28 ottobre 2013

Anonime poesie su Matto e Mago

Si indaga sui possibili autori.
Iersera, durante la puntata n. 4 della sesta stagione di incontri filosofici palascianiani, gentili ignoti hanno lasciato sul tavolo della sala, non si sa in che momento di preciso, due fogli di carta, dai bordi bruciacchiati a simulare antiche pergamene. Su essi, dei versi: ottonari, in quartine, ispirati ai tarocchi del Matto e del Mago, e dedicati al nostro Presidente. Riportiamo qui ambedue i testi, ringraziando commossi l'anonimo poeta (e immaginando intenda poi comporre altre venti poesie del genere, chissà!, a completare il giro degli arcani maggiori; per infine svelarsi a Palasciano, e a tutti noi, analogamente al modus operandi dei rapitori, l'anno scorso, del coccodrillo Arturo).

0. Il Matto

Questo posto non mi è nuovo
e nemmeno Palasciano
che da sempre io mi covo
che mi tien sempre per mano.

Ha l'aspetto un po' arruffato,
colleziona ogni fobia,
l'universo che ha creato
mischia scienza e poësia.

Io che alla ricerca vago
di ogni inizio e di ogni viaggio
con l'autunno vi son pago
di quest'uomo folle e saggio.


1. Il Mago

Ogni mago o giocoliere
ben conosce lo strumento
che di spettatore intento
il favor sappia ottenere.

Palasciano alle lezioni
il prestigio sa allestire
e l'effetto può sortire
di mirabili pozioni.

Ma credendo nel portento
dei simposi a cui giocate
«Alchimista!» m'invocate
ed io accorro come il vento.

Rubo l'anima e anche gli occhi*
e, parola di Bagatto,
questo splendido baratto
è l'accesso pei Tarocchi.

* Riferimento a L'uomo della sabbia di Hoffmann?
I due fogli misteriosi comparsi il 27 ottobre al Palazzo della Gran Guardia.

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