domenica 30 gennaio 2011

Premio «Lamento per Pio Meo Di Cesare»

La sera di venerdì 28 gennaio 2011, presso l'Accademia Palasciania, in Capua, si è tenuta nel corso della Festa del XXI Premio dell'Amicarium la cerimonia di premiazione del Premio di Poesia "Lamento per Pio Meo Di Cesare (1942-2010)". Vincitori: per la sezione in lingua italiana, ex æquo, Antonio Maggio con Epicedio moderno e Nicola Legatore con Grazie; per la sezione in lingua latina, Daniele Ventre con Pectora Cæsareo luctu; per la sezione mista, Andy Violet con Epigramma I, I. Premi: la pubblicazione, diplomi, e riproduzioni di maschere artistiche create da Marco Palasciano.
  
Presentiamo qui di séguito i quattro epicedi trionfatori, in ordine di lunghezza dal brevissimo al lunghissimo. Gli stessi sono stati pubblicati in cartaceo dall'Accademia, con una prefazione di Nicola Legatore, in un elegante libretto intitolato Le poesie vincitrici del Premio "Lamento per Pio Meo Di Cesare (1942-2010)", la cui prima tiratura si è distribuita tra gli astanti a suggello della suddetta cerimonia. Quanto all'incredibile e triste storia di Pio Meo Di Cesare, e del Premio dedicato alla sua memoria, potrete leggerne tutti i dettagli nell'area discussioni del gruppo di Facebook La Superbia punita, ovvero: O buon Apollo, salvaci dalla poesia mediocre!; il quale ha, intanto, compiuto un anno, essendo stato fondato il 5 gennaio 2010.



NICOLA LEGATORE

GRAZIE

Grazie. Intanto risalgo
la china a capo chino,
come ingegnoso hidalgo
reduce dal mulino.



ANDY VIOLET

EPIGRAMMA I, I

Solvit formam hominis labefactam vi temporis acti
corpore sub saxo frigida terra carens.


Sgretola il corpo l’addio degli atomi:
sotto la pietra, nulla.



DANIELE VENTRE

PECTORA CÆSAREO LUCTU

Pectora Cæsareo luctu nunc plangite, Musæ,
flete fero leto iam periisse Pium!
Iamque Meum vatem sensisse fatebor, amici,
iam fateor verbi pænituisse mali.
Divæ quæ semper pedibus pulsatis Olympum,
digna iuvet Phœbo iam cecinisse Pium:
accipite hunc vestro redimitum tempora lauro,
reddite eum, divæ, hoc, pro pietate sua!

POSTILLA


ANTONIO MAGGIO

EPICEDIO MODERNO
(LIBERI VERSI PER LIBERO POETA)


[Un giovane poeta piange l’anziano maestro sulla sua tomba.]

Muore la virtú
quando tra le labbra
il suono della voce
si secca.

Muore la poesia
quando il ricordo
sbiadisce lento
e non lascia traccia.

Muore la lira
ma non la memoria
se persiste tenacia
in polvere, poeta.

[Recitativo corale: nove anziane signore vestite di nero
con una veletta scura sul volto. Raffigurazioni
delle Muse, diventate vecchie e canute.
]


Risorgi
poesia morta
risorgi
morta poesia.

Perché è vile chi vive
nell’assenza.
L’alba non dà piú conforto
nei campi al girasole,
alla spiga dorata,
al ginepro involto.

Risorgi
poesia morta
risorgi
morta poesia.

Che non si nutra
di cenere sterile
la terra stanca
ma torni a fiorire
il canto.

Risorgi
poesia morta
risorgi
morta poesia.

[Termina il canto corale delle Muse, inizia il congedo lirico del giovane poeta.]

Tu che un dí esaltasti la vita
nei versi brevi,
tu che ergesti la voce
sopra le scure ipocrisie,
tu che fanciullo nascesti poeta
e fanciullo moristi,
spirito diventa ora
per soffiare la vita
dentro un arido petto.

[Il giovane poeta si accascia sulla tomba del maestro e piange.
Le Muse si dispongono a cerchio e, in coro, con voce roca
ma possente innalzano al cielo il recitativo finale.
]


Muori
poesia morta
muori
morta poesia.

Cambia immagine e forma
regala un sorriso all’idea
spalanca ampie ali al volo.

Risorgi
poesia morta
risorgi
morta poesia.

Carlo Chiostri, illustrazione (1901) per Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi.

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