Riportiamo,
prendendolo da Facebook, un commento del nostro Presidente al recente
caso delle due signore o signorine che hanno ucciso un cane, al quale
l'una teneva ferma la testa mentre l'altra lo calpestava, a lungo,
infierendo coi tacchi, lui guaendo ed esse ridacchiando. Non linkiamo al video girato da un loro complice.
Sembra
un misto tra una scena sadomaso e un sacrificio rituale. Gli
appassionati di questo tipo di video provano certo una soddisfazione di
tipo sessuale a vedere delle snelle gambe di donna inguainate in nylon
nero, piedi calzanti scarpe a lunghi tacchi, trattare il cane come uno
slave, come forse a loro stessi piacerebbe essere trattati, anche se non
fino alla morte (o forse sì, in qualche loro fantasia di
autoannientamento). Inoltre, a ucciderlo le due "sacerdotesse" avranno
provato all'incirca la stessa esaltazione che gli antichi provavano
nell'immolare un capro e offrire il suo sangue a Dio, liberandosi così
dei peccati loro e di tutto il villaggio, scaricati addosso a un animale
perfettamente innocente. Questo è in pratica un vero sacrificio
barbarico, che deve indignare ma che a contemplarsi in differita (dal
vivo uno sarebbe intervenuto e avrebbe preso a mazzate le due pseudo
baccanti, salvando il cucciolo) può anche dare un assurdo senso di
soddisfazione fredda e triste, di «Tutto è compiuto», in chi eppure si
sente con tutta la sua anima in empatia con la vittima: come davanti,
forse, a una tragedia greca (dove però le uccisioni non
venivano mostrate sulla scena). Peccato che la catarsi in questo caso
non valga la pena, la pena di quel cane; difatti non avremmo mai
commissionato un video del genere, e forse neanche immaginato. Infine si
aspetterà meccanicamente che sia data una giusta pena alle due signore,
ormai già identificate e denunciate, che da torturatrici
dell'Inquisizione si trasformeranno in streghe da mettere al rogo. Non
le odio più rabbiosamente, ma in calma mi repellono: mi sono, lo sento,
considerevolmente aliene, nonostante il comune nucleo umano; non nego le
somiglianze, e sono lieto delle differenze.
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