Solo ora abbiamo letto, in ritardo d'un mese, in «Nazione Indiana» (precisamente qui) ciò che una non meglio identificata signora o signorina Eloise scrisse a critica del volume collettaneo Napoli per le strade, ed. Azimut, 2009, e più in particolare – nella metà seconda del breve suo commento – a critica del testo d'apertura, Starobinski alle undici di Marco Palasciano; commento che da lì copiamo qui di séguito:
Un libro molto sciatto, che abbonda di oleografie al
limite dello stereotipo e di una scrittura che, scusate la franchezza,
mi appare quasi sempre o ad un livello amatoriale o, come nel caso del
primo dei racconti, tutta chiusa e autoreferenziale, come se l’unico che
dovesse leggere fosse l’autore stesso.
Per ciò che concerneva il Palasciano, a Eloise così rispose sua sponte – sempre il 12 giugno – l'Autore casertano Antonio Iorio:
Già un’ouverture palascianesca è di per sé antitetica a
qualsiasi oleografico stereotipo, un vaffanculo alla ritrita liturgia
delle collettive.
Lode
meravigliosa e per il contenuto, e per la forma; e ringràziano Iorio
sia il nostro Presidente, sia l'Accademia Palasciania tutta. A meglio
ringraziarlo è qui ufficializzata, volente egli o nolente, l'elevazione
del disinteressato laudatore a nostro ennesimo Socio Ornamentale, con
diritto a presenziare a tutte le Feste dell'Amicarium dalla prossima in
avanti.
Vero è che, tuttavia, non s'è data risposta – o perché supposta vana, o
perché d'ardua confezione (ars longa, pausa caffè brevis) – all'accusa
eloisiana di chiusura; e la quæstio, per la gioia dei pedanti, resta aperta.
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