21 dicembre 2011

Fatti non foste a viver come bruti

S'è tenuta tra lunedì 19 e martedì 20 dicembre (ottantesimo giorno) a Palazzo Fazio, davanti a 15 spettatori, lunga circa due ore e mezza, la puntata La finestra sul paradiso: il mondo tra diecimila anni, n. 12 e ultima del seminario di Marco Palasciano De natura mundi. L'interpretazione del mondo in ottanta giorni.

La lezione, preceduta da un quiz a premi (vincitore Emiliano D'A.; premio un quaderno identico a quello del diario di Palasciano del 1°-10 dicembre 2010), per cominciare ha trattato di come le stelle non debbano simbolizzare ciò che è più in alto di noi, ma ciò che è altro da noi; dei testamenti spirituali; dell'eclettismo palascianiano; dell'importanza d'avere interessi culturali omnicomprensivi, e di come «Nel campo dell'osservazione la fortuna favorisce solo le menti preparate» (Louis Pasteur); della speranza nel futuro, mai da perdere, e di come l'attuale epoca non sia la peggiore (il male ha oggi solo una maggiore copertura mediatica) ma un'epoca di transizione, e anzi la migliore, finora, quanto a rispetto dei diritti umani (basti pensare che in antico neanche a Gesù venne in mente di criticare la pratica dello schiavismo); di come «Le azioni, anche se sono prive di effetto, non per questo risultano prive di significato» (George Orwell) e di come possano, in ogni caso, influire sul futuro più di quanto non si creda, grazie all'effetto farfalla; di come una giusta azione possa esser facile o difficile, e un'azione facile possa esser giusta o ingiusta, e l'animo vile scelga sempre la facile a prescindere da se sia giusta o ingiusta, e l'animo nobile scelga sempre la giusta a prescindere da se sia facile o difficile; di come occorre sempre tendere a grandi imprese, giacché chi tende a poco ottiene pochissimo.

E ancora: della cautela d'obbligo nell'indicare date, in futurologia; d'alcuni divertenti titoli (1975: occhi bianchi sul pianeta Terra, 1984, 1990: i guerrieri del Bronx, 1997: fuga da New York, Spazio 1999, 2000: la fine dell'uomo, 2001: Odissea nello spazio, 2010: l'anno del contatto); di quanto siano insignificanti tante questioni del presente, su cui tanto ci si accapiglia, se le si ponga a paragone con ciò che ne penserà la gente tra diecimila anni (per es., a nessuno importerà nulla dei politici italiani d'oggi, mentre tutti si ricorderanno benissimo di Dante); del trash; del Great Pacific Garbage Patch e altre isole d’immondizia, e dell'accelerazione dell’obsolescenza tecnologica; della politica come arte del compromesso (con la massa, con le multinazionali, con i poteri religiosi ecc.); della scienza corrotta dagli sponsor (vedi avallo alle centrali nucleari, agli inceneritori e simili); della scienza incorrotta (vedi per es. Marie Curie) rallentata dal non avere sponsor; di come le grandi strutture scientifico-tecnologiche operino scelte di tipo produttivistico a discapito della ricerca pura, e di come ogni giorno muoiano circa 35.000 persone per malattie non redditizie da curare per le multinazionali farmaceutiche; del fecondo sinergismo tra classicismo e futurismo; di come la lettura integrale di un'enciclopedia possa mostrare la predominanza delle azioni umane benefiche e meravigliose sulle malvage e squallide.

E ancora: del «ritorno di Astrea in astronave» (vedi lezione VI); delle tre tipologie base di futuri possibili: infernali, purgatoriali (simili al nostro presente), paradisiaci; delle città giardino; della necessità di abolire il denaro; di come solo il lavoro creativo nobiliti l'uomo, e di quanto sia alienante il lavoro alienato; della necessità di azzerare lo stress per un miglior estote parati; della necessità di rendere gratuiti tutti i beni e servizi vitali e culturali; della philia insita nel campo Cultura e comunicazione (vedi La Grande Ruota delle Umane Cose, lezione III); dell'insensatezza del nazionalismo, giacché le virtù che un popolo pretende d'esprimere esso solo appartengono in realtà all'umanità intera, idem le pecche che esso pretende siano espresse dai soli altri popoli; di come non esista nessuna «razza pura» (vedi per es. l'inesistenza del popolo ebraico secondo Shlomo Sand); di come i regimi nazionalisti distorcano e mitizzino il passato, facciano leva sull'ignoranza e avversino la cultura; della trista pretesa di Lyotard (La condition postmoderne, 1979) che debba cadere sempre più in disuso l'idea che l'acquisizione del sapere sia inscindibile dalla formazione dello spirito; del rapporto tra l'uomo e gli altri animali, e dell'errore degli animalisti da strapazzo nel considerare gli altri animali assolutamente migliori dell'uomo; di come la Ruota palascianiana possa applicarsi anche agli altri animali; della «seconda natura» secondo Aristotele; del dominare le passioni anziché lasciarsene dominare, del perdono ai nemici, del sacrificio eroico e del progresso umano; dell'ideale d'un mondo completamente simbiotico, della questione di come convincere gli animali carnivori a diventare erbivori, e dell’ingegneria genetica al servizio dell’etica come chiave possibile della nuova Età dell’Oro; del se l'evoluzione dell'uomo sia finita, come sostiene Steve Jones, o no; degli ambienti dei pianeti extrasolari colonizzati in futuro dall'uomo.

Nell'intervallo ci si è pasciuti d'un magnifico buffet di dolci praglioliani, centrale la torta «di stelle», allestito per festeggiare sia la conclusione di De natura mundi sia il XXVII anniversario della prima pagina del diario di Marco Palasciano (19 dicembre 1984). Intanto il Presidente della nostra Accademia, i due Vicepresidenti (Angelo Maisto e Margot Tafuri) e il Segretario (Domenico Callipo) hanno consegnato quattro diplomi: a Roberto Alvino per aver assistito a tutte le lezioni del seminario, ad Antonio Di Franco e ad Antonio Faenza per aver assistito a 10 lezioni su 12, e a Carolina Pragliola per essersi «in tale contesto distinta sopra tutti per l’eccellenza degli sforzi profusi nel servire la causa palascianiana». Di séguito riportiamo, a loro gloria, l'elenco completo dei tredici più assidui frequentatori di De natura mundi, da chi lo seguì tutto a chi ne seguì almeno 4 lezioni:


12. Roberto Alvino

10. Antonio Di Franco; Antonio Faenza

7. Oscar Geremia

6. Andrea De Angelis; Graziano Mottola;
Carolina Pragliola


5. Margot Tafuri

4. Domenico Callipo; Enrico Cardellino;
Emiliano D'Angelo; Angelo Maisto;
Matteo Mastantuoni

Il brindisi di mezzanotte è stato introdotto dalla declamazione palascianesca del peana dantesco ad Apollo (Paradiso I 13-36).

Nella seconda parte della lezione si è trattato, in merito al futuro prossimo, dell'impatto psicosociale relativo alla creazione di robot antropomorfi indistinguibili dagli esseri umani, e del conseguente divieto di crearne; dei criminali supertecnologici, imitatori dei villains dei fumetti, e in particolare i robottizzatori sadici (operatori d'una body art estrema: rapire persone e restituirle ai loro cari trasformate, per es., in grandi ragni meccanici dal volto di maschera piangente, con gli organi vitali estrusi e collegati al resto per tubi trasparenti in cui scorreranno i fluidi biologici, mentre in altri scorrerà olio di macchina); dell'epoca, finalmente votata al puro bene, dei robot non antropomorfi, a foggia di fiori levitanti, e di come l'affrancamento dal lavoro alienato renderà il mondo un paradiso; del dubbio dei fantascientisti d'antan che ciò possa indurre l'umanità all'ozio e portare la civiltà alla decadenza; di come, di contro, le vite esemplari di artisti e pensatori che non dovettero lavorare per vivere, e tuttavia di certo non oziarono, siano la dimostrazione che, anzi, la civiltà potrà avere un balzo in avanti; della vita esemplare di Marco Palasciano, la cui fanciullezza e adolescenza fu come abitare in un piccolo «Panopticon delle Wunderkammern» (vedi La Grande Ruota delle Umane Cose, lezione VI), e di come se nel futuro tutti fossero come lui il progresso spirituale supererebbe quello materiale; di alcune risorse tecnologiche ancora inesistenti: registratori di sogni, oggetti a stasi gravitazionale e ad azzeramento del moto inerziale, trovacose ecc.

E ancora: delle famiglie del futuro remoto, simili a quelle allargate della preistoria più paradisiaca; di come gli intralci che oggi si pongono alle coppie di fatto, all'omogenitorialità ecc. «saranno solo un patetico ricordo di un'epoca cretina»; di come, contando solo i legami affettivi, non avrà alcun valore aggiunto essere i genitori biologici (e si giudicheranno insensate le tiritere odierne delle madri o padri pentiti dell'abbandono che si presentano dopo una vita alla porta dei figli adottati da terzi e pretendono d'instaurare un rapporto); del grande senso di fratellanza diffuso nella società di quel futuro; di come l'educazione all'amore passerà anche attraverso giochi a scenario virtuale in cui l'amato muti momentaneamente forma, e di come in un futuro ancora più remoto, "tecnomagico", tali mutazioni potranno essere non virtuali ma reali; dell'amore e predisposizione dei futuri per le arti, e di come in alcune epoche più "barocche" il mondo sarà una sorta di immenso teatro musicale, tra continui canti e danze; dell'usanza, diffusa in alcune città del futuro, della «sinfonia del mattino», in polifonia spontanea; della riproduzione 1:1 dell'inferno dantesco ricavata da un asteroide, e analoghi ludo-monumenti all'arte e alla cultura.

E ancora: di come l'intelligenza genetico-autopoietica impedisca la vita eterna agli esseri il cui raggio d'azione sia un singolo pianeta, per evitarne il sovraffollamento, ma la consenta negli esseri la cui civiltà arrivi a farli diffondere nello spazio infinito; di come la saggezza superiore degli esseri evolutisi in un futuro remotissimo sia per noi pressoché inimmaginabile; della fine del sole tra cinque miliardi di anni, e di come nel frattempo la civiltà umana o postumana si sarà già diffusa in diversi altri sistemi stellari; dello stratagemma che, nel futuro prossimo, alcuni scienziati potrebbero mettere in atto per eliminare la malvagità dal mondo, sfruttando la suggestionabilità degli esseri umani e la potenza dell'umana fantasia (argomento d'una novella palascianiana in fieri, anzi... in fiori neri); del vero "peccato originale", cioè il meme del sacrificio dell'innocente, animale o umano che sia, perpetuatosi fin nel cristianesimo, del quale è addirittura a fondamento; della necessità di abbattere tutte le religioni, a partire dal cristianesimo che è la più diffusa, e sostituirle con la filosofia maieutica; di come la miserevolezza del progresso spirituale (al confronto del lussureggiare del progresso materiale) dell'epoca presente sia dovuta, secondo Albert Schweitzer e altri, al basare la spiritualità su credenze religiose anziché su una più profonda riflessione sulla reale essenza delle cose; di come proprio l'aprirci a una tale riflessione sia stato l'obiettivo del seminario-spettacolo De natura mundi; se il quale non v’è dispiaciuto affatto, vogliatecene bene, «ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta».

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