mercoledì 25 marzo 2009

Fulgori di poesia e di philia

Alle 15.00 di mercoledì 1° aprile, collegatevi a Radio di Massa – cliccando qui [aggiornamento: ecco qui la registrazione!] – e godete la fervida loquela di Marco Palasciano e Luca Iavarone più, guest star, Andy Violet!

L’orgia verbale pseudo-collodiana
della nona puntata vi ha sturbati?
nient’era; ecco la decima, dal titolo
già elongato a azzerare ogni horror vacui:


FF.SS. (fulgidi sonetti) cioè:
«Che mi hai portato a fare sul Parnaso
se non mi vuoi piú bene?».*
Dai Sonetti de’ mesi di Folgóre da San Gimignano
all’
Ipersonetto de’ mesi di Marco da Capua
bypassando Cenne da la Chitarra
ovvero
700 anni e 700 metri.
Diaristica, poesia, ludolinguistica,
mitologia amicale e amor de lonh
fusi nel trobar trick
** palascianesco


Sala dei Mesi nel Castello di Buonconsiglio, in Trentino.


Tingoccio e Min di Tingo ed Ancaiano,
Bartolo ë Mugàvero e Fainotto


Quando le porte sue spalanca Iano,
il cor gentil rempàira e si fa in otto

A chiusa di ogni verso dell’Ipersonetto de’ mesi*** di Marco Palasciano si trova – integra o scissa, separata o fusa – la parola a chiusa del verso corrispondente nei Sonetti de’ mesi di Folgóre da San Gimignano (dei quali nel 2009, to’, ricorre il 700° anniversario); vincolo che si aggiunge a quello di scrivere i sonetti dal 2° al 13° (1° e 14° la dedica e il congedo) in tempo reale, cioè nei mesi stessi a cui sono relati.

Inoltre all’interno di ciascuno dei 14 sonetti di cui l’ipersonetto zanzottïanamente si compone (cosí come un sonetto si compone di 14 versi) si cela una parola ricorrente – di cinque lettere, salvo abbreviazioni – atta ad indicare quell’oggetto desueto, e dalla forma irregolare, e mòtile, nel quale l’operina è radicata.

Operina che è un dono del poeta
per amici i piú amati (e piú, talora,
all’occhio suo di lagrime offuscato,
ingrati); amor de lonh –
lontano, per la quasi precisione,
un 700 metri.
Tema ulterior la lotta,
epica, all’immondizia
(e a tutto ciò che è immondo,
ingannoso e mortifero)
da parte della parte illuminata
del popolo campano;
di contro, i sillogismi difettivi
della gente che batte l’ali in basso,
o è affatt'àptera; il gelo
della malinconia
e il fuoco, in marzo/Mars
all’acme, del piú distruttivo affetto;
ancóra, l’apollineo e il dionisiaco,
nicciosi petrosini ognemmenestra;
e, finalmente, Lettere occupata,
citata nel sonetto di novembre.

Noi leggeremo insomma
Folgóre e Palasciano;
e ogni sonetto, e suo controsonetto,
sarà occasione di meravigliose
scrollature di petali di logos
su voi, pastor beniti – caro pubblico –
torpescenti (là ove non morti affatto)
all’ombra della pianta sapienzale.




Dicembre. Sala dei Mesi nel Castello di Buonconsiglio.



* Fin qui è la parodia del titolo di un film di Renzo Arbore, FF.SS. cioè: «Che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?» (1983).

** Il 27 agosto 2008 è attestato per la prima volta (come tag, sul blog «Nazione Indiana») il termine «trobar trick», coniato da Domenico Pinto, descrittivo dello stile poetico di Marco Palasciano. Deriva, ovviamente, dalla fusione del termine «trobar ric» (uno dei modi di comporre tipici dei trovatori provenzali: con ricchezza formale e concettuale) e del termine «trick» (acrobazia compiuta su uno skateboard).

*** Già presentato in occasione dell'apertura delle celebrazioni per il decennale della fondazione dell'Accademia Palasciania, alla Festa dell'Amicarium, il 5 gennaio 2009.

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