lunedì 22 marzo 2010

Palasciano ricade nel sonetto


MARCO PALASCIANO

SONETTO
PER IL XXV COMPLEANNO
DI MASSIMO AMMENDOLA




Niente da fare: rieccomi a comporre
l’ennesimo sonetto genetliaco,*
mischiando l’apollineo al dionisiaco
come pollo e bambú che il Bembo aborre.

Il Sole il primo tratto oggi percorre
del segno onde riparte lo Zodiaco,
primaverando il corpo tuo fidiaco
e la mente in cui tanto senno scorre.

Di dediche ne ho fatte a cani e porci;
perciò come potrei, Massimo Ammendola,
non farne a te che sei falco e delfino?

Se il naso e il ciglio innanzi non ci storci,
vuol Marco Palasciano qui scrivendola
augurarti il buon anno e il buon mattino.



* Cfr. il post Decadenza dell'arte del sonetto, contenente quello che avrebbe dovuto essere – nelle intenzioni piissime, o pessime, del Maestro Palasciano – l'ultimo in assoluto dei suoi aborriti (da Bembo e i Rimbembiti del Duemila) sonetti genetliaci, dove dice: «non vo’ piú far sonetti, / ché ciò mi sfrantumò gli zebedei»; cfr. inoltre il post In dedica a un artista marchigiano, dove per scrivere un altro sonetto il poeta deve fare uno sforzo, e Due un po' mesti sonetti genetliaci, dove non ne ha proprio la forza, mentre in Stella stellina, il meeting s'avvicina non ne ha il tempo e in Sonetto preludiante a una sonata non dispone della necessaria salute mentale; insomma qua, giocando giocando, s'è creato un topos.

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