26 marzo 2014

Il mondo come arena di Eros e Eris

Kýlix attica a figure rosse.
Domenica 23 marzo si è tenuta in Capua, nel Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 17 partecipanti e per la durata di circa due ore e un quarto, intervallo incluso (con degustazione di manicaretti di Alessia V., Anna Maria De M. e Lucia Anna D.I.), Corpi segnati e anime sognanti. La vestizione della semantica erotica nel quadro del saṃsāra elevato a sommo fiore ontico, la puntata n. 6 di Encyclopædia Cœlestis. Novissimo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia, ovvero la sesta stagione di incontri filosofici dell'Accademia Palasciania. La sera successiva la puntata si è replicata nel Palascianeum alla presenza di 6 partecipanti, di cui 3 già presenti la domenica, e con in più la recita fuori programma della traduzione palascianiana di Farai un vers, pos mi sonelh di Guglielmo IX d'Aquitania.

La puntata n. 7 e relativa replica (tema: vedi qui) si terranno – sempre gratis – l'una domenica 30 marzo alle ore 18.30 nel Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici), sede dell'Associazione Pro Loco, e l'altra lunedì 31 marzo alle 21.30 in altra sede, la cui ubicazione potrà essere conosciuta dalle persone interessate telefonando o inviando un sms al 3479575971, o contattando Marco Palasciano in facebook.

La puntata n. 6, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo dedicata a Èrato, musa della poesia erotica, associata al cielo di Marte, più due giochi. Di séguito l'elenco degli argomenti trattati nella lezione e, a seguire, il resoconto dei giochi:

Dettaglio da Charles Meynier, Erato, 1798-1800. (Sconsigliamo la visione
dell'opera integra ai biologi, che rimarrebbero scandalizzati dal notare
come l'ignoranza di Meynier in anatomia avicola lo abbia portato a
raffigurare la prima delle remiganti primarie come la più lunga.)

Clay Guida ferito in combattimento durante UFC 107.
Memphis, USA, 12 dicembre 2009.
Erato e Marte
L'invocazione a Erato in Apollonio Rodio, Argonautiche, libro III, versi 1-5. Erato sulla Ruota assiologica: il settore Umana armonia (Eros e affettività + Ordine e filantropia), ovvero tutto ciò che dagli esseri umani è agito al fine di star bene insieme. Simmetria Venere/Marte: a Venere si è associata (vedi puntata n. 4) la danza come pratica di purificazione dei corpi da ogni significato, eros incluso; a Marte si associa ora l'eros come pratica di risignificazione dei corpi. Venere tende alla quiete della contemplazione del puro essere, immateriale ed eterno; Marte tende a gettarsi nella mischia del mondo materiale e transeunte. Marte simbolo della libìdo. Marte padre di Amore. Marte padre di Romolo e Remo. Diversamente da Ares, Marte è anche il dio della primavera. Marzo, primo mese del calendario romano. Le Feriæ Martis. Venere e Marte nel proemio del De rerum natura di Lucrezio. I piaceri cinetici e catastematici secondo Epicuro. Marte preferisce all'aponìa le ferite in battaglia e nella lotta (arti marziali, appunto). Sul fascino delle membra arrossate dal sangue della lotta vedi Antologia Greca, libro XII, epigramma 123: «Quando tra i pugili fu Menacarmo di Ànticle il primo, / l’incoronai con dieci molli bende, / e lo baciai tre volte. Era tutto coperto di sangue: / quel sangue m’era piú di mirra dolce». Se tutto fosse pacifico e lineare, l'esistenza sarebbe forse insipida.

Heather Wood e Graham Hamilton nel finale
di Romeo e Giulietta per la regia di Richard Seer.
San Diego, USA, luglio 2008.
La repressione dell'eros
Freud, Sulla più comune degradazione della vita amorosa, 1912: «Occorre un ostacolo per spingere in alto la libido e [...] gli uomini hanno in tutti i tempi introdotto resistenze convenzionali per poter godere dell'amore». (Dubbio sull'effettiva finalità di tali «resistenze»: non erano, piuttosto, strumenti di dominio sulle masse da parte del potere politico-religioso?) Forse qualche trovatore masochista fissato con l’amor de lonh sarebbe d’accordo con Freud, ma Romeo e Giulietta certamente no. Elio Modugno, La mistificazione eterosessuale, 1978: «L’intensificazione e la diffusione dell’eros liberato sono progresso e civiltà; la repressione dell’eros invece è barbarie, regresso»; «la disumanizzazione è possibile solo con la repressione dell’eros». Connessione tra repressione e paranoia.

Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie,
ca. 1480-1490, a trittico chiuso.
Teodicea lato sensu
Utilità, tuttavia, dello spunto di Freud, spostandolo sul piano metafisico, ai fini del discorso sulla questione della necessità della compresenza nella vita di gioia e dolore, armonia e conflitto. Tesi della volontà delle anime di calarsi dall'iperuranio nel mondo materiale (da loro ideato), caratterizzato da limiti, al fine di vivere al meglio il piacere dell'essere e della contemplazione dell'altro, valorizzando l'alterità con la diversità (senza corpo né storia le anime sono tutte identiche) e dando all'essere una forma con la finitudine. Il mondo materiale come «fiore sulla cima della pianta dell'essere» ovvero suo compimento finale. Catullo, carme 85, v. 2: «Nescio, sed fieri sentio et excrucior», mirabile sintesi della condizione biologica. L'ignoranza. I qualia e il sentire individuale. Nóesis e diànoia. L'amore come peggior sofferenza, l'amore come miglior rimedio: non è un paradosso (né un parallelo con la lancia di Achille) ma un equivoco. Necessità di un'adeguata educazione affettiva e sessuale (su tali temi vedi per es. la puntata n. 12 di Euristicon o l'articolo di Palasciano L'eros è eterno, il sesso è contingente).

L'Antologia Greca
Dai conti palatini al Palatinato. 1606 o 1607: uno studente francese diciotto-diciannovenne, Claude Saumaise, scopre nella Biblioteca Palatina di Heidelberg un manoscritto unico al mondo, che sarà detto Antologia Palatina. 1300 ca.: Massimo Plànude e la sua antologia, dai cui epigrammi non già compresi nell'Antologia Palatina si ricaverà il libro XVI dell'Antologia Greca. Gli altri quindici libri contengono epigrammi cristiani, ecfrastici, erotici, votivi, funebri, protreptici, conviviali, scoptici, aritmetici, enigmistici ecc. Il distico elegiaco (strofa composta di un esametro e di un pentametro) e la sua resa in italiano nella versione usata da Filippo Maria Pontani per la traduzione integrale dell'Antologia Greca, Einaudi, 1978 (strofa composta di un ottonario dattilico più novenario e di un endecasillabo).

Tonino Cortese, Amabile Eliodora, acquaforte ispirata
agli epigrammi di Meleagro di Gàdara.
Un simposio poetico
Si è poi descritto in dettaglio in cosa consistesse un simposio (vedi anche, qui, degli appunti su L'immaginario del simposio greco di François Lissarrague) e, dopo l'intervallo (durante il quale si è tenuto veramente un banchetto, più un momento giocoso di presentazioni fra gli astanti comprensivo di abbraccioterapia), si è fornito qualche dato su Asclepìade di Samo, Callìmaco, Meleagro di Gàdara, Paolo Silenziario e Agazìa Scolastico per poi, di quelli e d'altri poeti (Automedonte, Marco Argentario, Rufino, Scitino, Stratone di Sardi ecc.), declamare ventisette epigrammi e mezzo (dai libri V e XII dell'Antologia Greca nella traduzione di Pontani), da Palasciano scelti, riordinati in una catena logica e intervallati da commenti:
    XII 60 (Io vedo tutto se vedo Terone...)
    159, versi 5-6 (se con un occhio infoscato mi guardi...)
V 258 (Vale di più la tua ruga...)
38 (Bella una donna, se grande...)
105 (Fra le puttane si dice...)
129 (La ballerina dell'Asia...)
    XII 240 (Sono canuti oramai sulle tempie i capelli...)
    22 (Un gran guaio, un gran fuoco...)
    232 (Innominato, sei ritto...)
V 302 (Verso l'amore, che strada si prende?...)
172 (Alba sinistra, perché così svelta...)
173 (Alba sinistra, perché così lenta...)
158 (Con Ermione maliosa...)
6 («Non amerò più di te né uomo né donna...»)
122 (Anche se credi, ragazzo...)
266 (L'uomo che un rabido cane colpì di veleno...)
127 (Tanto la vergine Alcippe l'amavo...)
49 (Io sono Lide...)
    XII 210 (Contali: tre sono in tutto...)
    34 (Ieri cenai da Demetrio...)
V 281 (Ieri, dopo una sbornia solenne...)
    XII 8 (Là dove stanno i fiorai passavo e un ragazzo notai...)
V 36 (Erano tre: chi l'aveva, la fica più bella?...) sostituendo il testo mancante coi versi 5-6 dell'epigramma 35 (Giudice fui di tre culi...)
    XII 207 (Ieri lavandosi Dìocle...)
    242 (Àlcimo, un dito rosato...)
    7 (Né lo sfintere funziona...)
V 19 (Pazzo d'èfebi non più...)
65 (Fattosi aquila, Zeus visitò Ganimède...)
Di séguito il resoconto dei giochi:

Scena da un simposio, affresco sulla parete sud
della tomba del tuffatore di Pæstum, ca. 480-470 a.C.

Il giudizio di Paride
Ciascuno dei giocatori ha dovuto scegliere fra tre altre persone, sorteggiate di volta in volta, quella con cui avrebbe fatto l'amore «se costretto da Zeus, pena la folgore»; e scrivere su un foglietto, in anonimato, ciò che le avrebbe fatto o detto. Completata la raccolta di tali testi, questi sono stati declamati in ordine sparso dal nostro lector e votati dall'assemblea.

Come comporre un epigramma erotico
Si sono quindi presi il testo o i testi più votati della serata e, con la supervisione del nostro esperto di metrica, li si è riscritti trasformandoli in un epigramma in distici elegiaci.

Scena da un simposio (i due convitati sulla sinistra sono intenti a giocare a kóttabos),
affresco sulla parete nord della tomba del tuffatore di Pæstum, ca. 480-470 a.C.

La domenica vi è stato un ex æquo, cosicché l'epigramma si è composto per i versi 1-4 della riscrittura di un testo e per i versi 5-7 della riscrittura di un altro, e giacché a completare l'ultimo distico mancava un endecasillabo si è aggiunta la riscrittura di un terzo testo, brevissimo. Risultato finale:
In una stalla repleta di microbi ti porterei
    e teco, dopo averti denudato,
rotolerei per la china finché non siam luridi entrambi,
    di desiderio un vibrante viluppo.
Indi, baciandoti piano sull'erba virente e gioiosa,
    gioia trarrei dalle tue membra ed anima
fin dal tramonto a fin l'alba e dall'alba al tramonto,
    o venusta giunonica creatura.
Questo invece l'epigramma del lunedì, riscrittura di un unico testo (scritto dallo stesso autore del testo da cui sono derivati i versi 5-7 dell'epigramma domenicale, Damian S.):
Se della frutta dell'albero mio tanta fame tu hai,
    prendine pure fin che gridi basta.

Nessun commento:

Posta un commento