La puntata n. 14 si terrà, sempre gratis, domenica 9 giugno, a Capua o nelle vicinanze, in una sede la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate – come pure l'orario preciso, probabilmente le 18.00 – telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.
La puntata n. 13, intanto, ispirata al tarocco della Morte, è consistita per il primo tempo in una lezione-spettacolo con un breve gioco nel mezzo, e per il secondo tempo in un paio di psicodrammi:
Dettaglio dal Trionfo della Morte. Oratorio dei Disciplini, Clusone (BG). |
Inizio della lezione
Così come la puntata sull'amore è iniziata parlando di morte, la puntata sulla morte è iniziata parlando d'amore, nuovamente nei termini dello straziante contrasto fra assenza fisica e presenza nella memoria. Quindi a trattare della centralità dell'amore nella natura mundi si è pervenuti dopo un riepilogo delle tesi metafisiche già esposte nel corso di precedenti lezioni, dall'inventario delle basi del reale (puro essere, anime, qualia, volontà, legge, struttura) alla teoria del Gioco dell'incarnazione. Si è presentato per la prima volta il problema del continuum dei qualia. Si è inoltre affinata la teoria evoluzionistica palascianiana, basata sull'intelligenza autopoietica delle specie viventi, trattando l'idea del continuum interspecie come teatro di feedback mutageno (di intensità proporzionale alla somiglianza fisiologica: vi è quasi una «idea di cavallo» ecc. come in Platone, ma fuzzy e in divenire) sul modello dell'inconscio collettivo (così giustificando, fra l'altro, l'aspetto della mantispa e il mimetismo biologico in generale). Si è trattato quindi della possibilità o meno di una vita corporale eterna (con riferimenti fra l'altro alla Turritopsis nutricula, a pini millenari e a madame Calment), per domandarsi infine se una vita senza fine, nel mondo materiale, non sarebbe incompatibile con la qualità dell'amore e di tutto ciò che in noi potrebbe, col sopraggiungere dell'accidia da infinito, svalutarsi.
Turritopsis nutricula. |
Gioco della clessidra che corre
Nel tempo di una clessidra, a ciascuno dei partecipanti è stato chiesto di stilare un elenco di cose da fare se gli restassero solo sette giorni di vita.
La torta servita nell'intervallo. |
Parabola del paese dei gemelli: qui tutti sono uguali, così ognuno deve indossare una diversa maschera; allegoria di come le differenze corporee e mentali siano meri accidenti, oltre i quali è una sostanza uguale per ogni vivente, l'anima. Si sono poi riproposti concetti già espressi in puntate degli anni scorsi, in merito all'elaborazione del lutto e alle consolazioni possibili; in più si è trattato il tema del senso di colpa che talvolta si aggiunge al dolore per l'altrui morte, in chi ritenga di non aver dichiarato al morente il proprio affetto in misura sufficiente; e si è destituito di fondamento tale senso di colpa, ammettendo l'esistenza del dialogo a livello inconscio, non bastasse la tesi metafisica dell'onniscienza delle anime nel post mortem e nell'ante vitam. Si è poi trattato di esercizi mentali come il vedere le persone come animali, o come morti risorti, nell'àmbito del tema della meraviglia filosofica, e il vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo da vivere. Si è infine trattato di reincarnazione (quindi di terapia R, con tutti i dubbi debiti) e di altre teorie utili a spiegare fenomeni come i bimbi prodigio e la memoria di eventi vissuti in una presunta vita precedente. Palasciano ha inoltre dato lettura di una sua poesia del 1990, Moto perpetuo, e del resoconto di un sogno del 1992 in cui degli specchi magici invertivano l'essenza delle cose e cambiavano le leggi dell'universo.
Una scena dello psicodramma Il sogno. |
Ci si è distribuiti in coppie. Di volta in volta, uno dei due attori di turno si distendeva a interpretare una persona morta; l'altro lo guardava addolorato, per poi restare a dolersi a occhi chiusi, mani sul volto. Allora il primo si alzava in piedi e gli si rivolgeva, il secondo riapriva gli occhi, e avevano il seguente dialogo:
— Perché piangi?E l'altro sceglieva se riabbracciare, senza dir nulla, la persona morta, o se prenderla a pugni rimproverandola di averlo lasciato solo.
— Perché sei morto.
— No, era un sogno.
— No, il sogno è adesso, prima era reale.
— Non importa se fosse un sogno prima o adesso. Adesso che cosa vuoi fare?
Gioco teatrale: Un'ultima cosa da dire
Ciascuno dei presenti, figurandosi di dover morire all'indomani, aveva da scegliere uno degli altri e dirgli qualcosa di importante.
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