martedì 9 giugno 2009

Due un po' mesti sonetti genetliaci

Riportiamo, d'un nostro alto accademico, ·la poesia genetliaca dedicata ·a un nostro caro Socio Ornamentale, ·cervello in fuga in quel di Barcellona: ·Sante. E, di quel medesimo accademico ·d'alta pure malinconia, un sonetto ·ancóra, per un Rino ch'è accademico ·ma d'un'altra accademia, più accademica ·della nostra ch'è di null'accademia.



Alessandro Turchi (1578-1649), Adone morto.



Sonetto
per il compleanno di Rino

5 giugno 2009


Rino, se avessi forza scriverei
un sonetto, ma sono ahimè svuotato
per come il mondo umano m’ha colmato
di disumano in questi giorni rei;

sicché le Muse e Apollo e gli altri dèi
mi squadrano con pena e, ben squadrato,
non san s’è meglio inviare a me Tanàto
o un soffio d’arte in piú ai mulini miei;

che se l’avessi mò, farei un sonetto
per il tuo – ti dicevo – genetliaco
abbastanza decente; e ti prometto

che un giorno, se altri giorni avrò da vivere,
uno te ne farò paradisiaco;
ma adesso auguri e ciao, non so altro scrivere.


Sonetto
per il compleanno di Sante

9 giugno 2009


Avanza la vecchiaia come un treno
che corre incontro all’orlo dell’abisso,
o una madonna incontro a un crocifisso.
Ogni giornata è un sorso di veleno.

Sono sempre di piú, giammai di meno,
le candeline: ognuna un chiodo infisso
nel cuore. Ebbro d’orrore, urla Narcisso
che quello nel suo specchio è un volto alieno.

Ma questo è il compleanno mio, non tuo!
ché tu se’ ancora in fiore, ed io appassito;
io già cenere, tu carbon fiammante.

Sopra me Amore e Morte – oh, l’empio duo! –
l’un s’allontana, e l’altra allunga il dito;
ma àuguro a te tutt’il contrario, o Sante.

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