#2
07 Ottobre 2009 - 23:48
Non ebbi mai piú amabil complimento;
altro ch’atra trasfossa piaga, Anfiosso.
E al tempo stesso insulti la tua stessa
ratio, ch’io apprezzo, disapprezzamento
dando a un caosso ch’io comprender posso
ratto e tu no, non so per qual sconnessa
tubatura ideodigerente. Solo
so ch’io già metabòlo e tu se’ al bolo.
altro ch’atra trasfossa piaga, Anfiosso.
E al tempo stesso insulti la tua stessa
ratio, ch’io apprezzo, disapprezzamento
dando a un caosso ch’io comprender posso
ratto e tu no, non so per qual sconnessa
tubatura ideodigerente. Solo
so ch’io già metabòlo e tu se’ al bolo.
#3
09 Ottobre 2009 - 18:11
Questa cosa (e ched è? di cosa parla?)
Prima d'alzare a cielo, prego, aspetta
Non già di presentarla,
Ma almeno per metà d'averla letta.
Prima d'alzare a cielo, prego, aspetta
Non già di presentarla,
Ma almeno per metà d'averla letta.
#5
10 Ottobre 2009 - 07:12
E adesso che l'hai pure presentata,
Ammetti, orsù, che l'è una bagasciata!!
Ammetti, orsù, che l'è una bagasciata!!
#6
11 Ottobre 2009 - 03:01
AD ANFIOSSO CHE SPREGIA IL MIO MORESCO
La tua mente che altrove fa faville,
se sul serio fa qui, fa un tale tonfo
che fa figura nana ed imbecille.
(Ah: la presentazione fu un trionfo.)
Invero non intendo: se tu intendi,
perché Moresco offendi? Egra e fanciulla
mi par l’argomentatio tua: pretendi,
nulla al sodo dicendo, equarlo al nulla.
Sí: dici, nel tuo post dell’otto aprile,
che Moresco è illeggibil; ma io l’ho letto,
riletto, e ancor ne bramo. E baciapile
certo non son, ma libero intelletto.
Poi dici ch’egli scava a cucchiaino
in èra di sofistiche trivelle;
ond’io, che son barocco sopraffino,
dico: «Pur, sbuca a riveder le stelle».
Dici: «Sua lingua è opaca, sorda e piatta».
Ed io che della lingua sono il re
(non fellatorio sensu) dico: «Matta
(omni sensu) la mens che ’l pensa è».
«Non poteva far altro egli che scrivere»,
dici, «e ha pure fallito, o chi lo loda
è un pensator fallito»; ed «Ebbe a vivere»,
sfotti, «da Cristo scriba che sé inchioda».
Fallito pensatore te dimostra,
piuttosto, ciò che su Moresco hai scritto
e nel tuo blog hai messo in bella mostra:
non vedo un argomento che stia dritto.
Vedo piuttosto, e tutti lo vedranno,
picciol odio vers’alma grande e amanda;
vedran non tra un ventennio, o un lustro, o un anno,
ma il tempo di cambiar sporca mutanda.
E chi nol vede, o cieco è d’intelletto,
o avanti agli occhi ci ha di bias un muro.
Sia il post, sia il commentario, fan difetto:
cancella – òdimi – tutto, e va’ sicuro.
(Dico del post duecentoquarantuno.)
Altro da dir non v’è. (Forse soltanto:
«Ch’a un come Baricco piaccia uno
come lui, di Baricco è il solo vanto».)
La tua mente che altrove fa faville,
se sul serio fa qui, fa un tale tonfo
che fa figura nana ed imbecille.
(Ah: la presentazione fu un trionfo.)
Invero non intendo: se tu intendi,
perché Moresco offendi? Egra e fanciulla
mi par l’argomentatio tua: pretendi,
nulla al sodo dicendo, equarlo al nulla.
Sí: dici, nel tuo post dell’otto aprile,
che Moresco è illeggibil; ma io l’ho letto,
riletto, e ancor ne bramo. E baciapile
certo non son, ma libero intelletto.
Poi dici ch’egli scava a cucchiaino
in èra di sofistiche trivelle;
ond’io, che son barocco sopraffino,
dico: «Pur, sbuca a riveder le stelle».
Dici: «Sua lingua è opaca, sorda e piatta».
Ed io che della lingua sono il re
(non fellatorio sensu) dico: «Matta
(omni sensu) la mens che ’l pensa è».
«Non poteva far altro egli che scrivere»,
dici, «e ha pure fallito, o chi lo loda
è un pensator fallito»; ed «Ebbe a vivere»,
sfotti, «da Cristo scriba che sé inchioda».
Fallito pensatore te dimostra,
piuttosto, ciò che su Moresco hai scritto
e nel tuo blog hai messo in bella mostra:
non vedo un argomento che stia dritto.
Vedo piuttosto, e tutti lo vedranno,
picciol odio vers’alma grande e amanda;
vedran non tra un ventennio, o un lustro, o un anno,
ma il tempo di cambiar sporca mutanda.
E chi nol vede, o cieco è d’intelletto,
o avanti agli occhi ci ha di bias un muro.
Sia il post, sia il commentario, fan difetto:
cancella – òdimi – tutto, e va’ sicuro.
(Dico del post duecentoquarantuno.)
Altro da dir non v’è. (Forse soltanto:
«Ch’a un come Baricco piaccia uno
come lui, di Baricco è il solo vanto».)
#7
11 Ottobre 2009 - 03:22
NOTA: nell'ultimo verso, ovviamente, per
«come lui» si intende «come Moresco», non certo «come Baricco stesso».
Parimenti, nella seconda strofa della poesia per «equarlo» si intende
«equare Moresco», non certo «equare il sodo»; e nella terza per «l'ho
letto» si intende «ho letto Moresco», non «ho letto il tuo post». I
distratti abituàli scusino le anfibolie, tali da confonderli; ma il
metro è il metro.
#8
11 Ottobre 2009 - 05:46
Palasciano gentile, son confuso.
Ma come! Anfiosso combatté al tuo fianco
contro il pedante della quæstio affianco,
ed or va contro – e in ciò ha pur me deluso –
il buon Moresco? Oh, veramente astruso
è il mondo pedantesco (al qual io manco
forse da troppo, forse troppo amore
serbando al mio mestier di Legatore).
Ma come! Anfiosso combatté al tuo fianco
contro il pedante della quæstio affianco,
ed or va contro – e in ciò ha pur me deluso –
il buon Moresco? Oh, veramente astruso
è il mondo pedantesco (al qual io manco
forse da troppo, forse troppo amore
serbando al mio mestier di Legatore).
utente anonimo |
#9
11 Ottobre 2009 - 15:20
Non dêi stupirti: sempre scissa è l’anima
dell’uomo, a voler farne la disamina.
E a volte è pari a un distico rimato
dove un fonema per l’altro è scambiato,
com’alla ëmme ed alla ënne accade
qui sopra. Umare è erràno; e piú si cade
nell’error quante piú si fanno cose,
è statistico; e quêi ne fa copiose.
dell’uomo, a voler farne la disamina.
E a volte è pari a un distico rimato
dove un fonema per l’altro è scambiato,
com’alla ëmme ed alla ënne accade
qui sopra. Umare è erràno; e piú si cade
nell’error quante piú si fanno cose,
è statistico; e quêi ne fa copiose.
marcopalasciano |
Più sanguinoso - e tu lo vuoi, confessa! -
Non ti direi che sei poeta inculto,
Che hai zoppo il piede,
Che o manca o eccede,
Ch'hai elego anfanante e musa cessa;
Ma ti direi soltanto:
Moresco ti s'addice tanto tanto.