In merito alla frase d'apertura
del precedente post, ci sono giunte
già due allarmate-imbarazzate note
di nobìllime calliletterate;
ringraziamo per la premura, e ratti
passiamo a tranquillare. L'una dama
(mademoiselle Erre), alle ore dieci e sette
del 19 maggio, essemmessava:
«"Cotanta" inesauribile cornucopia»... o no?
E l'altra (madame Emme) imeïlava,
alle ore sedici e quarantadue:
Quanto al blog, devo mio malgrado segnalarLe che
l'imprinting mi ha lasciata perplessa per via di quel «cotanto» che
manca di riferirsi ad** un sostantivo, giacché se questo fosse «cornucopia» dovrei invitarLa ad un maggior rispetto della concordanza dei generi.
Ad ambo le gentili rispondiamo,
forti di sicurtà lectoscriptoria,
che là nella cacopticata frase
in questïone il termine cotanto
ha valore avverbiale (come già,
per esempio, qui in Cecco Angiolïeri:
«oimè, ch'eo vidi lei cotanto bella»*),
ed è da riferire a «inesauribile».
* Rime, IV, 10.
Molt'altri esempi trovansi in Ariosto,
in Dante e così via. Ribatterà,
intanto, mademoiselle all'indomani:
Oibò, sei secoli e passa per seguire ancora la lezione dell'Angiolieri? Don Lisandro si starà rivoltando nella tomba...
Ma noi resuscitiamo l'uno e l'altro,
secondando la nostra voluttà;
e in mano a noi diventa l'italiano
un trionfo di biodiversità. ;)
** Questa d pseudo-eufonica ci lascia,
ehm, perplessi: non è tra un'a e un'a,
né vale ad evitare sinalefe
dentr'un discorso articolato in versi.
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