Guappecartó: un quartetto poi trio, da poco di nuovo quartetto, che compone ed esegue le sue musiche, formatosi letteralmente per strada (pur nulla avendo della teppa stradale).
Immagine da www.moldrek.com.
Quello che altri sognano soltanto, loro lo hanno fatto: a cercare fortuna, hanno lasciato l’Italia per la Francia, nazione meno ostile alle Muse; e là si sono guadagnati il pane per mezzo dell’arte e null’altro, sonando per vie e piazze, poi in locali e teatri. Performance in cui s’alternano e si fondono ludus e pathos, lungo una gamma espressiva oscillante fra il piú malinconico lirismo e l’euforia piú indiavolata, discatolando all’occorrenza un sano quid di clownerie; e chi li ascolta e guarda s’ipnotizza, s’innamora, si agglomera allo show.
Guappecartó. A sinistra in un momento apollineo, a destra in un momento dionisiaco.
Per entrare nel mondo della «musica guappa» potreste cominciare, a esempio, qui, con l’ascoltare (écouter) la pièce Delicate infiorescenze.
«Tecnica sopraffina», ammetterà il piú critico dei critici. Ma a sonare e comporre, chi prima iniziando chi poi, i Guappecartó hanno appreso cammin facendo; del quartetto attuale, solo chitarra e contrabbasso stanno sciroppandosi studi conservatoristici, e questo da non piú d’un paio d’anni. Il gruppo esiste da sei, dalla primavera del 2004.
Gubbio, Umbria. Foto da www.terremagiche.it.
A quel tempo tre di loro, fra cui un campano reduce dall’abbandono dell’Accademia di Belle Arti, studiavano insieme liuteria a Gubbio; un quarto, ancora a quelli sconosciuto, stava per laurearsi a Perugia in Scienze della Comunicazione (o «della Confusione», egli dirà). Quest’ultimo, il futuro Dottor Zingarone, fu notato da uno di quegli altri, per caso, sonar la tarantella per istrada con degli amici, stamburellando con ferino brio; e súbito fu amato, e reclutato, e portato al cospetto dell’affascinante madame Fischer, anziana ex attrice degli anni ’50, dedita quindi all’arte fotografica, proprietaria di quell’agriturismo lí tra Perugia e Gubbio, su una collina in località Valdichiascio, dove una sua nipote aveva già introdotto, poc’anzi, i tre apprendisti liutai.
Madeleine Fischer in Le amiche (1955) di Michelangelo Antonioni.
Madeleine Fischer, nata in Svizzera nel 10 ante Hiroshima, progettava in quei giorni un lungometraggio musicale, Uròboro (è di nicchissima, introvabile), versione postmoderna della fiaba di Cappuccetto Rosso in forma d’opera buffa. E, in quei quattro fiutando alate e fonde potenzialità, sebbene all’epoca essi non sapessero «neanche suonare» (o cosí modesteggiano), commissionò loro la colonna sonora del film, da articolarsi in diciannove brani; questo fu il loro start.
Questo la pizia elvezia docque* loro: memento audère semper. E iniziarono a dar concerti in giro, finanche all’Umbria Jazz. L’anno dopo, volavano a Parigi. Era l’agosto del 2005; e percorsero la Francia, esibendosi per via, donchisciottidellamancia che affraterna l’Armonia; la gente li ospitava in casa propria, talora les demoiselles nei propri letti; e su quale sia stata l’esperienza piú bella ci rispondono: «Tutte». (Domandando noi di quelle, chiariamo, puramente artistiche.) Dalla prima del 2004 all’ultima del 2010.
Ecco un video atto a dare un’idea di come si presentassero i Guappecartó prima maniera:
Puramente strumentale è l’attuale repertorio, e fatto di soli pezzi originali; ma in passato hanno sperimentato anche altro, incluso il canto popolare, come testimonia questo simpatico video del 2006:
Dello stesso anno è la testimonianza scritta, qui linkata, del calabrese giramondo Silvio Nocera, loro ospite per quattro intensi giorni.
Nel 2007 Don Carmelo da Pedara, il contrabbassista delle origini, si ritirò dalle scene e dalla metropoli, per dedicarsi nella pace agreste alla sola arte liutària. Nel 2010 il trio è tornato quartetto con l’arrivo di Pierre La Braguette, gettando allegramente egli alle ortiche la carriera di psicologo. Per il resto la formazione ha sempre compreso il violino d’ ’O Malamente, la chitarra di Frank Cosentini e la fisarmonica del Dottor Zingarone (lui in passato anche voce e tamburelli).
In ordine d’anno natale** e di latitudine: Zingarone (alias Claudio Del Vecchio, 1979) è lucano, nativo di Matera; Pierre (Pierluigi D’amore, 1980) e ’O Malamente (Marco Sica, 1981) sono di Santa Maria Capua Vetere, in Campania; Frank (Francesco Cosentini, 1982) è di Gemona del Friuli.
Dottor Zingarone e Pierre La Braguette.
Frank Cosentini e ’O Malamente.
Ecco un brano dove il cartone dei Guappi si fa cartolina, nostalgica per le loro terre, qui in un’esecuzione del 2008 a Gorizia:
Ogni tanto i Guappecartó, difatti, fanno una tornata e una tournée in Italia. Negli scorsi giorni, dal 9 al 13 giugno, sono stati a Mondragone (bar Europa***), Pompei (Pompei Lab), Vitulazio (festival Art and Soul****), San Nicola La Strada (Kingston) e Roma (Contestaccio). Ci siamo trovati ad assistere al primo di tali concerti: dopodiché abbiamo dovuto assolutamente assistere ad almeno altri due, insomma a tutti i concerti dei Guappecartó cui ci è stato possibile, impegni accademici permettendo.
Ci ha catturato il livello di densità poetica raggiunto dai loro lavori, l’architettura fantasiosa e florida, l’autopoietico e mai affettato polistilismo (tratti mediterranei, parigini, tzigani, arabici, latinoamericani, jazz, classici, espressionistici, frammenti anímici evocati da ogni andito dell’inconscio collettivo), l’epifanicità traspirante dal loro essere in scena, il senso di pulita umanità, di fusione vita/opera, che traspare da ogni singolo gesto e nota di questi umani esemplari e degli strumenti che ne prolungano a dendrosfera i coralli cardiaci per il cosmo.
Foto di Matteo Scarpellini.
Che la loro arte sia germogliata e si sia ramificata il piú autodidatticamente possibile, il piú possibile libera da eteronomíe zavorratrici, secondo la libído ispirativa di ciascuno, e sostenuta, nel suo fiorire, da non consueta intelligenza e amore, ciascuno stelo agli altri rintrecciantesi, evolvendosi, nell’empiría: ecco, sarà forse la percezione di queste caratteristiche a farci empatizzare tanto per una tale musica (a parte l’ammirazione per il salto nel tutto-o-niente che i Guappecartó compirono entrando nella loro vita nova di musici girovaghi; e che ricómpiono ogni giorno col non dismetterla, costi i sacrifici e le rotte d’ossa che costi). Quante specioseríe composte a tavolino, robuste di scolastici tralicci, potrebbero competere con tanto naturata e delicata bellezza?
Eppure una grande casa discografica ancóra non c’è, che abbia preso sotto la sua ala, angelica o vampira, questi qui. Pensavamo, noi svagati accademici di provincia, che a Parigi interi occulti eserciti di talent scout girassero i locali orecchie all’erta. Pazienza, pazienza (tanto che cos’è il tempo se non un’illusione, e tutto che cos’è se non un sempiterno istante, cristallizzata infiorescenza? e quell’azzurrità non è la stessa che si è solta nel buio il giorno addietro? quella carne non è la stessa di chi avete amato, e poi è scomparso, in altri transustanziata?), pazienza. Intanto andremo a quanti piú concerti si possa, finché possiamo, a farci irradiare da quelle onde sonore ed anagogiche, enzimi al farsi uranio dello ctonio***** nella nostra psychè d’ex vermi ex germi, per poi lasciarle sperdersi nel vuoto intergalattico.
Sui passati concerti, riportiamo due excerpta dal diario d’un nostro alto accademico:
Poca musica al mondo è tanto bella. […] «Siete altissimi» […] dico […]. Perfetto è l’amalgama delle varie nature musicali. E penso a come in loro si realizzi la natura umana al suo meglio, l’arte autentica e piena. Il culmine dell’evoluzione è qui. Nonché uno dei momenti clou della civiltà occidentale. E anche un po’ orientale. |
Tornando indietro di tre mesi e mezzo, ecco un paio di scatti di Danielle Voirin, di passaggio il 21 febbraio per lo spazio espositivo Rivoli 59, dove i Guappecartó si esibivano in occasione d’una mostra di Angelo Maisto e altri:
Cliccare sulle miniature per vedere la pagina del blog
di Danielle Voirin con le foto deminiaturizzate.
Dei Guappi la fotografa ha poi scritto, e ci piace tradurlo e riportarlo:
Se vi trovate a Parigi e non li conoscete già, metteteli alla prova. La prima volta che li ho sentiti sonare è stato anche il giorno che ho messo piede per la prima volta al Rivoli 59. Sulla scala dell’ispirazione, quel giorno è stato decisamente alto. I Guappecartó sono dannatamente affascinanti e suonano con una passione che traduce le emozioni in suoni in linea diretta dal loro cuore al nostro. Io sono, per cosí dire, una loro fan. Certa musica può essere rilassante, ma anche riempirti di un’energia che ti spinge all’azione, alla creazione, alla danza, a far qualsiasi cosa… e un po’ a sognare il mare, e l’Italia a notte fonda. In loro la passione si coniuga allo humour e ascoltarne la musica dal vivo è una sorta di alimento vitale, che non si può descrivere a parole. |
Lasciamo l’ultima non-parola alla musica, linkandovi la pagina Myspace dei Guappecartó, non prima d’avervi informato che saranno di nuovo in Italia a luglio-agosto; e che chi nel frattempo voglia contattarli potrà scrivere loro un’e-mail, o telefonare, in Francia (prefisso 0033), al 615117776 o al 951796315.
Cliccare sul logo.
14 luglio: Perugia, Parco S. Angelo
22 luglio: Roma, Contestaccio
23 luglio: Gaeta, Ex Macelleria
24 luglio: Montalto di Castro, Cuba Libre
* Da dòcere.
** Quanto ai cieli natali, poiché l’Accademia Palasciania scoraggia la pratica dell’astrologia, annoteremo solo quanto segue: tutti e quattro sono nati di notte; Zingarone, Pierre e Frank sono accomunati dalla congiunzione Sole-Venere; Zingarone e ’O Malamente sono accomunati dalla congiunzione Mercurio-Giove; il Mercurio d’ ’O Malamente è in congiunzione diacronica col Mercurio di Frank; il Marte di Pierre lo è col Marte d’ ’O Malamente; il Marte di Frank lo è col Marte di Zingarone; Pierre e Frank sono accomunati anche dalle posizioni di Luna e Marte relativamente all’orizzonte.
*** Quella sera durante le prove, possiamo testimoniare, un cane fuori il bar s’è messo ad abbaiare a tempo con la musica, sui tempi in levare d’un valzer.
**** Festival di musica indipendente, quest’anno alla terza edizione, dedicato da Joseph Martone e altri alla memoria di suo fratello Mike. Qui i Guappecartó si sono alleati con gli Gnut (Claudio Domestico, Piero Battiniello, Carlo Graziano), loro predecessori in scaletta, ai quali ’O Malamente ha fatto da violinista tutto il tempo e i quali, giunti all’ultima delle proprie pièce, hanno invitato i nostri eroi sul palco per sonare insieme. I Guappecartó hanno iniziato poi il loro concerto, ma giunti a metà lo hanno brevemente interrotto per consentire un’esibizione fuori programma del comico musicale Gino Fastidio, con cui avevano fatto amicizia il giorno prima. Goliardica anche la presentazione di ciascun gruppo, con gli artisti e il presentatore stesi per terra, a stella, testa a testa, ripresi da una telecamera e proiettati su uno schermo composto di magliette bianche.
***** enzimi al farsi uranio dello ctonio: le quali onde, cioè, inducono cataliticamente nella nostra anima la trasmutazione degli elementi terricoli in elementi celesti.
2 commenti:
[Commento di Giacinta *** del 2 luglio 2010]
Bellissimo post! Chi ama ascoltare i Guappecartò, come me, non può che ringraziare!
Buona giornata,
Giacinta
[Commento anonimo del 6 luglio 2010]
Lo mio maestro ed io e quella gente
ch'eran con lui parevan si contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.
L'atmosfera purgatoriale, è dolce la musica dell'esilio.
I enjoyed reading yourr post
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