sabato 27 marzo 2010

La decina ABBACCADDA: alcuni esempi

Dalla bacheca del gruppo di Facebook La Superbia punita ovvero Diciamo basta alla poesia mediocre, traiamo cinque bellissimi esempi di liriche umoristiche in endecasillabi organizzati nella forma – relativamente rara in letteratura – della decina di schema ABBACCADDA; liriche buttate lì da Marco Palasciano da Capua, Marco Simonelli da Firenze e Nicola Legatore da Pisa. Lo spunto di partenza è stato dato da una lirica* in altra forma, d'uno pseudo Aldo Senile, riferentesi alla rissa da osteria di cui trattammo nel post precedente. Simonelli trae invece spunto dal riferimento, ficcato nella prima decina palascianesca, alla pratica del rimming.



PALASCIANO


Io che al sen delle Muse eppure poppo,
non intesi qui il succo! Sarà il sonno?
O che cavare succhi non si ponno
da frutta cluse in scorza croia troppo?
La prego allor di sciogliere l’enimma,
come si scioglie ciò che il drudo rimma
al cinedo di cui fa poi l’ingroppo,
così che per più molle e liscia via
possa scorrer l’intelligenza mia
e superare il momentaneo intoppo.



LEGATORE


O Palascian, t'ottunde i sentimenti
invero, il Sonno! Allèttati, ch'io sorgo;
la notturna cuffietta, to', ti porgo.
Il Senile ci fa i suoi complimenti,
semplicemente, poi che si compiacque
di come in noi Virtù sempre si giacque,
fin nella rissa, che le nostre menti
non annerò: la rissa anzi si tinse
del lor aureo color. Ciò lo sospinse
a lodarci; ond'ha i miei ringraziamenti.



PALASCIANO


Bene! anch’io lo ringrazio. E perdonate
se mi s’è obnubilato il comprendonio,
e se talvolta tendo più allo ctonio
che all’uranio e non ho parole alate
né pensieri ma àpteri e che al chakra
tèndon imo, ove tutto si dissacra.
Pseudoaldo chiarissimo, vogliate
gradir di me e del giovin Legatore
il benvenuto in queste morte gore,
ove spero ore lepide viviate.



SIMONELLI


Spalàsciami da dentro, erutta tutto,
mediocrìzzami come col clistere.
Lo dice anche Tiziano: sere nere.
Mi digerisci. Poi produci un rutto,
un flusso d'aria, un soffio, un verso snob.
E' metodo e respiro, è blow job
angelico, serafico, di putto.
Non è tanto diverso da un film porno.
Adesso vado, poi ripasso, e torno.
Mediocre me! Finisco. Ho detto tutto.



PALASCIANO


Tre mostri ho ahimè creat'oggi, caro diario:
la decina di forma abbaccaddà;
l'introduzione dell'oscenità
più fonda, l'anilingus, nel temario
della poesia italiana; e l'expositio
di Simonelli, alfiere d'ogni vizio.
Oh, s'io potessi con un salto icario
trarmi fuori da un tal teatro tetro!
Ma mi sa che riandar non si può indietro,
se non come il tafano al tafanario.






* La seguente, in endecasillabi e settenari rimati e liberi. Poco ci piace, in essa, l'eccessivo ricorrere di tratti arcaizzanti non funzionali alla metrica, e alquanto affaticanti la lettura; ma pazienza: meglio costui che i poetastri dismetrici e ocloglotti.


UN UMILE GIUDICIO

Un Viandante Notturno è a favellar
(Premetto che Aldo Senile non sia
Propriamente la mia
Persona, ma cotesta è un’altra storia...),
Care Madonne, cortesi Messeri
Per avventura persi
Lo motivo e li novi e abbietti versi
Della bizzarra “Rissa In Osteria”
(Or il Boccioni in vita avrebbe vita
Dato, ispirato, a un altro grande quadro...)
Nata in questa virtuale galleria.
Il legato re delle
Bone mani e re delli giudicii
Pacer esser avria da a regalare
Giuste note e somme ire relegare
A coloro cui slavi
Ne sono. Abbia passione lo giudicio
’Mperadore, sia lungi
L’aura d’Alma spogliata
Di persona, naturale tornata
(E alla fera sommessa).
Diverse e tante fiate
“Di vil matera convene parlare”,
Il trobador esser può claro o scuro,
Ma ha da saper poetare.

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