giovedì 31 marzo 2011

Palasciano richiama Capua all'etica

Mercoledí 30 marzo 2011. Addolorato dallo scenario di degrado dell’ex campo profughi di Capua, il Presidente dell’Accademia Palasciania, Marco Palasciano, si è recato in municipio – al termine dell’odierna seduta del consiglio comunale, alle 16.30 circa – per chiedere personalmente al Sindaco della città, il dottor Carmine Antropoli, chiarimenti circa la sorte delle famiglie rumene stanziate nei fabbricati semidiruti (tra irrimossi cumuli di rifiuti compattati e sversati da ignoti, in onta a ogni ideale di bonifica), famiglie alle quali l’Amministrazione comunale ha tagliato l’approvvigionamento idrico lo scorso 17 febbraio, cioè ormai da piú di un mese e mezzo; chiarimenti lungamente attesi dal Comitato spontaneo “24 febbraio”, di cui la nostra Accademia fa parte, e finora dal Sindaco non pervenuti.

Palasciano si è dunque presentato davanti ad Antropoli – e agli occasionali testimoni che si trovavano adunati nel salottino in cui, poc’anzi, altri contava aneddoti faceti – col severo contegno dello Spettro del Commendatore al convito di Don Giovanni, Don Giovanni seduto e Spettro in piedi; e, dopo aver sottolineato di non appartenere ad alcuna cosa politica, ha espresso le proprie gravi preoccupazioni, domandando in primo luogo ragione del nocumentosissimo protrarsi della privazione d’acqua, acqua che è un diritto inalienabile, acqua che il Sindaco aveva promesso un mese e mezzo fa di far tornare quanto prima, e la cui privazione fra l’altro espone a particolare rischio qualche bambino rumeno malato d’epilessia (non bastavano gli scolari e studenti ridotti a studiare a lume di candela, per la mancanza d’elettricità).

La risposta del Sindaco, in breve, è stata che l’acqua era già stata riallacciata; ma Palasciano ha immediatamente smentito tale dato, essendo stato in visita all’ex campo lunedí pomeriggio in concomitanza del sopralluogo di Paul Polansky – entrando fin nelle abitazioni dei rumeni – e avendo cosí constatato che d’acqua, là, non v’è una goccia. (Inoltre, come avremmo poi saputo, fino alle 14.30 circa di oggi Nadia Marino – Presidente di Opera Nomadi Caserta – e altri attivisti, tra cui l’avvocato Sica, si trovavano in ulteriore sopralluogo presso le suddette abitazioni: e l’acqua continuava a brillare per assenza.)

Una signora è intervenuta domandando al nostro Presidente chi egli fosse. «Sono Marco Palasciano, pronipote di Ferdinando Palasciano. Nella sala consiliare qui a fianco, fra l’altro, vi è un dipinto che appartenne a lui, e che a esergo reca una frase di Terenzio, la quale piú o meno recita: “Cosí il suggestionabile popolo suole andare appresso ai saltimbanchi”. Ma né a saltimbanchi, né a politicanti, né ad altro io vado appresso, se non al sentimento etico, come già quel mio illustre prozio; che era medico come lei, signor Sindaco. E lei, che ha prestato il giuramento d’Ippocrate, non può lasciare che restino senz’acqua dei bambini malati».

Ovemai il richiamo all’etica non bastasse, Palasciano ha riferito ad Antropoli della visita di Polansky all’ex campo profughi, avvisandolo delle conseguenze che sull’immagine della città di Capua nel mondo potrà avere la pubblicazione del documentario qui girato lunedí dal poeta e fotografo americano, nota e stimata autorità nel campo della difesa dei diritti umani (tra l’altro inviato qualche anno fa dall’ONU a documentare le vessazioni subíte dal popolo rom in Kosovo). Decisamente una pessima pubblicità per l’Amministrazione comunale uscente se non per Capua intera, di fatto città a rischio di venire additata come teatro d’atti disumani.

Il nostro Presidente ha pregato il Sindaco di passarsi «una mano sulla coscienza», in conclusione, e porre rimedio. Nel frattempo, alcuni dei personaggi presenti nel salottino hanno esternato commenti piú o meno originali: emblematico su tutti «Questo è un pazzo, lasciatelo perdere!», riferito ovviamente a Palasciano, il quale è stato pure tirato per il giacchetto; o «Perché i rumeni non li fa venire a vivere a casa sua?», come gli ha suggerito un altro; o, a degna chiusa, un terzo: «Io l’acqua la pago; perché i rumeni non dovrebbero pagarla?».

Allora Palasciano ha ricordato a quei perfetti capuani che le famiglie rumene hanno ben chiesto di poter regolarizzare, contatore e tutto, la propria situazione idrofiscale (a differenza, pare, di altri: i quali, come ci hanno poi segnalato gli attivisti là recatisi stamattina, dell’approvvigionamento idrico risulterebbero usufruire tuttora senza pagare; né alle loro dimore si son volte le ruspe, fino adesso). E ha pure ricordato che a tutela delle famiglie rumene vi sono degli avvocati, pronti fra l’altro a denunciare l’Amministrazione comunale di Capua ovemai a qualche piccolo infermo avvenisse qualcosa d’irreparabile a causa della mancanza d’acqua.

Aggiornamenti: Nadia Marino ci riferisce di essere tornata all'ex campo profughi la sera del 31 marzo, e là «Ancora niente acqua».

Quattro anni dopo, ancora niente acqua, dicono in questo video di Striscia la notizia: https://www.facebook.com/video.php?v=10153213614764513

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