Oh,
ma non si dica che abbiamo presa una mala avviata, mò, qua in
Accademia, e che siamo diventati veramente accademici accademici, al
punto di spendere tutto il nostro tempo in più o meno frivoli e
lambiccosi sonetti d'occasione e altro versicolame*
che nasca per durare quanto una sfèrula iridescente d'acqua e
surfattante; no. Qui, perseguendo il Vero filosofico – pietra che tutto
inàura cioè che d'ogni materia, vivente o meno, per alchemica reazione
visualizza il radioso Potenziale – si pensa e si ripensa, senza mai
soluzione (di continuità);
E (ma, nel blog, il meglio non si pubblica; o volete ce lo rùbino?) pure molto, in casa e in Accademia, si scrive e si riscrive,
Il Maestro Palasciano in particolare, pst pst, sta attendendo di questi tempi a diverse e tra sé avverse opere in contemporanea, più d'una delle quali a parere di alquanti sostenitori esaltati rischierebbe di dissestare l'asse della letteratura italiana e mondiale; nonché a operine, queste commissionategli da vari impastatori d'antologie di sapiente crivello. E oltre a pensare e ripensare e a scrivere e riscrivere, si agisce e si riagisce, alla bisogna; vedi perpetue lotte culturali, ambientali e un po' sociali; insomma, davvero qui non si sta colle mani in mano, mai e poi mai, come neanche coi piedi su altrui piedi; ma semmai,
Ma intanto siamo usciti fuori tema, anzi non c'eravamo ancora entrati; infatti, tutto ciò che avevamo da dire in questo post era: attenzione ai vaccini che incombono. Leggete qui, per esempio; e altrove approfondite e tremate. E andate a urlare alla Novartis, al fior della città sanese e al mondo, finché vi resti fiato, per pietà e amore della vostra carne: togliete dai vaccini lo squalene. Quanto a noialtri, squalene o non squalene, il vaccino non ce lo andremo a fare neanche se ci regalano la Treccani; lo sanno pure i gatti che è la montatura del secolo, la febbre dei maiali, e che si muore più di nostalgia.
* Vedi la poesia-invito che l'altro giorno un nostro alto accademico ebbe la fregola di improvvisare, tutta endecasillabi e settenari in rima baciata e talmente petrarcati e leopardati che a paragone i baci d'una vacca biasciugosa sono meno sgustosi; e che qui sotto integrale gli pubblichiamo, a sua onta e a vostro diletto; e che altri già godettero via fèisbuc.
e tra chi ponza, e chi fa da maièuta, è tutto un ostetrìcio in ratto chiasmo bustrofèdico e in chiasso che ti stórda. |
E (ma, nel blog, il meglio non si pubblica; o volete ce lo rùbino?) pure molto, in casa e in Accademia, si scrive e si riscrive,
e non cose da transito e tramonto; si scrive col sestante in una mano, la pala da archeologo nell'altra, e la penna legata sulla coda. |
Il Maestro Palasciano in particolare, pst pst, sta attendendo di questi tempi a diverse e tra sé avverse opere in contemporanea, più d'una delle quali a parere di alquanti sostenitori esaltati rischierebbe di dissestare l'asse della letteratura italiana e mondiale; nonché a operine, queste commissionategli da vari impastatori d'antologie di sapiente crivello. E oltre a pensare e ripensare e a scrivere e riscrivere, si agisce e si riagisce, alla bisogna; vedi perpetue lotte culturali, ambientali e un po' sociali; insomma, davvero qui non si sta colle mani in mano, mai e poi mai, come neanche coi piedi su altrui piedi; ma semmai,
pietra su pietra innàlzasi la bella babelle del bel far fatto sistema. |
Ma intanto siamo usciti fuori tema, anzi non c'eravamo ancora entrati; infatti, tutto ciò che avevamo da dire in questo post era: attenzione ai vaccini che incombono. Leggete qui, per esempio; e altrove approfondite e tremate. E andate a urlare alla Novartis, al fior della città sanese e al mondo, finché vi resti fiato, per pietà e amore della vostra carne: togliete dai vaccini lo squalene. Quanto a noialtri, squalene o non squalene, il vaccino non ce lo andremo a fare neanche se ci regalano la Treccani; lo sanno pure i gatti che è la montatura del secolo, la febbre dei maiali, e che si muore più di nostalgia.
* Vedi la poesia-invito che l'altro giorno un nostro alto accademico ebbe la fregola di improvvisare, tutta endecasillabi e settenari in rima baciata e talmente petrarcati e leopardati che a paragone i baci d'una vacca biasciugosa sono meno sgustosi; e che qui sotto integrale gli pubblichiamo, a sua onta e a vostro diletto; e che altri già godettero via fèisbuc.
Invito
a una domenica capuana
a una domenica capuana
Dilette anime mie circondariali e rifornite d’ali! Stasera a Capua io e Guido a cena siamo o in pizzeria, o in cinese, o dove l’amo della lenza del diavolo ci tiri; né cóntansi i sospiri che tragge dal mio cor l’ebbra speranza d’avervi nòsco in nobile paranza. Onde mi dite se venir potete, e volete, e ’l farete; e in questa rete godrò d’aver pigliato tanti pesci, e tali, che di meglio non riesci a fare in una vita. Attendo nuove. A voi stima infinita. Amore no; ché quello disseccòssi; non ne restan che gli ossi a decorar l’orribile deserto ch’è la mia vita, allor che incedo incerto tra uno spinoso bròlo e una rovina, io disperato e solo. Ma se stasera alcuni di voi vedrò, vi lascerò digiuni d’ogni pillola di melanconia per darvi d’allegria la sazietà che merta il vostro merto. Baci dal vostro d’uomo ègro lacerto. P.S.: Guido ahimè m’ha bidonato, sta a Napoli! e io qui a Capua disperato, senza un autista e senza la salute per viaggiar fin laggiù. Lingue forcute! |
1 commento:
[Commento di Antimo P. del 15 settembre 2009]
L'ampollosa "sferula iridescente d'acqua e surfattante" nun se pole sentì ma nell'insieme è armonioso.
Mi è invece molto piaciuto
"e non cose da transito e tramonto;
si scrive col sestante in una mano,
la pala da archeologo nell'altra,
e la penna legata sulla coda."
Antimo.
[Commento di Marco Palasciano del 15 settembre 2009]
:D Ma dire «bolla di sapone» sarebbe stato ben banale; «sferula» e «surfattante» è voluttà linguistica da sbavo.
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