[Il] Fondamento ultimo [...] non ha bisogno di ricevere [...] riconoscimento in alcuna manifestazione diversa dal semplice esserci del cògito e apparire del cosmo [...].
Perciò falsa, e "blasfema", sarebbe ogni credenza nel rivelarsi agli uomini verbalmente di qual sia ente divino o semidivino, vedi «Non avrai altro dio fuor di me» o «Io sono l'Immacolata concezione»: in tali casi non si tratterebbe che della voce allucinatoria del "versante oscuro" del cuore umano, atta – pseudodiabolica – a confonderci, se non di mera inventio ciarlatana.
L'autentico "divino", inteso come semplice unitaria legge meravigliosa, o Fondamento ultimo di tutto, di già si "rivela" nel puro nostro essere al mondo, né importa se reale o virtuale sia il mondo; e tanto basti. «Sono, semplicemente sono, ed è un incanto» (come usa dire la poetessa Viola).
Un giglio d'acqua viola, che emerge come l'essere dal nulla. Foto di Alice Gu*.
* Foto trovata digitando quattro lettere alla cieca in Google ricerca immagini – thrh – e scegliendo, alla prima schermata di risultati, la foto del ruscello Chapman (apparsa alla terza riga e terza colonna), dalla quale si è risaliti infine a una pagina di angeldemar.spaces.live.com includente la foto qui mostrata (sostituente quella dianzi spostata in Cetonia aurata e, in basso, fior di loto).





Gli studi degli archeologi sulla villa comportarono intanto il blocco dei lavori nell'area RIQ6 (nella foto qui a sinistra, scattata da Luigi Orsi a bordo di un aviomezzo), fino al gennaio 1999, allorché il sito fu reinterrato per consentire il cantieramento della linea TAV; questa, si disse, sarebbe passata sopra l'antica industria con un viadotto i cui pali sarebbero andati a perforare le rovine stesse; il tutto con l'autorizzazione della stessa Soprintendenza archeologica.
Le prime proteste per quel «grottesco compromesso» partirono dall'Accademia Palasciania, che raccolse in 9 giorni
Quindi venne costituito, internamente all'Accademia Palasciania, il Comitato per la salvaguardia delle opere archeologiche emerse nel territorio di Capua. Questo sarebbe diventato a dicembre del 1999 una associazione o.n.l.u.s., con scopi più ampi, denominata Gruppo di intervento storico-ambientale Nautilus; ciò in occasione del convegno
Ugualmente significativo del diffuso disinteresse dei "chi di dovere" verso il patrimonio archeologico capuano fu l'episodio di uno scempio minore, avvenuto tra i pilastri 28 e 29 della parte di linea TAV già impiantata, presso il fiume Volturno. A maggio del 1999 venimmo in possesso di una serie di fotografie, databili tra la fine del 1995 e l'inizio del 1996, relative a reperti localizzati all'interno di un cantiere TAV. Una ricognizione da noi effettuata sul luogo indicatoci evidenziò la presenza di una colonna di centuriazione divelta e rovesciata, nonché affioramenti di muratura confusi a una colata di cemento infilzata da ferraglie. Questo era quanto rimaneva di un fontanile di età alto-medievale che la Soprintendenza archeologica aveva dato disposizione di reinterrare per conservarlo «al meglio». Alla nostra richiesta di chiarimenti sul perché ci fossimo ritrovati invece con una colonna buttata in quel modo, rispose il dott. De Caro, dichiarando che lo scempio fu «dovuto probabilmente a
Tornando alla questione principale, e cioè il sito archeologico di età antica (area RIQ6), non era ormai in nostro potere null'altro che il sottolineare d'occasione in occasione come la soluzione del viadotto su micro-pali costituisse uno scempio intollerabile, che non trovava altra giustificazione se non nel desiderio della TAV di passare sul territorio senza perdere altro tempo e denaro in ulteriori deviazioni. Potevamo solo stigmatizzare la pressoché totale indifferenza delle autorità competenti al problema, la cui portata si sarebbe compresa, potevamo ben immaginare, solo quando sarebbe stato ormai troppo tardi per rimediare alle devastazioni fatte. Tanto più grave appariva questo, alla luce del fatto che autorevoli scienziati (fra cui il prof. Tartaglia) avevano bocciato in pieno il piano nazionale dell'Alta Velocità ritenendolo una assurdità sia per la scarsità dei suoi vantaggi effettivi, sia per le caratteristiche geomorfologiche e urbanistiche dell'Italia, in sostanza uno scempio colossale e di nessuna reale utilità per i cittadini. 

