6 dicembre 2011

Shakespeare approda nell'ingrata Capua

S'è tenuta a Palazzo Fazio lunedì 5 dicembre con la collaborazione di nove spettatori improvvisatisi attori, lunga circa tre ore, la puntata Il mirino di Amleto. Te lo do io il laboratorio teatrale (e filosofico), n. 10 del seminario di Marco Palasciano De natura mundi. L'interpretazione del mondo in ottanta giorni. (Cliccate qui per qualche immagine in più del servizio fotografico di Carolina Pragliola.) Più d'uno di quei nove, ora, caldeggia che la nostra Accademia istituisca un laboratorio teatrale (e filosofico) permanente; «sarebbe un sogno»; vedremo, vedremo se farne realtà...

Spiace, intanto, constatare come benché la città di Capua usi tuttora sbandierare lo status di «città d'arte e di studi», la più parte degli spettatori dell'artisticissimo e studiatissimo De natura mundi debba venire da altre città (Napoli, Acerra, Sant'Antimo, Sant'Arpino, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Calvi Risorta, Sparanise, Teano, Cassino...); e che i nostri concittadini, anziché compiacersi d'aver vicino casa una delle massime fucine dell'ingegno italico, e correre lieti e grati ad abbeverarsi a tanta fonte, se ne astengano, tranne un signore e mezzo; ma il peggio è che, al contempo, regalano il pienone a eventi indegni, cui si recano in massa; ecco: Capua, infine, è una «città di cultura di massa».

Torniamo al resoconto di Il mirino di Amleto. Nella parte introduttiva si è trattato della bravura nel tiro con le armi da fuoco del re di Danimarca, vilmente ucciso nel sonno; del mirino della sua pistola, scrutando nel quale il figlio Amleto fantastica sulla vendetta, puntandolo da lontano sull'usurpatore Claudio; di come l'esitazione del principe sia causa dell'accumularsi di tragedie su tragedie; della sua tentazione di sparare non all'usurpatore, ma a sé stesso, questo essendo un più facile finale; della coevità del «To be or not to be» shakespeariano e del «Cogito ergo sum» di Cartesio, e di come per quest'ultimo la certezza di base è che almeno la coscienza esista, mentre per Amleto sorge il dubbio se sia più nobile restare coscienti o annullare la propria coscienza; della tesi che il mondo sia un sogno del soggetto, e che le altre coscienze non esistano; della dimostrazione che, seppure la pluralità delle coscienze sia indimostrabile, essa non è impossibile, poiché il suo grado di "miracolosità" è uguale a quello dell'esistenza della coscienza del soggetto; di quanto sia meraviglioso che gli esseri viventi esistano, e di quanto lo sia di già la pura esistenza dell'essere, e di quanto poco si sia usi considerarne la meravigliosità; della nascita della filosofia dalla meraviglia; di ciò che una persona avrebbe potuto essere e non è stata, e di ciò che avrebbe potuto non essere ed è.

Palasciano a questo punto ha recitato la poesia di Evtušenko Vorrei nascere in tutti i paesi per poi proseguire trattando di come, a meno che esista la metempsicosi, si viva una volta sola, e di come della propria morte sia peggio quella di chi amiamo; della consolazione che a ciò può dare la filosofia e nello specifico, per esempio, di come le qualità spirituali della persona amata vivano anche in altre persone, e le differenze fisiche non siano che una maschera, e dietro la molteplicità degli uomini si celi l'essenza dell'uomo, ecc., il che peraltro rende possibile l'amore universale; di come più immediata della consolatio philosophiæ possa essere la consolatio artis; di come il narrare storie aiuti chi le ascolta, nota Esiodo, a dimenticare momentaneamente i propri dolori; della fabulofilia alla base di letteratura, teatro e cinema; di come la vita sia già teatro, e il teatro sia dunque sempre teatro nel teatro; di come mito, poesia, teatro ecc. diano ordine e sintesi alla vita; dell'aletheia come fine dell'arte; dell'evoluzione della storia di Amleto secondo Il mulino di Amleto di Santillana e Dechend, dalla più antica leggenda alla versione di Saxo Grammaticus e all'Amleto di Shakespeare; di Un Amleto di ritagli e di pezze (1998) di Palasciano, dove Amleto si suicida per non far suicidare Ofelia, ma infine il suicidio era puramente simbolico e Amleto espatria per una vita nova; del pastiche palascianesco Il cannocchiale di Coppelius (1999), dove si fondono Hoffmann e la Tempesta shakespeariana; di come il mirino di Amleto potrebbe in realtà essere stato costruito da Coppelius, e delle conseguenze di tale eventualità, la cui idea getta sulla storia una luce pirandelliana; di come la pratica teatrale sia utile a scrostare da noi ciò che non siamo; della nostra identità come individui e, nel contempo, appartenenti all'olos umano e animale; di come negli animali inferiori l'anima sia puro strumento del corpo, e in quelli superiori possa avvenire il contrario; della sacralità insita nel teatro e in quelle altre pratiche che, fin dai primordi della civiltà, fanno del corpo la cassa di risonanza delle vibrazioni dell'anima: gioco, lotta, danza, canto ecc.

Si è quindi passati agli esercizi. Per cominciare, si è cercato di esprimere varie gamme di sentimenti, solo per mezzo di mimica facciale e versi non verbali: affetto positivo (dalla simpatia quieta alla lussuria bestiale), disgusto (dalla disapprovazione al vomito), paura (dal sospetto al terrore urlante), ilarità (dal sorrisetto al riso sguaiato), affetto negativo (dall'indifferenza alla furia omicida), tristezza (dalla malinconia al dolore disperato), demenza (dall'apatia alla follia furiosa). Quindi, esercizi d'azione mimica: Gli orsi allo zoo, sulla curiosità (dallo scrutìo guardingo all'annusata); e L'oscuro oggetto, sulla repulsione e sul desiderio. Quindi, esercizi di puro dialogo: Botta e risposta in rima, tra due seduti l'uno fronte all'altro; e Controversia filosofico-morale tra i personaggi di due professori, uno cattolico fondamentalista e l'altro no, sulla liceità o meno dell'uso dei preservativi nella prevenzione dei contagi virali ecc., davanti al pubblico d'un convegno. Quindi, esercizi d'azione con dialoghi: Scenografie sonore (ispirarsi alla musica per i mutamenti del sogno in cui ci si figura di trovarsi), Psicodramma (recitar l'uno la parte dell'altro) e Scene in contemporanea (qui un gruppo, lì un altro, in competizione per attrarre a sé il pubblico che deambula per l'ambulacro).

Dopo l'intervallo, per tutto il resto della serata ci si è dedicati a improvvisare una riduzione dell'Amleto di Shakespeare, in una dozzina di scene, con facoltà per ciascun attore d'interpretare diverse parti, e per ciascuna parte d'essere interpretata da diversi attori. Scene: (1) Orazio e le guardie avvistano lo spettro; (2) si festeggiano le nozze, Amleto monologa, Orazio sopraggiunge e lo informa delle apparizioni; (3) incontro tra Amleto e lo spettro, in stile Don Giovanni di Mozart; (4) visita silenziosa di Amleto, stravolto, a Ofelia che cuce; (5) Polonio espone la sua teoria sulla pazzia del principe a re e regina, che quindi incaricano Rosencrantz e Guildenstern di raccogliere informazioni; (6) dialogo di Rosencrantz e Guildenstern con Amleto, arrivo degli attori girovaghi, recita del brano su Ecuba, monologo di Amleto; (7) pantomima dell'Assassinio di Gonzago, interrotta dal re sconvolto; (8) il re è in preghiera, Amleto prende la mira per sparargli ma ci ripensa; (9) nella stanza della regina lei attende Amleto, Polonio si nasconde dietro un paravento, Amleto aggredisce la regina, Polonio grida aiuto, Amleto gli spara credendolo il re, quindi svela alla regina che il di lei primo marito fu ucciso dal secondo; (10) Ofelia pazza; (11) funerali di Ofelia, con Laerte che litiga col prete quindi si getta nella fossa, seguìto da Amleto ricomparso all'improvviso; (12) duello di Amleto e Laerte, uccisione del re con vari colpi di pistola e morte degli altri per veleno, salvo Orazio, che fa l'epilogo.

A lezione conclusa, essendo l'82° anniversario della nascita del padre di Marco, Ferdinando Palasciano (1929-1995), i partecipanti al laboratorio hanno ricevuto in dono (capendo finalmente il senso di tutto quel girare intorno alle armi da fuoco, fin dal titolo della lezione) una copia ciascuno del suo unico libro edito in vita: Il manuale del tiratore di pistola.


La lezione n. 11, Alla base di tutto non c'è il Nulla ma il Tutto. Dall'estasi razionale alla religione giocattolo, si terrà domenica 11 dicembre alle ore 21.30 a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25). Come sempre, gratis.

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