Domenica 19 maggio si è tenuta in Sant'Angelo in Formis (frazione di Capua), tra piazza della Rimembranza e una cava dismessa sul monte Tifata,
La forza più potente all'universo. Dalla guerra dei mondi alla pace del cuore, la puntata n. 11 del
Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, alla presenza di 9 partecipanti, per la durata di circa due ore, intervallo incluso. L'Accademia ringrazia
Damian S. e
Lorenzo P. per la loro preziosa collaborazione ai sopralluoghi tifatini di giovedì scorso.
La puntata n. 12 si terrà, sempre gratis, domenica 26 maggio, a Capua o nelle vicinanze, in una sede la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate – come pure l'orario preciso, probabilmente le 18.00 – telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando
Marco Palasciano in
facebook.
La puntata n. 11, intanto, è consistita per la prima parte in una serie di situazioni ludiche e teatrali di ambientazione fantascientifica (con spirito analogo a quello del gioco investigativo-teatrale della puntata n. 3,
Londra 1889: Sherlock Holmes contro il professor Coppelius), qui di séguito descritte.
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Il capitano Kirk lotta con un Gorn in Star Trek, serie 1, episodio 18. Arena. |
Per cominciare, in piazza della Rimembranza si è narrato degli Pthir del pianeta Pthirion e della loro imminente invasione del pianeta Terra.
Immensamente progrediti sul piano tecnologico, ma ritardati quanto a evoluzione emotiva cioè completamente alieni a sentimenti quali amore e pietà, gli Pthir, simili a enormi piattole, si nutrono di sangue e sono dei gran buongustai, oltre a essere dei gran bastardi sadici. Hanno spedito in giro per la galassia una miriade di astronavette da ricognizione, a bordo delle quali sono gli Assaggiatori (cfr. i Razziatori di Mass effect
), minuscole sonde cyborg dotate di un cervello Pthir miniaturizzato. Una navetta è atterrata anche sulla Terra. Gli Assaggiatori, dopo aver prelevato campioni di sangue dagli organismi viventi in loco, hanno riscontrato il sangue umano essere particolarmente delizioso. Devono quindi inviare verso Pthirion un segnale iperspaziale, comunicando tali dati e la posizione del nostro sistema solare, così che orde di Pthir famelici si precipitino sulla Terra per abbandonarla solo dopo aver sterminato la più parte degli esseri umani, portandosi via i superstiti per allevarli su Pthirion come animali da macello.
Ma il caso ha voluto che il sistema di segnalazione iperspaziale della navetta, per un incidente occorso durante un'orgia satanica degli Assaggiatori, sia finito bruciato e irreparabile.
Perciò gli Assaggiatori sono costretti a realizzare, utilizzando i rozzi materiali presenti qui sulla Terra, un sistema di segnalazione alternativo: una torre con in cima quattro antenne tachioniche.
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Il progetto della torre aliena. |
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Microantenna
per il controllo
mentale. |
Poiché gli Assaggiatori sono solo dei minuscoli cyborg (a differenza degli Pthir al naturale, che sono mostri alti tre metri), per costruire la torre devono utilizzare manodopera umana, assumendone il controllo tramite una microantenna applicata sulla fronte di ciascun essere umano. Per inciso, non si può staccare una microantenna da un essere umano senza che essa lo uccida folgorandolo, a meno che prima si sia trovata e disattivata la centralina delle microantenne.
Conclusa l'esposizione delle informazioni di base, si è saliti da piazza della Rimembranza alla cava dismessa sul monte Tifata. Qui si è avuta una terribile sorpresa: la torre aliena era già quasi completata, mancando solo le quattro antenne tachioniche.
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La torre aliena sul monte Tifata. |
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Bacchetta phaser. |
Per formare le due squadre degli Invasati dagli Pthir e dei Partigiani in lotta contro l'invasione aliena, si è ricorsi al classico gioco del
nascondino. Tutti si sono nascosti fra le rocce, la vegetazione, i ruderi e gli altri elementi del paesaggio circostante, tranne una persona: un Invasato, con in fronte una microantenna con cui veniva marionettato dagli alieni. L'Invasato, armato di una bacchetta
phaser immobilizzatrice, doveva snidare un primo essere umano, applicargli sulla fronte una microantenna, provvedere anche il nuovo Invasato di bacchetta phaser, e insieme andare snidando altri esseri umani da trasformare in Invasati. Quando il numero di Invasati ha raggiunto la metà dei partecipanti, il gioco è finito, e i partecipanti rimasti umani hanno costituito la squadra dei Partigiani.
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Qui si sono svolti i combattimenti di Partigiani e Invasati. Foto scattata durante
il sopralluogo di tre giorni prima (a sinistra sono visibili Damian e Lorenzo). |
I Partigiani si sono quindi riuniti in
discussione presso una casa abbandonata, eletta loro base operativa, a organizzare la resistenza (qualcuno avendo anche una crisi isterica: «Moriremo tutti!»), mentre gli Invasati sono andati a
nascondere la centralina delle microantenne in una postazione segreta .
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La base operativa dei Partigiani. |
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Uso vano di un phaser in Star Trek,
serie 1, episodio 1. Oltre la galassia. |
Gli Invasati sono quindi riapparsi ai Partigiani, da lontano invitandoli alla resa, dicendo in gelido stile
Borg «La resistenza è inutile». Poiché però nel frattempo i Partigiani sono venuti in possesso di bacchette phaser sottratte all'armeria degli Invasati, questi ultimi non hanno potuto ridurli facilmente in loro potere, avendo ogni bacchetta il potere di schermare il suo detentore dai raggi delle altre. Si è quindi svolto un combattimento basato sulla forza bruta (quali non disdegnava il capitano Kirk in
Star Trek): uno contro uno, tutti i Partigiani e gli Invasati si sono sfidati nella
lotta a spinta, ciascun Partigiano avendo da spingere l'avversario Invasato fuori da una zona neutrale e farlo finire nel campo dei Partigiani, ove sarebbe stato loro prigioniero, e viceversa. Alla fine del gioco, tuttavia, non si è tenuto in considerazione il risultato reale, perché occorrevano un solo Partigiano prigioniero degli Invasati, e viceversa, ai fini dell'atto teatrale successivo, diviso in due scene:
Interrogatorio del Partigiano prigioniero
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Il generatore di dolore. |
Costretto su una sedia, le mani legate dietro la schiena, il prigioniero è stato torturato applicandogli sulla carne un generatore di dolore, da due Invasati tesi a strappargli informazioni sul piano dei Partigiani per impedire il completamento della torre aliena. Stupiti dalla resistenza del prigioniero, sottoposto a irradiazioni sempre più devastanti, gli alieni per bocca degli Invasati hanno domandato: «Chi pose tanta forza nel tuo cuore?». «Brutti bastardi, l'amore!» (cfr.
Liù interrogata dalla principessa nella
Turandot di Puccini). Poco dopo, il prigioniero è morto.
Interrogatorio dell'Invasato prigioniero
Costretto su una sedia, le mani legate dietro la schiena, il prigioniero
è stato torturato applicandogli sulla carne un generatore di di dolore, da
due Partigiani ansiosi di sapere dove si trovasse la centralina delle microantenne. Il suo assoluto e persistente silenzio ha fatto via via aumentare la loro ira, e di conseguenza il voltaggio del generatore. Sopraggiunto un terzo Partigiano, questi, scandalizzato dalla crudeltà dei compagni, ha ricordato loro che l'Invasato «è un essere umano, che voi state facendo soffrire invano giacché l'alieno che da sottoterra lo controlla non patisce nulla di queste torture». Gli altri due non hanno inteso ragioni, accecati dall'odio caproespiatoriale; e, vedendo svenuto il prigioniero, gli hanno gettato una secchiata d'acqua in faccia, lasciandogli il secchio in testa a sfregio. Il prigioniero allora è rinvenuto e, con sorpresa dei Partigiani e di sé stesso, si è trovato libero dall'influsso degli alieni: il secchio, di metallo, schermava la microantenna.
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La centralina delle microantenne
con cui gli alieni controllavano
gli Invasati. |
Si è quindi giunti al finale della storia. L'ex Invasato, sempre tenendo il secchio in testa, ha fatto da guida alla squadra dei Partigiani,
alla ricerca della centralina delle microantenne. Gli Invasati dovevano cercare in tutti i modi di ostacolarli, fra l'altro cercando di toglier loro le bacchette phaser per poterli immobilizzare con le proprie, ma è stato invano: i Partigiani hanno reperito e disattivato la microantenna. Allora gli Invasati sono tornati normali esseri umani, ed essi e tutti gli altri si sono riabbracciati con gioia e commozione. (Se invece gli Invasati fossero riusciti a mettere fuori combattimento i Partigiani prima che raggiungessero la centralina, avrebbero vinto gli alieni; ma sùbito dopo si sarebbe inscenato il finale alternativo, la vittoria degli umani.)
Si è infine ridiscesi in piazza della Rimembranza. Qui Palasciano ha tenuto una lezione introdotta da un
giro di presentazioni nel quale ciascuno dei presenti ha detto d'una cosa che gli dà la forza di vivere e d'una cosa che gliene leva.
Qui di séguito elenchiamo gli argomenti della
lezione suddividendoli, per comodità, in tre paragrafi:
I
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Le quattro forze fisiche fondamentali. |
La Liù pucciniana (vedi
Turandot): «Perché un dì nella reggia mi hai sorriso». La forza che viene dall'amore incondizionato. La forza che viene da una morte ingiusta di persona amata: fondazione di
associazioni, religioni e simili.
Imitatio Christi anche, se non soprattutto, da parte di non credenti.
Homo homini deus. La meraviglia che l'essere sia. Come anche chi viva siffatte meraviglie possa avere momenti di sconforto e siano spesso i più intelligenti a suicidarsi. Il caso di Steiner in
La Dolce vita di
Fellini (vedi
qui). Ambiguità dell'amletico «prender armi contro un mare di guai». Eroi del quotidiano, della storia, della fantasia. Cavalleria e
Bushidō. Don Chisciotte. Il
comandante Shepard. Supereroi e identificazione positivizzante. Supercattivi. Coppelius e altri scienziati pazzi. Gli scienziati nazisti alla ricerca del
vril. La
Forza in
Star Wars.
II
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Una rappresentazione di Brahma. |
Le
forze fondamentali dell'universo fisico. Questione del se le leggi fisiche, che attualmente appaiono destinare l'universo alla
morte entropica, siano immutabili o in evoluzione. Nel primo caso, altra questione: se dopo la fine dell'universo vi sia l'inizio di un nuovo universo, e se esso abbia leggi uguali a quelle precedenti o diverse da esse; e, ove diverse, se consistano o no in una evoluzione di quelle precedenti. Tesi del Lila. Di contro, alla luce della tesi dell'onniscienza di chi (ente supremo o anime riunite) regoli l'universo fisico: possibilità o dell'errata interpretazione delle leggi fisiche da parte della scienza attuale (con conseguente tesi dell'eternità dell'universo, senza nulla a solverne la continuità), o dell'
autopoiesi evolutiva dell'universo, similmente a una specie vivente. Tesi panteista. Questione del se le leggi fisiche esistano e basta, per possibilità infinita (
ergo esisterebbe il
multiverso), o se siano imposte da una volontà (
ergo esisterebbe un unico universo). Preferenza per questa seconda tesi, considerato che, sebbene il puro essere non dipenda da alcuna volontà, ciò non varrebbe per l'universo fisico, quest'ultimo essendo un ente strutturato.
III
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Una rappresentazione del mondo delle pure anime. |
La forza assoluta del puro essere. Il controllo di essa da parte della volontà, nello strutturare l'universo fisico. Sospensione della questione di come si passi dal puro essere alla volontà. Opposizione assiologica volontà/meccanica. Come una ribellione abbia senso se fatta non per un riflesso meccanico quale la superbia, ma per giustizia, che è al tempo stesso ragione e amore. La volontà come anelito di gioco, creatività, comunione, intuizione della verità oggettiva e trasporto di tutto ciò nella vita quotidiana. Tesi per cui nel mondo delle pure anime esse siano tutte interconnesse da infiniti legami d'amore eterno che formano una sorta di reticolo a molte dimensioni, ma ciò non comporti altro che pura consapevolezza reciproca, mentre per un autentico contatto sia necessario il Gioco dell'incarnazione. In esso i
qualia, senza significato nel mondo delle pure anime, assumono significato, componendosi nel linguaggio della conoscenza sensibile e della comunicazione emotiva e affettiva. Come l'odio sia una reazione meccanica, mentre l'amore è volontà.
La puntata si è conclusa con un generale
scambio di segni di pace, ciascun partecipante scegliendone un altro da abbracciare.
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