SONETTO BASTARDO,
CON APOCOPE ’NCORPORATA
(A EMMEPÍ, PURISSIMO POETA,
ETERNO PUER)
CON APOCOPE ’NCORPORATA
(A EMMEPÍ, PURISSIMO POETA,
ETERNO PUER)
Palascián ¿qué tál dolcissimo padre!? Qual Atteón preso da turba fella deh, la veggio gritar «Shut up goodfellas!» ¿Quién le largó los perros, puta madre!? Allez, mon père! Il faut bien vous être flâneur, avec du bon esprit – o aver dell’estro perch’ io – hélas – graduato sie “maëstro” al suo cospetto! Ça, je le dis par cœur! Io son «Dottore in Niente» quale Debord minore. Niún dolor né Manganelli! Sì, gliel giuro sull’onor, lei è ’l mio nord! Qual Viöla, un Effeffe od Henry Ford, dei poëti – bien sûr! – tra li più belli, here it is my heart: please, come up on board!*** |
TENTATIVO DI SCALATA
DELL’AMICARIUM
DI MARCO PALASCIANO
DELL’AMICARIUM
DI MARCO PALASCIANO
Come lo zappator che dalla terra Trae lo licor che solo vince l’acqua Sei tu; ché fai de’ tuoi castelli in aria Fulmineo pasto al tuo psichico fuoco Di cenere incipriandone la luna Poi subito attizzando nuovo sole. Io non so più parlare, ahimé, del sole, E non mi resta che buttarmi a terra Ululando silenzi a questa luna Che solo in te e Leopardi non fa acqua. Indi mi brucio, chino sopra il fuoco Delle mie carte, cenere per l’aria. Ricordo il dì che ti conobbi; l’aria Sapea fritta d’un verginale sole, E a’ versi tuoi sento approvare il fuoco Che parlotta dal centro della terra, E t’impetrò pe ’l suo mulino ad acqua Con maliziosa gravità la luna. O quant’è silenziosa ormai la luna E quanto per cantar mi manca l’aria! Non basterebbe una galassia d’acqua A spegnere una fiamma del tuo sole! (Perdona il mio linguaggio terra-terra: Tutto rapisti, al dio Vesuvio, il fuoco.) M’affida, in quest’ellissi, l’altro fuoco, Ch’io non son degno né d’essere luna, Né tantomeno del pianeta terra: Ma sono il vuoto… e un po’ somiglio all’aria, Passando ovunque, come il sangue e l’acqua, Per il divin sistema cui sei sole. Oh… perdona l’ardire, o divo sole: Quest’orrido mio baldanzoso fuoco Spegner saprò con miglior pronta acqua; Torno a godermi un medio chiar di luna, A meditar su qualche vecchia aria, E aver ben saldi li piedin per terra. Finché durerà il peso della terra, E leggerezza d’aria, fuoco, ed acqua, Te solo, amico, ascolterà la luna. |
* Gli è che l'autore ha più dimestichezza con la metrica greca e latina che con l'italiana.
** La trovate tra le cinque poesie qui pubblicate.
*** Tentiamo qui una "traduzione" del sonetto in linguaggio più facilmente digeribile:
Palasciano, come va, dolcissimo padre? Vedo che gridi «Silenzio, ragazzi!» come un Atteone abbrancato da un branco di bestiacce. Chi ti ha scatenato quei cani contro, mannaggia? Suvvia, padre mio! bisogna che tu infine abbia occhio benevolo, o sia di buon umore, affinché al tuo cospetto – ohibò – io riceva la qualifica di “maestro”. Lo dico con il cuore! Io sono un «dottore in niente», un Guy Debord minore. Nessun dolore, né Giorgio Manganelli. Sí, giuro sul mio onore: sei tu la mia stella nocchiera! Come Viola Amarelli, Francesco Forlani o Henry Ford, poeti certamente tra i migliori. Ecco il mio cuore: prego, sali a bordo! |
1 commento:
[Commento di Viola Amarelli del 15 giugno 2009]
Oh che delizia, inver quasi un miraggio
essere menzionata in tal omaggio...
Viola
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