David Hansen nella locandina del Giasone (1649) di Francesco Cavalli per la regia di Chas Rader-Shieber, compagnia Pinchgut Opera, 2013. |
Mercoledì 18 giugno la puntata si è replicata nel Palascianeum alla presenza di 6 partecipanti, di cui 1 già presente la domenica.
La puntata n. 14 e relativa replica (tema: vedi qui) si terranno – sempre gratis – l'una domenica 22 giugno alle ore 18.45 nel Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici), sede dell'Associazione Pro Loco, e l'altra mercoledì 25 giugno in orario e sede da definire, dati che potranno essere conosciuti dalle persone interessate telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.
La puntata n. 13, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo dedicata all'Ariete e ai Gemelli, costellazioni associate l'una a Crisomallo – da cui il mito degli Argonauti – e l'altra ai Dioscùri. Era in programma anche una sessione di laboratorio teatrale, da far culminare nella messinscena di una riduzione improvvisata della Medea di Euripide; ma non ve ne è stato il tempo, né domenica né mercoledì. Di séguito l'elenco degli argomenti trattati nella lezione:
Ariete e Gemelli in Johannes Hevelius, Firmamentum Sobiescianum, 1690. La visuale è rovesciata rispetto al punto di vista terrestre. |
Luoghi del mito e della storia
Nelle mappe sottostanti sono indicati i luoghi citati nel corso della lezione, tranne l'isola di Crumissa e quelle su cui vivono la maga Circe e le Sirene, di incerta localizzazione.
Mappa di base
1. L'isola di Dia (sacra ad Ares; qui gli Argonauti incontrano i figli di Frisso).
2. La Còlchide, con la città di Ea (qui a un albero nel bosco è appeso il vello di Crisomallo).
3. Il deserto libico, con il lago del dio Tritone.
4. L'isola di Creta (alle cui coste fa da guardiano il robot gigante Talo).
Mappa A: la Grecia
1. Tebe (Cadmo la fonda e vi regna; poi vi regna Pènteo, empio verso Dioniso).
2. Orcómeno (Frisso ed Elle ne decollano, poi Atamante e Ino vi allevano Dioniso).
3. Iolco (Pèlia ne usurpa il trono a Èsone, poi vi regna Àcasto, infine Giàsone) e, nei pressi, Pagase.
4. Corinto (qui si consuma la tragedia di Medea).
5. Atene (qui Medea sposa re Ègeo, poi vi regna Tèseo).
6. Afidna (qui Teseo tiene prigioniera Elena).
7. L'isola di Sciro (qui riparano Acamante e Demofonte).
8. Sparta (patria di Leda e dei suoi figli).
9. La Messenia (qui regna Afàreo, presso la cui tomba poi i suoi figli si battono coi Dioscùri).
10. Calìdone (qui Èneo invita gli eroi alla caccia al cinghiale).
Mappa B: la Propòntide e dintorni
● La Tracia (patria di Teòfane, madre dell'ariete Crisomallo).
● L'isola di Samotracia (dove Cadmo conosce Armonia).
● L'isola di Lemno (prima tappa degli Argonauti, che qui copulano molto).
● Troia (il cui re Laomedonte tenta di imbrogliare Èracle).
● L'Ellesponto (lo stretto in cui cadde Elle).
● Cìzico (dove regna Cìzico).
● La Misia (dove le ninfe rapiscono il giovane Ila).
● La Bebrìcia (il cui re Àmico sfida Pollùce a un incontro di pugilato).
● La Tinia (dove Fìneo è tormentato dalle Arpìe).
● Lo stretto del Bòsforo.
● Le isole Cianèe (ovvero le Simplègadi, rocce erranti).
Crisomallo
Poseidone rapisce Teòfane, figlia di Bisalte re della Tracia, portandola sull'isola di Crumissa, dove il dio muta sé in ariete e lei in pecora e la mette incinta. Ne nasce Crisomallo: un ariete volante, parlante e dal vello d'oro.Odìsseo e Diòmede rubano il Palladio alla città di Troia. |
La dea Atena uccide per errore durante un allenamento l'amica Pàllade, figlia di Tritone. In sua memoria ne assume dunque il nome; e le dedica sull'Olimpo una statua, il Palladio, che pone a fianco del trono di Zeus.
Zeus profana la statua sverginando nei suoi pressi la Pleiade Elettra, il sangue del cui imene la imbratta; Atena reagisce gettando sulla terra sia Elettra sia il Palladio, che resterà eredità dei troiani, rendendo inespugnabile la città di Troia: da Elettra nasce infatti Dàrdano (che genererà Erìttone, che genererà Troo, che genererà Ilo, che genererà Laomedonte...), oltre a Iasìone e Armonia.
Cadmo, ucciso il drago, sta per gettare il sasso tra gli Sparti. Illustrazione da un libro russo. |
Cadmo conosce Armonia nell'isola di Samotracia durante la ricerca di Europa (vedi puntata n. 12), ricerca che interrompe su suggerimento dell'oracolo di Delfi: segua una vacca, chiami Beozia (da bous) la regione in cui essa si fermerà, e vi fondi una città. Presso una fonte, un drago uccide i compagni di Cadmo; Cadmo uccide il drago e su consiglio di Atena ne semina i denti: nascono, già adulti e armati, gli Sparti (i seminati); ridotti a cinque (tra cui Echìone) dall'espediente del sasso, aiutano Cadmo a edificare la Cadmea, la rocca primo nucleo della città di Tebe. (Alcuni denti non germinati li ritroveremo più avanti.)
Le nozze di Cadmo e Armonia. (Qui si conoscono Iasìone e la dea Demetra.)
Figli di Cadmo e Armonia: Polìdoro, Sèmele, Ino, Autònoe, Agave. Agave sposa Echìone e genera Pènteo.
Il vello d'oro. Fotogramma da Pier Paolo Pasolini, Medea, 1969. |
In Tessaglia Crèteo fonda Iolco. In Beozia suo fratello Atamante (loro padre è il dio Èolo) regna su Orcómeno; con la dea delle nuvole, Nèfele, genera Frisso ed Elle, poi la lascia per sposare la suddetta Ino, con cui genererà Learco e Melicerte; intanto le nuvole per rappresaglia provocano una carestia, e Ino ne approfitta per falsificare un responso oracolare sul come farla cessare: impone così ad Atamante il sacrificio di Frisso (erede al trono, trono cui Ino vuole destinare la propria prole), ma il piano è sventato dall'ariete Crisomallo che porta via in volo sia Frisso sia Elle, la quale però cade in mare, mare che da lei prende nome Ellesponto.
Frisso giunge in Còlchide, a Ea, ove regna un figlio del dio del sole Elio, Eeta, cui dona il vello di Crisomallo dopo averlo sacrificato; Eeta appende il vello a un albero di un bosco sacro ad Ares, ponendovi a guardia un drago, e dà in isposa a Frisso sua figlia Calcìope.
Nascita di Dioniso
Zeus mette incinta Semele, cui promette d'esaudire ogni desiderio; Era assume le sembianze della nutrice di Semele, Bèroe, per consigliarle di chiedergli di mostrarsi come dio e non come umano: di conseguenza Semele muore folgorata. Il feto è salvato da Zeus che se lo impianta nella coscia e conclude così la gestazione, per poi affidare il piccolo Dioniso alla zia Ino.
Arcangelo Migliarini, Atamante preso dalle Furie, 1801. |
Atamante e Ino allevano in Orcomeno il piccolo Dioniso vestendolo da femmina, ma Era scopre la verità e li punisce facendo impazzire Atamante che così scambia moglie e figli per leonessa e leoncini (vedi Dante, Inf. XXX 1-12), sfracella la testa di Learco su una roccia e getta in mare Melicerte; Ino si getta dietro il figlio; Zeus li muta in divinità marine: Leucòtea (per i romani Mater Matuta; vedi le Matres del Museo Provinciale Campano, Capua) e Palèmone (per i romani Portunno).
Le baccanti
Tempo dopo, a Tebe, Dioniso punisce re Pènteo, successore di Cadmo, per la sua avversione ai culti dionisiaci, spingendolo con l'inganno a travestirsi da donna per spiare da un albero le baccanti, che infine lo squartano: e la prima a strappargli un pezzo è la madre Agave (vedi Euripide, Le baccanti).
Nascita di Giàsone
Alla morte di Crèteo, Pèlia usurpa il trono di Iolco, che spettava al fratellastro Èsone, la cui moglie Polìmela fa credere a Pèlia che il figlio Giàsone sia nato morto; è invece allevato dal centauro Chirone.
I figli di Leda appena usciti dalle uova. Dettaglio da Leonardo da Vinci, Leda e il cigno, |
Leda, moglie di Tìndaro re di Sparta, in una stessa notte è messa incinta dal dio Zeus e dal marito. Depone poi due uova: da uno nascono i figli di Zeus Pollùce ed Elena, dall'altro i figli di Tìndaro Càstore e Clitemnestra (su quest'ultima vedi puntata n. 5).
Castore e Polluce, detti i Dioscùri (cioè figli di Zeus, anche se solo Polluce è tale), crescendo sviluppano le loro doti sportive: l'uno è valente auriga, l'altro pugile.
Intanto a Messene crescono i loro cugini ed eterni rivali, figli di Afàreo, fratello di Tindaro: il fortissimo Ida, e Lìnceo dalla vista acutissima (vede anche attraverso i muri).
Giasone e gli Argonauti. Fotogramma da Pier Paolo Pasolini, Medea, 1969. |
Giasone, cresciuto, va dall'oracolo di Delfi e ne riceve due tripodi di bronzo, poi va a Iolco per pretendere da Pelia che restituisca il trono a Esone (che intanto ha avuto un altro figlio, Pròmaco).
Lungo la via incontra Era che ha assunto stavolta le sembianze d'una vecchia; ella chiede ai passanti di farsi portare a cavalluccio attraverso il fiume Anàuro; egli la porta, perde un sandalo, e così Pelia trema al veder l'uomo da un sandalo solo che gli era stato annunciato da un oracolo come colui per cui perderà il trono.
Trono che Pelia promette di cedere a patto che Giasone gli porti il vello d'oro. Argo di Tespi (da non confondere con alcun figlio di Frisso) costruisce la nave Argo, che la dea Atena dota di una polena parlante il cui legno viene dalla foresta di Dodona; Argonauti son detti gli eroi reclutati per la missione: tra essi lo stesso figlio di Pelia, Àcasto; Castore e Polluce; i loro cugini Ida e Lìnceo; Calai e Zete, figli alati del vento del nord, Bòrea; Atalanta, la vergine guerriera; Pèleo, futuro padre di Achille; Orfeo, di cui cantammo nella puntata n. 7; Èracle, che sarà protagonista della puntata n. 14, e il suo giovane scudiero e amante, Ila.
Al viaggio degli Argonauti sarà dedicato il poema di Apollonio Rodio Argonautiche (che potete leggere integralmente qui: libro I, libro II, libro III, libro IV).
Ipsipile permette al padre Toante di fuggire da Lemno. Miniatura da un'edizione del XV o XVI sec. di Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, 1361-1362. |
Partenza: Pagase. Prima tappa: l'isola di Lemno (già visitata da Orione: vedi puntata n. 11), dove per mancate offerte votive la dea Afrodite fece diventare puzzolenti tutte le donne, al che gli uomini le rifiutarono e si fecero delle concubine trace, al che le donne li uccisero tutti tranne re Toante, salvato dalla figlia Ipsìpile.
Divengono ora loro amanti, per metterle incinte, gli Argonauti, a parte Eracle e ovviamente Atalanta; i quali dopo due settimane, stufi, strappano ai letti tutti i compagni e li costringono alla partenza. (Nel pertinente video sottostante: aria di Giasone «Delizie, contenti» da Francesco Cavalli, Il Giasone, 1649, atto I, scena II, nell'interpretazione di Christophe Dumaux per la regia di Marianne Clément, 2010. Il libretto di Giacinto Andrea Cicognini diverge dal mito standard: qui non siamo a Lemno ma in Colchide, ed Eracle non è rimasto in Misia; tuttavia quest'aria rende perfettamente l'atmosfera dell'episodio lemniota.)
Intanto a Iolco...
Pelia uccide Esone facendogli bere sangue di toro (all'epoca ritenuto un veleno), quindi spacca il cranio del piccolo Promaco; Filomela maledice il tiranno e si uccide.
John William Waterhouse, Hylas and the Nymphs, 1896. |
Poiché Laomedonte re di Troia vieta il transito delle navi greche per l'Ellesponto, gli Argonauti vi transitano di notte.
Un'altra notte avviene una catastrofe, dopo la bella giornata trascorsa come ospiti alle nozze di Cizico, giovane re di Cizico: vi risbarcano ignari che sia lo stesso luogo, deviati da una tempesta, e sono scambiati per pirati; è battaglia; all'alba scoprono d'aver ucciso Cizico e i suoi; e la sposa di Cizico, Clite, si suicida.
Durante poi una sosta in Misia, Ila è rapito dalle ninfe del corso d'acqua dov'era a far approvigionamento idrico; Eracle lo cerca invano, tanto a lungo che la nave parte senza di lui, gli Argonauti a ciò convinti da Calai e Zete (sui quali Eracle si vendicherà nella prossima puntata).
Intanto a Ea...
I figli di Frisso, cresciuti, decidono di imbarcarsi per andare a Orcomeno, a reclamare l'eredità di Atamante.
Dimostrazione di pugilato antico del gruppo Ludus Æmilius. Foto da www.legioxii.it. |
Durante una sosta in Bebricia, il brutale re Àmico sfida gli Argonauti a un incontro di pugilato all'ultimo sangue; Polluce risponde alla sfida e lo uccide. Per scusarsi con Poseidone, padre di Àmico, Giasone immola venti tori al dio.
Poi eccoli in Tinia a interrogare il veggente cieco Fìneo sul modo di superare illesi le Cianee; egli risponderà a patto che lo liberino dalle Arpie che lo tormentano a ogni suo pasto. Calai e Zete, volanti, le sconfiggono; e tutte le ucciderebbero, se non apparisse Iride a garantire che d'ora in poi lasceranno in pace Fineo.
Su consiglio del quale, poi, giunti gli Argonauti presso le isole Cianee, liberano una colomba: se essa passerà indenne, indenne passerà pure la nave. L'uccello perde solo qualche piuma della coda, al rinserrarsi delle rocce; quindi passa anche l'Argo, riportando solo un lieve danno all'aplustre. Da allora le Cianee staranno ferme.
Sempre su consiglio di Fineo, fanno poi sosta sull'isola di Dia, dopo avere scacciato con urla e rumore i temibili uccelli sparapenne. E scoppia una tempesta, al termine della quale appaiono dei naufraghi: i figli di Frisso. Con essi a bordo, l'Argo fa vela per la Colchide, da cui venivano.
Il furto del vello d'oro. Pittura vascolare, inizio del IV sec. a.C. |
A Ea, Eeta dichiara che darà a Giasone il vello d'oro a condizione che superi due prove: aggiogare a un aratro due tori mostruosi, proprietà di Efesto, dai zoccoli di bronzo e le narici fiammeggianti; quindi arare, e seminare dei denti di drago avanzati a Cadmo tempo prima. Era chiede ad Afrodite di far innamorare di Giasone la maga Medea, figlia di Eeta. Medea aiuta quindi Giasone con un unguento che lo protegge dal fuoco dei tori e consigliandogli di gettare un sasso tra gli Sparti. Eeta indovina che Giasone è stato aiutato, e nega il vello.
Nella notte Medea addormenta il drago, Giasone prende il vello e fuggono sull'Argo, con anche Apsirto, fratellino di Medea.
Per rallentare Eeta che li insegue con la flotta, Medea fa a pezzi Apsirto e butta i pezzi in mare: il padre si ferma a raccoglierli.
Medea si appresta a fare a pezzi il fratellino e gettarlo in mare. Herbert James Draper, The Golden Fleece, 1904. |
Medea inganna Pelia. Hydria attica da Vulci, ca. 470 a.C. |
Per punire l'orribile uccisione, Zeus scatena tempeste che mandano l'Argo completamente fuori rotta. La polena parlante dichiara che dovranno farsi purificare dalla zia di Medea, Circe, alla cui isola giungono. Purificati, proseguono il viaggio, scampando alle Sirene grazie al controcanto di Orfeo. Sbalzati nel Sahara, usano rulli per far avanzare la nave fino al lago del dio Tritone, che ricevuto un tripode delfico in omaggio la riporta al mare. Presso Creta, li minaccia il gigante di bronzo Talo, ma Medea lo incanta e quello sbatte un piede, suo punto debole, sulla roccia, morendo dissanguato.
Giunti a Pagase, apprendono della strage operata da Pelia. Medea entra in Iolco teatralmente con le sue ancelle, e inganna Pelia convincendolo che lo farà ringiovanire: fa a pezzi un ariete, mette i pezzi in un calderone con erbe, ne emerge un agnello. Pelia si lascia così fare a pezzi. Giasone e Medea vengono però scacciati da Acasto, che prende per sé il trono.
Medea s'invola. Cratere lucano, ca. 400 a.C. |
Giasone e Medea si stabiliscono a Corinto. Hanno due figli, Mèmero e Fere. Giasone lascia Medea per sposare Glauce, figlia di re Creonte. Medea si vendica facendo perire re e figlia tra orribili tormenti tramite un abito da sposa stregato, e uccidendo i propri stessi figli, per infine volarsene sul carro alato del dio Elio fino ad Atene, dove sarà accolta da re Egeo, suo prossimo marito (vedi il séguito della storia nel resoconto della puntata n. 12, capitolo Come Teseo divenne re).
Peleo a Iolco
Durante la caccia calidonia (di cui tratteremo nella prossima puntata) Pèleo uccide accidentalmente il suocero Eurizìone; perciò si rifugia a Iolco, dove Acasto lo purifica. Ma la moglie di Acasto, Astidamia, si innamora di Peleo; respinta, lo accusa di molestie; Acasto le crede e vilmente, durante una battuta di caccia, appena Peleo si addormenta lo lascia lì tra le belve, solo e senz'armi; assalito dai centauri, Peleo si salva grazie all'intervento del dio Ermes.
Il primo ratto di Elena
Teseo e Piritoo rapiscono Elena, poi la lasciano ad Afidna e scendono nell'Ade a tentare di rapir Persefone (sapremo nella prossima puntata come andrà a finire); intanto che sono laggiù, Elena viene recuperata dai fratelli Dioscuri, che rapiscono e portano con sé ed Elena a Sparta la madre di Teseo, Etra, che resterà schiava di Elena fino alla fine della guerra di Troia.
Pieter Paul Rubens, Il ratto delle figlie di Leucippo, 1618 ca. |
Castore e Polluce rapiscono le promesse spose dei cugini Ida e Linceo, le figlie di re Luicippo di Messenia Febe e Ilaìra; vi è quindi un duello, presso la tomba di Afareo, dove Ida uccide Castore, Polluce uccide Linceo, Ida divelle la stele tombale e stordisce Polluce, Zeus folgora Ida. Polluce, per amore del fratello mortale, vorrebbe rinunciare alla propria immortalità, per stare con lui nell'Ade; Zeus stabilisce che stiano un giorno sull'Olimpo e un giorno nell'Ade, ambedue, per sempre.
Fine della storia di Giasone
Giasone e Peleo conquistano Iolco; Pelo uccide Acasto e Astidamia; Giasone è finalmente re. Morirà un giorno per mare, a bordo dell'Argo ormai fatiscente, nel sonno: gli cadrà addosso l'aplustre.
Le costellazioni e i segni di Ariete e Gemelli
Le costellazioni dell'Ariete e dei Gemelli. Il presunto carattere degli appartenenti agli omonimi segni secondo la tradizione astrologica. Possibile revisione di tale tradizione alla luce della mitologia... ma, come sempre, il nostro revisionismo astrologico vuol essere solo un gioco: «Che gli Ariete siano necessariamente tutti dei tizi pelosi che attirano casini e mettono in pericolo i bambini, e che i Gemelli siano tutti dei grandi sportivi altruisti pur se un po’ attaccabrighe, non è reale».
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