martedì 16 aprile 2013

Sull'amore, tra commozione e ludus

Domenica 14 aprile si è tenuta in Capua (tra il Palascianeum, la stazione ferroviaria e i resti dell'Arco trionfale di Federico II di Svevia) Amor est fortior. Da Paolo e Francesca all'àgape universale, la puntata n. 6 del Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, alla presenza di 20 partecipanti, per la durata di circa tre ore e mezza.

La puntata n. 7 (vedi qui) si terrà domenica 21 aprile, a Capua o nelle vicinanze, sempre gratis, in una sede la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate – come pure l'orario preciso, probabilmente le 18.00 – telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook. Se sarà bel tempo, l'evento si terrà in un giardino fiorito.

La puntata n. 6, intanto, si è articolata nelle seguenti parti:

Gustave Doré, Paolo e Francesca.

Introduzione
Palascianeum
Sulla centralità del vero amore, inteso soprattutto come agape, e la sua persistenza oltre la vita: lettura di due poesie di Ungaretti (il numero Cinque dei Proverbi e Di persona morta divenutami cara sentendone parlare) e un testo in memoria di persona cara raccolto in facebook.

Esercizio di accoglienza
Stazione ferroviaria
Si è, a sorpresa, accolto con sbandieramenti floreali e acclamazioni un viaggiatore appena disceso dal treno.

Lectura Dantis 
Resti dell'Arco trionfale di Federico II di Svevia
Spiegazione e lettura del canto V dell'Inferno, presso pietre coeve della storia di Paolo Malatesta e sua cognata Francesca.

Marco Palasciano legge Dante.
Elementi di filosofia dell'amore
Resti dell'Arco trionfale di Federico II di Svevia e Palascianeum
Argomenti: i cinque gradi dell'amore; come il grado più basso, la cura, includa già qualcosa di altissimo, il perdono incondizionato; la morte vicaria di Antinoo («Ci si figuri che il Volturno sia il Nilo, e si cerchi con lo sguardo il punto in cui il giovane annegò»); il gioco dell'amicarium come promemoria del bene ricevuto; la perpendicolarità di amore e sesso; l'idea (vedi Platone, Simposio, 192 c-e) che la fusione in un ente unico sia il fine ultimo dell'amore; la confutazione di tale idea, considerato il bisogno di alterità connaturato all'anima; la teoria del Gioco dell'incarnazione; il motivo della facile accoglienza del mito della filiazione divina di Cristo (l'anima è «qualcosa di simile a un dio» e ognuno di noi «si incarna, ama, soffre e muore»); come la finitezza/definitezza «dia essere alla vita e vita all'essere»; l'imperfezione dell'universo e la tollerabilità di essa grazie all'amore, il quale è perciò da porsi quale necessario fondamento di ogni discorso assiologico; come colori, suoni ecc. esistano puramente nella mente, e non nel mondo; il mistero dei qualia; la necessità di integrare la scienza con la metafisica, stante l'impossibilità di una conoscenza perfetta dell'universo materiale se non dal suo esterno; la preesistenza dell'eros ai corpi e la sua irriducibilità ai meccanismi riproduttivi; il dimorfismo sessuale come pura contingenza («E perciò nel gioco che ora faremo non si farà alcuna distinzione tra maschi e femmine»).

Una delle scenette.
Gioco teatrale: I rifiuti umani
Palascianeum
I nomi di tutti i presenti sono stati scritti su altrettanti biglietti, e questi inseriti in un'urna, da cui di volta in volta se ne sono estratti due. Per cominciare, a ciascuno dei due sorteggiati di turno si è domandato quale caratteristica pensasse che si potesse amare in particolare nell'altro, conosciuto o no che fosse. Quindi hanno recitato un dialogo improvvisato, comico o drammatico a seconda dell'ispirazione, la prima delle due persone confessando alla seconda il proprio amore, e la seconda rifiutandolo ma «umanamente». Tutti i presenti hanno giocato, con grande divertimento.

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