2 aprile 2010

Grande concorso di lamenti funebri

Riportiamo da Fèisbuc l'annuncio del Concorso di Poesia «Lamento per Pio Meo Di Cesare (1942-2010)», con scadenza il 29 aprile 2010 [AGGIORNAMENTO: la data è stata procrastinata al 30 settembre 2010]:

Care amiche ed amici delle Muse,
il group La Superbia punita ha organizzato, per questo mese, un bellissimo Concorso di Poesia (al quale tutti possono partecipare; è gratis) per commemorare il mio compianto amico Pio Meo Di Cesare, poeta, 1942-2010.

Per il Regolamento del Concorso – i cui premi sono gentilmente offerti dall'Accademia Palasciania – e la straziante storia del troppo breve rapporto d'amicizia tra me e il signor Di Cesare, andate a pag. [...].

Grazie per la cortese attenzione, e ancor più grazie se inviterete tutti i vostri amici.
:) :( Vostro ilare & triste


Nicola Legatore

Ma riportiamo, di séguito, anche il post – sempre del nostro caro Nicola Legatore – con cui principia il thread in rif. al quale suddiceva «andate», databile alle 6.00 circa di oggi, 2 aprile 2010.



Care amiche ed amici delle Muse,
molti di voi già sanno chi sia Pio Meo Di Cesare, gentilissimo poeta delle Puglie, che 30 ore fa è mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cani. Aveva 68 anni (amava scherzare «Sessantottenne, mai Sessantottino!», dal suo ultimo compleanno) ma era, di spirito e di corpo, piú vigoroso di tanti quarantenni che conosco.

Lo avevo conosciuto appena l’estate scorsa a Vieste, nel foggiano, dove mi trovavo in vacanza con la mia ficanzata (ora ex) e dove in séguito sono tornato in solitaria un paio di volte, per il resto vivendo con lui un’amicizia di penna, nel vero senso della parola: il signor Di Cesare non ha mai posseduto un p.c. e amava vergare, con la sua grafia delicata e solenne, lettere vere, su frusciante carta.

Quell’uomo forse un po’ burbero – in cui confluivano l’elaborata cultura «di corte fridericiana» della grande feudalità meridionale, col suo risvolto un po’ autoritario e blasé (almeno nelle faccende letterarie), e quella, semplice, delle chiese di campagna – per il suo candore e per il suo nerbo seppe conquistare il mio cuore e, siccome il mercurio in un’ampolla, dal cuore mi salí fino al cervello: tant’è che devo in buona parte alla sua frequentazione epistolare e telefonica – a esempio – la mia recente presa di posizione riguardo alla questione Fede/Ragione, per me da sempre spinosa, ma in cui finalmente da tra le spine ho veduto sbocciare una rosa.

E finora pareva che la Pasqua 2010 sarebbe per me stata la “piú” buona Pasqua, io tornando a rivolgermi verso Ciò da cui mi ero distolto da bambino, io bambino tradito dalla morte dei miei nonni (tutti e 4 perduti nel giro di un solo annus horribilis: il 1982).

La morte ora del signor Di Cesare, quasi mio Quinto Nonno, rievoca passati incubi neri; e non so piú se infine avrò lo stomaco di accostarmi alla bianca particola eucaristica (dopo quasi trent’anni!) la Domenica di Pasqua, ormai dopodomani... imminenza che mi ricolma in parte di gioia, in parte d’ansia... e tornare in via definitiva in seno alla mia religione di nascita: un passo al quale sono andato preparandomi nel corso degli ultimi mesi, intravvedendo in esso per me, finalmente, una speranza di rinascita spirituale (tra l’altro mentendo spudoratamente al Maestro P., che mi scuserà, il quale va – al contrario – preparandosi allo sbattezzo appresso all’U.A.A.R. e mi consigliava caldamente, o meglio freddamente, di seguirlo... almeno finché io non ho trovato il coraggio di svelargli le mie nuove tendenze).

Intanto, le assurde circostanze del decesso del signor Di Cesare – già dolorosamente spiegate a pag. [...] – sono tali che, per ovvi motivi, mi sento necessitato a utilizzare il presente gruppo La Superbia punita (e stavolta i fratelli Superbi siamo noi, puniti da coscienza che rimorde) come strumento restitutivo dei dovuti onori al mio sfortunato amico; il che tornerà a tutto onore anche nostro.



REGOLAMENTO
DEL PREMIO DI POESIA
LAMENTO
PER PIO MEO DI CESARE
(1942-2010)


Dunque [...] scriveremo, scriverete, degli epicedi cioè lamenti funebri – o anche delle consolationes (per la differenza vedi il lemma «Epicedio» in Wikipedia) – appositamente composti in onore di Pio Meo Di Cesare.

Tutti possono partecipare. Ed è, naturalmente, gratis.

Sentitevi liberi nella scelta del linguaggio, dello stile, della forma o non-forma metrica e della lunghezza del testo, nonché nell’utilizzo eventuale di acrostici, anagrammi e altri ludi, ecc. ecc.!

Ciascun partecipante può inserire anche piú di un solo testo, finanche cento e piú (purché tutti farina del suo sacco), a distanza di giorni o d’un minuto; non poniamo alcun limite alla creatività.

Il 29 aprile 2010 [AGGIORNAMENTO: la data è stata procrastinata al 30 settembre] saranno decretate le poesie migliori tra quelle pervenute, a insindacabile giudizio della Giuria, «di cui suo loco dicerò l’ordigno» (Inf. XVIII 6). Anche i Giurati potranno intanto porgere [...] il loro omaggio lirico al defunto, ovviamente fuori concorso.

Coincidenza ha voluto che Pio Meo Di Cesare venisse al mondo il Giovedí Grasso del 1942, e lo lasciasse il Giovedí Santo del 2010. Ecco perché si è scelto come termine del presente Concorso non il giorno 30, ma il 29, che è l’ultimo giovedí d’aprile.

Sua madre Lucia ebbe le doglie – si divertiva egli a rammentare – a una festa in maschera, nel tardo pomeriggio di quell’11 febbraio 1942; «ed ecco perché», diceva, «sono divenuto poeta», riferendosi al verso dell’amato Ungaretti «Poeti, poeti, ci siamo messi tutte le maschere» (da Monologhetto, in Un grido e paesaggi).

I premi consisteranno in opere d’arte raffiguranti maschere, per l’appunto, comiche e tragiche; nonché in attestati di merito e nella pubblicazione a cura dell’Accademia Palasciania. Il cui presidente – il pur sempre a me caro Palasciano – si sente in debito sia nei confronti del signor Di Cesare, che lo ha citato con particolare calore nella sua ultima lettera, sia di me, in quanto amico del poeta morto; perciò si accollerà l’ònere detto.


E detto questo, amici, taglio corto
e me ne vado – triste e lieto – a letto.

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