Sarà, come le precedenti, bipartita anche la puntata n. 11 di Urna Maris barocca. Nuovo festival capuano di scienza, filosofia, gioco e poesia. Ma mai come ora l'una parte sarà diametralmente opposta all'altra, così come il sole nascente lo è alla luna al tramonto in plenilunio.
Nella prima, uno degli argomenti portanti sarà la degenerazione degli affetti, o la disillusione su di essi, e le conseguenze di ciò in termini di sofferenza, rabbia, paranoia e olocausto. Vi è mai capitato di assistere alla metamorfosi di un presunto semiangelo in un monstriculum di insensibilità e di insincerità? avete mai assunto, perciò o anche per un vostro imprinting-lapsus, la piega percettiva di vedere mostri dappertutto, rischiando di distruggere una relazione sincera solo per qualche altrui tollerabile difetto ingigantito da una lente coppeliana? Ecco un'occasione per parlare di tali esperienze e di come andare oltre le apparenze, ombre o luci che siano; il tutto nel contesto di un più ampio discorso sulle dòxai che frenano l'alétheia, e altro teatro più o meno lunatico.
La seconda parte, che si prevede essere il più luminoso momento del festival, sarà dedicata alle persone che più amiamo e abbiamo amato e ci hanno dato la forza di essere ciò che siamo. Ciascuno scoprirà dove si celi il vero sole della sua esistenza, ispiratore d'ogni più alta azione e poesia. Per poi dimenticarlo nuovamente, e ricordarlo solo a tratti e vaghi. Canterebbe ogni giorno, altrimenti, come Orfeo:
Se tanti cuori avessi
quanti occhi il cielo eterno e quante chiome
han questi colli ameni il verde maggio,
tutti colmi sarìeno e traboccanti
di quel piacer che oggi mi fa contento.
L'appuntamento è per
● domenica 15 dicembre alle 17.55 al Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici)
● con replica il lunedì alle 20.55 in sede da definire (info: 3479575971).
Tutto gratis!
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