4 marzo 2014

Terza puntata: un epico festino

Dolcetti al cioccolato degustati durante la puntata.
Domenica 2 marzo si è tenuta in Capua, nel Palascianeum, alla presenza di 18 partecipanti e per la durata di circa due ore e tre quarti, intervallo incluso (con buffet organizzato da Angela P. e arricchito dai manicaretti di Alessia V., Anna Maria D.M., Carolina P., Maria Cristina C.), Alta letteratura e altre altitudini. Dal nostos dell'«eroe dalle vie molteplici» alla nostalgia del molteplice per l'Uno (e viceversa), la puntata n. 3 di Encyclopædia Cœlestis. Novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia, ovvero la settima stagione di incontri filosofici dell'Accademia Palasciania. La sera successiva la puntata si è replicata alla presenza di 4 partecipanti, di cui 1 già presente la domenica.

La puntata n. 4 e relativa replica (tema: vedi qui) si terranno – sempre gratis – l'una domenica 9 marzo alle ore 17.55 nel Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici), sede dell'Associazione Pro Loco, e l'altra lunedì 10 marzo alle 20.55 in altra sede, la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.

La puntata n. 3, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo dedicata a Callìope, musa dell'epica, associata al cielo di Mercurio, più un gioco (I cantastorie: dopo che l'assemblea abbia decise ambientazione e trama di una narrazione epica d'invenzione, a turno ciascun cantore ne improvvisa un pezzo). Di séguito l'elenco degli argomenti trattati nella lezione (aggiornatissimi, sulle questioni omeriche, grazie alla consulenza di Daniele Ventre):

Dettaglio da Joseph Fagnani, Calliope, 1869. Qui l'opera integra.

Altezza e bassezza dell'umano spirito
Alto e basso nella Ruota assiologica palascianiana. Gli «autòmata» aristotelici (Dante, Pur. X 128 corretto) contro l'«angelica farfalla» (ivi, 125). Il bipolio meccanica/volontà. Come la volontà si fondi sulla consapevolezza, e la consapevolezza su una visione limpida e scevra da distorsioni. Le lenti stregate di Coppelius (da E.T.A. Hoffmann, L'uomo della sabbia). La facoltà degli esseri umani di interpretare e modificare il mondo, valorizzando le proprie risorse (vedi emicerchio superiore della Ruota assiologica) e combattendo in sé l'errore e la follia (vedi emicerchio inferiore). Pico della Mirandola, Sulla dignità dell'uomo (1487): «Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, al livello dei bruti; e tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori, che sono divine».

Calliope e Mercurio
Dall'«uomo camaleonte» pichiano alle metamorfosi mercuriali. Da Mercurio al Mercurius philosophorum dell'alchimia, ovvero Quintessenza, Pneuma ecc. La sympathia universalis. Calliope mette in relazione tutte le risorse espressive umane, rendendole un tutt'uno, come in una sorta di catastrofe di Babele all'incontrario. La sovrapposizione dell'enneade delle Muse alla Ruota assiologica nella versione a otto settori: qui Calliope si colloca nel centro, a tutela dell'homo universalis e dell'opera mondo.

Racconto, romanzo, opera mondo
Differenze tra racconto e romanzo (filo/rete, chiusura/apertura, sintesi/analisi ecc.). L'opera mondo nell'accezione di Franco Moretti e in accezione più ampia. Polifonia e polistilismo. Esempi di opere mondo dalla Commedia di Dante all'Ulisse di Joyce e oltre. Progettare un'epopea. L'anti-Babele di Un compendio di storia universale (1992).

Cesare Dandini, La musa Calliope, XVII sec., dettaglio.
L'alta letteratura
La letteratura come forma di conoscenza. L'alétheia come fine di tutta l'arte che non sia puramente ornamentale. La bassa letteratura rinforza gli automatismi mentali, l'alta acuisce l'intelligenza empatica (vedi Anna Meldolesi, Leggiamo Munro che ci fa bene, 4 novembre 2013). Dalle opere mondo alle opere mutamondo. Dal discorso di Palasciano per la prima edizione capuana di 100,000 Poets for Change (2011): «Un’opera mutamondo – ma prima ancora la filosofia alla sua base – per essere coerente con le sue ambizioni non potrebbe non tener conto, quantomeno, (1) dei piú aggiornati dati della scienza; (2) di tutta la filosofia dall’antichità al presente, comparata, vagliata, e sistemata assiologicamente; (3) e ancora, è da tener conto di tutti i tipi di sapienza artistica, il cui difettare inficia la reale comprensione del mondo: occorre avere un minimo di sensibilità e di genio letterario, ma anche musicale, ma anche teatrale, ma anche pittografico, ma anche cinematografico ecc.; (4) e ancora, è da tener conto del ludus (non c'è grandezza se non c'è ironia); (5) e dell’umana fragilità, fallibilità e facilità a cadere piú o meno profondamente nella follia; ne consegue, come il giorno alla notte, che occorre infine grande empatia, grande amore, e pietà, finanche di sé stessi, e infin del mondo tutto (non della massa: non oklos, ma olos)». Foscolo e le Muse che «fan lieti di lor canto i deserti» come allegoria della letteratura nella sua funzione di promemoria sulle potenzialità umane.


Il senso del narrare
Come il narrare storie aiuti chi le ascolta, nota Esiodo (Teogonia, 98-103), a dimenticare i propri dolori (cfr. incipit del Decameron di Boccaccio). La fabulofilìa alla base di letteratura, teatro e cinema. Come mito, poesia, teatro ecc. diano ordine e sintesi alla vita. Storie che evolvono in altre storie. L'evoluzione della storia di Amleto dalla più antica leggenda scandinava alla versione di Saxo Grammaticus e all'Amleto di Shakespeare. Il pastiche palascianesco Il cannocchiale di Coppelius (1999).

I modi del narrare
La classificazione dei modi narrativi nel libro III della Repubblica di Platone in base a diegesi (parla il narratore) e mimesi (parlano i personaggi): lirica (diegesi), teatro (mimesi), epica (diegesi alternata a mimesi). La via di mezzo tra diegesi e mimesi: il discorso indiretto libero. Perché oggi ha meno senso scrivere poemi che romanzi: in antico la trasmissione dei testi era orale e necessitava di espedienti mnemonici, oggi non più. Chi continua a scrivere in versi lo fa, essenzialmente, per imitazione dei grandi poeti precedenti.

L'epica
Caratteristiche dell'epica. Epica tradizionale ed epica riflessa. Spot politici nell'Eneide e nell'Orlando furioso. Aedi e cantastorie. L'abilità improvvisativa dei cantori iugoslavi. Lo stile formulare. Esempi di epica premoderna: poemi omerici, letteratura cavalleresca, Le mille e una notte, gli itihasa ecc. L'epica moderna, cinema incluso: fantasy, fantascienza ecc. Fumetti supereroici. Videogames tipo Mass Effect. Opere mondo (vedi sopra).

Omero e l'Odissea
Gli autori dei poemi omerici. Derivazione del nome fittizio Omero dalla locuzione òmon àrein (collegare, radunare insieme) (vedi Nota del traduttore in appendice all'Iliade nella traduzione di Daniele Ventre, Mesogea, 2011). Evoluzione e tradizione orale e scritta dell'Iliade e dell'Odissea tra X e VI sec. a.C. La suddivisione in 24 libri a opera dei filologi bizantini. La spiegazione dei nomi Odìsseo e Ulisse dalle paretimologie antiche all'ipotesi di Mauro Agosto (inedita). Le controversie sull'identificazione dei luoghi dell'Odissea. L'ipotesi di Robert Bittlestone sull'identificazione dell'antica Itaca non con l'omonima isola odierna ma con la penisola di Paliki, un tempo disgiunta dal resto di Cefalonia da un tratto di mare. Il topos della metafora nautica (vedi E.R. Curtius, Letteratura europea e medioevo latino, 1948, VII 1). Da Scilla e Cariddi alla «nave della filosofia tra la Scilla del fideismo e la Cariddi del nichilismo» (Euristicon, 2012).

Trasposizioni cinematografiche dell'Odissea
La prima: L'Odissea (1911) di Bertolini e Padovan. La più ciofeca: l'Ulisse (1954) di Mario Camerini, un banale peplum, audace solo nello stravolgere senza ritegno il racconto. Il capolavoro: l'Odissea (1968) di Franco Rossi et alii (qui tutte le otto puntate), opera benedetta dalle Muse.

Letture e contorni
I primi dieci esametri dell'Odissea nella traduzione di Rosa Calzecchi Onesti (1963) e in quella di Daniele Ventre (2014; vedi qui). Riassunto dettagliato dell'Odissea. Il topos del descensus ad inferos: Gilgamesh, Orfeo, Teseo, Eracle, Odìsseo, Enea, Cristo, Dante ecc. Cos'è un ventilabro. La profezia di Tiresia nel libro XI dell'Odissea. Ulisse citato da Orazio nell'Epistola I come «esempio e simbolo di ciò che possono virtù e saggezza». Dante, Convivio, I: «tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere». Tutti, nel nostro «pìcciolo» (aggettivo che ricorre tre volte nel monologo dell'Ulisse dantesco), possiamo contribuire al progresso universale. L'intelligenza è sprecata se non è vòlta al bene: di ciò si duole Dante al trovare Ulisse e Diomede nella bolgia dei consiglieri di frode, anziché nel Limbo. La fine di Ulisse secondo la Commedia. Lectura Dantis: Inf. XXVI 90-142.

Dall'Ulisse “disgraziato” di Dante
all'emancipazione della ragione dalla fede
Il «folle volo» di Ulisse nel commento di Natalino Sapegno, una «sconfitta dell'umana ragione» inevitabile per l'assenza della Grazia. L'antiumanesimo esemplare di Giovanni Paolo II, che vede come male radicale l'autonomia della ragione dalla fede. L'odio degli integralisti religiosi per l'Illuminismo. La Grazia come metafora (suscettibile di fraintendimenti, per cui è da preferirle la metafora dell'ispirazione delle Muse). Le Muse come simbolo dell'elevarsi a intelligere noeticamente i princìpi eterni che spingono le anime a creare il mondo e a incarnarvisi, creatività che si rispecchia nelle nostre migliori azioni. La «Grazia» non è divina, non è esterna né all'anima dell'uomo né al suo corpo. (E il corpo sarà l'argomento base della prossima puntata.)

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