24 aprile 2016

Il resoconto del laboratorio

Palasciano al leggio. Foto di Salvatore De Maio.

In occasione del quadricentenario della morte di Miguel de Cervantes e di William Shakespeare, sabato 23 aprile si è tenuta in Palazzo Fazio, a cura dell'Accademia Palasciania, dinanzi a circa 25 spettatori (6 dei quali si sono anche improvvisati attori), per circa tre ore cena inclusa, la lezione-spettacolo con Marco Palasciano Gran festa per Amleto e Don Chisciotte, l'evento n. 7 del macroevento in tre giornate Gli spazi della cultura e della fantasia.

La lezione vera e propria, frontale, dedicata ai due autori celebrati e alle due rispettive opere più note, è stata seguita da un laboratorio teatrale nella cui prima parte, dopo essersi numerati e aver decentrato le sedie, ci si è dedicati a una serie di giochi di riscaldamento:

1. Presentazione
Variante del classico gioco delle sedie: un improvvisatore suona il pianoforte, bruscamente s'interrompe, i camminanti si precipitano sulle sedie, l'unica persona rimasta in piedi si presenta, interagisce con le buffonerie del facilitatore e risponde alla domanda «Ti senti più Amleto o Don Chisciotte?», quindi siede mentre gli altri, rialzatisi, continuano il gioco fino a che non ci si sia presentati tutti.

2. Interazione
Si cammina per la sala, e incontrando lo sguardo altrui si assumono via via i seguenti atteggiamenti: riso, timidezza, diffidenza, compassione. Si passa quindi allo scambio di abbracci, dapprima accettati da tutti caldamente, poi freddamente rifiutati dai soggetti di numero dispari, poi viceversa, tra divincolamenti e trattenimenti.

3. Immedesimazione
Ci si immedesima di volta in volta in: rocce; alberi; i pari diventano vento, che anima gli alberi, i dispari; poi viceversa; poi tutti sono vento; poi uccelli in volo; poi galline razzolanti; poi scimmie; le dispari spulciano le pari; infine ci si evolve nuovamente in esseri umani.

4. Concatenazione
Il nostro solito gioco della molecola (vedi Arca Arcanorum, resoconto della puntata n. 0, paragrafo Tormentata costruzione di un cerchio), per stavolta concludendo sull'urlo liberatorio.

Nella seconda parte del laboratorio ci si è dedicati a improvvisare una riduzione dell'Amleto di Shakespeare, con facoltà per ciascun attore d'interpretare diverse parti, e per ciascuna parte d'essere interpretata da diversi attori (Francesco D.L., Gaetano R., Giampaolo B., Giulia C., Valerio D.R., Vittorio G.). Quasi nessuno di loro aveva mai recitato prima in vita sua. Le scene non rappresentate sono state narrate o semirecitate da Marco Palasciano (la prima apparizione dello spettro, le supposizioni di Polonio, il capocomico, la recita, il re in preghiera, l'esilio di Amleto, la follia e morte di Ofelia, il teschio di Yorick, la lite nella fossa, l'arrivo di Don Chisciotte). Scene rappresentate:

Atto I, scena II
Reggia di Elsinore, Danimarca. La regina Gertrude (Gaetano) esorta il figlio Amleto (Giampaolo) a essere meno malinconico. Rimasto solo, Amleto spregia le recenti nozze tra lei e il cognato Claudio, divenuto re alla morte di suo fratello, il padre di Amleto. Sopraggiunge l'amico e collega di studi Orazio (Francesco), con gli ufficiali Marcello (Valerio) e Bernardo (Vittorio) che poc'anzi, senza manco dargli il tempo d'una doccia al suo arrivo da Wittenberg, gli hanno fatto constatare l'ennesima puntuale apparizione dello spettro del defunto re; del che Orazio rende ora testimonianza al principe.

Atto I, scena IV
Orazio, Marcello e Bernardo (sebbene nel dramma originale Bernardo non sia presente né in questa scena né nella successiva) conducono Amleto sul luogo delle apparizioni. Appare lo spettro (Gaetano). Amleto lo segue.

Atto I, scena V
Lo spettro svela ad Amleto qualcosa di «orribile, orribile, orribile»: di essere stato ucciso da Claudio, nel sonno, con un veleno instillatogli nell'orecchio; del che chiede ora vendetta. Andato via lo spettro all'incombere dell'alba, sopraggiungono Orazio, Marcello e Bernardo, e Amleto fa loro giurare di mantenere il segreto su quanto accaduto. Da sottoterra, dall'inferno, si ode la voce dello spettro (ora Marco) ripetere: «Giurate!».

Atto III, scena I
Amleto (ora Vittorio) monologa sull'essere o non essere. Entra Ofelia (Giulia), gli restituisce i suoi doni, e lui la manda a quel paese, o meglio in convento: «Tu te vulesse spusà? prendere un cretino e farlo diventare ancora più cretino?»...

Atto III, scena IV
Amleto va dalla regina (ora Valerio), la strapazza, lei e Polonio (Gaetano) nascosto dietro una tenda gridano aiuto, Amleto uccide Polonio credendolo il re, quindi finisce di strapazzare la regina e lei, riconosciute le proprie colpe, decide di essere da ora in poi sempre dalla sua parte.

Atto V, scena II
Duello tra Amleto (ora Francesco) e Laerte (Giampaolo), che esordisce sputandogli in faccia in risposta alla sua richiesta di perdono per la morte di Polonio e di Ofelia. La spada avvelenata di Laerte ucciderà ambedue; muoiono intanto il re (Marco), trafitto da Amleto, e la regina (Giulia), che ha bevuto il veleno preparato per Amleto dal re. Orazio (ora Valerio) pure vorrebbe uccidersi; ma Amleto, prima di morire sospirando «Il resto è silenzio», lo esorta a vivere, per poter raccontare questa storia.

Finale della riduzione improvvisata dell'Amleto di Shakespeare. A terra, da sinistra:
Laerte, Amleto (confortato da Orazio), Gertrude. Foto di Enrico Cardellino.

A questo punto, a chiudere in bellezza, sarebbe dovuto arrivare lì per caso, al posto di Fortebraccio di Norvegia, Don Chisciotte della Mancia; e, a udire il racconto di Orazio, obiettare che gli spettri non esistono, con meraviglia di Sancio, il cui padrone parla abitudinariamente di maghi e giganti; ma quelli esistono, Don Chisciotte avrebbe detto, mentre gli spettri no: è risaputo.

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