12 giugno 2013

La spedizione sul pianeta Pthirion

Domenica 9 giugno si è tenuta in Capua, tra le fortificazioni cinque-settecentesche e il Palascianeum, Il cosmocembalo ben temperato. La natura è viziata e va corretta, la puntata n. 14 del Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, alla presenza di 25 partecipanti, per la durata di circa due ore e mezza, senza contare l'intervallo (durante il quale si è tenuto un buffet a celebrazione di tre compleanni, con manicaretti recati da Angela S., Elsa D.C., Giuliana C., Gregorio P., Lucia D.I., Luisa F., Roberto A.; l'Accademia ringrazia inoltre Damian S. per la sua collaborazione, venerdì scorso, ai sopralluoghi dei fossati).

La puntata n. 15 si terrà, sempre gratis, domenica 16 giugno, a Capua o nelle vicinanze, in una sede la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate – come pure l'orario preciso, probabilmente le 18.00 – telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.

La puntata n. 14, intanto, ispirata al tarocco della Temperanza, si è articolata in un primo tempo ambientato nei fossati della cinta bastionata di Capua, e in un secondo tempo ambientato nel Palascianeum:

Dettaglio dalla Temperanza di Piero del Pollaiolo, 1470.

Tempo I

Chi ha paura delle ranocchiette?
Introduzione e descensus ad inferos
Nel giardinetto in degrado di via Mariani si è tenuta una breve introduzione, quindi si è discesi nei fossati, sulla cui soglia i partecipanti sono stati invitati a reinterpretare alla maniera di Don Chisciotte quanto avrebbero visto. Tanto per cominciare si è invitato a identificare nel fiumiciattolo che attraversa i fossati, scavalcato da un ponticello di legno, il fiume Tigri, per Agostino di Ippona simbolo della virtù della temperanza; e di conseguenza a identificare nel bastione della villa comunale uno scorcio dell'antica città di Babilonia (o Babele), coi suoi giardini pensili, sommo esempio di decadenza e caos morale secondo la tradizione giudaico-cristiana (qui citata per puro ludus).

Gioco: I babilonesi biliosi
Di là dal corso d'acqua, presso le mura babeliche, le persone reagiscono con intemperanza a varie notizie irritanti. Vengono quindi chiamate a varcare il ponticello. A mano a mano che lo attraversano, il loro umore bilioso si stempera, finché, giunte sull'altra riva, sono del tutto serene.

Il ponticello di legno sul fiumiciattolo. Foto di Gabriella Clemente.

Gioco: La parabola dei ciechi
Tutti formano coppie. Prima parte: uno dei due deve tenere gli occhi chiusi, e l'altro condurlo per mano. Seconda parte: tutti e due devono tenere gli occhi chiusi, e tenendosi per mano vagare intorno, sperando di non cascare nell'acqua. Ha vinto il gioco, ovviamente, chi si è rifiutato di giocarne la seconda parte. «Eppure è così che molti di noi vivono nel quotidiano: ci si lascia guidare da istinti meccanici, senza vedere oltre il presente; e/o ci fidiamo ciecamente di altri che crediamo ne sappiano più di noi, e invece magari ne sanno meno».

Pieter Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568.

Una raffigurazione della
Temperanza, inizio XVII sec.
Excursi euristici sotto un ponte e lungo le mura
Durante una sosta sotto uno dei ponti in muratura che attraversano i fossati si è accennato alla teoria del ponte di Einstein-Rosen, o wormhole; si è tornati un momento sul tema dei pontefici; e si è citata una filastrocca popolare:
Sotto il ponte ci son tre conche
passa il lupo e non le rompe,
passa il re ne rompe tre,
passa la regina ne rompe una dozzina,
passa il reggimento ne rompe cinquecento,
passa l’elefante le rompe tutte quante.
Palasciano discorre sotto il ponte.
Foto di Lucia Dello Iacovo.
Traendo spunto dalla filastrocca, si è cavata fuori da uno zaino una conca abruzzese, che starebbe bene in mano alla personificazione della Temperanza come usualmente raffigurato nei tarocchi e altrove (vedi quella del Pollaiolo a inizio post). Anche l'elefante è un simbolo di temperanza; e si è narrato l'aneddoto di Plutarco circa il servo siriano e i suoi furti di biada (vedi qui Cesare Ripa, Iconologia overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi, 1593, pag. 196). Ma il fatto che un simbolo di temperanza possa rompere tutte le conche può parere un po' paradossale; «Che cosa ci insegna questo? che bisogna avere temperanza anche nel cercare significati, per non cadere nell'apofenia».

Sulla destra la conca, in mano a una dama che funge da personificazione della Temperanza.
Dettaglio da una foto di Lucia Dello Iacovo.

Si è poi proseguiti lungo le fortificazioni, che hanno offerto lo spunto per altri excursi. La temperanza è un argine che delimita i campi dell'azione così come questa muraglia delimita la città di Capua, come un disegno è delimitato dalle proprie linee, come una vita è delimitata dalla nascita e della morte, come nel quadro di una cosmogonia l'armonia separa il caos dal resto della realtà...

Foto di Gabriella Clemente.

Passeggiando per i fossati come in un grandioso labirinto, dalla realtà si è passati all'immaginazione: «Così come in un sogno si può scivolare da un luogo a un altro senza che se ne avverta lo stacco, noi ora non siamo piú a Capua nel 2013. Siamo intorno all'anno 2185. Siamo una spedizione esplorativa giunta via wormhole su un remotissimo pianeta, in orbita intorno a una delle stelle estreme della galassia». E, per invitare a non dar peso alle eventuali  incongruenze della storia che sarebbe seguita, da costruirsi euristicamente, si è ricordato che l'atto di mediare tra elementi sbilanciati e discordi – in una parola, temperare – è anche quello che la mente compie durante la fase onirica, razionalizzando in un'unica narrazione, coerente ma non troppo, tutti gli impulsi narrativi che emergono disordinatamente dall'inconscio.

Il professor Vergilius guida la spedizione esplorativa sul pianeta misterioso,
di cui nel cielo cruento si notano le due lune. Le selve cresciute sulle rovine
sono abitate da dinosauri, meduse arboree ecc. Foto di Gabriella Clemente.

Gioco investigativo-teatrale: La spedizione sul pianeta Pthirion
«Lasciata la nostra astronave in orbita, ci siamo teletrasportati sul suolo di questo pianeta alieno. La nostra missione: investigare su una antichissima civiltà ora scomparsa. Una precedente spedizione ha visto tutti i suoi componenti morti. Da indizi più o meno farneticanti sul diario del loro comandante si intende che qualcosa ha sconvolto le loro menti»...

«Sentite? i bramiti dei dinosauri!».
Foto di Gabriella Clemente.
Palasciano – da qui in poi impersonante il comandante della nuova spedizione, il professor Vergilius – ha distribuito fra i partecipanti (12, in quel momento della puntata) una ventina di indizi e ipotesi in base a cui, oltreché in base all'immaginazione di ciascuno, inventare e inscenare il resto dell'avventura (come già in Londra 1889: Sherlock Holmes contro il professor Coppelius). Il territorio da esplorare, fra l'altro, a parte selve infestate da dinosauri e da altre fiere, comprendeva particolari zone in cui l'eco psichica dei vizi distruttivi dell'ignota civiltà perduta, in qualche modo, si irradiava dal sottosuolo del pianeta, raggiungeva le menti dei terrestri e le inclinava alle peggiori intemperanze, salvo in chi di volta in volta risultasse immune al tipo di irradiazione del momento (tra i biglietti degli indizi e ipotesi vi erano anche quattro immunità: a gola e accidia, a ira e superbia ecc.). Si sono così susseguiti cinque quadri:
Un tricorder.
1. Analizzati con i tricorder i frutti – simili a gherigli di noce – di una pianta aliena, e trovatili commestibili, i membri della spedizione si sono lasciati prendere dalla gola e quindi, avendo abusato di quel cibo, dall'accidia, ritrovandosi in una situazione tipo i Lotofagi dell'Odissea. Chi è risultato immune a gola e accidia ha faticato non poco per far rialzare gli altri dall'erba e trascinarli lontano dalla zona di irradiazione, prima che arrivassero i dinosauri e divorassero tutti.

Uno Pthir.
2. Si è poi tenuta una discussione sugli indizi a disposizione, fra i quali:
– Tre secoli fa, scoperto sotto Londra un giacimento di coppelite, sostanza avente la proprietà di distorcere il tempo, il diabolico professor Coppelius tentò di provocare un’esplosione che liberasse l’energia necessaria ad alimentare la macchina del tempo da lui costruita, con la quale avrebbe potuto compiere i piú efferati crimini nel passato e nel futuro. Il suo piano fu però sventato da Sherlock Holmes.
– Esistono gli universi paralleli? dove la storia può essere andata in modo diverso che nel nostro, anche se molto simile. («Quindi Londra può essere esplosa davvero, nel 1889, ma in un altro universo! e quel Coppelius, diversamente dal nostro, essere riuscito a viaggiare nel tempo, raggiungendo il futuro».)  
– E se questo fosse il leggendario pianeta Thule, su cui si dice trovarsi il confine tra il nostro universo e un altro? («Quindi Coppelius, viaggiando a bordo di un'astronave proveniente dall'altro universo, ora potrebbe essere qui!») 
– E se fossimo sul pianeta Pthirion, il mondo degli Pthir? («Thule e Pthirion potrebbero anche essere lo stesso pianeta».)
– Nel 2013 vi fu un tentativo di invasione della Terra da parte degli Pthir. (Vedi qui.) Gli Assaggiatori, ricordate?, misero fuori uso per errore il loro segnalatore iperspaziale durante un’orgia satanica. Forse allo stesso modo l’intera civiltà pthir è finita distrutta per le conseguenze di una mega-orgia. 
– Dove portano quei cunicoli oscuri? forse a un antico macchinario che ci darebbe enorme potere? («E che potrebbe essere ciò a cui mira Coppelius!»)

Londra devastata da un'esplosione, in un 1889 alternativo.

3. Il comandante Vergilius è caduto in coma per il contatto con i tentacoli veneniferi di una medusa arborea. In attesa che le cure lo facciano riprendere, occorre eleggere un leader che lo sostituisca. Ma la superbia contamina tutti, e ciascuno pretende un tale ruolo, ponendosi a enumerare le proprie virtù e a sminuire le altrui. Presi da ira, inoltre, ci si aggredisce l'un l'altro. Chi è immune a tali pulsioni tenta di far ragionare gli altri. Infine il comandante esce dal coma prima del previsto, e si può ripartire.

Dischetto di memoria.
(Eh, sì, il nostro
budget
per gli oggetti
di scena era basso...)
4. Un membro della spedizione rinviene un importante reperto: quel che sembra un dischetto di memoria. Preso da avarizia, vuol tenerlo per sé; presi da invidia, gli altri cercano di rubarglielo; ed è sùbito rissa (a suon di «Il mio tesssoro» et similia). Chi è immune a tali pulsioni, riuscito a impadronirsi del reperto, lo scaglia via lontano; e tutti rinsaviscono.

Vina nell'episodio pilota
di Star Trek, Lo zoo di Talos.
5. Giunti in prossimità dell'oscuro ingresso di un mondo sotterraneo, ci si trova esposti a irradiazioni pthir che inducono all'ebbrezza dionisiaca e alla violenza carnale: per prima ne è influenzata una dottoressa la cui psiche, sotto l'influsso delle radiazioni pthir, regredisce a quella di una sua precedente incarnazione, la prostituta londinese Nelly la Fresca (vedi Londra 1889), cosicché assume il ruolo di gran sacerdotessa d'una qualche divinità della più sadiana lussuria e dà il via a un baccanale infernale. Chi è immune a tali pulsioni riesce, a furia di ceffoni, a far rinsavire gli altri. Restano tuttavia irrisolti i misteri di Pthirion; fra l'altro, gli Pthir sono veramente estinti? o alcuni esemplari sopravvivono, ibernati, nel sottosuolo, e il Coppelius alternativo ha intenzione di risvegliarli e scatenarne gli appetiti distruttivi contro la Terra, nel suo folle intento di vendetta contro l'umanità intera, in tutti gli universi?... Lo scopriremo, forse, in una delle prossime puntate.
Tempo II

Intanto, ormai calato il sole, si è risaliti dai fossati, risalendo nel contempo dalla fantasia alla realtà, e si è fatto ritorno al Palascianeum, dove dopo l'intervallo si è tenuta lezione sugli argomenti seguenti.

Temperanza epistemica: la buona filosofia rifugge gli opposti eccessi del fideismo e del nichilismo. Eclettismo. La temperanza come virtù dall'Etica nicomachea e dintorni alla dottrina cristiana. La dottrina dell'amore enunciata nei versi 76-139 del canto XVII del Purgatorio di Dante. Per Spinoza non vi è felicità senza libertà, né vi è libertà senza temperanza. Vizio come meccanica impedente la volontà. Bisogni alienati e loro decostruibilità attraverso, per esempio, il teatro. Differenza tra irrazionale e follia. Temperanza come equilibrio tra le componenti psichiche. I quattro temperamenti secondo Galeno. Armonia interpersonale. Armonia interspecie e questione del come rendere erbivori gli animali carnivori per realizzare il mitico Eden. Dagli armonici naturali al temperamento equabile. Demiurgia. Analogia tra il reticolo delle anime e un ipertetraedro a molte dimensioni, sebbene le anime non siano locate spazialmente. Ricorsione di anima e mondo. Teoria in progress sugli strati ontici, dove fondamentale è l'azione temperatrice dell'Armonia Trionfante.

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