27 novembre 2017

L'allegoria fluviale della vita

Domenica 26 novembre si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 26 partecipanti e per la durata di circa due ore e mezza, Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana, la puntata n. 9 di Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie, decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 10 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – giovedì 30 novembre alle ore 20.00 a Palazzo Fazio (Capua, via Seminario 10), e si intitolerà Al nome bello fra reale e onirico.

La puntata n. 9, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo – inclusiva di un quiz a premi (si è qui, fra l'altro, citata la zanzottiana Ecloga IX, nel cui verso 9 occorre «amazonico», e si è narrato della leggenda del medaglione del monaco Trigorio; ma a inaugurare il quiz è stato ovviamente il quiz «Chi era Quizquiz?») – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:


I. Storia: Perù-Amazzonia 1522-1547

Morte di Francisco Pizarro.
1522-1538: la conquista dell'impero inca da parte degli spagnoli, fino all'esecuzione di Diego de Almagro senior. Il leggendario paese di El Dorado. Febbraio 1541: parte con circa 350 spagnoli, 4000 indigeni, 200 cavalli e altre centinaia o migliaia di cani, lama e maiali la grande spedizione di Gonzalo Pizarro e Francisco Orellana alla ricerca di oro e cannella: Pizarro parte da Quito, Orellana da Santiago de Guayaquil. Un vulcano ha la sua prima eruzione (Juan de Velasco nei suoi Viaggi, relazioni e memorie relative al regno di Quito dice fosse il Pichincha, ma sospettiamo fosse il Reventador, la cui prima eruzione documentata è appunto del 1541). La spedizione riceve i primi guasti dalle tempeste incessanti sulle Ande. Delle guide deludono Pizarro in merito a presunti alberi di cannella, strada sprecata; e lui brucia viva una metà di loro, e dà l'altra metà in pasto ai cani. Dopo aver poi sostato un paio di mesi in un villaggio ospitale aspettando il resto della spedizione, confisca delle barche agli indigeni per meglio discendere il corso del Rio Coca. (Intanto a Lima i seguaci di Diego de Almagro junior, credendo che Francisco Pizarro abbia fatto uccidere Cristóbal Vaca de Castro che tarda ad arrivare dalla Spagna, uccidono Francisco: 26 luglio 1541.) La spedizione incontra sempre maggiori difficoltà, e ci si inizia a cibare dei cavalli e dei cani; si costruisce inoltre, a un punto, il brigantino San Pedro, per il trasporto di feriti, provviste e tesori.


26 dicembre 1541: dopo altre traversie, si decide che 57 uomini capeggiati da Orellana andranno in avanscoperta col San Pedro, troveranno cibo e torneranno indietro controcorrente a rifornire gli altri. 3 gennaio 1542: Orellana e i suoi, mezzi morti di fame, trovano ristoro in un villaggio ospitale, dove sostano un mese. Proseguono poi sul Rio Napo; il 12 febbraio giungono alla sua confluenza col Marañon. 22 febbraio: Orellana convince tutti, meno Hernando Sanchez, a lasciar perdere Gonzalo e proseguire fino all'estuario. Il frate che è con loro, padre Gaspar de Carvajal, scriverà una Relación del nuevo descubrimiento del famoso río grande que descubrió por muy gran ventura el Capitan Francisco de Orellana. Sanchez viene abbandonato sulla riva. Più avanti, viene costruito un secondo brigantino, il Victoria. Intanto Gonzalo Pizarro incontra Sanchez e, informato della situazione, decide di lasciar perdere e tornare a Quito. Qui giunge, con un'ottantina di superstiti, a giugno 1542; e scopre che il fratello Francisco è stato ucciso, che il Perù ora si chiama Vicereame di Nuova Castiglia, e che il viceré è il sopracitato Vaca de Castro. 24 giugno: Orellana e i suoi si battono con delle donne arciere; da ciò il nome del grande fiume che stanno ormai percorrendo: il Rio delle Amazzoni. Nella battaglia il frate perde un occhio. Il più lungo fiume del mondo. Parentesi zoologica: i sirenii. Orellana ordina di procedere a zig zag per osservare entrambe le sponde del fiume, tant'è largo a questo punto. Frecce al curaro. 26 agosto 1542: giungono all'estuario.

Il viaggio di Orellana.

Poi i due brigantini giungono all'isola di Cubagua, uno il 9 e l'altro l'11 settembre. 16 settembre: in Perù, Vaca de Castro fa giustiziare Diego de Almagro junior. 20 novembre: Carlo V imperatore alias Carlo I di Spagna promulga le Leyes nuevas. Dubbioso dei confini stabiliti dal trattato di Tordesillas (1494), Orellana si reca prima da Giovanni III, re del Portogallo, e poi, a maggio 1543, dal re di Spagna (vedi qui), ottenendo a febbraio 1544 dal Consiglio delle Indie l'anelato contratto: sarà governatore dell'Amazzonia, ovvero Nuova Andalusia. Ma, ahimè, dovrà organizzare la nuova spedizione a proprie spese. Intanto giunge in Perù il nuovo viceré, Blasco Núñez Vela: è il 13 settembre 1544. 11 maggio 1545: Orellana, fresco di nozze con Ana de Ayala, riparte per l'Amazzonia con quattro navi; ma a causa delle tempeste, il Bretón è da demolire e il Guadalupe affonda con tutto il proprio equipaggio (vedi qui). A dicembre Orellana ritrova l'estuario del Rio delle Amazzoni, ma la Capitana è da demolire; più tardi affonda il San Pablo, e si procede in barca. Intanto in Perù Gonzalo si rivolge al Demonio delle Ande, l'ottantenne Francisco de Carbajal, per fronteggiare l'esercito di Núñez, che è sconfitto il 18 gennaio 1546. Carlo V rinuncia alle Leyes nuevas e invia in Perù don Pedro de la Gasca, che parte dalla Spagna il 26 maggio. A novembre 1546 Orellana (nella barca, nel caldo, in sintesi nel calderon de la barca) muore di malaria. Qui l'oratore inserisce una scena di fantasia, ispirata a L'oro del Reno di Wagner: nel delirio Orellana sente il canto delle sirene amazoniche che gli offrono l'oro di El Dorado, se rinnegherà l'amore. Juan de Peñalosa lo seppellisce. I superstiti si recano a Cubagua. Ana e Juan si sposeranno e vivranno a Panama.

Gonzalo Pizarro condotto al patibolo.
9 aprile 1547: la battaglia finale tra don Pedro de la Gasca e Gonzalo Pizarro finisce prima di cominciare, perché tutti i capitani di Gonzalo passano a uno a uno dalla parte del prete, tranne il Demonio delle Ande, che tenta la fuga ma cade nel fango. Infine, Gonzalo viene decapitato, e il vecchio Carbajal squartato. Gonzalo viene sepolto nello stesso convento di Cuzco in cui riposano già le spoglie degli Almagro padre e figlio. «Quanto alle spoglie di Orellana, nel 1957 verranno ritrovate da Indiana Jones, come sapete, anche se non è vero. Ma cosa è veramente vero, e cosa non lo è? Non è forse la vita un sogno?, e un breve sogno: ché anche il piú lungo fiume non è nulla, a confronto del vasto oceano».

Della trattazione storica resta da dire che è stata cadenzata da sette anagrammi di «Amazoniche sirene»:
— «Reazione meschina» quella di Rumiñahui che abbandona Atahuallpa;
— «Chiesa e minoranze» il tema che sta a cuore a monsignor Bartolomeo de las Casas;
— «Nemesi acheronzia» le pene patite dagli spagnoli lungo il Rio delle Amazzoni (cfr. l'anagramma nell'annuncio della puntata, «Come andrà a finire?» = «America da inferno»);
— «Hai enorme scienza» detto da Carlo V a don Pedro de la Gasca;
— «In chi è senza amore» detto dalle Ondine a proposito di dove il potere può albergare;
— «Noia senza chimere» ciò cui è preferibile morire squartati e decapitati (qui il video);
— «Maschere in azione» i viventi se la vita è teatro.

II. Metafisica: alla ricerca della Verità Splendente

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Tanto per cominciare: di cosa possiamo essere certi? direttamente, del fatto che esistano (non il mondo del quale facciamo esperienza, di per sé, ma) almeno queste tre cose:
— l'anima (il soggetto esperiente);
— i qualia (i componenti elementari dell'esperienza);
— gli algoritmi (il sistema di composizione dell'esperienza);
e indirettamente, per deduzione, possiamo essere certi dell'esistenza di una quarta cosa:
— un qualche inconoscibile mondo non algoritmico (perché se tutto si basasse sugli algoritmi, dunque sul principio causale, non potrebbe esserci nulla; ma noi esistiamo, ergo non può non esistere anche quel mondo).
Rapporto tra corpo e anima: si può supporre che non vi sia legame se non virtuale (tipo quello fra il giocatore d'un videogame e il relativo avatar); e che perciò il corpo nasca, si evolva e muoia, ma l'anima sia immutabile come l'esti parmenideo. L'anima fa parte del mondo metafisico, non del mondo fisico, nel cui gioco essa si cala virtualmente, incarnazione dopo incarnazione, per vivere esperienze che nel mondo metafisico (dove l'anima è onnisciente e legata da amore assoluto ed eterno alle altre anime) sono impossibili (per es. l'ignoranza e di conseguenza la meraviglia, la speranza, l'innamoramento ecc.).

Nel mondo fisico, di contro, è impossibile «produrre un pensiero assoluto e perfetto, perfettamente rispecchiante la Verità Splendente. Ma non importa; non siamo qui per conoscerla; siamo qui anzi per dimenticarla. Non perché sia orribile; anzi; non c'è meraviglia più meravigliosa»...

Da dove veniamo, dunque? Le anime sono declinazioni del puro essere. E da dove viene il puro essere? Da nessuna parte; neanche dal Nulla, che non è mai esistito.

E dove andiamo? Da nessuna parte: il gioco è infinito. L'importante, «come vi dirà anche il guru più da quattro soldi», è il percorso.

E per dove dobbiamo andare? «Ma la domanda è mal posta. “Dobbiamo”? cos’è questo “dovere”? implica un giudizio; e la chiave della saggezza, piuttosto, non gira forse nella toppa della sospensione del giudizio? Perciò non domandiamoci per dove dobbiamo andare, ma piuttosto domandiamoci per dove siamo già andati, nel corso della nostra attuale vita».

Infine, a tutti i presenti è stato domandato quale credano sia il tesoro della loro vita, e se lo stiano ancora cercando, ecc.


Si ringrazia Enrico Cardellino per le foto di scena.

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