raggiunsero il lager in cui era detenuto, Grüne fuggì e raggiunse la sorella a Kiel. Dal 1934 al 1945 l’artista aveva subìto umiliazioni e vessazioni inumane, soprattutto a partire dal 1940, quando Himmler promosse una repressione violenta contro gli omosessuali nei lager, comprendente cure sperimentali farmacologiche, esperimenti chirurgici, tortura e castrazione. [...] Al termine della guerra si registrò l’arresto di 100.000 omosessuali. Nei luoghi di internamento e sterminio il 60% dei prigionieri omosessuali perse la vita. Molti sopravvissuti furono nuovamente incarcerati, ancora in base al paragrafo 175, che rimase in vigore fino al 1969. Tuttavia le leggi discriminatorie in Germania furono definitivamente abolite solo nel 1994. Nel 1947 L’artista cercò di portare all’attenzione del mondo la tragedia della deportazione degli omosessuali, pubblicando un portfolio di sue litografie in edizione limitata: Passion de XX Jahrhunderst, «Passione del XX secolo».
* Soggettista e sceneggiatore del cortometraggio di Dario Picciau Grüne Rose (2006).
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