martedì 8 novembre 2011

La lezione finora più applaudita

Si è tenuta a Palazzo Fazio lunedì 7 novembre davanti a 10 spettatori (che all'applauso finale sono sembrati 100), lunga due intense ore, la lezione-spettacolo Il ritorno di Astrea in astronave. Tramonto del postmoderno e rimonta del moderno, sesta del seminario di Marco Palasciano De natura mundi. L'interpretazione del mondo in ottanta giorni.

La prima parte della lezione, preceduta anche stavolta da un quiz a premi (vincitore Emiliano D'Angelo), si è intitolata
Dall’estetica trascendentale all’anestetica trash-and-antani: mio Dior, come sono caduta in vascio!, dove si è particolarmente messo alla berlina il relativismo assoluto, avversato tra gli altri dal nostro Daniele Ventre (vedine La miseria della postfilosofia o l'intollerabile deragliamento dell'essere). Tra i momenti più allegri è stata la messa in scena, sonata e cantata, della macchietta di Ettore Petrolini Gastone nella parte in cui il gagà dà un «saggio» del suo «ingegno» («Se l’ipotiposi del sentimento personale, prostergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze...»), saggio omogeneo agli antanismi del postmodernismo filosofico sbertucciati da Alan Sokal nonché dal Postmodernism Generator (ogni volta che ricaricherete la pagina comparirà un diverso testo, aleatoriamente creato da un apposito software), a epigrafe dei quali lazzi non è restato che parafrasare Miseria e nobiltà (1954; vedi a 1 ora e 27'11"):

Ma insomma, non ve ne siete accorto che sono quattro imbroglioni morti di fame? questo è don Felice Sciosciammocca lo scrivano e quest’altro è don Pasquale il fotografo! Ma possibile che non avete capito niente? ma voi che pezzo di battilocchio siete? ma fatemi il piacere. E bravo, questi quattro imbroglioni! Lyotard, Derrida, Vattimo, Rorty… sciù! alla faccia vostra! ah!

Cestinata la sua filosofia, della postmodernità si è salvata l'arte, in ispecie l'alta, esemplata tra l'altro dal capolavoro di Peter Greenaway Prospero's Books (1992; tit. it. L'ultima tempesta); nonché, nel loro piccolo, dalle giovanili Prove tecniche di romanzo storico (1992; ed. 2006) di Palasciano stesso, in parte debitrici della propria visionarietà pancronistica e fumettosa a Lisztomania (1975; qui una scena esemplare) di Ken Russell.


La seconda parte della lezione si è intitolata Le Muse intorno alla culla del nuovo Rinascimento, e basti dirne il clou: una riscrittura della prima scena della Belle au bois dormant con al posto della principessa neonata il nuovo Rinascimento, al posto delle sette fate le nove Muse (in una nuova caratterizzazione conforme alla Ruota palascianiana), al posto della fata malvagia la dea Ate, e come coup de théâtre il ritorno di Astrea.
 
GAGARIN OVVERO ARMSTRONG: O dea, che a Parmenide per primo affidasti il compito sovrano dell’uomo, di indagare il vero ed esplorare il cosmo, e che poi avvilita dalla decadenza umana lasciasti il nostro pianeta, vedo che ancora conservi una spiga di grano, antico ricordo dell’Età dell’Oro. Se vuoi concederci una seconda opportunità, quale miglior momento di questo, in cui io, in rappresentanza di tutti gli uomini di aurea volontà, ti porgo la mano per riaccompagnarti sulla Terra? torna, dea, a camminare tra noi.

ASTREA: Non devi pregarmi oltre; aspettavo soltanto questo: che l’uomo uscisse dal suo mondo, spinto dalla volontà di accedere a uno spazio piú grande. A tanto non erano giunti gli uomini della prima Età dell’Oro; e auspico che se il loro aspirare a essere angeli fallì, voi uomini nuovi invece trionferete.

La prossima puntata, De vulcani eloquentia. Trionfo del linguaggio sull'indicibile e trionfo dell'istante sull'eternità, si terrà domenica 13 novembre alle ore 21.30 a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25). Con un buffet. E, come sempre, gratis.

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