14 aprile 2023

Dalla poesia alla filosofia

Giovedì 13 aprile si è tenuto in Capua, a Palazzo Fazio, un duo di eventi dell'Accademia Palasciania e alleati, alla presenza di 29 partecipanti (28 al primo evento e 9 al secondo, di cui 8 già presenti al primo) e per la durata complessiva di circa tre ore e mezza, intervallo incluso: prima Dal canzoniere postumo futuro. Una retrospettiva 1976-2023 della poesia di Marco Palasciano, la puntata n. 4 della rassegna di Capuanova sui poeti campani Cap(oes)ys. Diversi universi; poi Prologo d'insieme o umano. Nomi, cose, città, secoli, maschere, la puntata introduttiva del XV festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, gioco e umana armonia Omnia palco sacra. I «Quindici» di Marco Palasciano.

L'incontro di cui sopra, intanto, ha visto nella sua prima parte gli interventi di Fiorenzo Marino (foto qui sopra), curatore di Cap(oes)ys, e del Presidente dell'associazione Capuanova Livio Marino, nonché dei poeti Fabio Barissano e Giovanni Nacca e dello studioso Giovanni Valletta (foto qui sotto), a introduzione della lectura Palasciani tenuta da Marco Palasciano stesso, il quale ha distinto tre fasi nel proprio percorso poetico («Un cammino che non è stato per me altro che un lungo allenamento, nell’attesa di scrivere un domani un qualcosa di veramente alto»):

I. Poesie giovanili (8-26 anni), da quelle ispirate al volume 1 dei Quindici (1976) alle libere traduzioni di varie poesie altrui (1994) fra cui i Sonetti dell'amore oscuro di Federico García Lorca.

II. Predominanza di poesie visionarie basate sul gioco della sintesi (26-43 anni), da L'insectarium dei burattini (1995) a Ora che l'odio spezza le molecole (2011) passando fra l'altro per Sui termitai mostruosi dell'urbe novissima (1996), Un Amleto di ritagli e di pezze (1998), la Hypnerotomachia Palasciani (2002), il Dialoghetto tra un principe e un filosofo (2006) e le sestine (2006-2007).

III. Poesie della maturità, da dopo la prima esposizione ufficiale della metafisica palascianiana (nella lezione Alla base di tutto non c'è il Nulla ma il Tutto, 11 dicembre 2011) agli Pseudosonetti solari (2016-) e alle rime filosofiche.


Il tutto fotografato in bianco e nero da Franco Cucciardi e a colori da Alessandro Santulli (meno le foto quadrate: la prima è del già citato Livio Marino; la seconda è di Roberto Alvino).


A seguire, durante l'intervallo con buffet, sono stati proclamati i vincitori del XXXIII Premio dell'Amicarium: primo classificato Gaetano Riccio, secondo classificato Francesco Netti, terzo classificato Pasquale Marotta. Riccio, che è anche il n. 1 della classifica cumulativa, ha battuto il record reativo alla quantità di vittorie assolute annuali: ben quattro (2016, 2019, 2020 e quest'ultima, 2022).


Quindi ha avuto inizio Omnia palco sacra, con il suo Prologo d'insieme o umano, che ha trattato fra l'altro dei seguenti argomenti: «Noi vivendo recitiamo, credendo che la nostra recita sia reale»; «Le cose che ci differenziano costituiscono una metà dei nostri pregi umani, l’altra metà è costituita dalle cose che ci accomunano»; la teoria del cervello “uno e trino” di MacLean; «La linea di demarcazione fra bene e male non passa tra diverse persone, ma per l’interno stesso di ciascuna persona»; «Vi sono caratteristiche che condividiamo con gli animali delle altre specie, e ancor piú profondamente con gli altri eucarioti, coi procarioti, con gli acitoti e fin coi minerali, e tutto questo riguarda solamente i nostri corpi: l’anima è un discorso a parte, “Dio” è un discorso a parte»; «Ogni separazione non è che un’illusione»; «Il male è parte del bene»; Seneca, Lettere a Lucilio, X 83 («Nessuno esamina la propria vita, ed è questo che ci rende veramente malvagi»); il mondo contemplabile a occhio nudo; il giro del mondo in ottanta secondi.

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