In compenso, vi si parla assai del nostro Presidente**, pur se in tono irriverente che forse spiacerà agli evangelisti palascianeschi del XXII secolo e che noi in ogni caso tolleriamo sospirando, sicuri dell'intrinseca bontà dell'autore di tal malvagità. Ci limitiamo qui a commentare l'affermazione che per le manovre sediotrasportative del Palasciano sia rimasto colpito il ginocchio d'una dama: ell'è pura invenzione letteraria, al pari del di lui sbattere in quartetto le zampe della sedia sull'assito a richiamo attenzionario.
da
Metti una sera da Ubik
Metti una sera da Ubik
di Andy Violet
Trovai la libreria a dispetto delle indicazioni stradali. Me le aveva date poche ore prima Edgardo*** [...]. Tirai un sospiro di sollievo quando vidi aprirsi di fronte a me di moto cinetico volontario le porte a vetro della libreria, liberando nella frescura pungente della prima sera il calore ligneo della carta ammassata, riscaldata dalle rapide scorse dei clienti indecisi. Tra questi, anche un mio collega della specializzazione, fisso nello scaffale di Filosofia, mentre sorreggeva in petto il frutto della sua insperata congiunzione carnale con una donna: credo stesse cercando una versione illustrata del Capitale, giusto per indottrinare la pargola sin dalla culla (che presumo sia rigorosamente in legno di tundra). Mentre fantasticavo su come potesse suonare Bandiera Rossa in versione xilofono neonatale, mi si approssimò quell’anima candida di Riccardo, disegnato alla perfezione in un giubbetto di tuta blu navy del tutto simile al mio, ma che faceva tutt’altro effetto poggiato sul canone policleteo del suo busto e sulla falcata saettante del suo incedere. Solo un burqa mi avrebbe salvato dall’ingrato confronto, se non fosse in seguito intervenuto Marco a oliare il grippo tortuoso della mia autostima attribuendomi, quella sera, un alto tasso di sex appeal.
Per la gioia di un Carrino evidentemente terrorizzato dalla possibilità che Marco riproponesse in pubblico l’ennesima dichiarazione d’amore orfico nei suoi confronti, il Palasciano era giunto, come suo solito, modicamente zompettante, attento a non superare quella certa soglia di entusiasmo che avrebbe potuto smascherare il bieco fingimento del suo ginocchio infermo, da mesi viatico personale per lo scrocco ad libitum delle agevolazioni più varie. Anche in quell’occasione Marco non mancò di far valere la sua disabilità, scorciando alla bisogna la gamba dei calzoni per mettere in bella mostra il tutore che fasciava l’articolazione, tesa parossisticamente a simulare una rigidità patologica. Il premio per quell’interpretazione fu una sedia in plastica rossa, sulla quale il Palasciano si adagiò mollemente circondato da me, Luca Mercogliano e suo amico barbuto, in qualità di bue, asinello e San Giuseppe addetti alla veglia del puer æternus.
Ma un malumore colse d’improvviso il bambinello peloso, che s’agitò dal suo comodo giaciglio, lamentando di non vedere una beneamata mazza, se non schiene di cappotti di varie fogge e colori: sceso dallo scranno in plastica, prese a brandirlo come ariete, percuotendovi più volte il suolo come Mosè sul promontorio del Mar Rosso, in attesa che la folla della minuscola saletta si aprisse in un mistico miracolo di compressione sulle pareti. A farne le spese fu una delle organizzatrici, colpita nell’incavo del ginocchio da una gamba metallica della seduta. Acquietata che fu la capelluta mina vagante, la presentazione ebbe inizio: ma questa è un’altra storia.
Presentazione di L'infanzia delle cose, Napoli, 21 ottobre 2009. Da sinistra L.R. Carrino, Alessio Arena, Massimiliano Palmese curator di Napoli per le strade che tutti riunìsceci.
* Vedi fondo del post L'Accademia presenta l'Amarelli.
** Vedi anche Su Marco Palasciano puer æternus.
*** Edgardo Bellini.
1 commento:
[Commento di Andy Violet del 24 ottobre 2009]
Marco, come si può raccontare qualcosa che viene dopo di te? Avrei fatto un torto ad Arena, che per quanto bravo, sarebbe rimasto sminuito dal confronto.
Andy
[Commento di Marco Palasciano del 18 novembre 2009]
Ahimè, il povero Arena
ancor la tua recensio sta attendendo.
Intant'io con gran pena
tempo non trovo di finir lettura
di quello e d'altri libri, in gran premura
ad altre imprese attendere dovendo;
o già una mia recensio fatta avrei
a quei, che merta e i tuoi giudizi e i miei.
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