mercoledì 5 dicembre 2012

«La tempesta» ben palascianizzata

Si è tenuta a Palazzo Fazio lunedì 3 dicembre dinanzi a ben ventiquattro spettatori (tredici dei quali si sono anche improvvisati attori), per la durata record di circa tre ore e un quarto, la lezione-spettacolo Prospero contro Coppelius. Laboratorio teatrale, n. 9 del corso di filosofia palascianiana Euristicon. Le nozze di Ragione e Fantasia.

La lezione è stata preceduta dal solito quiz a premi (vincitore Andrea D.; premio: una statuina d'avvoltoio, «perché l’arte moderna si ciba dell’arte antica»). Si è quindi passati ai giochi di riscaldamento del corpo e della mente (tutti nuovi rispetto a quelli sperimentati nella puntata analoga dell'anno scorso, Il mirino di Amleto), come segue (servizio fotografico di Carolina Pragliola):

Durante il gioco n. 1.

Gioco n. 1: Gioia, tristezza, paura ecc.
Per cominciare, si è andati deambulando per la sala, prendendo confidenza con gli spazi e nel contempo evocando varie emozioni e stati d'animo, a seconda delle indicazioni del mastro dei giochi, ora concentrandosi in sé stessi, ora interagendo: imbarazzo e ilarità (incrociando gli sguardi altrui), gioia (pensando a una persona cara), tristezza (pensando a parenti serpenti, amici traditori, ex che spezzano il cuore ecc.), atarassia (concentrandosi sull'idea di un cristallo scintillante), inquietudine (allo scurirsi del cristallo), simulazione di paura e disgusto nei confronti degli altri.

Gioco n. 2: Conflitto e riconciliazione
Si è poi stimolata l'aggressività, per mezzo del semplice espediente di spingersi ripetutamente e sgarbatamente l'un l'altro, lasciandosi anche andare a qualche insulto, per infine annullare tutti i sentimenti negativi in un abbraccio pacificatore.

Durante il gioco n. 3.

Gioco n. 3: Socio-geometria dinamica
Ripreso a deambulare, si è pensato con quali due persone, fra i presenti, si sarebbe voluto essere se ci si fosse trovati a naufragare su un'isola deserta in cui dover restare anni; senza farlo loro intendere, si è proceduti muovendosi in direzione del punto equidistante fra i due; ma il mastro prendeva ogni tanto qualcuno e lo deviava avviandolo verso una parete, toccata la quale si poteva tornare a viaggiare nella giusta direzione.

Gioco n. 4: Tormentata costruzione di un cerchio
Quindi il mastro ha scelto una persona e, suggello un breve abbraccio, le si è connesso; quella a sua volta aveva da connettersi alla persona che più le andasse a genio; e così via, formando una molecola umana con tutti i presenti e saldandola in cerchio. A questo punto l'ultimo scelto, in realtà non scelto se non per esclusione, ha potuto esprimere il proprio scontento avviando un sommesso ringhio cui a rotazione tutti si sono uniti, mutando quindi il ringhio corale in un «Aaaa» la cui intensità saliva o scendeva a seconda del gesto del mastro, e concludendo con un urlo liberatorio. Sciolto l'abbraccio collettivo, ma restando in cerchio, l'ultimo scelto ha indicato chi avrebbe scelto prima se avesse potuto; questi ha lasciato il proprio posto (i due cui era vicino si sono allora scambiati un abbraccio per ricucire il cerchio) e si è collocato fra il suo sceglitore e il mastro (scambiando con lui un abbraccio per l'ultima ricucitura).

Nel cerchio.

Gioco n. 5: «Mi fido di te; che pensi di me?»
Ci si è seduti in cerchio, nelle stesse posizioni di poc'anzi. Partendo dal mastro e proseguendo in direzione scelto-sceglitore, ciascuno ha detto il proprio nome, quindi è stato brevemente presentato dal suo vicino, finché non si sono presentati tutti.

Gioco n. 6: Sonata empatica
Il cerchio ha votato, selezionando tre persone, ispirandosi alle quali il nostro pianista ha improvvisato una sonatina in tre tempi, senza svelarne prima le corrispondenze; i presenti hanno quindi dovuto indovinare, a sonata finita, a chi corrispondesse ciascun tempo.

Palasciano con le opere di Shakespeare.

Dopo un intervallo, per tutto il resto della serata ci si è dedicati a improvvisare una riduzione della Tempesta di Shakespeare palascianizzata – cioè contaminata con elementi della saga di Coppelius (figura di derivazione hoffmanniana ricorrente nei poemetti dendrosintetici di Palasciano) e ambientata in una ucronia in stile steampunk (siamo nell'Ottocento ma su Napoli regna ancora una dinastia aragonese: non ci sono stati né il viceregno spagnolo né i Borbone) – in una decina di quadri (dovevano essere tredici, ma per l'assottigliarsi del tempo se n'è dovuto tagliare via qualcuno: peccato soprattutto per la cerimonia olografica dell'atto IV, col suo «Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni»), con facoltà per ciascun attore d'interpretare diverse parti, e per ciascuna parte d'essere interpretata da diversi attori (Alessia V., Andrea D., Antonio D., Damian S., Domenico C., Edoardo S., Francesco L., Mary M., Pasquale V., Roberto A., Roberto B., Rosa P., Sabrina S.). Quadri realizzati:

Il nostromo impartisce ordini ai marinai
sulla nave durante la tempesta.
1. Atto I, scena I.

2. Atto I, scena II. Prospero narra a Miranda di come furono esiliati da Milano, e di come giunti sull'isola egli conobbe il professor Coppelius, che vi aveva il proprio laboratorio; dapprincipio collaborarono, poi Coppelius svelò i suoi piani diabolici e Prospero fu costretto a metterlo in condizione di non nuocere, ponendolo in ibernazione dentro una tomba di vetro; ecc.

3. Facciamo la conoscenza di Ariele e Calibano.
– Il primo è un'intelligenza aliena incorporea che Coppelius teneva prigioniera in un cubo, e, liberata da Prospero, si è posta al suo servizio, col suo potere sugli elementi atmosferici e sulla mente umana, che può ingannare con perfette illusioni olografiche.
– Il secondo, bestiaccia incline ai più bassi istinti, è una sorta di homunculus creato da Coppelius, ed è usato da Prospero per i servizi più umili.

Ferdinando immobilizzato dalla mano invisibile di Ariele.

4. Ferdinando catturato.

5. Atto II, scena I.

Sebastiano si risolve a pugnalare Alonso addormentato.

6. Atto II, scena II. Calibano incontra Stefano e Trinculo e propone loro di aiutarlo a liberare Coppelius dalla sua tomba di vetro: da solo non potrebbe, dato che occorrono tre persone per azionare contemporaneamente tre distanziati pulsanti. In cambio, promette, essi riceveranno da Coppelius molto oro; quanto a lui, si accontenterà di avere Miranda per sé, e che Coppelius uccida Prospero.

Calibano in azione. Qui, come durante il resto dell'improvvisata
rappresentazione, Palasciano contemporaneamente fa da suggeritore
e dà indicazioni registiche in tempo reale.

Miranda o Olimpia?
7. Al posto dell'atto III, scena I, tagliata per far prima, si inscena questo quadro: Prospero sottopone Ferdinando e Miranda a due prove d'amore.
– Nella prima, Ferdinando è sedotto da Olimpia, un automa costruito da Coppelius, in grado di assumere le fattezze di Miranda (così come il Maschinenmensch di Metropolis assumeva quelle di Maria); e non riesce a distinguere Olimpia da Miranda finché non si benda gli occhi, giacché il potere delle illusioni di Coppelius agisce attraverso la vista.
– Nella seconda prova, Ferdinando scompare e al suo posto compaiono via via diverse sue presunte reincarnazioni: un altro bel ragazzo, poi un essere simile a Calibano, poi un vecchio, una donna, un cane, un topo, un ragno... infine Prospero porge a Miranda un cubo nel quale è contenuta, dice, l'anima di Ferdinando, il cui corpo è distrutto; e Miranda riesce a provare amore perfino per il cubo, vincendo così la prova; e ricompare Ferdinando, che in realtà non era mai mutato, essendo stata tutta un'illusione.

8. Finale dell'atto IV: Calibano conduce Stefano e Trinculo nel laboratorio di Coppelius, ma prima che possano trovarne la cosiddetta tomba di vetro Ariele scatena contro i tre un branco di mastini olografici, mettendoli in fuga.

Prospero.
9. Atto V, scena I. Con la variante che Ferdinando e Miranda non giocano a scacchi, ma agli anagrammi; e Prospero dà quindi da anagrammare a tutti i presenti una mezza frase, il cui anagramma ne comporrà la seconda parte. Ed eccola, la frase completata:

L'unità nello specchio: forse Prospero...
non è altro che il professor Coppelius.

Insomma non vi è alcuna «tomba di vetro» se non lo specchio, e Prospero e Coppelius sono la stessa persona; ma, giacché ha perdonato i suoi nemici, ora tutti ben dovranno perdonare anche lui, dei passati crudeli esperimenti.

10. Atto V, epilogo.


La lezione n. 10, Fuga dal ventre del Leviatano. Pinocchio a rovescio ovvero un mondo di marionette, si terrà domenica 9 dicembre alle ore 21.30 a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25), gratis come sempre.

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