lunedì 1 febbraio 2010

Giustamente pur se non giustomodo


Louis David, La morte di Socrate (1787).

«Stev magnann, e agg vist nu poc d' 'o film su sant'Agostino d'Ippona ghiut in onda stasera su Rai 1», ci narrava poc'anzi un nostro gentile accademico, «e m'è ghiut stuort u vuccon: nientemeno, sti gnurant 'e sceneggiator hann mis mmocc a Agostin sta fras!: "Ho visto un'edizione delle opere complete di Socrate, però costava molto". Cose 'e pazz! e chist foss nu film ncopp 'a storia d' 'a filosofia? ma facitm 'o piacer, ghiat a zappà!»*.

Certo, è notorio che nullo scritto Socrate lasciò; ma in verità, il fallo fu nell'orecchio del nostro sodale, che intese Socrate per Isocrate, e non nella penna negli autori del pur per altri versi discutibile film di propaganda chiesastica Sant'Agostino (dialoghi da telenovela, personaggi piatti come in un cartoon... insomma la solita pastura buona a che vi si pasca la star della filastrocca di poc'anzi). 


Isocrate.
D'altro canto ciò che meglio sappiamo, come si sa, è di non sapere; e forse né i licei, né Wikipedia, né noi siamo aggiornati, e qualche mese fa sono magari stati ritrovati sotto un sasso dell'areopago, integri, i rotoli dei finora ignoti trattati e trattatelli socratici tutti. Ce ne rallegreremmo assai; non solo perché sarebbe il più importante ritrovamento quantomeno degli ultimi sessantatré anni, ma anche perché preserverebbe lo sceneggiatore**, il regista***, gli attori**** e tutti gli artéfici della produzione e postproduzione di Sant'Agostino***** da ogni futuro sospetto di asineria collettiva, laddove un altro spettatore momentaneamente dimentico della storia dell'epidissi fosse in vena, come v'era il gentile accademico che ci fece la vernacolosa segnalazione, di sfoghi (giustamente pur se non giustomodo) contro la tivù generalista più o meno degenerata. Detta segnalazione lì per lì ci stordì col suo ghiotto fulgore, onde non pensammo ad altro che ad approfittarne immediatamente per gettare discredito sulla cinedrammaturgia filocattolica, drogandoci di odiante vis satyrica; è un vero peccato che si trattasse di Isocrate e non di Socrate, e che abbiamo dovuto frenarci; ma, frenati non ci fossimo, saremmo passati dalla parte degli asini: e come più faremmo a illuminare il mondo, con la reputazione macolata? Infine, errare humanum est, e il perdono è il più alto gesto umano: perciò perdoniamo senza esitare il sodale di dianzi, per averci ebbro esposti a un tale rischio. 

Quanto alla qualità media delle fiction generaliste, e più in generale della televisione per le masse, e più in generale del masscult (con la sua subdola codetta, il midcult), certo non c'è da meravigliarsi: banale è dir che la banalità ha sempre predominato sul mondo in tutti i campi, tempi e territori. Ma, a consolatio, pènsisi: la luce del genio non risalterebbe, se non fosse circondata dalle tenebre e penombre dell'altrui mediocrità intellettuale, artistica e spirituale. Grazie, gente.


* «Ero intento alla cena, e ho assistito a un frammento del film su sant'Agostino d'Ippona andato in onda stasera su Rai 1, talché m'è andato il boccone per traverso: nientemeno, quegli sceneggiatori ignoranti hanno fatto pronunciare ad Agostino la seguente frase!... Cose da pazzi! e questo sarebbe un film d'argomento storico-filosofico? ma fatemi il piacere, andate a zappare!».

** Francesco Arlanch (già sceneggiatore delle fiction San Pietro, Chiara e Francesco, Paolo VI, Giovanni Paolo II ecc.).

*** Christian Duguay (già regista, tra l'altro, di Screamers: Urla dallo spazio e Human Trafficking: Le schiave del sesso).

**** A pronunciare la battuta sulle opere di Isocrate è Alessandro Preziosi.

***** Una coproduzione internazionale Rai Fiction, Rai Trade, Lux Vide, Eos Entertainment e Grupa Filmowa Baltmedia.

Nessun commento: