5 dicembre 2014

Gli omosessuali casertani al papa

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nuova lettera aperta dell'associazione Occam a papa Francesco, scritta in occasione del primo anniversario del sit-in da cui è partita la rinascita dell'associazionismo lgbt casertano. Una lettera che probabilmente, ovemai la leggessero, non piacerà né al vescovo di Aversa, monsignor Spinillo, né al vescovo di Caserta, monsignor D'Alise, qui severamente criticati per l'appoggio dato ad Allenza Cattolica, a Giuristi per la Vita e a quant'altri “crociati” anti-omosessualità sogliono nominare Dio invano.


LETTERA APERTA 
DELL’ASSOCIAZIONE OCCAM
A PAPA FRANCESCO

Caserta, 15 novembre 2014
Santo Padre,
la Sua visita pastorale del 26 luglio scorso alla città di Caserta è stata l’occasione, altamente simbolica, per vari slanci di speranza, portando fra l’altro alla nascita della nostra associazione; il cui scopo è costituirsi come voce interna al mondo cattolico, operando in particolare nel territorio della provincia di Caserta, per trattare di amore omosessuale.

La sigla «Occam» rappresenta sia l’acronimo di «Omosessuali Cattolici Casertani e AMici» sia un omaggio al filosofo e frate francescano Guglielmo di Occam, celebre per il principio metodologico noto come rasoio di Occam – alla base del pensiero scientifico moderno – e perciò figura emblematica dell’armonia ideale tra fede e scienza. Armonia da noi auspicata, oggi, soprattutto in merito alla questione toccata nella parte conclusiva di questa nostra lettera a Sua Santità.

Andando per ordine: oggi è il 15 novembre, ed è stato esattamente un anno fa che nella Biblioteca del Seminario diocesano di Caserta si è tenuto un convegno intitolato La trappola delle leggi anti-omofobia, organizzato da Alleanza Cattolica e Giuristi per la Vita; fra l’altro con l’attiva partecipazione del Vicario Generale della Diocesi di Caserta, Monsignor Antonio Pasquariello; e del Vescovo di Aversa, Sua Eccellenza Monsignor Angelo Spinillo. Per inciso, fra gli invitati vi erano diversi soggetti politici di estrema destra, e nessuna associazione per i diritti lgbt; in compenso l’evento vantava la collaborazione dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose e dell’Oasi Mariana Betania.

Già in un comunicato stampa qualcuno degli organizzatori gettava, come suol dirsi, fango sulle lotte per i diritti lgbt, dipingendole come un (testuali parole) «attacco che le lobby omosessualista e pedofila stanno lanciando a livello internazionale» (www.caserta24ore.it/09112013/caserta-alleanza-cattolica-contro-il-ddl-scalfalotto, sic). Parole che sembrano volere insinuare che per sua natura l’omosessualità vada a braccetto con la pedofilia, tristissimo cliché della retorica omofobica, e – come non bastasse – che sia in atto una sorta di guerra contro non è ben chiaro chi: la famiglia, o forse l’intera civiltà, se non lo stesso buon Dio.

Toni non molto dissimili da questi si prevedevano per il convegno La trappola delle leggi anti-omofobia, il cui sottotitolo era lo sdegnoso interrogativo Verso la promozione dell’omosessualità, dei matrimoni e adozioni omosessuali?. E infatti, partendo dal criticare il disegno di legge Scalfarotto a tutela dalle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere – tuttora in discussione nel Parlamento italiano – taluni convegnisti finirono, per salti concettuali, con l’esprimere il loro disprezzo nei confronti dell’affettività omosessuale in sé, contro la cui legittimità esistenziale e sociale produssero argomenti basati unicamente sul pregiudizio, culminanti nell’assunto – tanto scientificamente falso quanto lesivo della dignità umana – che l’omosessualità sia una malattia e che le persone omosessuali debbano essere sottoposte alle cosiddette «terapie riparative» (la cui variopinta gamma è compresa tra la terapia dell’avversione e l’esorcismo) per trasformarsi in eterosessuali.

Esaltavano quindi tali terapie, mostrandosi volenterosi di trapiantarle in Caserta, ignari – o noncuranti – tanto delle condanne espresse verso di esse da parte dell’American Psychiatric Association, dell’American Psychological Association, dell’American Counseling Association, del Royal College of Psychiatrists, dell’Australian Psychological Society, dell’Associazione Italiana di Psicologia ecc. quanto della clamorosa sconfessione, infine, da parte degli stessi fondatori e dirigenti di organizzazioni quali Exodus International (chiusa nel 2013), Love In Action, Courage UK ecc.: «As former “ex-gay” leaders, having witnessed the incredible harm done to those who attempted to change their sexual orientation or gender identity, we join together in calling for a ban on conversion therapy» (lettera aperta di Brad Allen, Darlene Bogle, Michael Bussee, Catherine Chapman, Jeremy Marks, Bill Prickett, Tim Rymel, Yvette Cantu Schneider e John J. Smid, 31 luglio 2014).

Agli spettatori sprovvisti di invito era stato proibito di prendere la parola, perciò non vi poté essere contraddittorio; e tutte le affermazioni dei convegnisti a discredito dell’amore omosessuale dovettero restare, in quella sede, senza risposta. Ma intanto, già al preannuncio del convegno era sorto un comitato spontaneo di cittadini indignati denominato «Caserta contro l’omofobia e la transfobia», che in concomitanza con l’evento di Alleanza Cattolica e Giuristi per la Vita tenne un sit-in di pacifica protesta all’esterno del Seminario diocesano. A partire da quel comitato si sono sviluppate, nei mesi successivi, prima l’associazione lgbt casertana Rain e poi – da una costola di essa – l’associazione Occam, mirante specificamente al dialogo con la Chiesa.

Dicevamo, poc’anzi, dell’appoggio dato al convegno del 15 novembre 2013 dai vescovi di Caserta e di Aversa, l’uno mettendo a disposizione gli spazi del Seminario diocesano e l’altro partecipando in prima persona. Al livello di queste due Diocesi, perciò, di fatto la Chiesa si è pubblicamente schierata nel campo di chi sostiene la patologicità dell’amore omosessuale.

Riteniamo umilmente che una tale presa di posizione, consapevole o inconsapevole che sia, vada a detrimento della Chiesa stessa prima ancora che degli omosessuali cattolici appartenenti alle Diocesi in questione. Si consideri intanto che, fra essi, i soggetti piú vulnerabili – per età o altro – possono vivere il diffuso pregiudizio come una sommessa ma continua istigazione al suicidio o, quantomeno, alla non vita.

Il punto cui questa lettera aveva da giungere – ed eccoci giunti – è l’evidenziazione, all’interno del mondo cattolico, di una situazione gravemente contraddittoria che è fonte diretta o indiretta di sofferenza per non poche famiglie e singoli individui, spesso giovanissimi, e che non riguarda certo la sola Diocesi casertana o l’aversana, né le sole terre della Campania.

Da un lato, infatti, l’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici – in linea con le acquisizioni ormai consolidate della scienza – attesta che l’omosessualità non è una malattia; dall’altro un grande numero di enti anch’essi di dichiarata ispirazione cattolica rifiuta il dato scientifico, chiamando a testimonio Cristo stesso (e con ciò rasentando, di fatto, la blasfemia) nella propaganda dell’idea che l’omosessualità sia una malattia e, in quanto tale, che sia da curare, tramite pratiche insensate le quali spesso consistono in autentiche forme di tortura psicologica – se non anche materiale – il cui unico effetto concreto è di provocare danni, in quale che sia modo e misura, alle persone sottoposte a tali trattamenti.

Perciò La preghiamo umilmente, Santo Padre, di porre fine alla confusione che il suddescritto conflitto epistemologico genera nei fedeli. La preghiamo di dichiarare pubblicamente quale delle due posizioni, in definitiva, Sua Santità avalla: se quella dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, o quella contraria. Allorché una Sua attestazione ufficiale in merito sarà pronunciata, noi Le saremo grati qualunque essa sia.

Infatti in quel momento, in ogni caso, la vana illusione di qualcuno avrà fine: perché – in automatico – o dovrà tacere per sempre, in obbedienza alla parola papale, quella parte del mondo cattolico la quale attualmente persiste nel dire che l’omosessualità sia una malattia; o la scienza dovrà rassegnarsi all’incomunicabilità delle Weltanschauungen, e con essa noi Occam o almeno quanti di noi sono cattolici, insieme con tutti quegli altri cattolici – omosessuali o meno – che credono che l’amore omosessuale sia semplicemente amore.

La preghiamo soltanto, Santo Padre, di non restare Lei in silenzio, di fronte a una questione drammatica come quella delle cosiddette «terapie riparative», la quale non può piú essere lasciata all’arbitrio di quanti – a tutt’oggi – pretendono di parlare nel nome di Dio al posto del Papa.

Con il piú profondo rispetto,
l’associazione Occam
(Omosessuali cattolici casertani e amici)

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