Sonetto per il compleanno
di Carmine da Sant’Arpino
13 settembre 2009
di Carmine da Sant’Arpino
13 settembre 2009
Carmine car’, il cor mi si dilata per te come per gli empi si ristringe, vedendo vero in te ciò ch’altri finge e che il tempo in te affina e in essi sfata. Di sant’arpisti ah se un’orchestra alata potess’io aver par tuoi!, mentr’or mi cinge un cachinnío di menadi e discinge le gonne a crepitar gran scureggiata. Sol tu e due rose non mi sbandonaste tra l’ansia, tra il patir, tra il tradimento che di mia gioventú il declino affrettano. Perciò dall’anfisbèna e dal ceraste aglio ti guardi*, e addenti tu altre cento torte di questa ch’oggi i tuoi t’afféttano. |
* Già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia decantava l'utilità dell'aglio nel tenere lontani i serpenti. E secondo l'oscuro Kiranide di Persia, «Si quis allium contriverit, et biberit calidum sanguinem [di gallo] cum vino, nullum reptile ei nociturum», riferisce Conrad Gessner (Historiæ animalium liber III qui est de avium natura, cap. De gallo gallinaceo, 1555; il passo si ritrova identico, tranne che per «timebit» sostituito da «ei nociturum», in Ulisse Aldrovandi, Ornithologiæ tomus alter, lib. XIV, 1600).
1 commento:
[Commento anonimo del 14 settembre 2009]
gesù, l'anfisibena....
[Commento di Marco Palasciano del 14 settembre 2009]
Per tacere di cencri, chelidri, iaculi e faree :-)
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