mercoledì 10 ottobre 2018

Tra l'«Inferno» dantesco e «Hänsel e Gretel»

Domenica 7 ottobre si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 17 partecipanti e per la durata di circa due ore e mezza, Nel punto x del cammin di nostra vita. Ognuno ha in cuore la sua selva oscura, la puntata n. 1 di Ortelius Room. Qui inizia il viaggio nella conoscenza alla ricerca dell'inconoscibile, dodicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia; le cui venti puntate si basano su uno schema segreto da scoprire, del quale durante questa si è fornito qualche primo indizio.

La puntata n. 2 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 14 ottobre alle ore 18.45 nuovamente a Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), e si intitolerà A come abisso, zeta come zenit. L'abbecedario del viandante mistico.

Palazzo della Gran Guardia, 7 ottobre 2018. Foto di Annalisa Papale.

La puntata n. 1, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo inclusiva, fra l'altro, di tre momenti interattivi (senza contare il consueto giro di commenti finale):

una gara a chi ricordasse più versi del canto I dell'Inferno di Dante, declamandolo appresso a Marco Palasciano, infine l'unico – ohibò – a declamarlo interamente a memoria;

un'esperienza di immaginazione guidata (preceduta da un rapido provino vocale per i versi degli animali e l'urlo del mostro), con ciascun partecipante – chiusi gli occhi – a figurarsi di uscire di casa per una passeggiata e ritrovarsi, non si sa come, in un bosco, dove incontra un mostro, e fugge, e giunge a una casetta, e gli apre la porta sua nonna, viva o morta che sia nella realtà, e l'interno della casetta è proprio uguale a quello della casa reale della nonna, ed entrato da lei sarà al sicuro;

un momento di laboratorio di teatro della fiaba, con la rappresentazione di una scena ispirata a Hänsel e Gretel. La strega, seduta davanti al caminetto, rievoca compiaciuta alcune sue malefatte crudeli, mentre Gretel spazza il pavimento e la distrae per dare a Hänsel agio di limare le sbarre della propria gabbia (quelle, in realtà, a protezione del finestrame di Palazzo della Gran Guardia: vedilo nella foto qui sopra; peccato però che nessuno abbia fatto foto durante la scena!). Personaggi:
HÄNSEL (Frankie B.)
GRETEL (Nicole P.)
LA STREGA (Annalisa P.)
Si è inoltre inaugurato il nuovo pseudo-microfono per le interviste lampo ai presenti: un cono coperto di firme, giacché l'anagramma di microfono è firmo cono. Quanto alle domande, sono state: «E tu chi sei?»;  «Che fai di bello (per cambiare il mondo)?»; «Come ti senti stasera?»; «Serve un abbraccio di conforto?»; se sì, «Chi dei presenti preferisci ti abbracci?»; se è indifferente, si domanda agli altri «Chi lo/la vuole abbracciare?».

Argomenti trattati durante la lezione-spettacolo:

Definizione dei laboratori interni a Ortelius Room
Laboratorio ludico: puro gioco, per scaldare l'atmosfera.
Laboratorio biografico: cosa abbiamo da narrare e in che forma potremmo narrarlo.
Laboratorio affettivo: l'espressione immediata di emozioni e sentimenti relativi al nostro vissuto, o anche al nostro immaginario.
Laboratorio teatrale: l'espressione degli stessi mediata da personaggi-simbolo, situazioni allegoriche ecc.

La selva come locus amoenus e come locus horridus
Gli spazi civilizzati in opposizione polare alla selva: se i primi sono percepiti come positivi, la seconda è percepita come locus horridus; se negativi, è percepita come locus amoenus. — La selva in cui vaga Renzo nel capitolo XVII dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni. — La selva al principio della Hypnerotomachia Poliphili. — Brunetto Latini nel Tesoretto si smarrisce in una selva dove incontra la Natura, che lo istruisce su questioni dottrinali (manco fosse la dea Dike del Perí phýseos parmenideo) e gli indica la strada, che lo condurrà... indovinate: da Tolomeo o da Copernico? — La selva di Saron, stregata dal mago Ismeno nel canto XIII della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, con Tancredi in preda all'allucinazione dell'albero da cui escono il sangue e la voce di Clorinda. — La selva come metafora. La vita: una «immensa silva plena insidiarum et periculorum» (Agostino, Confessioni), ma non solo: vedi Francesco Petrarca, Res seniles, dove il locus è sia horridus sia amoenus: la selva «di giorno riempie di dolcezza e alletta gli occhi e le orecchie di chi vi abita, ma allo spegnersi del giorno diviene orribile e paurosa». — La selva come smarrimento della «diritta via», dal canto I dell'Inferno di Dante al madrigale LIV di Petrarca. Concezione pessimistica dell'amore in Petrarca: una mera distrazione dal cammino verso Dio. — La selva come luogo di iniziazione per diverse culture. — La selva come banco di prova dei cavalieri nella letteratura romanza. — La selva come caotico labirinto di desideri incrociati nel canto I dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto. — La selva come locus amoenus dal giardino dell'Eden biblico al giardino della casa della nostra infanzia. Il giardino dell'antico Palazzo Palasciano, a Capua, in via Lorenzo Menicillo.

Dal bosco fiabesco all'Ombra junghiana
Le raccolte di fiabe da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile a I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault alle Fiabe del focolare dei fratelli Grimm. — Il bosco della tradizione fiabesca tra orchi, fate, animali parlanti ecc. — L'orco e l'Orco. — Tra le figure archetipiche del folklore: le antenate benevole e, di contro, le streghe. I riflessi del mito nella fiaba e l'ambivalenza di divinità come Persefone. — La selva come metafora della Grande Madre-Utero e quindi come simbolo dell'origine di tutto ciò che riguarda la nostra vita, nel bene e nel male; fra l'altro le cause delle nostre virtù e vizi, e dei nostri desideri e paure. — L'Ombra junghiana, di nuovo. (E dei sogni suoi messaggeri torneremo a parlare nella puntata n. 7.)

Il punto x del cammin di nostra vita
Qual è la nostra «diritta via»? C'è un destino individuale da adempiere o no? Se c'è, e se dunque si può smarrire «la diritta via», e qualcuno di noi l'ha smarrita, quale è stato il suo «punto x»? Se invece non c'è, si consideri che ci si trova comunque in un mondo strutturato per generare un ricco ventaglio di cammini vitali. (E dell'eventualità che questo sia «il migliore dei mondi possibili» parleremo nella puntata n. 3.) — Come che sia, la «selva oscura» in cui ci smarriamo è fuori di noi o non, piuttosto, dentro di noi? Ecc. — Non vi sarà alcun obbligo, durante il laboratorio biografico di Ortelius Room, di parlare del proprio vissuto personale, doloroso o meno che sia. — L'espediente di P. per trovare la forza di parlare pubblicamente (sia pure a ingresso limitato) del punto x del proprio vissuto, una volta e mai più, durante il nostro precedente festival-laboratorio, Dal Paleolitico a Palasciania: ripercorrere, in circa trenta ore di lezione-spettacolo, l'intera storia dell'Homo sapiens sapiens dal 36.000 a.C. al 2018, in una sorta di colossale rito a puntate culminante – dopo tanta rincorsa – nel punto x (1976) per poi concludersi, ricongiungendosi con il presente, alle ore 0.00 del 21 maggio 2018, giorno del suo 50° compleanno.

La dedica nascosta
Una figura cardine della vita di P.: la nonna paterna Immacolata Cardillo. Rivelazione conclusiva: la data del XVII anniversario della sua morte è la stessa data di questa puntata n. 1 di Ortelius Room. Ecco il perché della «casetta della nonna» nella selva.

Palazzo della Gran Guardia, 7 ottobre 2018. Foto di Francesco Netti.

Nessun commento: