La selva di Chiaiano minacciata dai rifiuti
nel racconto di Marco Palasciano
I boschi ombrosi e l’arte dell’oblio
nel racconto di Marco Palasciano
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I boschi ombrosi e l’arte dell’oblio
L’argomento è la cosiddetta emergenza rifiuti. L’occasione è il 1° giugno 2008: una domenica trascorsa dall’autore tra una raccolta di firme in Capua, il corteo dei diecimila a Marano, e una “passeggiata” nella selva di Chiaiano.
Principale contrasto giocato nel testo è quello tra la decadenza culturale e spirituale di una parte della popolazione campana, silente, timorosa perfino di apporre un nome su una petizione, e il coraggio consapevole dell’altra parte di popolazione, parlante, che sceglie di battersi contro le decisioni di politici e tecnici senza coscienza.
Lo stesso 1° giugno Walter Ganapini rivelava in un’intervista la scoperta di una discarica “fantasma”, altrove, a totale svergognamento dell’assurdità dell’accanirsi su Chiaiano. E sempre quella domenica, veniva assassinato in Casal di Principe l’imprenditore Michele Orsi, in procinto di rivelare ai magistrati non sapremo mai quali connessioni specifiche a lui note tra politici ed ecomafia.
Il racconto alterna realismo diaristico e simbolismo mitico, oscillando tra l’articolo di cronaca e il poemetto in prosa.
Una quarantina di note d’approfondimento si offrono come contributo a una sintesi essenziale della tragedia campana, non senza qualche dato (sorprendente per il lettore mediamente [dis]informato) che ne mostra i controaspetti da commedia.
Prologo
Presso «de l’ombre il vasto impero» (Orfeo, atto III)
Un’Europa
si aggira tra i fantasmi. Rifugiatasi nella loro caverna, la ragazza
affannata dalla corsa sulla riva – un fiore d’ibisco le cade dai capelli
– prova a afferrare per un lembo una, un’altra, né mai riesce a far
presa, di quelle figure vane, a gridare nei loro orecchi sordi che c’è
un toro che la insegue. Ma lei per le ombre è un’ombra; camminano senza
vederla, intente al loro niente; e già un mugghito ottenebra la soglia.
(Quest’Europa
non è Europa, è Campania; e quel toro non è Zeus innamorato, ma un
mostro sbranatore, metà ragno, affine al kraken che aspettava
Andromeda.)
1.
Da Capua alla selva di Chiaiano
1.1.
La
Campania e il pensiero: Vico, Bruno, Parmenide. La storia, l’ars
memoriæ, la ragione metro del giudizio. Ora, per la delizia del
dicotomista naïf, predomina il perfetto contrario: sradicamento e tabula
rasa, oblio sistematico, plebei a un tavolino di caffè che annuiscono a
uno gnomone introiettato nei loro encefali.
Il
sole risplende sulle miserie umane, sulla piazza ricca e illustre di
scolpiti dèi, di stemmi preziosi. Sul tavolino, un manifesto che nessuno
legge. Hanno tutti dimenticato gli occhiali.
[…]
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* Ringraziamo in particolare l'accademica nostra e delle Assise Anna Fava d'essersi curata della stampa e diffusione di detto volantino, nonché d'aver portato i Boschi ombrosi all'attenzione di Gerardo Marotta, il cui placet ci onora.
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