lunedì 31 ottobre 2011

Record d'afflusso agli «Esordi del caos»

Marco Palasciano. Foto di Antonio Calamo.
Si è tenuta domenica 30 ottobre, come da programma, la lezione-spettacolo Gli esordi del caos. Te lo do io il laboratorio di scrittura, quinta del seminario di Marco Palasciano De natura mundi. L'interpretazione del mondo in ottanta giorni. L'evento ha goduto di un'affluenza record (in ciò superando la lezione del 10 dicembre 2010 Gioco vs Mercato e politica, ch'ebbe ventiquattro spettatori): gli spettatori sono stati più d'una trentina!, là a Palazzo Lanza, nella sala eventi trasformata per l'occasione in bottega di narrativa e poesia; alcuni sono giunti finanche da Cassino. (Dall'agro napoletano, tra l'altro, è venuto a spectarci Salvatore Toscano, autore del notevole Infinite Loss.)

Caldamente ringraziamo sia essi, sia quanti finora contribuirono a diffondere notizia di De natura mundi. L'Accademia ringrazia inoltre il proprio Segretario, Domenico Callipo, per essersi recato venerdì scorso da Caserta a Napoli e da Napoli a Capua, senza soste (neanche per pranzare), al fine di recuperare un libro necessario alla lezione, il quale un anno fa era stato imprudentemente prestato dal nostro Presidente a un Socio Ornamentale iposolerte. Che libro? aa.vv., I protagonisti della poesia moderna, Carello ed., 1981. «Un titolo piú adatto, a mio umile parere, sarebbe stato» disse iersera il Maestro Palasciano «I protagonisti della poesia di m****. Analizzeremo ora alcuni di questi “capolavori”. C’è molto da imparare, qui, su cosa non è una poesia».

Fu «bellissima», come della scorsa si disse, anche questa puntata? lasciamolo giudicare agli spettatori, uno dei quali (R.A.) ha oggi inviato al nostro Presidente l'SMS che segue:


Caro Marco, non puoi immaginare come mi sia sentito bene ieri sera, in pace con me stesso, quasi redento. Il tuo severo magistero mostra quello slancio della superiorità che rianima le speranze per qualche parte mortificate dal valore troppo modesto di tutto il resto.

La prima parte della lezione, preceduta da un gioco a quiz, si è intitolata O buon Apollo, salvaci dalla poesia mediocre! e ha tratto la maggior parte dei propri spunti dai materiali sviluppati nel perduto gruppo di facebook La superbia punita, antico feudo dell'Accademia Palasciania. Si sono riportate, tra l'altro, le più sugose dispute tra «grezzisti» e «politisti»; e le analisi, richieste dai poeti stessi, di alcune poesie passibili di miglioramento: come un'Elegia triste del gentile Davide Càrpana, che qui potete leggere nella versione originaria, e che il nostro servizio di lettura testi consigliò di ridurre (eliminato anche il titolo) da 32 versi ai soli 6 seguenti:

Evitiamo il banale «Mi dispiace»:
la pietà non è mai stata il mio mestiere.
Una scelta ci ha reso distanza,
due persone altro piano d’esistenza:
da amante, a sposa, a sorella,
ora un colpo più truce t’allontana.

Tra i momenti più allegri della serata è stata la recita d'una serie di variazioni metriche, composta da Palasciano per l'occasione a fini didattici, sul tema «Un vecchio signore, a furia di fare gira e volta (non è chiaro in che senso), si sente male, e chiama aiuto; accorre un nipote, cui chiede di chiamare il medico, poiché si sente morire; ma poi va al gabinetto, si sgrava gli intestini e si sente meglio. Morale: chi piú caca, piú sta sano», con frequente ricorso al dialetto napoletano laddove eran da sciorre i nodi più gordiani. Tredici le variazioni, ciascuna costruita secondo un diverso tipo di verso (a parte l'ultima, che riusa gli endecasillabi, ma organizzandoli stavolta in forma di sonetto):

1. Binari (34, con una sola tmesi: «La mo/rale»)
2. Ternari (36, leggibili anche come 18 senari o 9 dodecasillabi)
3. Quaternari (24, leggibili anche come 12 ottonari o 6 doppi ottonari)
4. Quinari (18, leggibili anche come 9 doppi quinari)
5. Senari a ritmo binario (16)
6. Settenari (16, leggibili anche come 8 alessandrini)
7. Ottonari dattilici (11)
8. Novenari (12)
9. Esametri (6, resi da ottonario dattilico + novenario)
10. Decasillabi (10)
11. Endecasillabi dattilici (8)
12. Endecasillabi a maiore, a minore e giambici (9)*
13. Sonetto

* Con opportuni gesti Palasciano, nel leggere la variazione n. 11, segnalava quando l'endecasillabo fosse a maiore (mani in alto), quando a minore (mani in basso) e quando giambico (mani a mezza altezza).

Riporteremmo volentieri almeno il sonetto (dove, per allungarsi ai debiti 14 versi, si sono aggiunti nelle due quartine un po' di dettagli, come il fatto che la chiamata fosse telefonica, e cosa di preciso fosse quel «gira e volta»); ma non possiamo; ché è troppo osceno. No, aspettate: ne possiamo oscurar le parolacce con pudìchi asterischi, è vero! :-) ond'eccolo:


C’era una volta un vecchio monsignore
che per troppo girarsi e rigirarsi,
tra l’inc**ar gli eromeni e il donarsi
ai ca*** degli erasti, ebbe un malore.

Con man tremante presso il libro d’ore
raccolse il cellulare e – mentre a darsi
alla fuga era il boy ch’ei stava a farsi –
fece un numero, bianco di terrore.

«Aiuto! aiuto!» E accorse un suo nipote.
«Ched è?» «Chiama il dottor, presto, ché muoio!»
Ma non morí: andò al cesso; e sulle gote

la rosa rifiorí, sgravato l’ano.
Morale: andate spesso al cacatoio;
ché chi piú caca, piú rimane sano.

La seconda parte della lezione si è intitolata Racconto, romanzo, opera mondo. Si è tra l'altro spiegata la differenza tra racconto e romanzo, che più che nella lunghezza risiede nella "larghezza", e si è fatto un esercizio di composizione narrativa su tema dato. Tema che si prestava sia al drammatico, sia al comico; sia al materiale, sia allo spirituale: «Qualcuno si sente male, ma poi si sgrava di qualcosa e si sente meglio». Quattro i testi in prima stesura prodotti dagli spettatori nel giro d'un quarto d'ora: tre racconti brevi e un incipit. Si è quindi ragionato sui loro pregi e pecche, e come avrebbero potuto limarsi al fine d'una seconda stesura.

A coronamento della puntata si è celebrato il 64° compleanno di Antonio Moresco, probabilmente il massimo scrittore italiano vivente (facendo corna dato che, fatte il 10 ottobre le celebrazioni per il 90° compleanno del massimo poeta italiano vivente, Andrea Zanzotto, quest'ultimo è partito per gli Elisi la settimana dopo). Di Moresco (nella foto la copertina dell'attesa nuova edizione di Gli esordi) si è riassunto il cammino esemplare, e si è data lettura del forse più intenso canto dei Canti del caos, quello delle ragazze cartavetrate. Tutti sono rimasti stregati e da quel testo, e dalla degna resa attoriale di chi gli ha dato voce: ennesimo «slancio della superiorità» dell'homo universalis, infine, a «rianimare le speranze» nostre e vostre (se non siete miseri nichilisti) in un nuovo Rinascimento.


E la disfida tra la ricchezza di quest'ultimo, in termini di spirito, e la «miseria della postfilosofia» (come la chiama qui Daniele Ventre), sarà il principale argomento della prossima lezione-spettacolo:
Il ritorno di Astrea in astronave. Tramonto del postmoderno e rimonta del moderno. Che Palasciano terrà lunedì 7 novembre, alle ore 21.30 (o al massimo 21.45), a Palazzo Fazio (Capua, via Seminario 10). Come sempre, gratis. Parte prima: Dall'estetica trascendentale all'anestetica trash-and-antani: mio Dior, come sono caduta in vascio! Parte seconda: Le Muse intorno alla culla del nuovo Rinascimento. Sotto l'egida e di Apollo, e dell'Apollo 11.

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