27 aprile 2010

Dalle stelle alle stalle: altro che Ipazia

La dottoressa Cavallo ha risposto al nostro Presidente (vedi post precedente): «Caro signore, io non uso linguaggi infarciti per esprimere le mie opinioni... non ho bisogno di esercizi di vanagloria. Né di dimostrare le mie conoscenze nel campo della linguistica, della semiotica o dell'estetica. La sua supponenza, che sfocia fino all'offensivo più triviale vigliaccamente mascherato, mi fa venire il vomito, per cui la chiudo qui. Continui pure a sentirsi grande con poco: i palloni gonfiati in fondo sono solo pieni di aria. Tanto niente cambierà il fatto che questo film è un'operazione commerciale [...]. E, leggendo il vostro commento, mi rendo conto che c'hanno preso alla grande. Boccalone». Ad altri, diceva la propria opinione «espressa con il lessico che reputo più adatto e senza attaccare nessuno». Ed ecco la controrisposta di Marco Palasciano (cui è seguita la cancellazione da Facebook di tutto il dialogo, tipo scacchiera abrasa da manata, non sappiamo se a opera della dottoressa Cavallo o dell'amministrazione del group):




Cara Cavallo, anch'io ho espresso la mia opinione usando «il lessico che reputo più adatto»: quel ch'uso sempre, a me connaturato. Ma tu me l'hai spregiato, duepesiduemisuratoria, venendo a dire «io non uso linguaggi infarciti per esprimere le mie opinioni»... anziché inchinarti alla polena sulla punta dell'iceberg del mio genio! Non sarò io libero di dire la mia quanto tu la tua? certo, tu faresti meglio a tacere, considerato che finora qui non hai adoperato un argomento critico che sia sufficientemente valido, esponendoti al giusto bacchettìo degli intelletti sani (donde il mio scaccomatto in poche mosse): hai solo tenuto a informarci ex abrupto – mossa da impulso ch'altri avria frenato – che per te il film è una «porcata», fregandotene che questo semema (o come spaccema si dice) potesse offendere chi da quell'opera ricavò emozioni sacre, sacre quanto per altri un’acquasantiera, che tu usassi come sputacchiera. Hai una laurea in Scienze della Comunicazione! e usi «porcata» così alla leggera sulla bacheca d'un gruppo fondato per amore di Agora? come andare nel gruppo Finalmente Bob Dylan in Cina e dire «Blowin' in the Wind è una porcata»: ma allora dillo che volevi solo provocare, provocare una caciara. Ebbene, sei stata accontentata; di che ti duoli? Signori, dovrei offendermi io (se non trovassi teneramente buffi certi exploit) per essere stato definito dalla dottoressa, nell'ordine: vanaglorioso, supponente, triviale, vigliacco, pallone gonfiato, boccalone. L'è da morir dal ridere. Lei non sa chi sono io! S'informi; e arrossisca. Quanto poi al suo ridurre questo film a un'«operazione commerciale», dando dei fessi a tutti i suoi amatori, è mossa falsa quanto sarebbe il dire che l'Ulisse di Joyce è pornografia. Ma si rende conto o no di tutto ciò di cui non si rende conto? In ogni caso, lasciamoci così, senza rancor. Grazie, anzi, per avermi fornito l'ennesima occasioncina d'esercizio dialettico, che non fa mai male (tranne a chi l'ironia non sa che sia).

1 commento:

  1. [Commento di Nicola Legatore del 27 aprile 2010]

    :-))))) Che un iceberg possa avere una polena sulla punta è di un estetizzante iperbarocco da brivido...

    Cmq se tutto il litigio è nato dal fatto che ti sei sentito offeso perché la Pedone ha definito «porcata» un film da cui avevi ricavato emozioni «sacre», direi che c'è un equivoco di fondo: l'offesa riguardava il film, non le emozioni da esso derivate. Perciò non avresti dovuto offenderti, e in cambio lei non avrebbe dovuto offendersi... cioè... è un po' paradossale ma, insomma, avrete capito.

    In ogni caso, anche se è un piacere leggere la tua prosa, è un dispiacere vedervi litigare. :-/ Direi che potete chiuderla qui: lei ti ha dato del pallone gonfiato, tu a lei dell'argomentatrice sgonfia; lei del vigliacco, tu della vile provocatrice; lei del boccalone, tu della bocca falsa; mi pare siate pari, più o meno.

    Nicola


    [Commento di Luciano Duo del 29 aprile 2010]

    Dice Nicola
    "mi pare siate pari, più o meno."

    Mi corre l'obbligo di puntualizzare che la parità, come ogni altra forma di comparazione, sia dal punto di vista aritmetico che da quello generale dell'osservazione dei fenomeni, sia una categoria che possa essere applicata unicamente a entità tra loro equipollenti, altrimenti siamo all'adagio: "è più bianca la neve o più dolce lo zucchero?" quando ognun notoriamente sa che la risposta è: "va più forte il treno"!

    In altre parole, non paragoniamo il raglio dell'asino con la musica delle sfere celesti, tantomeno ricorrendo ad argomenti capziosi quali mettere in bocca ad un cavallo sia carote che intenzioni che non gli appartengono, quando è più che palese che il basto dell'ignoranza che sopporta gli è d'avanzo....


    [Commento di Marco Palasciano del 29 aprile 2010]

    Gentilissimo Luciano, gli è che io e Nicola giochiamo sempre a «poliziotto buono» e «poliziotto cattivo». Stavolta toccava a lui fare il «buono». :D

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